martedì 27 settembre 2016

MAPPATURA DELLE CHIESE DEL MOLISE: Parte II





  

LARINO: CHIESA DI S. STEFANO

Questa antica cappella gotica, dal 1699 ospita la Confraternita della Buona Morte, che in passato si riuniva nella chiesa di S. Tommaso della Monaca, incorporata nel Seminario. Qui abbiamo, il rosone medioevale, forse della fine del secolo XIII.
Esso, in pietra levigata, consta di una triplice serie di cerchi concentrici disposti a sguancio e racchiude dodici archi ogivali con colonnine che convergono in un circoletto centrale.


LARINO: CHIESA DI SANTA MARIA DELLA PIETA’

Questa antica cappella risale al 1300 è ubicata in un sito che fu urbanizzato in epoca posteriore.
Perché fatiscente, nel 1823 il vescovo né ordino la ricostruzione, aperta al culto, divenne parrocchia, divisa in tre navate.


LARINO: CHIESA DELLA BEATA VERGINE DELLE GRAZIE

La Chiesa edificata nel 1831 è ubicata in contrada S. Leonardo presso il luogo della Fiera, qui sorgeva il Seminario estivo, costruito da mons. Della Rocca, che fu incamerato dal demanio nel 1867, la Chiesa fu restaurata e riaperta al culto 1914.


LARINO: CHIESA DI SAN FRANCESCO

La Chiesa del convento (sorto nel 1535) di San Francesco è ubicata nell'omonima piazza della città di Larino.
Con una bolla pontificia, emessa nel 1312 da Papa Clemente V, il Vescovo di Larino ottenne l'autorizzazione per aprire un monastero la cui costruzione terminò qualche decennio dopo.
Ristrutturata nel XVIII secolo, vi sono numerose opere di epoca barocca, nel 1747 Paolo Gamba affrescò la cupola, nella quale volle rappresentare l’Immacolata concezione in un atmosfera pervasa di luce irradiata dallo Spirito Santo. Al centro campeggia l’Eterno Padre con le braccia aperte e con ricco panneggio. Alla destra dell’Eterno Padre vi è la colomba dello Spirito Santo, e alla sua sinistra, il Figlio seduto su una nube, intorno al Cristo si muovono, tra le nubi, degli angioletti gioiosi. La Vergine, con aureola cosparsa di stelle e con le braccia aperte, cerca lo sguardo del Figlio che l’attende per incoronarla Regina dei cieli e della terra, tutt’intorno vi sono angeli che fanno squillare le trombe. Tutta la scena è compresa in una balaustra ed è notevole lo studio delle figure librate nello spazio, in uno scorcio prospettico. Nei quattro pennacchi sono raffigurati gli Evangelisti.

LARINO: CATTEDRALE DI SAN PARDO E DELLA VERGINE ASSUNTA

La cattedrale è sorta su un edificio già esistente nel centro medioevale di Larino, la pianta presenta una forma asimmetrica stabilita sicuramente per seguire l’andamento urbano.
La Chiesa è divisa in tre navate: sul lato destro vi sono cinque pilastri circondati da arcate a sesto acuto, mentre sul alto sinistro ve ne sono quattro.
La navata centrale presenta una copertura a capriate mentre quelle laterali hanno le volte a crociera costolate.
La facciata che assume una posizione obliqua rispetto al resto dell’edificio, è divisa in due parti: nella zona inferiore è collocato il portale strombato con timpano mentre in quello superiore sono presenti due bifore e al centro invece si trova un rosone composto da tredici raggi, nella parte destra della cattedrale si erge il campanile risalente al 1523.
Nella facciata si individuano molte parti decorate, ad esempio: spirali, foglie, fiori, motivi a tortiglione e intrecci. Sul portale sono presenti anche delle decorazioni scultoree a tutto tondo, che raffigurano leoni e grifi nonché altorilievi che riproducono teste e animali selvatici.
All’interno della cattedrale sono conservati parti di affreschi risalenti al trecento e al quattrocento; tra i più importanti ricordiamo quello che rappresenta S. Orsola.
La cappella dell'Annunciazione risale al 1523 ed ha la caratteristica di essere lateralmente fiancheggiata da due paraste ornate con stemmi del vescovo di Larino. Coeve alla cappella sono il tabernacolo ed un rilievo di Cristo sovrastato dall'affresco dell'Immacolata Concezione, opera del Solimena. All'interno della sagrestia è possibile osservare l'altare maggiore in stile barocco ed il trono vescovile in marmi policromi. La cattedrale conserva e custodisce gelosamente diverse tele opera di Francesco Antonio Borzillo, realizzate tra il '500 ed il '600.





LIMOSANO: CHIESA DI SANTA MARIA MAGGIORE

La costruzione risale al XI secolo, all’origine era a due navate, poi nel corso del tempo ha subito delle modifiche, fino a trasformarla a navata unica nel 1700. Attualmente si presenta con una unica navata, articolata da cappelle laterali, racchiuse in archi a tutto sesto, di notevole valore è il campanile duecentesco.

LIMOSANO: CHIESA DI SAN FRANCESCO

La Chiesa di San Francesco d’Assisi è annessa all’antico monastero dei conventuali, la costruzione del monastero ebbe inizio nel 1312, la facciata della Chiesa conserva il portale romanico-gotico, con nella lunetta, l’agnello crocifero.

LONGANO: CHIESA DI SAN BARTOLOMEO APOSTOLO

Chiesa di San Bartolomeo Apostolo, che si trova in cima al centro abitato, fu edificata nell'XI secolo e ha subito molti cambiamenti, con l'aggiunta di altre due navate nel 1893. Accanto alla Chiesa vi è una fontana e una torre medievale.

LUCITO: CHIESA DI SAN NICOLA DI BARI

La   Chiesa  di  San  Nicola di Bari fu costruita antecedentemente all’anno 1000 sui ruderi di un ancora più antico convento benedettino e risulta edificata nello stesso periodo in cui nacque l’intero paese. In origine la Chiesa era intitolata a S. Maria al Planisium.
La  Chiesa  antica  venne  distrutta  dal  terremoto  che  devastò  tutta  la regione  nel  1456  e,  dopo  essere  stata  ricostruita,  venne  riaperta  al culto  soltanto  nel  1566,  la  nuova  costruzione  corrispondeva  a  quella che è l’odierna navata sinistra.
Altri   eventi   sismici   minacciarono nel   corso   dei   secoli   la   stabilità dell’edificio: in particolare quello del 1805,  a  causa  del  quale  la  Chiesa dovette  subire  importanti  lavori  di restauro, che ne permisero la riapertura soltanto nel 1811. Nel 1897 fu abbellita con affreschi, a seguito  del  terremoto  del  1980 è rimasta  chiusa  al  culto  per  oltre  10
anni.  Lunghi  lavori  di  restauro  da parte della Soprintendenza archeologica  hanno riportato    il “tempio” all’attuale splendore. Negli anni  ‘90  è  stata  dotata  di  due  porte  di  bronzo  di  elegante  e  valida fattura realizzate dallo scultore siciliano Gerbino. All'  interno esistono numerose lapidi ed elementi architettonici di stile rinascimentale.
Tra le varie opere d’arte spicca la tela di Fabrizio Santafede (XVII sec.), che  raffigura  la  vergine del  Rosario,  dipinto di acclamato pregio artistico, ed  il  quadro dell'Ervantes (Sacra Famiglia) del 1680. Conserva reliquie ed oggetti sacri di sicuro  valore  custoditi  nel  Museo
Parrocchiale. Di  recente  è  stata  arricchita  di una “Via Crucis” e di una pregiata tela sulla crocifissione, dell' artista di origini lucitesi “A.Pettinicchi”.

LUCITO: CHIESA DI SAN ROCCO

La Chiesa di S. Rocco esisteva già nel secolo XVI ed era sede della Congrega del Purgatorio.
È  posta  nella  coda  del  paese,  vicino  alla scarpata  della  Chiesa Madre, subito fuori le antiche mura. Al  suo  interno  si  possono  ammirare:  un bell’altare in pietra locale,  stucchi  di
notevole  fattura, antichi  lampadari  e  la statua  di  San  Rocco  (1700),  nella  sua nicchia sopra l’altare, scolpita  dallo scultore  campobassano  Di  Zinno,  autore anche  della statua
di S. Nicola.

LUCITO: CHIESA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE

La Chiesa dell’Immacolata Concezione, chiamata comunemente “Cappella del ponte”, fu edificata alla fine dell’ Ottocento. Conserva un bell’altare,  un tabernacolo sovrastato da una
lapide raffigurante un  ostensorio ed un ambone in pietra locale, proveniente dall’ex Chiesa    del Convento dei Padri Mannarini.
Nella Cappella sono conservati l’antico organo a canne positivo ed un confessionale in legno
intarsiato dell’inizio secolo Novecento. La Cappella, inoltre, è pregiata di un grande Crocifisso e di varie statue, tra cui quella dell’Immacolata Concezione.

LUPARA: CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA

La Chiesa risale al 1200 e negli anni ha subito diverse modificazioni, ad essa si accede attraverso una duplice scalinata, che termina con una balaustra. La pianta è a tre navate divise da archi a tutto sesti in pietra, la facciata contiene tre portali, corrispondenti alle tre navate.


MACCHIA DI ISERNIA: CHIESA DI SANTA MARIA IN ALTISSIMIS

Ne affiorano ancora i ruderi, (una navata, abside, all'esterno portale centrale, portale laterale con arco a tutto sesto) su di una collinetta, tra il fiume Vandra el il fiume Lorda. Ignorasi la data di fondazione (1000) e di estinzione, però, si è a conoscenza che, nel 1651 era ancora in vita. Testimonianza di questo, è una lapide murata all'interno della chiesa Collegiata di S. Michele Arcangelo a Monteroduni, sulla quale, c'è scritto, che, l'abate del monastero nel 1649 fu esecutore del testamento rogato presso il notaio Pietro Antonio Aversano, col quale il barone del paese, Scipione d'Afflitto, lasciava due terre e del denaro per la celebrazione di una messa quotidiana e per la recita delle litanie mariane ogni sabato all'altare di S. Michele Arcangelo. La lapide fu murata il I ottobre 1651,  in seguito si perde ogni traccia di questo monastero. La chiesa però rimase in piedi fino al terremoto del 1805: era frequentata dai cittadini di Macchia e di Monteroduni, particolarmente il lunedì di Pasqua, giorno in cui si festeggiava S. Maria de Altissimo


MACCHIA DI ISERNIA: CHIESA DI SANTA MARIA DI LORETO

Antico monastero, isolato sopra una collina, circondato da due vallate, quella del Volturno e quella del Vandra. L’area che circonda la Chiesa è una pineta ben tenuta ed attrezzata per il ristoro. Una copertura a tetto sorretta da una struttura verticale completamente indipendente dai resti, è costituita da quattro cavalletti metallici che scandiscono il sistema di muri trasversali della struttura antica. Il volume della Chiesa è definito da un infisso in metallo e vetro appeso alla struttura che sorregge anche il tetto: la vetrata lambisce il rudere creando un ambiente interno che permette di assistere alle funzioni religiose al riparo dagli agenti esterni, ma immersi in una natura ed in un paesaggio veramente suggestivi.


MACCHIA VALFORTORE: CHIESA DI SAN NICOLA DI MIRA

La Chiesa parrocchiale di Macchia Valfortore è ubicata al centro del paese. La ricerca della data di edificazione dell’edificio non ha avuto esiti positivi e vi sono stati contrapposti pareri. Alcuni ritengono, infatti, che la Chiesa è stata edificata nel 1509. Questa data è incisa sull’architrave del portale principale. Secondo il parere di altri studiosi la chiesa si riallaccerebbe anche ad un periodo molto più antico dato che all’interno sono stati rinvenuti alcuni elementi che lo fanno presupporre come ad esempio l’arco trionfale o la volta a crociera proprie dell’età romanica per cui la data inscritta sul portale fa riferimento al periodo durante il quale ci fu l’ampliamento della Chiesa da una a tre navate. Alla Chiesa è possibile accedere tramite due scalinate laterali. La facciata ha tre ingressi: il più grande è quello centrale che presenta un’ architrave e la data 1509. La lunetta è decorata con motivi rinascimentali,  la Chiesa è divisa in tre navate scandite da archi a tutto sesto che si fondano su pilastri. La volta del presbiterio e’ sorretta da grossi pilastri in pietra con colonnine angolari, i quattro capitelli data la loro conformazione sembrano essere stati eseguiti in tempi differenti; difatti la coppia di capitelli esterni e in pietra leggermente più chiara la decorazione è grezza.
Alla destra del portone di ingresso è collocata una lastra in pietra sulla quale è rappresentata l’effigia di Cristo Crocifisso ornata da una doppia cornice: quella esterna è semplice, mentre quella interna è decorata da foglie d’acanto. Una delle cappelle presenti all’interno della Chiesa reca sull’arco a tutto sesto lo stemma della famiglia Gambacorta.
All’interno della cappella si trova custodita la statua di San Nicola, la cappella successiva, invece, custodisce l’altare maggiore in marmo policromo in stile rococò, decorato da dodici sculture in legno che riproducono gli Apostoli. L’attuale altare maggiore e’ in marmo policromo, di stile barocco, la cappella che fu edificata per prima è collocata nella navata sinistra e risale al 1555,  presenta una scritta riferita alla famiglia Regina che nel XVI secolo fu feudataria di Macchia.
La Chiesa presenta tipi diversi di coperture: le tre navate sono caratterizzate da una copertura a capriate mentre la zona presbiteriale ha una copertura a crociera con costoloni in pietra.
E' di fondamentale importanza ricordare che la Chiesa di San Nicola custodisce il corpo di San Bonifacio che fu condotto da Roma nel XVII secolo.


MACCHIA VALFORTORE: CAPPELLA DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI

La cappella della Madonna degli Angeli o "cappella a cort" in dialetto macchiarolo, perché ubicata prima di quella della Madonna Assunta sulla stessa strada e quindi più vicina al paese. Il portale della Cappella, sulla base dei suoi dati stilistici gotici, è datato 1300, ma può essere ancora più antico. Sull'arco è incisa l'iscrizione ANGELORUM REGINAE e sull'architrave FRANC.SPADA CIVIS EYCIENDI HOC OPUS FIERI FECIT ATQ DOTAVIT UTIN EIUS Traduzione: L'iscrizione sull'arco REGINA DEGLI ANGELI mentre quella sull'architrave: Francesco SPADA cittadino facoltoso quest'opera fece dentro la cappella sul muro a sud si trova l'epigrafe della foto e vi si legge in latino: ALTARE HOC IN HONOREM B.V.M. ET SS. FRANCISCI ASSISIEN. AC ANTONY PATAVINI CONF. SOLEMNI RITU DEDICANS DIE XXI MAY MDCCVII SACRAVIT FR. VINCENTIUS MARIA ORD.PRAED. EPISCOPUS TUSCULANUS S.R.E. CARD. URSINUS ARCHIEPISCOPUS OMNIBUS VERO FIDELIBUS DIE ANNIVERARIA CONSECRATIONIS HUIUSMODI AC SINGULIS EIUSDEM B.V.M. ET PRAEDICATORUM SS. FESTIS ALTARE IPSUM VISINTANTIBUS CENTU INDULGENTIAE DIES PERPETUO CONCESSIT .Traduzione: Questo altare in onore della Beata Vergine Maria e dei Santi Francesco di Assisi e Antonio di Padova, confessori, con un solenne rito è stato consacrato il giorno 21 maggio 1707 da fra Vincenzo Maria ORSINI, dell'Ordine dei Predicatori, Vescovo di Tuscolo, Arcivescovo e Cardinale di Santa Romana Chiesa. Ai fedeli che nell'anniversario della consacrazione e allo stesso modo nei giorni della festa della Beata Vergine Maria e dei singoli Santi a coloro che visiteranno lo stesso altare è concessa, in perpetuo, l'indulgenza di 100 giorni. (Questo Cardinale è divenuto poi Papa Benedetto XIII).
La consacrazione di questo altare e della Cappella alla Beata Vergine Maria ed ai Santi Francesco di Assisi e Antonio di Padova non è una casualità. Infatti San Francesco nel suo pellegrinaggio verso il Gargano alla grotta dell'Arcangelo San Michele si è fermato a Macchia e invece di pernottare nel nostro famoso Ospedale ha preferito dormire sulla nuda terra della Cappella della Madonna degli Angeli. 


MACCHIA VALFORTORE: CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA

La cappella della Madonna Assunta o "cappella a llong" in dialetto macchiarolo, è ubicata sul cucuzzolo di una collina. Infatti guardandola da qualsiasi punto del territorio si nota subito che molto tempo fa quello era un punto di avvistamento infatti dalla cappella si scopre una buona parte della valle del Fortore. La leggenda racconta che questa cappella è una delle sette sorelle che sono altrettante cappelle che si vedono una con un'altra e la settima vede Roma e quindi San Pietro.
Nella parete posteriore esterna c'è un bassorilievo su pietra scolpita nella quale vi è incisa in alto una croce e in basso una serpe. Tra i bracci della croce si trova questa iscrizione: A parte la scritta INRI sulla croce il resto lo possiamo scrivere così: HOC OP.(OPERA) FIERI FECIT M. FRANCISCUS d LiCO ARTNATORUM NARTC – 1516. Traduzione: QUEST'OPERA E'STATA FATTA REALIZZARE DA M.FRANCESCO de LICIO. Dentro la cappella sul muro a sud si trova l'epigrafe della foto e vi si legge in latino: ALTARE HOC IN HONOREM DEI ET B.V.M. SOLEMNI RITU DEDICANS DIE XVI IUNII MDCCXI SACRAVIT FR. VINCENTIUS MARIA ORD.PRAED. EPISCOPUS TUSCULANUS S.R.E. CARDINALIS URSINUS ARCHIEPISCOPUS; ET OMNIBUS ANNIVERARIAS HIC FUNDENTIBUS PRECES, CENTUM INDULGENTIAE DIES PERPETUO CONCESSIT. Traduzione: Questo altare in onore di Dio e della Beata Vergine Maria, con un solenne rito è stato consacrato il giorno 16 giugno 1711 da fra Vincenzo Maria Orsini, dell'Ordine dei Predicatori, vescovo di Tuscolo, Arcivescovo e Cardinale di Santa Romana Chiesa. Ai fedeli che verranno a pregare nell'anniversario della consacrazione è concessa, in perpetuo, l'indulgenza di 100 giorni. (Questo Cardinale è divenuto poi Papa Benedetto XIII)
Anticamente la cappella, ridotta in pessimo stato, era dedicata alla Madonna di Costantinopoli e che con il finanziamento dell'allora proprietario Paolo Buonsignore fu restaurata e restituita al culto nell'anno 1893. Il tutto risulta anche dalla lapide posta nel timpano della porta d'ingresso. Due brevi aneddoti veri che riguardano la Madonna della Cappella a llong: Durante la seconda guerra mondiale una famiglia protestante di Sant'Elia a Pianisi affittuari di molti terreni in agro di Sant'Elia della ultima proprietaria della Cappella la nobildonna Giuseppina Buonsignore con il pretesto della requisizione del bronzo da parte dei tedeschi hanno saccheggiato la cappella, hanno asportato la campanella e con grande disprezzo hanno buttato la statua della madonna dal pendio della cappella. Il padre e tutti i figli maschi che hanno partecipato al saccheggio sono morti di tumore alla gola, i figli maschi dei figli (guarda caso) parlano tutti con voce rauca. Il secondo aneddoto riguarda un giovane pastore di Macchia che per spavalderia ha sfondato la porta della cappella e con il coltello ha cavato gli occhi della statua della madonna. Qualche giorno più tardi lungo il fiume Fortore ha incontrato un altro giovane pastore e sempre per spavalderia è salito su un traliccio dell'alta tensione per prendere un nido di uccelli ma arrivato in cima (guarda caso) il cavo della corrente gli ha tranciato di netto la testa.
La cappella oggi: di fronte alla porta si trova l'altare e la nicchia dove si trova la statua della Madonna Assunta realizzata dallo scultore Giuseppe Stuflesser di Ortisei nell'anno 1964 e recentemente restaurata dal molisano Giovanni Casilli di San Giovanni in Galdo. Si può anche vedere dalle foto che la cappella è stata completamente restaurata sia all'interno che all'esterno, sono stati tolti gli intonaci riportando alla luce le vecchie pietre, è stato rifatto il tetto in legno sorretto da tre capriate. Sul lato destro entrando è stato costruito un bell'altare in pietra per la celebrazione della S.Messa, già da tempo la cappella è stata fornita di corrente elettrica e recentemente anche di acqua potabile perciò a lato della cappella, a sinistra salendo, ad opera di macchiaroli di buona volontà, è stata realizzata una bellissima fontana. 

MACCHIAGODENA: CHIESA DI SAN NICOLA DI BARI

Edificata nel 1200, questa Chiesa è ubicata nel mezzo dell’abitato. A seguito del terremoto la struttura crollò e fu ricostruita; come reca un’iscrizione sul lavabo della sagrestia, nel 1629 assieme al campanile privo di cuspide. A destra dell’ingresso vi è un’ampia cappella, residuo della chiesa primitiva, la Chiesa è a pianta basilicale con una sola navata.

MACCHIAGODENA: CHIESA DEL SANTO SPIRITO E CONVENTO OSSERVATORI

Edificata nel 1692, questa Chiesa è divenuta la più centrale ed è annessa all’ex convento francescano, per cui qui si svolgono le funzioni parrocchiali.


MACCHIAGODENA: CAPPELLA DI SANTA MARIA IN PANTANO

Edificata nel 1400, questa cappella è ubicata nei pressi della contrada S. Maria in Pantano.


MACCHIAGODENA: CHIESA DELLA BEATA VERGINE INCORONATA

Durante il mese di agosto in questa Chiesa si svolge la festa popolare in omaggio agli emigrati rientrati per le ferie estive


MACCHIAGODENA: CHIESA DI SAN LORENZO

Sul sagrato della Chiesa di S. Lorenzo vi è una croce viaria settecentesca. La Chiesa è stata restaurata di recente, all’interno è presente un organo napoletano settecentesco restaurato e funzionante.



MATRICE:CHIESA DI SANTA MARIA DELLA STRADA

La Chiesa di S. Maria della Strada è ubicata nei pressi del tratturo Cortile-Centocelle che da Matrice conduce sino alla Puglia. Questa è la Chiesa più significativa presente nel Molise, tanto è vero è stata nominata monumento Nazionale.
Un documento datato del 1039 lascia intuire la presenza di suddetta Chiesa per cui si è ipotizzato che fosse stata edificata tra l’XI e il XII secolo.
Dalle fonti non si deduce con esattezza la data di edificazione dell’edificio religioso è solamente indicata la data di consacrazione vale a dire il 7 agosto del 1148.
Le leggende popolari raccontano che la Chiesa di Santa Maria della Strada è la novantesima Chiesa fatta edificare dal re Bove.
Si presume che questa dovesse provvedere nel lontano XII secolo, al ristoro dei pellegrini che dal nord dell’Italia si recavano in visita ai santuari della regione Puglia.
L’appellativo “della strada” secondo alcuni potrebbe far riferimento o ad una strada lastricata nelle vicinanze oppure avere il significato simbolico di “guida dei viaggiatori”.
La Chiesa apparteneva ad un monastero benedettino i cui resti sono ancora presenti accanto all’edificio tra i quali esiste anche un collegamento, difatti nella zona presbiteriale vi è anche se solo in modo parziale un’apertura. Nel 1456 il monastero fu danneggiato dal terremoto che colpì tutta la regione. Nel maggio del 1703 venne nuovamente riconsacrata e riaperta al culto dall’arcivescovo Orsini, la Chiesa è il tipico esempio dello stile romanico molisano.
Essa si presenta interamente circondata dal verde ed è ubicata su una collinetta di poco distante dal paese,  la Chiesa presenta una facciata elaborata con un portale decorato con accanto due arcate cieche con lunette decorate a bassorilievo ed è accessibile tramite una scalinata di dimensioni molto piccole. All’interno della lunetta del portale centrale vi sono una serie di archi sporgenti che creano un effetto chiaroscurale. L’archivolto presenta una decorazione particolare vale a dire la rappresentazione di due serpenti nell’atto di divorare due serpenti. Il capitello della colonna, collocata nel lato destro presenta il capitello decorato da una testa di toro mentre quello sinistro reca motivi floreali. Alla base l’archivolto è caratterizzato dalla rappresentazione di una testa di bue e una angelo con l’aureola. Nella lunetta di sinistra è effigiato un cavaliere che incita all’assalto il proprio cavallo e trafigge un uomo senza armi.
Nella lunetta di destra, invece, delimitata da una fascia di rose, è riprodotta una figura umana, attorniata da animali, che suona un corno. Il rosone in facciata è in pietra e presenta un'apertura ad occhio e una raggiera disunita da dodici fori. Il rosone simboleggia il Cristo rappresentato dal foro centrale e i Dodici Apostoli vale a dire i dodici fori.
Il rosone secondo l’interpretazione pagana non è altro che la conformazione della ruota della fortuna. Accanto al rosone vi sono due teste di bue mentre in alto vi è la raffigurazione di un'aquila che sostiene una corona di spine e tre teste umane.
Il campanile non è aggregato all’edificio religioso, la Chiesa all’interno e’ divisa in tre navate scandite da colonne, i cui capitelli sono fregiati da sculture in bassorilievi tra loro differenti.
La zona presbiteriale, sopraelevata rispetto alla zona destinata ai fedeli, si conclude in tre absidi. L’elemento che desta attenzione è un monumento funebre del periodo gotico risalente al XIV secolo al cui interno secondo alcuni vi riposerebbe Gemma di Lupara; difatti il feudo di Matrice era di proprietà dei signori di Lupara.
Accanto alla prima colonna a destra si trova un’acquasantiera datata del XIV secolo sulla quale è inciso anche lo stemma della famiglia Monforte, costituito da una Croce con quattro rosette.
Nei pressi della Chiesa vi è una fontana in bassorilevo che con molta probabilità dava refrigerio ai pellegrini che giungevano nei pressi della Chiesa. Nel giardino che circonda la Chiesa si trovano sparsi anche dei resti di capitelli.


MATRICE: CHIESA DI SANT’ANTONIO DI PADOVA

La Chiesa intitolata a S. Antonio risale al 1600. Al suo interno sono conservati due dipinti cinquecenteschi che raffigurano rispettivamente "la fuga in Egitto" e "il Nazareno" che chiama a sé Pietro seduto nella barca.
Nel 1779 Paolo Gamba dipinse la Madonna del Carmelo e la Natività della Vergine, nella prima tela si nota uno slancio creativo che sembra preludere alla fine e l’ultimo slancio di un animo generoso che visse per l’arte, con dedizione completa.


MATRICE: CHIESA DI SAN SILVESTRO ABATE

Di antica origine, con tre navate di diversa larghezza, restaurata e riaperta al culto nel 1870.
Dopo l’incendio del 1891, fu riattata e di nuovo riconsacrata nel 1896,  si custodisce il corpo di S. Urbano Martire.



MIRABELLO SANNITICO: CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA

Non è possibile stabilire con esattezza la data di costruzione di questa Chiesa, essa, però, insieme a quella di S. Giorgio, posta fuori dal centro abitato, è menzionata in un documento risalente al 1241,anno in cui Federico II di Svevia, adducendo come pretesto l’organizzazione di una crociata in Terra Santa, ordinò la confisca dei tesori custoditi nelle Chiese più importanti delle diocesi di Bojano, Isernia, Venafro, Trivento e Guardialfiera. A questo scopo aveva delegato un funzionario regio che, con l’atto citato del 1241, redasse un inventario dei beni da confiscare appartenenti alle Chiese più ricche. In questo compaiono le Chiese di S. Giorgio e dell’Assunta, nelle visite pastorali del 1629 il vescovo Gallucci descrive la presenza, nella Chiesa di S. Maria Assunta, di un arciprete e di 10 sacerdoti, numero ridotto, successivamente, a nove per mancanza di rendite. La struttura della Chiesa si modificò nel tempo, soprattutto in seguito ad avvenimenti eccezionali e rovinosi, quali i due terremoti storici del 1688 e del 1805. In ogni caso, fin dalle visite pastorali del’600, la Chiesa è descritta già a tre navate, con coro, sacrestia e campanile. L’altare maggiore di pietra è sempre definito ben custodito e ben ornato di icona,  all’epoca vi erano numerose cappelle o altari distribuiti nelle navate laterali. L’organo è collocato nella parte anteriore, nelle vicinanze del campanile; il fonte battesimale in pietra, datato 1581, si trova sul lato destro della porta di entrata, dove ora è la statua di S.Giorgio, chiuso con un cancello di ferro. L’unico riferimento alla croce d’argento, altra opera importante ancora oggi conservata, è contenuto nella visita del 1625, successivamente, in vari inventari, viene indicata come lavoro di fine cesello di scuola abruzzese e datata 1598. L’opera, preziosa oreficeria di gusto tardo rinascimentale, ha subito di recente tormentate vicissitudini. E’ stata oggetto di un furto nel 1972 e di un rapido recupero da parte dei Carabinieri nell’aprile dell’anno successivo. Dopo il suo ritrovamento e la riconsegna alla comunità parrocchiale è stata sottoposta ad un nuovo bagno di argento e oro che ne ha, purtroppo, irrimediabilmente compromesso le qualità artistiche. La croce presenta dei bracci a tortiglione percorsi da un fregio a tralci vegetali, segnato dal ritmo dei tronchi mozzati, evoca l’impressione di rami di un albero con un rimando simbolico al tema cristologico dell’arbor vitae; anche il piccolo gruppo del pellicano che ferendosi il petto nutre i propri piccoli, posto sul coronamento della croce, costituisce una precisa allusione al sacrificio di Cristo, in quanto allegoria del sangue versato per la redenzione dell’umanità. L’altra opera che si conserva nella Chiesa è un quadro dell’Assunta eseguito nel 1757 dal pittore campobassano Michele Scaroina fratello di Candida, moglie del famoso scultore Paolo di Zinno. L’aspetto attuale dell’edificio è quello risultante dalla ricostruzione dopo il terremoto del 1805 che comunque, non incise molto sulla struttura originaria. I lavori di ristrutturazione andarono molto a rilento e furono completati nel 1870, tutti gli altari sono decorati con marmo; i lavori relativi all’altare maggiore con il tempietto sopraelevato della Madonna del Carmine ed il pulpito sono stati eseguiti dai marmorari Giuseppe Nasti di Napoli e Vincenzo Bianco di Campobasso.


MIRABELLO SANNITICO: CHIESA DI SANTA MARIA DI MONTEVERDE

La Chiesa dell’Abbazia di S. Maria di Monteverde nota anche come S. Maria di Guglieto era situata extra moenia, distante circa tre miglia dal paese. Nel 1626 si presentava ben riparata nel tetto e nelle pareti, aveva un unico altare con un’ icona di legno, il coro ed il campanile con due campane, costruito nella parte posteriore della Chiesa, al suo servizio ha avuto sempre un eremita. Intorno agli anni ’50 del secolo scorso, un nuovo edificio è stato costruito nei pressi dei ruderi dell’antica Chiesa per interessamento di Giuseppe Margiasso. 

MIRABELLO SANNITICO: CHIESA DI SAN ROCCO

La Chiesa di S. Rocco, l’ultima ad essere edificata a Mirabello in onore del Santo che, probabilmente, rese meno doloroso il contagio in occasione della peste del 1656, era situata dentro le mura ed era di patronato dell’Università. Due documenti ci permettono di asserire che la costruzione risale all’anno indicato. Il primo del 1657 – una bolla del vescovo Celestino Bruno – fu redatto per l’unione delle rendite della cappella della Ss.ma Trinità, S. Marco e S. Gaetano e della chiesa di S. Rocco alla chiesa arcipretale, rimasta senza risorse; il secondo,datato 1658, è relativo all’erezione, da parte dello stesso vescovo, di una confraternita sotto il titolo di S. Rocco. Quest’ultimo documento conferma l’edificazione della Chiesa, avvenuta al tempo del vicino contagio, grazie alle elemosine, alle buone opere e al lavoro dei mirabellesi. La prima notizia certa riguardante questo edificio ecclesiastico è collegata all’anno 1741; come riferito da una lapide con iscrizione posta all’interno dell’edificio, il 18 ottobre di tale anno esso viene consacrato insieme all’altare dal vescovo di Bojano Antonio Manfredi, con la contestuale concessione di indulgenze per la ricorrenza della festività di S.Rocco. Negli anni vicini alla sua consacrazione la Chiesa si ritrova ad assumere un ruolo di particolare rilievo nella vita religiosa di Mirabello, diventando sede delle maggiori istituzioni laicali del paese, con conseguenze assai significative dal punto di vista artistico. Tra i beni di pertinenza della confraternita del Rosario ci sono tre quadri, “l’uno è dietro l’Altare, che contiene la figura della Vergine del SS. Rosario, S. Rocco, S. Domenico, Santa Rosa, ed altre pitture”, i restanti altri due, raffiguranti “ Il viaggio di Nostra Signore con S. Giuseppe in Egitto” e “S. Pasquale, l’Angelo Custode colla figura del Sacramento di sopra”, sono posti sulle pareti laterali incorniciati da stucchi ornati di fogliami.Le tre opere trovano un aggancio cronologico certo, di poco precedente al 1756 la prima, tra questa data ed il 1756 le seconde. Per la pala posta allora sull’altare ed oggi sistemata sulla porta d’ingresso, i confratelli hanno fatto riferimento al contesto napoletano. Il dipinto, dai tratti stilistici, pare appartenere a Francesco Peresi, artista di origine calabrese, ma attestato con bottega a Napoli almeno dal 1709. Si spera che il prossimo intervento di restauro possa restituirgli piena leggibilità. Attualmente, la Chiesa ha mantenuto la struttura interna originaria ad una sola navata, mentre non c’è più traccia del campanile, sostituito sulla facciata dal balcone della casa parrocchiale, ricavata nella soffitta.
La Chiesa di S. Rocco è l’ultima ad essere edificata a Mirabello in onore del Santo che, probabilmente, rese meno doloroso il contagio in occasione della peste del 1656, era situata dentro le mura ed era di patronato dell’Università. Due documenti ci permettono di asserire che la costruzione risale all’anno indicato. Il primo del 1657 – una bolla del vescovo Celestino Bruno – fu redatto per l’unione delle rendite della cappella della Ss.ma Trinità, S. Marco e S. Gaetano e della Chiesa di S. Rocco alla Chiesa arcipretale, rimasta senza risorse; il secondo,datato 1658, è relativo all’erezione, da parte dello stesso vescovo, di una confraternita sotto il titolo di S. Rocco. Quest’ultimo documento conferma l’edificazione della Chiesa, avvenuta al tempo del vicino contagio, grazie alle elemosine, alle buone opere e al lavoro dei mirabellesi. La prima notizia certa riguardante questo edificio ecclesiastico è collegata all’anno 1741; come riferito da una lapide con iscrizione posta all’interno dell’edificio, il 18 ottobre di tale anno esso viene consacrato insieme all’ altare dal vescovo di Bojano Antonio Manfredi, con la contestuale concessione di indulgenze per la ricorrenza della festività di S.Rocco. Negli anni vicini alla sua consacrazione la Chiesa si ritrova ad assumere un ruolo di particolare rilievo nella vita religiosa.


MIRABELLO SANNITICO: CHIESA DI SANTA MARIA ANNUNZIATA

La Chiesa della SS.ma Annunziata, un tempo vicina alle mura del paese, era beneficio semplice di patronato della famiglia dei duchi Frangipane. Nel 1626 Chiesa e altare erano in riparazione, nel 1895 fu venduta a Giuseppe Di Biase, dopo essere rimasta per circa 50 anni in completo abbandono e pericolante. Nel 1961, il locale venne donato alla parrocchia di Mirabello dagli ultimi proprietari, i coniugi Di Vico-Centritto. Vi si conserva ancora un altare di pietra ornato con una bella statua.


MIRABELLO SANNITICO: CHIESA DELL’ABBAZIA DI SAN GIORGIO

La Chiesa dell’Abbazia di San Giorgio è la chiesa dell’Abbazia intitolata a S. Giorgio, è la seconda citata nell’inventario ordinato da Federico II di Svevia. Si è persa ogni memoria circa le sue origini e solo nel 1712, in una relazione del vescovo, l’arciprete Bartolomeo Fantacone segnala la presenza di due monasteri soppressi appartenenti all’ordine benedettino, uno sotto il titolo di S. Giorgio e l’altro di S. Maria di Monteverde. Nel 1623 la Chiesa aveva un unico altare, che il vescovo aveva ordinato all’abate di ornare con un’icona. L’ordine fu eseguito e nello stesso anno, viene descritta la statua di legno indorato di S. Giorgio al cui collo pendeva una capsula contenente una reliquia del Santo, donata alla Chiesa dal vescovo Gallucci, che oggi si conserva in un reliquiario a forma di braccio, portato in processione il 23 aprile, giorno della festa del Santo Patrono. Non si conosce il periodo esatto nel quale avvenne la ristrutturazione interna e la erezione di altri due altari. Nel 1790, dopo la morte dell’abate Domenico Biondi, l’abbazia, con sovrana determinazione, venne dichiarata semplice cappellania laicale, devoluta alla Real Camera, e le sue rendite furono unite all’arcipretura di Mirabello per sollevare la popolazione dai pesi per il sostentamento della stessa. In tale determinazione,inoltre, si concedeva la possibilità di dare in enfiteusi perpetua i beni della cappellania. Infatti, nel 1791, con atto del notaio Frenna di Napoli, l’arciprete Fantacone stipulò la convenzione con i fratelli Biondi per l’enfiteusi perpetua di tutti i beni, dietro pagamento di un canone annuo, con la clausola che i loro eredi non avrebbero mai potuto acquistare i diritti su tali beni. Ancora oggi, il giorno 23 aprile, numerosi fedeli si recano in questo luogo per onorare il Santo con una solenne processione e con l’accensione dei falò, a ricordo del suo miracoloso intervento per la salvezza del paese nel Medioevo contro il saccheggio da parte di soldati


MIRANDA: CHIESA DI SANT’ANTONIO

Fu fondata nel 1847, grazie alle offerte dei cittadini emigrati a Buenos Aires. La duchessa Teresa Granito di Belmonte donò a questa chiesa un artistico altare di marmo.


MIRANDA: CHIESA DI SANTA LUCIA

La cappella è ubicata nei pressi delle Coste Grandi, luogo con alle spalle una storia molto particolare.
Le leggende popolari raccontano che il posto era meta di pastori e che un giorno uno di essi portò con sé la figlia nonché un grezzo quadro raffigurante Santa Lucia.
I due vissero in una grotta, conservano il quadro, in questo luogo regnò la pace fino all’arrivo dei briganti che costrinsero il giovane a fuggire insieme alla figlia, abbandonando il famoso quadro all’interno della grotta.  Per molto tempo i pastori non frequentarono più quel posto e dimenticarono quanto accaduto,  con il trascorrere del tempo però la zona cominciò di nuovo ad essere popolata da greggi e pastori. Stando sempre a quanto narra la leggenda, un giorno una pastorella vide una luce provenire dalla grotta: era il quadro di Santa Lucia.
Terrorizzata la giovane pastorella corse in paese per raccontare quanto aveva visto.
Gli abitanti del paese rimasero sbalorditi alle parole della ragazza così decisero di recarsi alla grotta. Giunti sul posto anch’essi videro la luce; decisero allora di prendere il quadro e di ritornare in paese. La ragazza giunta su una pianura da cui si vedeva Miranda, decise di chinarsi per pregare e per poggiare il quadro che era diventato troppo pesante. La cosa inverosimile e’ che dopo il suono delle campane il quadro divenne più leggero e facilmente trasportabile per cui la giovane ragazza riprese la strada di ritorno al paese.
In seguito a quanto accaduto si decise di edificare nei pressi della grotta un cappella all'interno della quale fu collocato il quadro di Santa Lucia.

MIRANDA: CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA

La Chiesa di Santa Maria Assunta è collocata in via Duomo. Fu edificata nel 1493 ma i lavori vennero fermati perché il luogo si voleva fosse utilizzato come cimitero, introdotto in Italia ad opera di Napoleone.
Il lavori di costruzione dell’edificio religioso ripresero grazie all’intervento dei fratelli Antonio ed Enrico, la Chiesa venne completata nel 1891. L’edificio religioso si presenta diviso in tre navate: quella centrale misura 28x12x8 mt., mentre quelle laterali 28x4x6mt.. L’altare maggiore, rivestito di ottone, fu donato dal principe Caracciolo Stella; l’altare di Sant’Antonio, invece, è in pietra antica di Sicilia.
All’interno della chiesa riveste grande importanza l’organo, che fu costruito nel 1700 da orefici di Miranda e che attualmente è in ottimo stato, l’organo è composto da canne bagnate d’oro, zinco e rame, la prima campana fu costruita per volere dell’arciprete Franceschelli.
Durante il secondo conflitto mondiale, lo stato volle impadronirsi della campana, ma i mirandesi si opposero alla volontà fascista.



MOLISE: CHIESA DI SANTA MARIA DELLE GRAZIE

Il Santuario, conosciuto come chiesa della Madonna del Piano, è situato in una suggestiva valle verde a circa due chilometri dal centro di Molise ed è circondato da diversi paesi, tra cui emerge Molise, in quanto è posto su di un’alta collina che sovrasta la vallata.
Si tratta del luogo dove venne rinvenuta l’ara pagana di epoca sannita, probabile testimonianza di un preesistente tempio pagano nel III secolo a. C.
La storia che riguarda il santuario è lunga e complicata, la Chiesa contiene un’epigrafe datata 1730 posta dal Barone Graziano della Porta, figlio del dinasta di Molise e abate della Chiesa, che testimonia un importante restauro della sacra sede deteriorata dal tempo. Sono inoltre presenti due acquasantiere che testimoniano il forte sentimento religioso che mosse l’Abate a riportare la Chiesa al suo antico e rinnovato splendore.
Un’altra epigrafe attesta un altro restauro avvenuto nel 1829 per opera di Filippo della Porta, Barone di Molise, dei principi della Grotta, dei duchi di Civitella e Cavaliere di diritto del Real ordine Militare di S. Giorgio della Riunione. Nel 1956 la Chiesa della Madonna del Piano venne donata alla curia di Trivento dal marito della contessina Camilla Covelli della Porta, prematuramente morta senza dargli eredi. Il 2 luglio si svolge la fiera sulla strada che passa davanti alla cappella della Madonna delle Grazie, ormai antica e consolidata tradizione che richiama tutti gli abitanti dei paesi più o meno vicini.
Suggestiva e molto sentita dalla popolazione di Molise è la processione che si svolge la sera prima della fiera, in cui la statua della Madonna delle Grazie viene portata a piedi dalla Chiesa Madre all’omonimo santuario, in occasione della celebrazione della sua festività.




MOLISE: CHIESA DELL’ANNUNZIATA

La Chiesa dell’Annunziata fu fondata nel 1523 ad opera di un Vescovo, così come recita l’iscrizione in latino seguente: “Anselmus Rictus hoc templum fecit Anno Domini 1523”, ovvero “Anselmo Ricio fondò questo tempio nell’anno del Signore 1523”. La chiesa è dedicata all’Annunziata, a S. Lucia e a S. Matteo, elementi importanti dell’architettura della chiesa sono la finestra circolare posta frontalmente sopra il portale e lo stemma del casato di Anselmo Ricio che presenta un riccio, analogo al cognome del vescovo.


MOLISE: CHIESA DI NICOLA E S.ONORATO

La Chiesa è di antica costruzione ed è stata più volte restaurata, la Chiesa madre risale al 1533, anno attestato dall’iscrizione posta sul pilastro destro della porta d’ingresso secondaria, è dedicata anche a S. Onorato, il Santo Patrono del Comune di Molise, che morì come soldato martire a Ostia e le cui reliquie furono portate a Molise nel 1716 dalle Catacombe romane.
La struttura della Chiesa può essere ricondotta a due navate irregolari, una più grande e una più piccola. Secondo un’antica consuetudine la porzione più grande era occupata da donne e bambini mentre quella più piccola era destinata agli uomini che vi accedevano dalla porta secondaria.
Il Campanile, ancor oggi sovrastante di gran lunga i tetti della case, fu costruito nel 1829 e le tre campane bronzee furono fuse dalle fonderie di Agnone, paese poco distante dal comune e molto noto per la maestria dei suoi artigiani. La campana più grande è dedicata ai Santi Nicola ed Onorato, quella media alla Madonna e la più piccola a Santa Chiara.
Preziosi statue e dipinti sono presenti nella Chiesa, quali le statue lignee e in stucco degli scultori romani Colombo e Zanazio e i dipinti del Purgatorio e di San Biagio che benedice un bambino, vi è inoltre un prezioso pannello in legno, risalente al XIII secolo, raffigurante una
Madonna.


MOLISE: CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA

La Chiesa dell’Assunta fu costruita dall’omonima Congregazione nel 1898, la Chiesa si contraddistingue per la pianta a croce latina, che accoglie sedili e banchi disposti circolarmente, con pregevoli bracci fasciati in legno antico, riservate esclusivamente alle autorità della Congrega: Prefetto, Priore, Tesoriere e Fratello incaricati di presiedere alla lettura e al canto degli Uffizi. L’impegno maggiore della Congrega, dopo quello primario di esercitare la Carità, è quello di provvedere alla officiatura dei morti nell’antico cimitero sito nella Contrada di Colle Sidonio.

MOLISE: CHIESA DI SAN ROCCO

E’ l’unica Chiesa della regione dedicata esclusivamente a tutti i caduti molisani, civili e militari, delle due guerre mondiali. La piccola Chiesa presenta una finestrella ovale in pietra che riporta la scritta “A.D. 1600” e nella parte destra prima dell’ingresso una statua bronzea raffigurante un soldato che mantiene irta la bandiera nella mano sinistra e con il braccio destro rivolto verso l’alto sembra rivolgere un saluto a tutte le vittime di guerra.
In un punto della Via San Rocco, trasversale all’ingresso della chiesa era posta una croce in pietra calcarea, oggi in ferro e muratura, di cui si conserva la base, datata 1491.

MONACILIONI: CHIESA DI SAN REPARATA

La prima descrizione della Chiesa dedicata a Santa Reparata, è presente nel registro “Luoghi Pii” del 1701. Il testo riferisce una descrizione dettagliata della chiesa ma non vi e’ nessuna indicazione circa la data di edificazione.
Il Masciotta afferma che Santa Reparata “e’ antica forse non meno della parrocchia”. Stando a quanto sostiene l’inventario Luoghi Pii, il 1692 e’ l’anno in cui ci fu la benedizione della Chiesa ad opera di Don Paolo De Rita per cui si suppone che la Chiesa sia stata eretta intorno alla fine del XVII secolo. Dopo i terremoti che hanno portato alla riedificazione del centro abitato, la Chiesa è parte integrale del paese.
Prima del restauro, alla Chiesa si accedeva attraversando due porte: una piccola, laterale, orientata ad ovest; l’altra maggiore, diretta a sud, sulla quale vi era una nicchia al cui interno vi erano dipinti le immagine del Signore, di San Francesco e di Santa Liberata. Attualmente, l’unico ingresso esistente e’ quello a sud; caratterizzato da una cornice in pietra, mentre la nicchia e’ stata intonacata. Il portone al centro della facciata principale e’ sovrastato da una finestra che permette alla luce di filtrare all’interno. La Chiesa presenta una copertura a capanna e alla sinistra dell’edificio vi è una campana inserita all’interno di una cella campanaria in pietra. La struttura religiosa è ad una sola navata, alla sinistra dell’ingresso, è collocata l’acquasantiera in pietra. L’altare maggiore presenta una icona dorata con sei nicchie, di cui due poste in alto, custodiscono tre busti scolpiti che raffigurano San Salvatore, Sant'Andrea e San Bartolomeo. Nelle restanti due nicchie, collocate nella parte bassa, sono collocate le sculture di San Francesco, di Santa Reparata e della Madonna, accanto all’altare maggiore è collocata la sacrestia, mentre la zona che un tempo accoglieva la porta d'ingresso laterale, attualmente serba una campanella benedetta dall’arcivescovo Orsini nell’ottobre del 1690.

MONTAGANO: CHIESA DELLA CONGREGAZIONE

La Chiesa dell’Immacolata, comunemente chiamata Congrega, fu edificata nel XVII secolo dalla Congregazione laicale del SS. Nome di Maria. Deperita e quasi cadente, alla fine del XIX secolo venne abbattuta e ricostruita, a spese dei confratelli e della popolazione. All’interno il suo altare maggiore è dedicato alla Vergine Maria, quelli laterali, invece, all’Arcangelo Michele e a Sant’Anna, oggi non è possibile visitare la Chiesa a causa dei gravi danni riportati dal terremoto del 2002.

MONTAGANO: CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA IN CIELO

La Chiesa di S. Maria Assunta ha profonde radici storiche, probabilmente risalenti alla metà del 1200. A segnare la storia e le trasformazioni della Chiesa sono stati tre terremoti: quello del 5 dicembre 1456, quello del 26 luglio 1805 e quello del 31 ottobre 2002. La struttura è caratterizzata da una pianta a croce latina ed è divisa in tre navate (mt. 32×20, altezza 16 centrale e 7 laterali). Proprio grazie alla sue dimensioni è considerata come una delle più grandi della diocesi.  L’architettura è semplice, ma arricchita dalle opere dei vari artigiani della pietra, del legno e del ferro. In una teca si conserva un frammento del SS. Legno della Croce, che viene portato solennemente in processione durante la festa del 2 e 3 maggio.  Al Calvario il Celebrante prega per preservare i campi dalla grandine e dalla tempesta.






MONTAGANO: CHIESA DI SANTA MARIA DI FAIFOLI

Il complesso è ubicato in una zona pianeggiante lungo il sentiero che dal paese conduce alla fondovalle del Biferno. Dati gli scarsi documenti risulta difficile risalire alla data di edificazione della Chiesa con molta probabilità è collocabile intorno all’XI secolo.
La testimonianza storica più antica è un’iscrizione collocata su un capitello del portale d’ingresso della Chiesa stessa, in relazione alla quale conosciamo la data di elevazione del portale vale a dire nell’anno 1260. Attiguo alla chiesa vi era, in quanto attualmente scomparso, un monastero benedettino risalente al 1134. Dal 1456 fino al 1700 dell’abbazia non si hanno notizie.
Il 5 luglio del 1705 la chiesa fu riconsacrata e restaurata ad opera del cardinale Vincenzo Maria Orsini, arcivescovo di Benevento e futuro papa Benedetto XIII. A testimonianza di questo restauro troviamo ancora oggi delle lastre di marmo e un quadro, dipinto da Giuseppe Catalano, che l’abate faifolano Antonio Finy regalò al cardinale per l’occasione. Nel 1811 il nobiluomo montaganese Quintiliano Petrone comprò alcuni terreni tra cui la chiesa di S. Maria di Faifoli, egli ebbe il merito di riparare i danni provocati dal disastroso terremoto che colpì il Molise nel 1805 e dal suo successivo abbandono. Dopo la sua morte Faifoli passò alla famiglia Janigro che nel 1971 consentì che la chiesa fosse destinata ad uso pubblico e che potesse essere restaurata, affidandone la cura ai sindaci di Montagano e Limosano. In seguito ai restauri, la Chiesa internamente è stata modificata, attualmente si presenta intonacata, perdendo così l’aspetto originario medioevale. Il 13 febbraio 1998 la Chiesa con una parte del territorio circostante è stata acquistata dal comune di Montagano e nel 2000 sono iniziati gli ultimi lavori di restauro per conto della Soprintendenza ai Beni Archeologici ed Ambientali del Molise.
La Chiesa presenta una facciata a capanna, sulla quale compare una piccola nicchia nonché un finestrone semicircolare. L’elemento più importante è senza dubbio il portale, costruito secondo un modello lineare e semplice, caratterizzato da archi ogivali. Nel giardino vi sono una serie di arredi che un tempo appartenevano alla Chiesa. All’interno  presenta tre navate, di cui quella centrale ha una larghezza raddoppiata rispetto a quelle laterali, inoltre vi sono anche sei pilastri di forma quadrata, sui quali sono inserite due lapidi, relativi al cardinale Orsini che iniziò i lavori di restauro nonché l’opera di abbellimento della Chiesa. 
Il cardinale Orsini donò alla Chiesa anche l’unico all’altare, sul quale poggia un dipinto descrivente la Madonna con il Bambino, l’elemento originario che persiste è la balaustra che disunisce il presbiterio dal tabernacolo, un elemento particolarmente importante custodito all’interno della Chiesa è la statua della “Madonna della Transumanza”. Si tratta di una scultura realizzata totalmente in legno, che rappresenta la Vergine adagiata su un tronco di quercia, tra larghe e fitte foglie e non sul classico trono, con accanto due angeli. La Madonna indossa una veste bianca e un manto azzurro, adorno di stelle, ed è rappresentata con le braccia sollevate in atto di preghiera e con il capo velato e coronato, affiancato da due piccoli angeli. La presenza di due ganci di sostegno e la rappresentazione dell’albero sacro della quercia fa presupporre che, un tempo, nel piedistallo dovevano esserci pastori e animali. Questi elementi fanno rientrare la statua nella tipologia iconografica della Madonna della transumanza, tipica di chiese o cappelle situate lungo i percorsi tratturali. L’opera mostra i tratti caratteristici della statuaria lignea molisana datata alla seconda metà del XVIII secolo, influenzata dalla scultura napoletana tardo-barocca. Le iscrizioni dipinte sulla predella “A DEVOZIONE DI ELISABETTA MA(…)UCCI DI MARCELLINO DI LIMOSANO; RESTAURÒ A. MASTRANDREA (OTTOBRE 1917)”, testimoniano il restauro novecentesco dell’opera. Dal popolo è conosciuta come Madonna Incoronata e la sua festa cade l’ultima domenica di aprile, occasione in cui si rinnova un’antica tradizione, quella di bandire un’asta pubblica ai vincitori della quale va l’onore di portare in spalla la statua in processione. Tradizione vuole che vincano quasi sempre le donne.


MONTAQUILA: CHIESA DI SAN MICHELE

Questa Chiesa si trova sulla strada che collega Rocca Alta a Rocca Bassa è stata realizzata intorno al Mille, ora la struttura è in rovina.
Internamente la Chiesa ha una sola navata terminante in un abside e conserva molti affreschi tra i quali ricordiamo: una Crocifissione e le scene di vita di Gesù. Sulla parete di sinistra nell’apparizione degli Angeli ai pastori c’è anche l’immagine di uno zampognaro.

MONTAQUILA: CHIESA DI SAN BARBATO

Questa Chiesa sita, presso lo scalo ferroviario, ha origini medioevali, strutturalmente è caratterizzata da un abside e una pianta rettangolare.




MONTAQUILA: CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA

La chiesa già nel 1663 era malridotta e rischiava addirittura di crollare, per evitare questo pericolo l’edificio fu abbattuto nel 1850 e ricostruita dalle fondamenta. Riaperta al culto nel 1888, internamente la Chiesa è divisa in tre navate di metri 12 (lunghezza), 15 (larghezza) e 9 (altezza).


MONTAQUILA: CHIESA DI SAN ROCCO

Questa cappella è stata utilizzata come luogo di culto, quando la Chiesa madre era in fase di ricostruzione. Il 15 agosto d’ogni anno quest’edificio religioso si popola di gente che accorre per divertirsi in questa suggestiva zona del Paese.
 
MONTEFALCONE NEL SANNIO: CHIESA DI SANTA MARIA DELLE GRAZIE

Fondata nel 1622, tale Chiesa è stata parte integrante dell'attiguo convento dei Padri Cappuccini. Nel 1811, con la legge di riforma e soppressione delle strutture ecclesiastiche del Regno di Napoli, adottata da Re Gioacchino Murat, il convento, dedicato alla Vergine delle Grazie, fu abbandonato dai frati e avocato alla proprietà dello Stato, mentre la Chiesa fu trasferita in proprietà della Parrocchia di San Silvestro I, Papa alla quale tutt'oggi appartiene. L'interno è semplice, a navata unica, con due cappelle laterali che si aprono sulla sinistra. Nella prima, oggi dedicata a San Vincenzo Ferreri, è possibile ammirare un bel altare ligneo intagliato del 1700 con tre nicchie custodenti le statue di san Felice da Cantalice (sec. XVII), unico originale della composizione, San Vincenzo Ferreri (sec. XVIII), opera del campobassano Paolo Saverio di Zinno e di Sant'Antonio di Padova (sec. XVII). Nella seconda, detta della Visitazione, sono custodite, all'interno di un altare seicentesco a stucchi, le Reliquie del Beato Giso Abate, santo di origine montefalconese, vissuto nell'antico monostaero benedettino di san Pietro, al confine tra Montefalcone e Castelmauro. Accanto all'altare della Visitazione con le Spoglie del Beato Giso, sono due busti lignei di san Gennaro (sec. XVIII) e Santa Teodora (sec. XVIII). Nella parete di sinistra della stessa Cappella è conservata la statua di San Felice Papa (sec. XVII). Notevole e bellissimo esempio di pittura tardo manierista della scuola napoletana del 1600 è la pala collocata sull'altare maggiore della navata centrale, opera del pittore napoletano Giovan Bernardino Azzolino, raffigurante la Vergine delle Grazie in Trono, circondata da Angeli e santi. Altrettanto notevole lo stesso altare maggiore in legno intarsiato con Tabernacolo a cupola, opera di fra Bernardino da Montone, databile al XVIII secolo. Da notizie storicamente sicure derivate oltre che dallo storico molisano G.B. Masciotta, soprattutto dai memorialisti francescani quali Di Iorio ed il Latiano, si apprende che il Convento e la Chiesa dei Cappuccini di Montefalcone nel Sannio sorsero durante la prima metà del secolo XVII, allorché il paese era feudo del Marchese Alessandro Del Gallo. Essendo questi un devoto di San Francesco di Assisi, ogni anno invitava un predicatore Cappuccino a preparare in quaresima il popolo alla celebrazione cristiana della Pasqua. Rimasto ampiamente soddisfatto dalla predicazione del P. Lorenzo da Genova che si recò a Montefalcone nella Pasqua del 1621, il marchese convenne con lui di fondare in Montefalcone, a proprie spese, un Convento e una Chiesa dei Cappuccini. Essendo vacante la diocesi di Triveneto per la morte del grande Santo e dotto vescovo Antonio Paolo Bisnetti, pur esso frate francescano minore di Perugina, il Marchese Del Gallo dovette prendere accordi sia con l’arcidiacono del Capitolo della Cattedrale di Triveneto Mons. Esilio Di Leo che all’epoca fungeva anche da Vicario Capitolare e sia con il Capitolo dei frati Cappuccini che, in quell’anno si celebrò a Campobasso. Avuta risposta positiva alla propria istanza il Marchese preparò tutto per dare avvio alla realizzazione del progetto che, però, poté prendere le mosse solo un anno più tardi allorché il P. Girolamo da Napoli con altri confratelli Cappuccini, fu inviato a piantare la croce sulla collina del Calvario di Montefalcone ed apporre la prima pietra per la costruzione del Convento e della Chiesa nel giorno del 1622.
IL CONVENTO: Nella stessa epoca della Chiesa fu edificato alla sua destra su due piani disposti in un perfetto quadrilatero un bel chiostro porticato e centrato da un pozzo. Una ventina di stanze in tutto ed originariamente separato dalla Chiesa, esso è rimasto famoso per aver ospitato un autentico Santo: Fr. Pacifico da Sant’ Elia a Pianisi. Questi era un frate laico che, entrato in religione il 20 novembre 1609 nel Convento dei Cappuccini a Montefalcone, all’età di 47 anni (1636). La Chiesa e il Convento ebbero in proprietà dallo stesso mecenate fondatore il Marchese A. Del Gallo, un vasto appezzamento terriero, denominato appunto “l’Orto dei Monaci” da essi ben recintato in muratura e ben coltivato per la loro sopravvivenza. Soppresso insieme ad altri Ordini Religiosi, anche quello dei francescani con decreto del 1 Agosto 1809, ne furono confiscati i beni ed attribuiti al demanio statale da Gioacchino Napoleone. Anche il Convento dei Cappuccini di Montefalcone subì la stessa sorte. Così il fabbricato fu concesso in uso al Comune di Montefalcone per essere destinato a “giustizia di pace e prigione”. L’orto dei Monaci fu disperso tra privati, ma la Chiesa rimase alla Parrocchia di Montefalcone, mura ciclopiche sul versante occidentale del Monte Rocchetta, in agro di Montefalcone nel Sannio, sono visibili alcune porzioni di antiche fortificazioni sannite, che delimitavano, probabilmente, un piccolo centro abitato, un baluardo di difesa o un luogo di culto pre cristiano. Alcuni studiosi, non senza difficoltà, hanno identificato il sito con l'antica Maronea sannita, luogo dove, secondo lo storico romano Tito Livio, il Proconsole Marcello, nel 212 a.C., ebbe la meglio su una nutrita posizione di cartaginesi. Altri non condividono questa identificazione e riconducono i resti del Monte Rocchetta a semplici fortificazioni utilizzate dai popoli sanniti per difesa o come luogo di culto.


MONTEFALCONE NEL SANNIO: CHIESA DI SAN SILVESTRO I PAPA

Fondata fra l'XI e il XII secolo e riedificata nel XIX secolo, conserva al suo interno numerose statue lignee di buona fattura, opere di artisti locali, databili tra il XV secolo e il XIX. Pregevole capolavoro è il busto ligneo di Sant'Anna del XV secolo, mentre altre opere di un certo interesse sono le statue lignee della Madonna Immacolata, di Sant'Antonio Abate, probabile creazione di Paolo Saverio di Zinno, entrambe del XVIII secolo, e di San Giovanni Battista (XIX secolo). L'interno è a tre navate con pianta a croce latina e piccola cupola nell'intersezione tra la navata centrale ed il transetto, gli altari e i decori, opera di stuccatori locali, risalgono alla seconda metà del 1800. Il soffitto è a botte e accoglie, nella navata centrale, alcune tele realizzate dal pittore molisano Giovanni Leo Paglione tra il 1979 e il 1985, mentre nelle vetrate policrome, realizzate tra il 1970 e il 1974 sono raffigurati i simboli dei Santi custoditi nella Chiesa al tempo della loro collocazione. Sulla cantoria si conserva un bellissimo organo a canne del XVIII secolo in legno dorato mentre di grande interesse è il portale gotico dell'ingresso principale sistemato sulla sommità di una scalinata in pietra locale del 1886. Il portale, ad archi a sesto acuto con bellissime decorazioni, è sicuramente databile al XIII secolo e, con ogni probabilità, giunge dall'antico monastero benedettino di San Pietro, che un tempo si ergeva al confine tra Montefalcone e Castelmauro. Sulla torre campanaria, ristrutturata nel XIX secolo, sono collocate cinque campane: due a servizio dell'orologio civico, e tre a servizio della Chiesa e delle liturgie religiose. Di queste ultime solo una, la più grande, di circa 18 quintali, fu salvata dalle razzie fasciste degli anni quaranta, ordinate dal Duce per soddisfare il crescente bisogno di armamenti bellici dell'Italia. L’edificio lesionato nell’ultima guerra, è stato riparato nel 1947. Nel 1977 a spese del popolo e con il contributo statale di venti milioni è stato rinnovato con tele che abbelliscono la volta del pittore Leo Padiglione; le vetrate istoriate, realizzate per interessamento di Mons. Vittorio Cordisco nel 1972, sono state offerte dal benemerito concittadino Ferrara Giovanni. In archivio c’è una descrizione datata 1742 dall’arciprete Giovanni Masciotta sul ritrovamento del corpo di San Giso ai piedi di Monte Mauro, dovuto al sogno di una pia vecchietta. La lite fra Castelmauro e Montefalcone per il possesso del Corpo del Santo, si decide affidandosi al trasporto dei buoi, che mossero decisamente verso Montefalcone.

MONTELONGO: CHIESA DI S.ROCCO

San Rocco fu probabilmente edificata dagli schiavoni, nell'epoca in cui si stabilirono fuori le mura di Montelongo ed edificarono il loro quarto (seconda metà del Cinquecento). Nel XVII secolo il quartiere si ingrandì per l'immissione di genti latine e la Chiesa venne restaurata ed ampliata.

MONTELONGO: CHIESA DI SANTA MARIA AD NIVES

La Chiesa parrocchiale, dedicata a S. Maria ad Nives, risale quasi certamente all'alto medioevo, epoca in cui si diffuse il culto della Madonna, lungo le rive del Biferno e del Saccione. La troviamo menzionata nelle bolle del XII secolo e nelle tassazioni papali del XIV secolo. La Chiesa, oltre agli altari di giuspatronato del Barone, aveva anche alcuni di famiglie che erano assurte a posizione economica di rilievo (nel corso del Cinquecento): Chiaro, Molinicchio, de Lallo e de Sciarra. La Chiesa fu restaurata nel 1734.

MONTEMITRO: CHIESA DI SANTA LUCIA MARTIRE

La primitiva cappella normanna fu rasa al suolo dal sisma del 1464, dopo il ripopolamento croato, voluto dai Carafa, fu sentita l’esigenza di una Chiesa più grande (1500), che inglobò quella precedente (il cappellone a sud) e riutilizzò l’antico portale gotico, simile a quello della Chiesa di S. Maria di Lanciano. Su basi quadrate si alzano gli stipiti,  due pilastri hanno piccole scanalature agli spigoli con effetti di chiaroscuro. Una moda - natura a foglie d’acanto decora gli archi a sesto acuto, nella sagrestia si conserva una lapide in pietra locale che porta la data (1314) e il nome del costruttore Marco della cappella primitiva, la Chiesa è stata restaurata nel 1965.


MONTENERO DI BISACCIA: SANTUARIO DI MARIA SS.ma DI BISACCIA

Ad un Km dal paese, in vicinanza del tratturo S. Maria di Centurelle, si erge questa bellissima Chiesa risalente al 1200, qui esisteva una piccola cappella, rasa al suolo da vari sismi.
Nel 1811 fu eseguita la ricostruzione ad una sola navata per iniziativa di don Alfonso Gentile.
Nel 1840 furono aggiunte altre due navate, nel 1899, dopo un decennio di lavori e sistemazioni, si inaugurò il nuovo Santuario, che mons. Giovanni Proni ha elevato alla dignità di Santuario Mariano. Nel 1999 è stato celebrato il centenario, ancora si venera l’antico quadro della Vergine, appartenente alla cappella del vetusto villaggio di Bisaccia (1000). Questo santuario mariano è meta di molti pellegrinaggi dai paesi circostanti, sia dal Molise sia dall’Abruzzo e dalla Puglia.


MONTENERO DI BISACCIA: CHIESA DI SAN MATTEO APOSTOLO

D’imponente mole, superficie di mq 820, cubatura di mc. 11.000, la Chiesa di S. Matteo Apostolo è stata edificata nel 1300. E’ a tre navate, bella e maestosa, vicino c’è la Chiesa canonica e un oratorio per le attività pastorali.
La Chiesa primitiva era stata inficiata da una profonda frana, per cui fu decisa la ricostruzione su progetto dell’ing. Galileo Sciarretta (1730). Nell’interno vi è un organo (1740), coro ligneo (1787) di Francesco Mascia, altare maggiore in marmi policromi, busto di S. Matteo (è portato in processione nella festa maggiore del 21 settembre), è stata restaurata nel 1991.


MONTENERO VAL COCCHIARA: CHIESA DI SANTA MARIA DI LORETO

La Chiesa di Santa Maria di Loreto è a tre navate, con un porticato a 17 luci sul fianco, altari di marmi policromi, il coro in noce intagliato e l 'organo, opera di Giuseppe De Marino della Cappella Palatina di Napoli. In una cripta si trova la reliquia di San Clemente, trasportata a Montenero Val Cocchiara da Roma nel settecento e prelevata dalle catacombe di San Callisto.




MONTERODUNI: CHIESA DI SAN EUSANIO

Di origine incerta che un tempo sorgeva sul Colle Lucito circondata da circa 9 tomoli di terra (circa 2 ettari e mezzo) ricca di querce e ulivi. Questa descrizione non corrisponde all'attuale posizione della Chiesa. Ciò dimostra che nel corso del secolo XVIII fu abbandonata la cappella di Colle Lucito e costruita l'attuale Chiesa del Colle del Varco. La cappella venne dissestata dal terremoto del 1805, fu il vescovo Gennaro Saladino a restaurarla. I motivi che spinsero i Pignatelli a cambiare il sito della cappella sono diversi: probabilmente per dare maggior facoltà di adempiere il precetto festivo ai numerosi viaggiatori che transitavano sulla strada consolare, oppure per creare al Colle del Varco un piccolo santuario in cui numerosi fedeli si recavano, e si recano tuttora, a venerare il Santo almeno nella festa titolare dell'8 e 9 luglio. Ai motivi religiosi si aggiunsero altri interessi, per cui la festa del Santo divenne anche giorno di fiera. Intorno al 1867-1868, alcuni soldati piemontesi occuparono la Chiesa e ne fecero il loro quartiere per controllare i briganti e seguendo anche alcune riparazioni. Durante le guerre la Chiesa subì notevoli danni e solamente nell'ultimo dopoguerra iniziarono i lavori affidati a Pasquale Guglielmi di Monteroduni e finalmente nel 1960 la chiesetta riprese a funzionare. Inizialmente solo in occasione della festa titolare annuale dell'8 e 9 luglio vi si celebravano i sacri riti, successivamente, per l'incremento della popolazione dell'agro di Monteroduni, funzionò come Chiesa succursale dell'arcipretura ogni domenica. La campana venne dagli U.S.A. come dono dell'emigrato Domenico Cristinzio, che la prelevò dalla demolita chiesetta di S. Rocco.


MONTERODUNI: CHIESA DELLA MADONNA DEL PIANO

La Chiesa fu edificata a spese del principe Pignatelli nel 1862 per devozione a Maria Vergine Assunta in cielo. E' detta del Piano secondo la dizione popolare in quanto sulla base della statua della Madonna posta in venerazione vi sono diverse righe di riferimento: "Alla statua della B.V. Maria venerata in questo tempio sotto il titolo ' Del Piano'; titolo rimasto ancora oggi all'attuale Chiesa dedicata all'Assunta. Precedentemente vi si venerava una statua di cartone romano, e con l'arrivo dei Pignatelli venne incaricavano un sacerdote, sotto profitto, che serviva la Messa ogni sabato, e la novena preparatoria al 15 Agosto per la ricorrenza della Maria Vergine Assunta in cielo. In tempi recenti il Principe Giovanni ha donato la Chiesa al nostro Comune. Lo stato della suddetta Chiesa è buono grazie anche alla la cura e dedizione che famiglie del posto gli dedicano nel corso degli anni. All'interno della Chiesa è conservato un altare marmoreo originale e la statua che rappresenta la Madonna seduta sul trono, col Bambino sulle ginocchia che venne fatta scolpire in legno e donata nel 1828 dal patrono Principe Luigi Pignatelli.Ogni anno,  il 15 agosto viene celebrata la festa della Madonna del Piano preceduta dalla novena una settimana prima. Come da tradizione il giorno di ferragosto, al tramonto, la statua esce in processione accompagnata dalla banda musicale e seguita da tutti i devoti.

MONTERODUNI: CHIESA DI SANTA LUCIA

Questa piccola Chiesa, oggi sita nel cimitero, risale molto probabilmente prima del 1550 quindi è antecedente anche allo stesso cimitero che successivamente gli venne costruito intorno.La manutenzione è affidata al Comune che in passato modificò le sue dimensioni: ridusse l'area sacrale spostando l'altare in avanti e alzando una parete per ricavare, oltre ad un ingresso autonomo, un locale di disimpegno.


MONTERODUNI: CHIESA DI BIAGIO E NICOLA

Non possediamo notizie molto antiche di questa Chiesa, per cui l'origine della sua fondazione è sconosciuta. Possiamo genericamente supporre che sia una delle Chiese per cui l'Arciprete di Monteroduni pagava le tasse alla Santissima Sede sotto gli Angioini. La Chiesa fu restaurata tre volte:nel 1805 a causa di un terremoto,nel 1930 l'anno in cui la cupola fu colpita da un fulmine e nel 1943 quando venne distrutta da un attacco tedesco durante la guerra. Il visitatore, scendendo per i vicoli del paese, si trova improvvisamente dinanzi la facciata in pietra a vista che accoglie il bel portale con frontone spezzato di stile settecentesco. Affiancata da un alto campanile in pietra su tre ordini, la Chiesa mostra sul retro una porta absidale ottagonale esterna che contiene la cupola tonda. Di origine quattrocentesca, la Chiesa conserva il colonnato ad archi che sorregge il coro, un altare ligneo originale e gli altari laterali in pietra con marmi policromi a intarsi. Sul retro dell'edificio si apre il minuscolo largo Affacciatoio, grazioso belvedere sulla piana sottostante.




MONTERODUNI: CHIESA DI SANTISSIMA MARIA IN ALTISSIMIS

Si può far risalire ai Longobardi o ai Normanni, la Chiesa è ubicata nell'agro del Paese chiamato Campo Sacco. Una parte della volta cadde per il terremoto del 1805, fino a quando funzionava la cappella era meta degli abitanti di Monteroduni e di Macchia il lunedì di Pasqua. Da Monteroduni la popolazione vi andava in processione, partendo dalla Chiesa di S. Agostino.
Ormai ci sono rimasti solo i ruderi della Chiesa e del complesso monastico benedettino.


MONTERODUNI: CHIESA DI SAN MICHELE ARCANGELO

Non possediamo notizie storiche riguardanti la costruzione della chiesa, sappiamo soltanto della sua esistenza fino al 1882 anno in cui fu distrutta dal terremoto. Dall'archivio storico diocesano, del 1703, risultano i fatti che ci aggiungiamo ad elencare.
"La chiesa è posta sul punto più alto del paese, orientata con l'altare maggiore a nord e la porta maggiore rivolta ad occidente che affaccia su largo S. Angelo. Ad essa si accedeva per una scaletta ottagonale di pietra lavorata di sei gradini che terminava con un ballatoio sempre di pietra lavorata. La cupola sviluppava in altezza per circa 7,50 metri e in larghezza per 3,75 metri. Era divisa in tre navate delimitate da sei pilastri, e erano presenti nove altari tra cui quello maggiore di S. Michele (tutt'ora presente e funzionante).
Sotto la cupola c'era il battistero con la vasca divisa in due parti (una per conservare l'acqua battesimale e l'altra serviva come sacrario). Il campanile era alta circa 17,50 metri ed era dotato di tre campane.
Il 6 giugno del 1882 un violento terremoto danneggiò gran parte di Monteroduni e colpì anche la Chiesa Madre subito chiusa al popolo, che per i vari riti religiosi, si vide costretto a recarsi nella Parrocchia di S. Biagio. Trattandosi della Chiesa Madre, in tempi brevi fu progettato il nuovo edificio che non soddisfò il popolo. Così il 1° maggio 1888 venne presentato un nuovo progetto diviso in tre parti: la prima comprendeva l'abbattimento della vecchia Chiesa, la seconda parte riguardava la muratura nuova da erigere, il tetto e il primo piano del campanile; la terza parte riguardava tutte le restanti opere: stucco ed intonaco interno ed esterno, ed il completamento del campanile. Venne formata una commissione per raccogliere fondi, formata dal parroco, sindaco e diversi nobili del paese.
Per alcuni anni i lavori andarono avanti, poi si fermarono per la mancata disponibilità economica. Per quattro anni e mezzo i lavori rimasero bloccati fino al 17 maggio 1895, quando grazie al sindaco Nicola Scarduzio, che, con una delibera del consiglio comunale, diede il via ai lavori per eseguire il secondo progetto, autotassando il popolo per avere i finanziamenti e non aspettare i contributi che lo Stato aveva promesso.
Il preventivo del terzo progetto, conteneva diversi imprevisti: infatti si constatò che si doveva demolire i restanti due terzi dell'edificio che ancora erano rimasti in piedi, ed il vecchio campanile alto circa 18 metri e pericolo incombente per la popolazione. Inizialmente si abbandonò l'idea di abbassare il pavimento della Chiesa al livello della piazza S. Angelo; in seguito si rese necessario rifare tutte le fondamenta delle mura perimetrali e la parete che affacciava sulla piazza. La costruzione attraversò momenti difficili e fu necessario un ulteriore aumento delle spese per diversi motivi: scavi più profondi, abbattimento dei muri perimetrali giudicati troppo deboli, innalzamento di circa 1, 5 metri e accrescimento dello spessore di tutte le mura della chiesa.
Il 31 dicembre 1889 il primo lotto dei lavori era terminato, compresi i due portoni d'ingresso con il ripristino delle cornici in pietra da taglio, i due finestroni a croce e gli archi a mattoni delle vetrate gotiche, venne completato il rustico in quanto vennero stanziati L.9175 per la prosecuzione dei lavori, e fu portata all'altezza progettuale le mura perimetrali su cui fu posto il tetto.
Nel 1900 fu completato il campanile a bugnati (rivestito da pietre sporgenti con superficie liscia) fino al piano delle campane.
Senza attendere la fine dei lavori, la Chiesa riprese a funzionare e il popolo vi si riversare per i riti religiosi incuranti della mancato completamento della struttura.
Nel 1904 iniziarono i lavori alle campane che inizialmente erano tre fabbricate dall'antica ditta Marinelli di Agnone: una era lesionata e per non fonderla venne portata all'asilo infantile parrocchiale dove tutt'ora è custodita; mentre delle due restanti, solo una venne issata sul campanile, mentre l'altra rimase a terra per rifonderla, a spese della popolazione, per renderla più grande. Successivamente la popolazione aggiunse una quarta campana di notevoli proporzioni, che prese il nome di 'campana maggiore o campanone'.
Nel 1921 venne costruita una scala circolare di pietra lavorata davanti al portone di piazza S. Angelo, nel 1925-26 il sacerdote del tempo fece un appello alla popolazione per il completamento della Chiesa, con il denaro raccolto vennero completati i restanti lavori grazie anche all'intervento di artisti monterodunesi.
Nel 1955 vennero realizzati altri lavori di rifinitura: dal sotterraneo della Chiesa venne ricavata una sala con capienza di circa 500 persone,  fu collocato in Chiesa il pavimento in marmo con tasselli neri, e si realizzò una sopraelevazione del settore del coro, in cui in mezzo fu sistemato l'Altare del Ss.mo Sacramento ed una sacrestia al piano della sala sottostante.
Dagli anni '80 fino ai giorno nostri la Chiesa ha avuto bisogno di piccoli ritocchi: consolidamento della struttura e tinteggiatura e ricollocamento del fonte battesimale al posto della grotta di S. Michele.


MONTORIO NEI FRENTANI: CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA

Di antica origine, la Chiesa fu ricostruita intorno al 1731-38, nel punto più alto dell'abitato, dove sorgeva un'altra Chiesa di origine normanna, ad una sola nave, crollata per il terremoto del 1656. La facciata presenta semplicità di linea, e sul lato sinistro si trova la massiccia torre campanaria, dapprima distaccata dalla Chiesa ed ingrandita nel 1727. La Chiesa, definita dal Tria "una delle più belle e distinte chiese della Diocesi" presenta l'interno, diviso in tre navate, ed è lunga mt. 28, larga mt. 17 ed alta mt. 11 per una superficie di mq. 480. Conserva un pregevole altare maggiore in marmi policromi, dove si conserva il corpo di S. Costanzo, un coro ligneo è in noce massiccia intagliato a motivi floreali, il quadro dell'Assunzione di scuola fiamminga, sulla parete del coro, con una ricca cornice barocca, una pala d'altare di Teodoro d'Errico, raffigurante l'Annunciazione e la Pala di S. Caterina d'Alessandria di autore ignoto, ma rilevante testimonianza del rito greco in uso nella zona. Pregevole l'organo tripartito del 1779, le cui canne sono inquadrate tra motivi ornamentali. Nella Chiesa sono conservate diverse opere d'arte, tra cui quattro tele e dodici medaglioni su tela di Paolo Gamba e un dipinto di Antonio Solaro, detto lo Zingaro. Le tele di Gamba rappresentano "l'Immacolata Concezione", "l'Addolorata", la "Madonna del Purgatorio" e la "Sacra Famiglia"; nei medaglioni sono raffigurati a mezzo busto i quattro Evangelisti e quattro Profeti, della primitiva Chiesa rimane l'acquasantiera, composta da parti di varia provenienza.


MORRONE DEL SANNIO: CHIESA DI SANTA MARIA IN CASALPIANO

Il Monastero è  ubicato su un colle che delimita la campagna di Morrone dal paese. L’intera zona ha grande valore artistico e archeologico grazie ai ritrovamenti di epoca romana, riportati alla luce nei pressi del convento di San Nazario, risalente al ‘400. La struttura, collocata lungo la strada del trattuto Celano-Foggia, e’ in stile “romanico molisano”, ordine che si diffuse nella regione tra il XIII e il XVI secolo.
I lavori di ristrutturazione effettuati nel corso dei secoli hanno realizzato un edificio stilisticamente complesso.
Della Chiesa preromanica permangono alcuni elementi decorativi che valorizzano antichi blocchi in pietra del campanile e del portico d’ingresso. La facciata, in pietra, ha la forma a capanna e la sua linearità è interrotta da archetti ciechi e lesene sistemate su una base in pietra.
Il portale, in pietra, è in stile neoclassico a cui si accede mediante due gradini, le sue dimensioni sono sproporzionate rispetto all’intero complesso della facciata.
L’ingrandimento del portale venne effettuato per permettere l’ingresso e l’uscita della statua della vergine, che avviene ogni due volte all’anno. Al di sopra del portale vi è una volta affrescata con l’immagine della Madonna, lateralmente alla volta sono state riportate alla luce quattro bucature concordi verso l’abside centrale che realizzano dei giochi di luce. La facciata presenta un rosone privo di raggi. Internamente la struttura e’ semplice, divisa in tre navate divise da archi a tutto sesto.  Dopo i lavori di restauro, dalle pareti interne sono stati eliminati gli intonaci, che le rivestivano sin dal 1700 mentre ora sono in pietra.
La navata centrale è illuminata dalla luce proveniente dalle finestre laterali e termina con l’abside centrale. Le navate laterali presentano le volte a crociera, al battistero si accede mediante la navata sinistra. All’interno è possibile ammirare un’ara pagana risalente al 79 a.c nonché una cappella dedicata a San Michele datata del XVIII secolo. Per sottolineare i ritrovamenti archeologici sono state realizzate delle aree a vista, custodite dentro gabbie di cristallo al fine di permettere la visibilità delle zone archeologiche più importanti.

MORRONE DEL SANNIO: CHIESA DI S. MARIA MAGGIORE

La chiesa di Santa Maria Maggiore è ubicata nella zona più alta del Paese. Alla chiesa si accede grazie ad una scalinata e dopo aver percorso il ballatoio. Suddivisa in tre navate d’ordine toscano, la chiesa presenta un ampio coro in cui è posto l’altare, lavorato a foggia d’urna con marmi napoletani. Sulla parete di fondo vi è un quadro raffigurante “l’Ultima Cena del Signore”, mentre la controfacciata è abbellita da un organo.
Su ciascuna navata laterale ci sono tre cappelle con i rispettivi altari. Lungo la navata sinistra ci sono l’Altare di S. Modesto Protettore; l’Altare di S. Giuseppe e l’Altare dedicato a S. Maria di Costantinopoli. La navata opposta presenta: l’Altare di S. Francesco Saverio; l’Altare del Rosario e l’Altare di S. Nicola di Bari. Il campanile di solida costruzione è stato edificato con delle pietre molto antiche ed è caratterizzato da cinque campane, di cui quella maggiore è detta di S. Pardo. Vicino al campanile vi è anche il cimitero; mentre nel luogo detto la Porta di S. Angelo è stato eretto anche uno Spedale per accogliere i pellegrini.


MORRONE DEL SANNIO: CHIESA DI SAN ROBERTO

A Morrone morì Roberto (1273-1341), discepolo di S. Pietro Celestino, che fondò questo convento nel 1300, grancia del Convento dell’Annunziata di Guglionesi.

MORRONE DEL SANNIO: CHIESA E CONVENTO DI SAN NAZARIO

A 3 Km dal paese, sulle pendici del Colle di Morrone, sull’antica strada che congiungeva Bojano a Gerione, si trova la chiesa di S. Nazario.
Edificata nel 1410 era abitata da monaci addetti alla rilegatura di corali e alla liberazione di ossessi, nel 1593 ospitava otto religiosi, nel 1776 ospitava novizi.
Fu soppressa nel 1867, la Chiesa è chiusa al culto da 20 anni,  il convento è in fase di restauro, il 20 marzo 1997 ignoti hanno asportato statue e fregi in marmo del Seicento.


ORATINO: CHIESA DI SANTA MARIA DI LORETO

Questa Chiesa risalente al 1300 era extra moenia. Ha subito vari restauri, tra cui nel 1716.
Al suo interno troviamo la Madonna del Rosario un’interessante statua lignea, un tempo di pertinenza dell’antico ospedale cittadino intitolato a Santa Maria di Costantinopoli.
L’opera che presenta una notevole qualità dell’intaglio e della resa plastica e un piacevole senso di colore, è riconducibile allo scultore Carmine Latessa. Nella stessa Chiesa troviamo anche la statua dedicata a San Antonio datata 1727, opera dello scultore Nicola Giovannitti.
Le tre volte dell’edificio sacro furono affrescate dai fratelli Ciriaco e Stanislao Brunetti che condussero l’imponente ciclo decorativo in due fasi, nel 1757 ultimarono la volta della navata centrale, com’è ancora leggibile in un’iscrizione, mentre nel 1790 portarono a termine le due laterali, attualmente gli affreschi sono caduti, a causa di un errato intervento di restauro alle strutture della Chiesa operato alla fine degli anni Sessanta, mentre è seriamente compromessa, da dipingere di nuovo, la parte rimanente.

ORATINO: CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA IN CIELO

Di antica origine, ha avuto diversi episodi edilizi, la Chiesa primitiva di S. Nicola crollò nel 1456, allorché Oratino divenne disabitata. Ma dopo appena 40 anni il paese risorse e fu riedificato un nuovo e imponente luogo di culto nel 1526, ai tempi del casato Caracciolo e nel periodo 1559-86 del casato Coscia (provenienti da Ischia). Nel 1691 furono costruiti la sagrestia e il coro, riattati poi nel 1728. Subì danni col sisma del 1805 e nel 1909 venne di nuovo restaurata e decorata.
Il prospetto termina in alto con coronamento curvilineo al centro, mentre ai lati è rettilineo.
A destra vi è la torre campanaria quadrata, sormontata dal cipollino.
E’ stata restaurata da poco dalla Sovrintendenza e sono riemerse le strutture medioevali, i dipinti della navata centrale e gli ambienti funerari al di sotto del pavimento della Chiesa con copertura a botte. L’interno è a tre navate con pilastri e paraste di ordine ionico e con stucchi. La Chiesa primitiva è visibile nello spazio della navata centrale, ove quattro colonne e quattro pilastri sostengono archi a tutto sesto in pietra viva. Sulla volta centrale è tornato alla luce l’Assunzione della Vergine (1791) di Ciriaco Brunetti, allievo di Francesco Solimena. Vi sono custodite due statue del Colombo: S. Francesco e Madonna del Rosario, l’urna di S. Celestino Martire, che nel 1777 fu donata da Papa Pio VI. Sull’arco trionfale insiste una tela semicircolare di Amedeo Trivisonno “L’ultima cena 1947”,  il Cristo ha lo sguardo assorto verso l’alto e gli apostoli hanno espressioni costernate, mentre Giuda guarda in avanti stringendo il sacchetto dei denari.
In tutta la scena domina un’atmosfera di mestizia, alla quale partecipa anche la natura con le nubi che si addensano in corrispondenza di Gesù e sembrano preludere alla sua morte.
E’ conservato un ostensorio cesellato in argento di Isaia Salati (1838).
Al centro dell’opera figura la statuina dell’Assunta, in basso ai lati della base, le allegorie della fede e della speranza, realizzate mediante getto con il procedimento della fusione a cera persa.


PALATA: CHIESA DI SAN ROCCO

Attigua al convento di S. Francesco della Scarpa, che fu distrutto dai Turchi nel 1556, allorché incendiarono la Chiesa e si perse il famoso Crocifisso di Anagni, salvato da Ottavio Ionata nel 1527 dalle mani dei Lanzichenecchi, la Chiesa aveva vaste rendite, che furono incamerate dal demanio con le soppressioni del 1809 e del 1867. Questa fu restaurata nel 1890 e nel 1945 (e stata riaperta al culto nel 1952).


PALATA: CAPPELLA DELLA MADONNA DI SAN GIUSTA

La Chiesa era adiacente ad un omonimo casolare ora distrutto e che dista circa due chilometri dal centro abitato. Suscita molto interesse agli appassionati d’arte, nonché ai numerosi fedeli in pellegrinaggio, l’antichissima e affascinante statua scolpita in onore della Santa cui è dedicata la Chiesa.

PALATA: CHIESA DI SANTA MARIA LA NOVA

La primitiva Chiesa normanna andò distrutta nel terremoto del 1456; gli Schiavoni nel 1531 la ricostruirono, come si legge nella lapide incisa sull’architrave del portale (questo castrum fu abitato dalle genti dalmate, che per riconoscenza edificarono dalle fondamenta questo tempio – A.D. 1531). A tre navate, possiede l’Orfanotrofio Francesco Berchicci (Ente Morale dal 1934) e l’Asilo Infantile Rosa Sabelli (1936).

PESCHE: CHIESA DI SANTA MARIA DEL BAGNO

Troviamo il Santuario Santa Maria del Bagno nei pressi di alcune sorgenti sulfuree, fino a pochi anni fa esisteva una condotta in mattoni che serviva a condurre l’acqua medicamentosa proprio nei pressi del santuario.
L’antica Chiesa benedettina era dedicata alla Madonna, di essa si ritrovano testimonianze già dal 985 divenne in seguito Santuario quando venne acquisito dal clero secolare, all’interno della Chiesa vecchia si conservava il bel trittico opera di un monaco benedettino e risalente al 1505.
Il trittico raffigurava un’immagine della Vergine, che si conserva ancora oggi, e quella di San Giovanni Battista e di San Benedetto. Oggi in una nicchia dell’altare troviamo l’immagine della Madonna che sorregge il Bambino avvolta in un grande panneggio. Documenti risalenti al 1092 testimoniano la cessione della Chiesa di Santa Maria del Bagno da parte del Conte Rodolfo del Molisio a Montecassino.
La Chiesa appariva già diroccata nel 1555, solo nel 1963 venne dichiarata Santuario dal clero. Nel 1698 l’edificio si presentava a singola navata con tetto, la zona del presbiterio era terminata da un’abside, del 1761 è l’altare dove è conservata l’immagine della Vergine. Del 1936 è invece il soffitto a cassettoni.
Fino al 1805 nel santuario si compivano le abluzioni ma in seguito al violento terremoto che colpì la zona l’acqua sulfurea andò dispersa.


PESCHE: CHIESA DI SAN MICHELE ARCANGELO

Costruita nel 1593, come si legge sul portale, fu ampliata dal 1727 al 1753. La Chiesa è divisa in due navate, le sue dimensioni sono: mt 22x8, altezza 12 e mt 19x6,  altezza 8. Importante è l’altare maggiore, alle cui spalle vi è la tela Madonna delle Grazie che divenne parrocchia quando andò distrutta un’antica Chiesa.

PESCOLANCIANO: CHIESA DI SAN SALVATORE

La Chiesa parrocchiale del Salvatore, datata al XVI secolo, con un architrave del portale contenente lo stemma a scudo della famiglia Carafa della Spina, in pietra grigia e databile al XVII secolo, mostra uno sfondo ad onde o fasce, due rose nella parte inferiore e una di banda trasversale. Il portale del lato sinistro, del 1696, ha due pilastrini con specchiature e cornici rincassate dove si impostano due colonne con modanature al centro su due lesene e capitelli a foglie lisce e carnose rovesciate che sostengono la trabeazione modanata e il fregio con volute; nel muretto accanto alla facciata è presente un bassorilievo databile al XVI secolo, raffigurante lo stemma della famiglia d’Alessandro: un leone rampante con la coda alzata e una fascia trasversale con tre stelle. All’interno della Chiesa vi sono una acquasantiera a conchiglia  del 1699, di forma ellissoidale con all’esterno una decorazione a rigonfiamento e scanalature e all’interno due volute, e una lapide marmorea, in latino, che ricorda i restauri alla Chiesa e al castello voluti dal duca G. D’Alessandro nel 1696. La Chiesa contiene anche la statua di Sant’Anna, patrona di Pescolanciano.




PESCOLANCIANO: CHIESA DI SANT’ANTONIO

Questa Chiesa è ubicata nella parte più alta del paese denominato il Colle. Rivolta a sud, di fronte al Monte Totila, è caratterizzata da un portale a sesto acuto, fiorame sul frontone, due capitelli corinzi e due colonne laterali.

PESCOLANCIANO: CAPPELLA SANT’ANNA DEL CASTELLO DUCALE D’ALESSANDRO

Edificata nel 1628, la cappella del castello è a pianta quasi rettangolare caratterizzata da un arco a tutto sesto, cupola ellissoidale a sesto ribassato e cornici di stucco a rilievo. Al suo interno vi sono due altari policromi del ’700 napoletano, qui è custodito anche il corpo del martire S. Alessandro.

PESCOPENNATARO: EREMO DI SAN LUCA

La cappella è accostata alla roccia, la festa si svolge per tre giorni: il 1° settembre il quadro è portato in paese, viene riportato nella cappella extraurbana il 12 settembre con una fiaccolata notturna.


PESCOPENNATARO: CHIESA DI SAN BARTOLOMEO APOSTOLO

Edificata nel 1200, la Chiesa crollò col sisma del 1456, ricostruita dalle fondamenta nel 1654: oggi ne residua il portale, il perimetro delle mura e un finestrone barocco, ricco di ghirlande (opera settecentesca, sopra il portale). Distrutta il 16 novembre 1943 assieme a tutto l’abitato, durante la seconda guerra mondiale, fu riedificata nel 1950.


PESCOPENNATARO: CHIESA DELLA MADONNA DELLE GRAZIE

La Chiesa della Madonna delle Grazie, è situata nella piazza moderna, è ad una sola navata, ma chi la costruì volle creare l’illusione che fosse a tre navate accentuando la profondità dei semipilastri che separano gli arconi dell’aula che accolgono gli altari laterali. Di particolare interesse l’altare dedicato a S. Margherita d’Antiochia non solo per la statua ottocentesca della santa, tra le più originali del Molise per la presenza del mostro che la divorò e dalla cui pancia uscì usando la croce come un bisturi, ma anche per le originali decorazioni in stucco. Mostrano in alto un ricco panneggio che fa da sfondo a due angeli a rilievo (uno regge un ombrellino da processione) che sono a lato di un Agnello sormontato da un ostensorio, da una Croce e dai simboli della Passione di Cristo. Ugualmente notevole è l’altra statua con un possente S. Antonio Abate che si vede rappresentato con un cinghiale in luogo del solito porcellino, il bastone con la campanella ed il libro fiammeggiante. Sulla doratura della base si legge che il simulacro fu realizzato nel 1891 per devozione dei coniugi Angelomaria Fagnano e Giuseppa Antonia De Francesco. Vi sono pure da una parte la statua di S. Lucia con la palma del martirio e gli occhi sul piattino e dall’altra il gruppo della Deposizione.


PETACCIATO: CHIESA DI SAN ROCCO

Il monumento più importante del paese è la Chiesa di San Rocco risalente al XII secolo e di origine romanica. Dell’originaria struttura è rimasta solo la torre campanaria ed il rivestimento degli absidi, mentre il resto è stato trasformato. La Chiesa è stata edificata con l’utilizzo sia della pietra arenaria e sia della pietra di tufo. Delle tre absidi, una di esse è stata incorporata all’interno di una casetta.
La torre campanaria, rivestita da pietre di diseguali dimensioni, presenta nella parte nord delle grandi lastre di pietra non unite con la malta, che venivano utilizzate in altre costruzioni dell’epoca, l’originale rivestimento della Chiesa è celato dall’intonaco.
La struttura del portale è molto semplice: su ciascun lato vi sono due archetti ciechi con lesene angolari, il campanile è in stile romanico e risale alla seconda metà del XIII secolo e si erge su tre livelli. La prima sezione è caratterizzata da un grosso basamento, mentre quella centrale è articolata da quattro archetti pensili che poggiano al di sopra di sottili lesene. Alcune mensole riavvicinano gli archetti e sono decorate con teste sia di animali che di umani, l’ultima sezione e’ divisa da quella inferiore attraverso una cornice scolpita, quest’ultima sezione è divisa in tre parti per mezzo di quattro lesene (due angolari e due centrali), al loro interno è inserito da un lato una finestra con due aperture e dall’altro un orologio.
Questo alternarsi di lesene e archetti richiama il motivo delle absidi della Chiesa stessa. E’ proprio per questo motivo che la torre campanaria si fa risalire alla seconda metà del XIII secolo, mentre la Chiesa è datata del XII secolo. La Chiesa è divisa in tre navate, di cui quella centrale risulta maggiore delle laterali, le tre navate terminano con tre absidi, di questi quello centrale conserva l’antica conformazione, al contrario quelle laterali hanno perso la loro originaria struttura in quanto sono state trasformate. Le absidi poggiano su semipilastri e semicolonne e presentano una strana caratteristica ossia delle finestre, la zona presbiteriale presenta tre altari, di cui uno è dedicato a Sant’Antonio di Padova.

PETRELLA TIFERNINA: CAPPELLA DELLA B.V. DEL CARMELO

Edificata nel 1700, originariamente era una cappella privata, restaurata e decorata, fu riaperta al culto nel 1892.


PETRELLA TIFERNINA: CHIESA DI SAN GIORGIO MARTIRE

La Chiesa di San Giorgio è il simbolo dell’iconografia medioevale ed è collocata al centro del paese, la tradizione vuole che l’edificio sia sorto sui resti di un antico insediamento sannitico.
Grazie agli interventi di restauro compiuti nel 1900 e nel 1954 è stato possibile far riemergere nuovamente lo stile romanico, eliminando quegli elementi stilistici che furono aggiunti nel corso dei secolo, le origini della Chiesa sono normanne e fu edificata nel XII secolo.
L’edificio fino al 1456 non ha subito modifiche solo dopo il violento terremoto furono inevitabili dei lavori di restauro, l'originale pavimento in pietra fu sostituito con uno in mattoni, nonché furono aggiunti alcuni elementi barocchi.
Altri elementi aggiuntivi furono: una balaustra in marmo, alcune colonne centrali furono innalzate per sostenere un cornicione in gesso che sorreggeva una volta e infine i muri e gli archi furono arricchiti da fregi e cornici. Nel 1740 vennero eretti nuovi altari, alcuni di essi sono collocati in prossimità delle pareti laterali mentre altri sono inseriti in absidi tra questi ricordiamo l’altare di San Giorgio.
Nuovi restauri furono effettuati nel 1870 e interessarono la volta a botte alla quale vennero aggiunti cassettoni e rosoni in stile barocco, nonché furono realizzate le scale di accesso all’organo. L’altare centrale, nel 1893, subì una modifica vale a dire la pietra che lo rivestiva fu sostituita con il marmo e nel 1913 su di esso fu eretto un tabernacolo sempre in marmo.
I lavori furono compiuti anche nel 1904 al fine di restituire all’edificio l’originario stile romanico cercando in tutti i modi di depurarlo dagli elementi barocchi.
La facciata attualmente si presenta interamente rivestita in pietra locale ed ha la forma a capanna, ha inoltre un bassorilievo che rappresenta l’immagine atroce del bue alato mentre, nella parte sinistra del portale vi e’ la raffigurazione della testa di bue dal quale deriva la mitologia del re Bove. Il portale centrale è invece caratterizzato da una scultura che rappresenta Giona ed immagini di un drago e di un agnello, la lunetta è divisa in due fasce, di cui una presenta una decorazione a motivi geometrici, mentre nell’altra sono scolpite delle figure umane, animalesche e floreali secondo un metodo stilizzato. La struttura presenta, lateralmente, due portali oltre a quello centrale.
Il portale a destra è sopraelevato rispetto alla strada e vi si accede per mezzo di una scalinata a forma trapezioidale. All’interno della lunetta sono scolpite le effigie di un agnello crocifisso, di pesci e lepri, al contrario, la lunetta del portale collocato a sinistra dell’edificio, presenta le sculture di cinque animali stilizzati, quest’ultimo permette di accedere ad un cortile interno da cui si può raggiungere il campanile.
Il campanile essendo stato edificato in momenti successivi, presenta due diversi modelli strutturali, la fascia inferiore è di epoca longobarda, presenta una base quadrata che termina con quattro architravi. La fascia superiore, invece, risale al 1700 e ospita la cella campanaria di forma ottagonale la cui parte terminante è rivestita di ceramica smaltata di colore verde.
Quest’ultima nel 1947 fu demolita in quanto distrutta da un fulmine, poi fu fatta ricostruire nel 1958. La Chiesa è a pianta basilicale a tre navate terminanti in tre absidi diseguali, le navate sono divise da pilastri di diverso stile collegati tra loro da archi a tutto sesto.  
I capitelli delle colonne sono diversi tra loro per decorazione; le immagini su di essi scolpite, rappresentano il mondo medievale in una situazione angosciata, vale a dire popolata da mostri e da elementi decorativi vegetali presenti nell’immaginario di quel periodo. La luce, all’interno dell’edificio, filtra da finestre molto strette, per cui è scarsamente illuminata. Altro elemento di rilievo artistico è la fonte battesimale; lavorata in un unico blocco di pietra, con un’apertura di circa un metro di diametro. Nel muro della navata destra, sono collocate le tombe di Antonio e Alfonso Carafa, ultimi feudatari di Petrella, al di sotto delle tombe vi è lo stemma della famiglia e una lapide.


PETTORANELLO DEL MOLISE: CHIESA DI SANTA MARIA IN CIELO ASSUNTA

Questa Chiesa fu edificata nel 1790, quando andò in rovino la primitiva chiesa arcipretale risalente al Mille, dedicata ai SS. Maria, Leonardo e Nazzario. Ubicata in via Pettorano Vecchio, ne fu asportato l’altare maggiore in marmo policromo e posto nella Cappella di S. Emidio nella nuova Chiesa, eretta dal popolo e dal principe Caracciolo per una spesa di 44 mila ducati. La Chiesa di S. Maria Assunta in cielo è a croce greca, con un volume di 9000 mc. pari ad una cattedrale. Vi sono nove grandi affreschi sulla vita della Madonna, eseguiti nel 1804 dal pittore Raffaele Gioia di San Massimo, a lui si deve anche la grande pala dell’Assunzione sull’altare maggiore, nel 1882 fu eseguito un restauro, ma nel l'anno seguente un grave incendio la distrusse, nel 1973 furono trafugate importanti suppellettili (croce, ostensorio...).


PETTORANELLO DEL MOLISE: CHIESA DI SAN SEBASTIANO

Di remota origine, chiusa per un secolo ai fedeli, è stata ricostruita dopo il terremoto del 1984 e riaperta al culto il 19 giugno 1988, in occasione della festa patronale vi è portata ed esposta tutto il giorno la statua di S. Sebastiano.

PIETRABBONDANTE:CONVENTO SANT’EUSTACHIO AD ARCUM

La Chiesa è ubicata in contrada Arco sulla sommità di S. Scolastica e nelle vicinanze del tratturo Celano-Foggia. Dista 9 Km dal Monastero (de iumento albo) di Civitanova del Sannio,
nel 977 fu donato da Borrello II al monastero di Montecassino (formella XI, primo battente),
soppresso nel 1807. Attiguo alla Chiesa si trova un ospedale per i pastori che aveva alle sue dipendenze il convento di S. Bartolomeo in Ripalta (oggi Mafalda).


PIETRABBONDANTE:CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA

La Chiesa risalente al 1300 è stata edificata nell’area dello scomparso castello longobardo, nel 1522 il notaio Bernardino redige l’inventario dei beni. La Chiesa è divisa in tre navate, mt. 23x15, altezza mt. 8, sul fronte principale si apre un portale barocco del 1711 riccamente ornato con motivi floreali. Nella parte superiore vi è la statua della Vergine in calcare tenero d’epoca precedente, una navata fu eretta nel 1618 e la seconda nel 1696. Una lapide murata del 1618 sull’altare di S. Rocco ricorda il protettore dell’epoca San Carlo Borromeo, nel muro esterno del setto absidale sono murati due frammenti di lapidi osche, la più antica descrizione risale al 1686 dell’arciprete don Francesco di Tullio, una lapide ricorda la consacrazione della chiesa del 1727.

PIETRACATELLA: CHIESA DI SAN GIACOMO E CRIPTA DI SANTA MARGHERITA

La Chiesa di San Giacomo e la cripta di Santa Margherita sono ubicate sulla morgia, la costruzione di questa Chiesa fu voluta dalla famiglia Del Vasto, nel XII secolo. La struttura fu edificata sulla cripta di S. Margherita e in parte anche sulla roccia, un passaggio riservato ai feudatari collegava la chiesa al castello poligonare che era posizionato alle sue spalle.
Sulla cripta è collocato un cimitero di epoca paleocristiana che dopo l’Editto di Costantino venne adibito ad ossario. La Chiesa insieme alla fortezza fu edificata per far fronte agli attacchi dei nemici è in stile romanico e pugliese, nel suo aspetto è simile alla Basilica di San Nicola di Bari. La facciata presenta una sola finestra con apertura stretta con due occhioni laterali, conferendole l’aspetto di una Chiesa in stile normanno.
Successivamente la facciata fu particolareggiata con l’aggiunta di una seconda finestra ad apertura stretta.
Nella parte bassa della facciata vi è l'ingresso alla cripta di Santa Margherita, la Chiesa superiore si apre con due porte laterali e una nella parte centrale, il portale collocato nella parte meridionale, riservato ai feudatari, e’ il solo ad avere qualche elemento decorativo.
All’interno la Chiesa presenta un’unica navata, formata da quattro campate con coperte da volta a crociera nonché divise da archi ogivali, le campate sono dissimili, vale a dire che due sono quadrate e due sono rettangolari. La Chiesa di San Giacomo e’ priva di decorazioni,  sulle pietre che formano l’arco della campata d'ingresso, sono state da poco rinvenute delle lettere dell’alfabeto fenicio e punico. La Chiesa accoglie un Crocifisso ligneo di XII secolo, la cripta a differenza della chiesa, ha le pareti affrescate, anche se in alcuni punti a causa dell’umidità, alcune parti sono andate in rovina.  Il tema affrescato che attualmente è ancora visibile nella sua conservazione e’ la Natività, all’interno della Chiesa vi è anche un altare risalente al periodo romanico che fu realizzato in un unico blocco di pietra.





PIETRACATELLA: CHIESA DI SAN GIOVANNI BATTISTA

Edificata nel 1600 a seguito di un incendio verificatosi nel 1715 subì ingenti danni, riedificata nel 1721, presenta una sola navata.

PIETRACATELLA: CHIESA DI SANTA MARIA DI COSTANTINOPOLI

Edificata nel 1900, la Chiesa è divisa in tre piccole navate, iI martedì di Pentecoste qui viene festeggiata la Madonna della Ricotta.


PIETRACUPA: CHIESA DI S. ANTONIO ABATE

La Chiesa di Sant’Antonio Abate è collocata in una posizione strategica, la storia di questa Chiesa risale ai sanniti anche se le sue origini vengono collocate intorno alla seconda metà del 1600. Il popolo sannita e successivamente i romani, si insediarono nei territori circostanti il paese. Si suppone che il primo insediamento risalga al VI secolo d.C., nei pressi della Morgia, dove oggi è ubicata la Chiesa di Sant’Antonio Abate. Questo nucleo fu realizzato da un gruppo di monaci che predilessero come dimora una grotta scavata nella roccia.
In epoca longobarda, la Morgia fu scelta come luogo su cui edificare il castello, intorno al quale in seguito si sviluppò  il borgo medioevale.  A seguito della costruzione della fortezza, i monaci decisero di abbandonare la grotta e di costituire all’interno della rocca l'Abbazia di San Pietro. Quest’ultima però  fu distrutta a causa di un violento terremoto nel 1348, costringendo così i monaci a cercare rifugio nell’Abbazia di San Alessandro.
In quel periodo il titolare del feudo, nonché dell’edificio abbaziale era Roberto Di Pietracupa.
Egli promosse la costruzione di una nuova Chiesa in onore di San Giorgio, in modo tale da ospitare i monaci. Nel 1456, un nuovo terremoto distrusse non solo la Chiesa di San Giorgio ma anche l’Abbazia di San Alessandro; i monaci a questo punto furono costretti a rifugiarsi nuovamente nella grotta della Morgia. Nella seconda metà del 1600, data la completa distruzione del maniero, l’università di Pietracupa e il Pio Ospedale, decisero di rivalutare l’area, progettando la costruzione di una nuova Chiesa, dedicata a Sant’Antonio Abate.
I lavori di edificazione dell’edificio si conclusero alla fine del XVII secolo, ma si procedette alla sua consacrazione solo nel 1726. La cripta posta al di sotto della Chiesa, fu restaurata ed aperta al culto. Alla Chiesa si accede tramite una ripida scalinata la quale presenta alla base dell’ ultima rampa una piccola porta di legno che conduce alla cripta. La facciata principale e’ a capanna caratterizzata da un unico portale di ingresso, sovrastato da un timpano spezzato che contiene al suo interno un motivo geometrico, nella parte superiore della facciata vi sono tre finestre che permettono alla luce di filtrare all’interno. La finestra centrale è di dimensioni maggiori rispetto alle altre due laterali, all’ingresso laterale della Chiesa si può accedere tramite un breve passaggio collocato sulla navata destra.
Nella parte opposta si eleva la torre campanaria, a pianta quadrangolare e distinta in quattro ordini. Il terzo ordine è caratterizzato da finestre campanarie mentre sulla sommità è posto un orologio,  in prossimità dell’ingresso della cripta, vi è una piccola grotta in cui è stato messo in piedi un presepe in metallo. Le navate sono divise tra loro da due ordini di due pilastri quadrati sorretti da archi a tutto sesto.
Le navate laterali hanno dimensioni diverse sia per larghezza che per altezza inferiori a quella centrale. Le pareti della Chiesa sono interrotte da nicchie,  nella parete sinistra, tra il portone d’ ingresso e la sacrestia, vi è un’ acquasantiera in pietra,  nella zona absidale, rialzata rispetto al piano della Chiesa riservato ai fedeli, vi è un altare realizzato con un unico blocco di marmo.
La luce che filtra all’interno della cripta proviene da un’unica finestra con arco a sesto acuto,
al centro della stanza è collocato un altare formato dalla macina di un vecchio mulino sul quale è posizionato un crocifisso del ‘500, nella parte posteriore dell’altare vi è una Croce in pietra.


PIETRACUPA: CHIESA MADRE DI SAN GREGORIO PAPA

Questa cappella risalente al 1300 è ubicata su di un colle al di fuori delle mura del Paese. Ricostruita più volte, anticamente era sede della seconda parrocchia, fu restaurata nel 1900 con l’obolo del popolo, in particolare degli emigrati in USA.


PIETRACUPA: LA GROTTA

Di notevole importanza storica, la grotta nel corso degli anni è stata adibita ad usi diversi.
Inizialmente è stata abitata dai primi seguaci di Papa Celestino per poi essere trasformata in tribunale dell' Inquisizione. Successivamente a questo periodo è stata utilizzata come prigione ed infine come luogo per le esecuzioni capitali. Tutt'oggi sono visibili i ganci dove venivano posizionate le travi per le impiccagioni.
Durante le guerre la Cripta è stata luogo di rifugio per gli abitanti del paese, dagli anni Settanta ad oggi è luogo di preghiera degli abitanti di Pietracupa. Al suo interno, di grande interesse artistico, è custodito un crocefisso del 1500 privo di braccia, nonché un altare circolare caratterizzato dal palmento del vecchio mulino. Di grande interesse artistico sono: la statua del Bambino Gesù in legno d' olivo proveniente da Nazareth e un calice in legno acquistato a Betlèm, ambedue sono stati benedetti personalmente da Papa Giovanni Paolo II, che vengono esposti ed utilizzati nelle feste di Natale, alla presenza di personalità, dei media, con la partecipazione di zampognari, torce, stelle filanti e musiche composte proprio per il paese.

PIZZONE: CHIESA DI SAN NICOLA DI MIRA

La Chiesa si trova nel centro storico,  una lapide, adibita a scalino del presbiterio, riporta: (Anno Domini 1378, regnante Dono nostro rege Ruberto, regno eius anno nono, indictione I, dominante in Monasterio S. Vincentii, Abbate Nicolao, permagistrum Martinum de Rocca). Vi sono stati molti rifacimenti: 1419, 1535, 1610, 1698 e nel 1830 (come si legge sull’architrave del portale: Augusto Regi Francisco I Borbonio, Insigni Praesidi Campaniae Marchioni S. Agapiti, Divo Nicolao haec fores aedis dicavit Arc. di Iorio animique propter cleri largitatem pietatem atque fidelium all refectae). Ha tre navate: 22 metri (lunghezza) x 11 (larghezza) x 8 altezza, con una cubatura di mc. 2000, nel 1887 fu aggiunta la sagrestia, nel 1904 il pavimento fu rinnovato il Campanile cuspidato e presenta antichi arredi sacri (ceselli abruzzesi).

POGGIO SANNITA: CHIESA DI SAN ROCCO

La Chiesa attuale non presenta elementi di grande rilevanza architettonica, ad eccezione di una decorazione dell’altare di San Rocco, risalente al tardo barocco. La volta presenta un affresco del 1963 raffigurante la scoperta che il duca fa del figlio Rocco, ormai in fin di vita, nelle prigioni del suo castello.


POGGIO SANNITA: CHIESA DELLA MADONNA DELLE GRAZIE

La Chiesa fu eretta dal feudatario Giovanni De Raho, nel 1615, fu restaurata da Giovanni Simiele per dedizione alla Madonna, perché rischiava di andare in rovina.
La struttura attuale presenta tre navate di piccole dimensioni, anche se in passato vi era una sola navata, il vescovo di Trivento, nel 1689 impedì ai fedeli di recarsi presso la Chiesa della Madonna delle Grazie per circa tre mesi al fine di permettere i lavori di ristrutturazione del tetto, degli altari, delle pareti e del pavimento.
Nel 1691, la Chiesa rischiò ancora di essere chiusa per cui venne posta sotto la titolarità dell’Università di Caccavone,  nel 1720, a seguito della situazione in cui versava la Chiesa di Santa Vittoria a causa del terremoto, si decide di trasformare la Chiesa della Madonna delle Grazie in Chiesa parrocchiale collocandovi anche la statua di Santa Vittoria.
Gli interventi di rifacimento avvenuti nel corso degli anni, hanno modificato di gran lunga la struttura privandola di elementi architettonici di grande rilievo.
Con molta probabilità nella parte sottostante della Chiesa, vi è una cripta, tipico dell’epoca in cui fu edificata,  all’interno vi è conservata la statua della Madonna delle Grazie, invece quella di Santa Vittoria, nel 2002, è stata risistemata nella Chiesa parrocchiale.
Il giorno dell’Annunciazione del Signore, vale a dire il 25 marzo, la Chiesa è meta di pellegrinaggi, infatti la tradizione vuole che i giovani si rechino in Chiesa passando per un campo spinato, con lo scopo di prevenire l’ernia.


POGGIO SANNITA: CHIESA DI SAN VITTORIA VERGINE E MARTIRE

La Chiesa attuale di S. Vittoria, non è la Chiesa madre originaria. Di essa non ci sono giunte notizie archeologiche e documentarie, dopo il terremoto del 1720 la Chiesa fu ricostruita su volere del duca Nicola Petra e consacrata da monsignor Alfonso Mariconda.
La struttura a croce latina fu dedicata alla martire S. Vittoria, venerata già dal V-VI secolo, nel 1762, per volere del duca Giuseppe Maria Petra, la Chiesa venne ampliata con l’aggiunta della navata sinistra e completando la navata destra.
La Chiesa per cui si presenta composta da tre navate a crociera, fondanti su un basamento roccioso, al di sotto della Chiesa vi è l’ossario ove venivano sepolti i duchi di Caccavone. Nell’agosto del 2000, al di sotto dell’organo, fu ritrovata la tomba del duca Nicola Petra. La navata centrale presenta delle volte in stile tardo barocco-neoclassico.
Tra le opere presenti all’interno dell’edificio religioso, ricordiamo i quadri realizzati dalla scuola napoletana, raffiguranti le anime del Purgatorio e l'immagine di S. Antonio Abate. Inoltre è presente un’urna e un reliquiario con l’osso del braccio di San Prospero, protettore del paese. Di notevole rilevanza artistica sono anche: l’organo datato del 1769, appartenente agli organari della famiglia d’Onofrio; l’altare maggiore di scuola napoletana; il quadro raffigurante l’Ultima Cena; l’acquasantiera in pietra; le statue della Madonna Immacolata, dell’Addolorata e di San Domenico; la statua di San Prospero; il reliquiario di Santa Vittoria e infine il tabernacolo in legno del ‘600-‘700.


POGGIO SANNITA: CHIESA SANTA LUCIA

In origine era una cappella privata edificata da Giuseppe Mastronardi ed appartenne ai suoi discendenti sino agli anni ’70 quando da loro venne donata alla parrocchia. Attualmente è priva di elementi architettonici importanti dal punto di vista artistico, salvo una statua raffigurante la Santa che viene onorata la prima domenica di giugno. Durante la festa in suo onore, vengono benedetti anche i veicoli a motore dato che la Santa, oltre ad essere protettrice della vista è anche patrona degli automobilisti.

PORTOCANNONE: CHIESA DELLA MADONNA DEL CARMINE

La cappella di Santa Maria del Carmine, risalente al 1635, è ubicata fuori dall’abitato e più precisamente sulla Strada Grande, in origine era dedicata a San Nicola. Sia internamente che esternamente è molto semplice.

PORTOCANNONE: CHIESA DEI SS. PIETRO E PAOLO

Edificata nel 1550 per le necessità spirituali dei primi 200 coloni albanesi, la parrocchia SS. Pietro e Paolo ha subito nel corso degli anni interventi di restauro molti dei quali erano finalizzati al suo ampliamento. Tra questi quello del 1884, allorché furono eseguite le decorazioni della volta, alla semplicità dell’esterno, corrisponde una ricchezza delle decorazioni interne e dei colori, che si fondono in un tutto armonico. La struttura è a croce greca con una sola navata e tre altari. Lo stile adoperato è un mix di romanico e barocco, sull’altare maggiore vi è l’antico quadro di S. Maria di Costantinopoli, molto venerata dai fedeli. Altri altari sono: S. Cuore di Gesù, S. Giuseppe, S. Michele Arcangelo, Vergine di Costantinopoli (con statua), S. Antonio di Padova, Addolorata, Madonna del Carmine. All’interno è custodito anche un antico battistero ligneo, in quercia intagliata e dorata, nonché un prezioso organo a canne.
POZZILLI: CHIESA DI SANTA CATERINA VECCHIA

Questa Chiesa, edificata nel 1300, è situata sulla strada che conduce a Santa Maria Oliveto.
Sfortunatamente la struttura poggia su mobili faglie di creta per cui sta slittando verso la sottostante pianura. Al suo interno è conservato un affresco di scuola benedettina, una effige di Santa Caterina.

POZZILLI: RUDERI CHIESA SANTA LUCIA

Questa Chiesa è stata edificata intorno all'anno Mille rispettando il cosiddetto “esalfa”, segno di Salomone, vale a dire una stella a sei punte, due triangolari equilateri inscritti in una circonferenza. La posizione delle monofore si trova sull’allineamento dei lati dei triangoli opposti, della Chiesa a una sola navata resta il portale principale con lunetta e gli affreschi trecenteschi.


POZZILLI: CHIESA DI SANTA CATERINA NUOVA

Questa Parrocchia fu edificata nel 1600 in stile pugliese in un luogo molto sicuro. Sull’altare maggiore spicca una tela di discepoli di Paolo Gamba della Vergine in gloria circondata da Angeli e Santi oranti, riaperta al culto dopo anni di restauro, a seguito dei danni causati dal sisma del 1984, la Chiesa è affiancata da un asilo e un Centro Sociale.


POZZILLI: CHIESA DI SAN LORENZO

Questa parrocchia è appartenuta fino al 1977 alla diocesi di Montecassino per passare poi a quella d’Isernia. Al suo interno sono conservati affreschi di notevole pregio artistico risalenti al XII secolo. In una grande nicchia vi sono i dodici apostoli con lo sguardo rivolto verso l’alto dove domina Gesù Salvatore, Nel 1534 Papa Paolo III ordina con una Bolla la costituzione di una Confraternita.



POZZILLI: CHIESA DI SANTA MARIA OLIVETO

Non lontano dalle Terme romane, vi era un casale munito di un castello denominato Tulivernum, distrutto poi da Carlo Magno nel 774. Qui i benedettini insieme all’abate Raimbaldo, vi fondarono una colonia agricola con contadini di Valva, edificando la Chiesa di S. Maria d’Alvito, nell’881 sia il casale che la Chiesa furono distrutti dai Saraceni.
A seguito di quanto accaduto fu necessario trasferirsi sul colle, all’interno delle mura di un castello, che gli stessi benedettini possedevano. Il paese si chiamò “Santa Maria Nuova dell’Oliveto”, qui vi sono dodici torrioni tuttora abitati, lo stemma ha nel campo un olivo fiorito e tra i rami la Vergine del Carmelo.


PROVVIDENTI: CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA

Questa Chiesa risalente al 1200 si erge nella parte più antica del paese e il corso che vi conduce fa da cornice alla parte absidale. L’originaria Chiesa romanica crollò a seguito dei terremoti, come pure quella gotica anche se rimangono una parte della fiancata gotica e le basi delle absidi. Nella sagrestia è conservata la tazza che anticamente veniva utilizzata per la pulizia dei piedi (lavacro). Nel 1734 fu riedificata per volere del vescovo Tria, la struttura è ad una sola navata con quattro altari, il campanile è in pietre quadre gravinate.


PROVVIDENTI: SANTUARIO DI SANTA MARIA DELLA LIBERA

Questo santuario fu costruito nel periodo in cui la diocesi di Larino era suffraganea di quella di Benevento vale a dire nel Settecento. Durante il periodo iconoclasta gli abitanti del paese riuscirono a salvare una statua in legno di fico, questa venne poi ritrovata da un contadino in località Ponte Grosso, denominato “Campo della Madonna”.
Dopo la ricostruzione della Chiesa andata distrutta da un incendio il sisma del 1456 la rovinò nuovamente, nel 1872 il santuario venne di nuovo riedificato e accresciuto nella sua mole. Durante la Seconda Guerra Mondiale venne addirittura utilizzato come ospedale militare, la struttura ad una sola navata presenta un solo altare dedicato alla Vergine della Libera.


RICCIA: CHIESA DELL’ANNUNZIATA

Le notizie sull’origine della chiesa di S. Annunziata, ubicata nei pressi del Municipio, ci sono pervenute grazie ad un manoscritto del 1585, intitolato “Memorie della fondazione della Chiesa della SS. Annunziata”. Si racconta che la struttura venne elevata nel 1378 dagli Schiavoni, antica popolazione originaria della Dalmazia Europea, che giunsero in Italia nel 641 ed occuparono il loro primo insediamento lungo le rive del fiume Ofanto.
Quel territorio però era già occupato dai Longobardi che vedendo invaso il loro territorio iniziarono lo scontro, che si concluse con la sconfitta e lo sterminio degli Schiavoni.
Coloro che si salvarono dal massacro, oltrepassarono la Valle del Fortore e giunsero a Riccia, dove furono accolti con ospitalità. In questa terra, costruirono il loro borgo e le due Chiese: quella della SS. Annunziata e quella di San Eustachio, architettonicamente la struttura è molta semplice.
L’area della navata è divisa dalla zona absidale da un arco a tutto sesto, nei pressi dell’abside, vi è il campanile che è ridimensionato rispetto a quello originario. A seguito del terremoto del 1805, la parte più alta del campanile crollò, per cui furono necessari dei lavori di restauro.
Durante il restauro, venne deciso di inserire due campane, di cui la più  piccola viene utilizzata per il rintocco delle ore. La facciata è formata da file di blocchi irregolari in pietra, sormontati da una cornice di terracotta decorata, al suo interno si aprono due finestre circolari che permettono alla luce di filtrare all’interno del vestibolo. L’elemento più interessante della struttura, e’ il capitello del portale di ingresso, che venne realizzato in pietra locale, nonché e’ delimitato da due colonne con capitelli decorati da motivi floreali e teste di animali.
L’architrave conclude con due cornici a torciglione, la chiave d’arco, è formata da una pietra su cui e’ scolpito, in altorilievo, un agnello sacrificale che simboleggia San Giovanni Battista.
Ciò ha permesso di ipotizzare che il portale provenisse dall’antica Chiesa di San Giovanni Battista, che nel 1805, venne distrutta dal terremoto. Internamente, la Chiesa è priva di elementi decorativi, a parte i tre altari che furono realizzati nel ‘700: quello maggiore e’ dedicato all'Annunziata invece quelli laterali sono dedicati alla Concezione e a San Rocco.
L’altare maggiore reca un dipinto che riproduce l’effige di Maria inginocchiata davanti all’Arcangelo Gabriele. La zona presbiteriale è separata dalla navata per mezzo di una transenna in pietra, e al suo interno e’ collocato il coro ligneo, l’interno è illuminato, grazie alla luce che filtra da sei finestre collocate nella parte alta.


RICCIA: CHIESA S. MARIA DEL CARMINE

La Chiesa intitolata a S. Maria del Carmine ubicata in contrada Crocella fu edificata nel 1200.
Annessa all’antico convento dei PP. Carmelitani fu restaurata nel 1601 come indica una lapide.
Crollata col sisma del 1805, fu riedificata in forma ottagonale nel 1864, gli altari più importanti risalenti al periodo rinascimentali sono dedicati a S. Gregorio e S. Filomena.


RICCIA: CHIESA DELLA MADONNA DEL ROSARIO O DEL SS. SUFFRAGIO

La Chiesa S. Maria del Suffragio risale al 1735, fino al 1761 fu utilizzata come cimitero per cui fu chiusa al culto e riaperta nel 1899.

RICCIA: CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA

Edificata nell'anno Mille questa Chiesa ha subito molte vicende edilizie, nel 1765 fu elevata a parrocchiale collegiata nonché vi fu aggiunta una navata. Nel 1883 fu di nuovo restaurata e aggiunti cinque nuovi altari in marmi policromi, il portale con pseudoprotiro è in stile romanico-gotico, la sua arcatura, alle cui basi appaiono due leoni, è incorniciata da un cordone, i capitelli sottostanti ai leoni sono decorati con pomi vegetali e foglie atteggianti.
La Chiesa conserva: le reliquie di S. Vitale, traslate nel 1755, la pala bizantina della Dormitio Virginis (1480), attribuita a Silvestro Buono della scuola napoletana.


RICCIA: CHIESA DI SANTA MARIA DELLE GRAZIE O DEL BEATO STEFANO

La Chiesa è ubicata nei pressi dei ruderi del castello De Capua, sulle sue origini sono state fatte due ipotesi. La prima riguarda il fatto che la sua edificazione sia avvenuta tra il IV e il V secolo, sulle rovine di un tempio romano dedicato a venere. La seconda congettura, invece, colloca le origini della struttura intorno all’XI secolo, date le sue semplificate dimensioni, dopo la sue edificazione, la chiesa venne trasformata nella cripta della Chiesa di San Giovanni Battista.
Di questa non si hanno più notizie, dopo essere stata resa inutilizzabile a seguito del terremoto del 1688. La cappella di Santa Maria delle Grazie, nel XV secolo, divenne di proprietà della famiglia De Capua, che aveva ottenuto il feudo di Riccia da Carlo d’Angiò, dato che la Chiesa era vicina al castello per cui venne utilizzata dagli stessi come cappella gentilizia.
Gli interventi di ristrutturazione furono realizzati, per volontà di Bartolomeo III De Capua, al fine di ingrandire la struttura e proteggerla dall’umidità.  Nel secolo scorso, al fine di evitare la distruzione dell’edificio, sono stati effettuati dei lavori di restauro, la facciata è un esempio raro di architettura rinascimentale, essa è formata da pietre quadrate di dimensioni diverse, disposte in modo lineare, lateralmente alla facciata, sono collocate due colonne doriche.
La trabeazione è caratterizzata da due fasce decorate con una iscrizione latina che si riferisce a Bartolomeo III. Sul vertice del frontone vi e’ un campanile monoforo di piccole dimensioni, che custodisce una campana, l’architrave del portale presenta lo stemma della famiglia De Capua e sul fregio e’ incisa una frase dedicata alla Madonna. Il portale, inoltre, è caratterizzato da una nicchia, che attualmente e vuota, ma che in passato con molta probabilità conteneva un affresco della Madonna. Internamente la Chiesa si presenta ad una sola navata, la cui lunghezza è interrotta da un arco a tutto sesto in pietra calcarea. La parte antistante l’arco è di costruzione nuovissima, nonché presenta un’altezza, rispetto alla seconda parte, maggiore ed ha un soffitto con volta a crociera.
Alla sinistra dell’ingresso, vi è un’acquasantiera a forma di conchiglia disposta su una colonnina. Lateralmente alla navata centrale vi sono due altari sui quali, un tempo, vi erano due quadri che raffiguravano San Francesco di Paola e San Domenico da Sora. Sulla destra vi è la porta di accesso alla sacrestia che un tempo era collegata alla stanza del cappellano per mezzo di una scala in pietra. La seconda parte della Chiesa corrisponde alla struttura originaria che un tempo fungeva da cripta, collocata nella zona sottostante il presbiterio della Chiesa di San Giovanni Battista. La volta è a crociera e sorretta da colonne cilindriche, impreziosite da capitelli decorati, al di sopra di ogni capitello è presente un pulvino decorato. L’altare maggiore è dello stesso materiale della pavimentazione, in stile lineare, lateralmente alle pareti della navata centrale, sono presenti anche quattro tombe identiche tra loro che serbano le spoglie di cinque membri della famiglia De Capua e sono sormontate da archi a tutto sesto che un tempo erano affrescate con quattro scene della vita di Cristo. Nella parte centrale della Chiesa, vi è la tomba di Bartolomeo III e della sua sposa Aurelia Orsini.





RIONERO SANNITICO: CHIESA DI SAN BARTOLOMEO APOSTOLO

Edificata nel 1557 la forma di questa parrocchia è a croce latina, con tre navate separate da due file di colonne. Al suo interno potrete ammirare: la statua del Creatore; l’altare di S. Bartolomeo Apostolo; la Balaustra in marmo; il coro ligneo intarsiato e due lapidi. Crollata a seguito del sisma del 1805 è stata riedificata nel 1927 a spese degli emigrati americani.


RIONERO SANNITICO: SANTUARIO SI SAN MARIANO

I martiri S. Mariano e S. Giacomo sono i protettori del paese e vengono festeggiati due volte l’anno vale a dire il 30 aprile e nei primi giorni del mese di settembre.
I due martiri erano due soldati romani, convertiti al cristianesimo, che vissero in questi luoghi.
Il santuario, edificato nel 1600, è affiancato da una grotta che si pensa sia stata il loro rifugio.
Nel 1600 il popolo fece erigere questa Chiesa restaurata poi nel 1926 dagli emigrati americani di Cleveland. Durante la seconda guerra mondiale il paese fu semidistrutto e la stessa Chiesa fu danneggiata dai bombardamenti, successivamente però è stata nuovamente restaurata.


RIPABOTTONI: CHIESA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE

Questa cappella risalente al 1650 fu restaurata nel 1910, al suo interno sono conservate tre tele e quattro affreschi di Paolo Gamba.


RIPABOTTONI: CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA

La Chiesa di Santa Maria dell'Assunta nel 1926 è stata nominata edificio di interesse nazionale dalla Soprintendenza all’arte medioevale e moderna per l’Abruzzo e il Molise. La Chiesa è ubicata nella parte più antica del paese accanto al palazzo Cappuccilli datato del XIX secolo.
Questi due edifici si estendono in modo irregolare sia nel perimetro che nelle pendenze della piazza, questa peculiarità è data dal fatto che lo spazio che entrambi occupano, è il risultato di demolizioni e ricostruzioni.
La Chiesa, infatti, venne edificata nel sito dove un tempo si ergeva l'antica Chiesa di San Rocco.
L’edificazione della nuova parrocchia, ebbe inizio nel 1731, con la deposizione della prima pietra, e terminò nel 1744 ad esclusione però del campanile che in questo periodo risultava incompleto. Colui che progettò  la struttura fu l’architetto napoletano, Ferdinando Sanfelice, che viene ricordato per le scenografie scalinate ideate per nascondere l'irregolare dislivello del terreno.
La scalinata è caratterizzata da tre gradini che occupano tutta la lunghezza della facciata.
La facciata tripartita da lesene è divisa in due piani: la parte inferiore è formata da tre ingressi, che consentono l'ingresso alle tre navate; il portale centrale è di dimensioni maggiori rispetto a quelli laterali che sono sormontati da finestre irregolari.
Gli elementi come ad esempio : i portali, le cornici delle finestre, le volute le paraste sono realizzati con blocchi di materiale lapideo, mentre la facciata è in pietra lavorata.
Nel 1910 la facciata subi’ una trasformazione con l’applicazione di mattoni quadrangolari in cemento e l'applicazione di una zoccolatura nella parte basamentale. Sfortunatamente negli anni ’90, durante i lavori di restauro, tutto questo fu rimosso, il portale maggiore è formato da due pilastri a parasta invece i portali laterali presentano stipiti e architrave, le finestre che si aprono al di sopra di essi hanno una cornice e una piccola trabeazione, la Chiesa è a tre navate delle quali quella centrale ha una larghezza duplicata rispetto alle altre e un'altezza maggiore di cinque metri. La navata centrale presenta una volta a botte ove si aprono tre finestroni, invece, le navate laterali sono separate da quella centrale attraverso arcate a tutto sesto. Lungo i muri laterali, sono collocati due altari inseriti all’interno di due edicole provviste di colonne ioniche e composite sormontate da un frontone interrotto da dipinti del ‘700.
Dietro l’altare maggiore vi è il coro a pianta quadrangolare, con volta a botte, e l’organo in legno intagliato e dipinto.  Le pareti sono rivestite da sedili lignei del ‘700, ai lati del coro vi sono due cappelle delle quali solo una, secondo delle fonti scritte, in passato veniva utilizzata come sacrestia. Internamente la Chiesa si caratterizza per i suoi dipinti e affreschi il cui autore è Paolo Gamba, nel 1986 sono stati completati i restauri delle opere di questo autore, riproducenti le allegorie delle undici virtù, nonché i medaglioni con i Santi e i Profeti; del Trionfo della Croce, e di Mose’ che spezza le tavole della legge.
La parete delle navata sinistra presenta, invece, dei dipinti danneggiati, a causa delle infiltrazioni d’acqua piovana. Nei pennacchi della cupola, sono presenti i dipinti raffiguranti i quattro Evangelisti, la pavimentazione è stata rivestita di recente, con mattonelle quadrate e rettangolari in cotto che hanno sostituito quelle in cemento che vennero realizzate all’inizio del XIX secolo. La torre campanaria, è a pianta quadrangolare ed è ubicata sul lato sinistro della facciata,  la struttura è caratterizzata da quattro ordini, di cui il primo è contemporaneo alla costruzione settecentesca; il secondo presenta blocchi di pietra lavorata infine il terzo ordine è caratterizzato da quattro finestre, una per ogni lato, mentre il quarto ordine a pianta ottangolare presenta otto finestre.


RIPABOTTONI: CAPPELLA DI SAN MICHELE

Nel 1733 per volere del popolo si procedette alla ricostruzione di un’antica cappella distrutta che venne intitolata a S. Michele. La cappella è situata a monte dell’abitato, sulla rotabile provinciale.

RIPALIMOSANI: CHIESA DI SAN MICHELE

Questa Chiesa fu eretta nel 1715 per volontà popolare in ringraziamento per lo scampato pericolo per il sisma dell’8 maggio del 1712, nei pressi della chiesa si può ammirare la Croce osannale in travertino risalente al 1562.

RIPALIMOSANI: CHIESA DI SANTA MARIA DELLA NEVE

La Chiesa di S. Maria della Neve risalente al 1200 è ubicata in località Quercigliole.
Anticamente apparteneva all’Ordine di Malta, dall’11 al 13 agosto vi si celebra la Festa in onore della Madonna della Neve durante la quale si tiene anche un Palio Equestre, durante il palio il cavallo vincente viene portato nella Chiesa a dare omaggio alla Vergine.


RIPALIMOSANI: CONVENTO DI SAN PIER CELESTINO

Il convento, ubicato all’ingresso del paese, anticamente era denominato convento di Santa Maria degli Angioini. A partire dal 1282, prese il nome di convento di San Pietro Celestino V, in onore del Santo che soggiornò in questa struttura, le notizie sulle origini della struttura sono scarse; le prime fonti risalgono al X secolo vale a dire quando il convento era un'abbazia benedettina intitolata alla SS. Annunziata.
Nel corso dei secoli, subì dei restauri che ne modificarono la struttura originaria, il primo intervento ci fu nel 1532, in conseguenza di un terremoto. Il convento fu donato dai PP. Celestini ai Minori Osservanti, e successivamente da questi fu ceduto ai Minori Riformati che cancellarono molte notizie del passato. La struttura presenta una base quadrata, caratterizzata da un piano terra e un primo piano, il convento è dotato di due entrate: una nella zona ovest diretta verso il cimitero e l’altra ad est orientata verso il giardino.
Il portale centrale risale al XIII secolo e presenta degli elementi interessanti sia dal punto di vista architettonico che da quello artistico. L’arco a sesto acuto è formato da una decorazione con foglie d’acanto scolpite di stile gotico. Su un lato della struttura emerge un piccolo leone litico che crea un angolo con il campanile della Chiesa parrocchiale. Al piano terra è presente il chiostro francescano, risalente alla fine del ‘500, delimitato da: parlatoi, una sala convegni, una biblioteca, un refettorio e una cucina. Al piano superiore invece vi sono le stanze da letto dei padri, il basamento della facciata e il portale, presentano elementi di stile romanico-abruzzese.
L’altare della Chiesa è circondato da un coro in legno intagliato al di sopra del quale troviamo il drappello della SS. Annunziata.
La chiesa serba anche due reliquiari, le cui ante presentano delle intagli raffiguranti i Dodici Apostoli a mezzo busto su un fondo scuro.

RIPALIMOSANI: CHIESA BEATA VERGINE ASSUNTA

La Chiesa è ubicata al centro del paese, nei pressi del palazzo Ducale, con il quale ha in comune la scalinata, non si conosce con esattezza la data di edificazione della Chiesa, ma con certezza risale al periodo medioevale. Nel 1456, a seguito del terremoto, la struttura subì dei danni per cui nel corso dei secoli si procedette alla ristrutturazione.
Una lapide, presente all'interno della Chiesa, risalente al 1560, cita che un cavaliere napoletano chiamato Orazio Di Costanzo, si interessò della prima fase di ristrutturazione proprio in quell’anno.
Un’altra lapide, ubicata sul portale della Chiesa, indica che un ulteriore restauro fu effettuato nel 1770 ad opera dei cittadini di Ripalimosani.
Al termine di questi lavori nel 1780, la Chiesa venne aperta nuovamente al culto. sfortunatamente, nel 1805, la Chiesa subì nuovi ingenti danni causati dal terremoto, che costrinse le autorità ad effettuare dei nuovi interventi di riconsolidamento della struttura.
La facciata della Chiesa è molto sfarzosa, decorata con paraste che accennano la modalità di divisione interna della struttura stessa.
Alle tre navate si accede per mezzo di tre portali, ciascuno dei quali è sormontato da una finestra, il portale centrale è in stile barocco decorato da spirali e volute ed è sormontato da un archivolto e dallo stemma del comune.
Le porte del portale sono in legno scolpite a bassorilievo, nella lunetta mentre vi sono degli altorilievi riproducenti la Madonna con gli angeli. Le due navate laterali terminano ciascuna con una cappella e sono rese preziose con degli altari, per quanto riguarda la navata destra, gli altari più  importanti sono: l’altare dell’Epifania e quello dedicato alla Madonna del Rosario.
La navata sinistra, invece serba l’altare del Sacro Cuore, in marmi policromi del ‘700.
La navata centrale è occupata dal pulpito datato del 1500 con un Crocifisso in legno.
L’organo è posizionato sopra un ballatoio che venne edificato al di sopra dell’ingresso della Chiesa. Internamente l’edificio è illuminato per mezzo di vetrate, aventi tra l’altro anche un valore simbolico, ossia indica la luce che il fedele deve seguire per giungere a Cristo.
La Chiesa presenta una copertura a botte e all’incrocio della navata centrale con la zona presbiteriale vi è una cupola, alla sinistra della Chiesa è presente la torre campanaria divisa in quattro piani, separati da cornici in marcapiano Alla base del campanile sono collocate delle sculture risalenti al periodo medioevale, che riproducono Adamo, Eva e il Diavolo


ROCCAMANDOLFI: CHIESA DI SAN SEBASTIANO

La Chiesa di S. Sebastiano, edificata nel 1616, è la sede dell’omonima confraternita, che gestiva l’annesso ospedale, in località Ospedale da Capo. Fu consacrata nel 1741 come si legge su una lapide e dalle 12 croci alle pareti, la struttura presenta una sola navata. Nella zona absidale vi è l’altare maggiore in pietra di Monteroduni, separato dall’aula da una ringhiera dono degli emigrati in America.

ROCCAMANDOLFI: SANTUARIO SAN LIBERATO MARTIRE

Le fonti storiche ci informano del perché le reliquie di S. Liberato si trovano a Roccamandolfi.
Nel 1779, la duchessa della terra di Roccamandolfi, fece richiesta scritta a Papa Pio VI per poter ottenere il corpo di un santo da collocare nella Chiesa di San Giacomo Maggiore.
Quando venne effettuata la riesumazione della salma, il corpo del santo si presentava ben conservato e con il volto orientato verso l’oriente. Lungo il fianco, venne ritrovata un’ampolla di vetro contenente del sangue e una spada che ci indica la professione esercitata dal defunto, ossia quella di un militare o guardia del corpo dell’imperatore.
Nel 1780, il corpo del santo venne portato da Roma a Napoli, l’allora capitale del Regno.
Le sacre spoglie furono dapprima inserite in un’urna di cristallo e legno e successivamente spostate da Napoli a Roccamandolfi. A seguito dei molti miracoli, ha inizio l’arrivo in paese di molti pellegrini dei paesi limitrofi, nel 1794, il vescovo di Bojano ordinò che a partire dalla prima domenica di giugno dell’anno seguente, si sarebbe dovuta svolgere la festa di S. Liberato. Mel marzo del 1830, una nevicata causò il crollo del tetto a cassettoni intagliati della chiesa di San Giacomo che fu ricostruito dai pellegrini insieme agli abitanti del Paese sotto la guida dei maestri della scuola napoletana.
Negli anni 1946 e 1957, il santuario, a seguito di furti restò privo di una parte del patrimonio artistico.


ROCCASICURA: CHIESA DELLA SS. VERGINE DI VALLISBONA

A 3 km dal centro abitato di Roccasicura si erge questo santuario che risale al 1200. Nel corso degli anni ha subito diverse vicende edilizie, il lunotto del portale centrale, in pietra locale, è decorato con la raffigurazione della Madonna col Bambino, al suo interno è custodito un quadro che la tradizione vuole sia stato ritrovato da una pastorella a cui apparve la Madonna. Fino a poco tempo fa la custodia della struttura nonche del territorio circostante erano affidati ad un eremita.


ROCCASICURA: CHIESA DI SAN LEONARDO DI LIMONGES

Questa Chiesa è stata allestita all’interno del granaio del Barone nel 1563. La struttura in stile romanico-francescano ha una sola navata centrale e una laterale a sinistra.

ROCCASICURA: CHIESA DI SAN NICOLA

Durante il 1700 questa Chiesa ha subito un drastico rifacimento, i resti delle mura che la circondano fa supporre che un tempo qui vi fosse un antico monastero. Con il terremoto del 1984 la Chiesa ha subito molti danni per cui si è dovuti procedere alla ricostruzione e alla riapertura la culto, al suo interno vi sono alcune statue di Santi provenienti dalla Chiesa Matrice.


ROCCAVIVARA: CHIESA DI SANTA MARIA DEL CANNETO

La Chiesa di Santa Maria del Canneto è ubicata nella campagna di Roccavivara, nelle vicinanze del fiume Trigno, questa zona venne denominata canneto data la presenza della flora, caratteristica del paesaggio fluviale, le prime notizie sulla Chiesa risalgono al 706 d.C.
Un attestato, menzionato nel Chronicon Volturnense, riferisce della donazione di una Chiesa, da parte del duca di Benevento, ai Benedettini di San Vincenzo al Volturno. Questo attestato riferiva anche che una Chiesa nei pressi del fiume Trigno, era stata distrutta da un incendio, nonché  abbandonata dagli abitanti del luogo. Il duca con molta probabilità faceva riferimento proprio alla Chiesa del Canneto visto che era l'unico edificio religioso presente nella zona.
La ricostruzione avvenne intorno al XII secolo, gli elementi architettonici sono lineari e semplici. Nei secoli VI e VII, la struttura si presentava di piccole dimensioni, formata da una sola navata e con un solo abside.
Nel IX secolo, la struttura venne ampliata con l’aggiunta di due navate laterali, grazie alla costruzione di un portico e all'aumento del numero delle arcate la struttura raggiunse una lunghezza di 22,5 metri.
Nel X secolo venne edificato il campanile, nonché fu demolito il portico al fine di creare una quinta arcata, nel secolo successivo si procedette alla costruzione di una sesta arcata.
In questo modo però la torre campanaria risultava misera rispetto al prospetto della chiesa.
Nel XII secolo raggiunge la conformazione definitiva, attualmente, nonostante le diverse trasformazioni, è considerata un gioiello dalle forme architettoniche, sia internamente che esternamente, la Chiesa appare semplice nelle forme ma è nelle peculiarità che si riesce ad afferrare la sua vera bellezza. La facciata è formata da un portale e dal rosone, ai lati del quale vi sono due leoni, che recano tra le zambe delle teste di arieti.
Il portale si pensa che sia stato edificato con materiale di recupero, disposti in modo non regolare, la lunetta collocata al di sopra del portale presenta dei bassorilievi raffiguranti l’agnello crocifisso e un leone alato, simbolo del cristianesimo. L’architrave della lunetta e’ decorato con un tralcio di vite che simboleggia la vita eterna.
Il campanile è separato dalla struttura principale ed è caratterizzato da una pianta quadrata.
Le sue mura molto compatte sono decorate da una merlatura e finestre monofore, bifore e trifore, al campanile vi si accede grazie ad una porticina collocata, tra la seconda e la terza colonna della navata destra.
La Chiesa è divisa in tre navate ed ha una copertura a capriate fatta eccezione della navata destra che presenta una copertura con volte a botte.
Le decorazioni dei capitelli sono differenti le une dalle altre infatti il primo è decorato con foglie, il secondo è liscio, il terzo, per tre lati, è caratterizzato da motivi vegetali, il quarto è formato da foglie angolari e infine il quinto presenta l’ abaco liscio.
La Chiesa termina con tre absidi, il capitello dell’abside centrale, sostiene la statua della Madonna della Vergine. In simmetria con il terzo arco della navata centrale vi è un pulpito caratterizzato da quattro colonne che sorreggono tre archi a tutto sesto, anche in questo caso le decorazioni dei capitelli sono diverse, il primo presenta foglie d’acanto nonché è scolpita una figura umana, i restanti invece hanno decorazioni vegetali.
La parte superiore della struttura è suddivisa in sette nicchie ciascuna delle quali conserva al suo interno delle sculture che riproducono dei monaci. Alla sinistra del pulpito vi sono due lastre sovrapposte: una riproduce dei tralci di vite, mentre l’altra presenta dei simboli medioevali tra cui la figura di un uomo che indossa un cappello a punta e regge nella mano una coda di animale con la testa umana. Sull’altare principale vi è una lastra che riproduce l’Ultima Cena, nella Chiesa vi è anche una scultura lignea che raffigura la Madonna del Canneto con in braccio il Bambino.


ROCCAVIVARA: CHIESA DI SAN MICHELE ARCANGELO

La Chiesa intitolata a S. Michele Arcangelo è divisa in tre navate, le cui dimensioni sono di metri 30x15 con altezza di metri 10. Al suo interno è conservata una tela che raffigura la Vergine con S. Rocco e S. Sebastiano.


ROCCHETTA A VOLTURNO: CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA

Le fonti non tramandono il periodo durante il quale venne costruita la Chiesa, per cui per poter ricomporre la storia, l’unico elemento in nostro possesso è visionare il monumento alla ricerca di una iscrizione. Ad esempio, l’architrave del portale d’ingresso alla Chiesa presenta una incisione: “domus dei et porta coeli a.d. mdcxxv”. Al di sopra di quest’ultima vi è uno stemma vescovile.
Sfortunatamente questa dicitura non fa riferimento all’anno di edificazione della struttura, ma all’epoca in cui venne sottoposta ad una radicale trasformazione. Stando a quando tramandato, le tre campane della Chiesa, provenivano da casali distrutti della “Bactaria” e di “Santa Maria delle Grotti”. Il termine “Bactaria” non è altro che l’antico nome dell’abitato di Rocchetta a Volturno. Le mura della struttura della Chiesa non sono omogenee e la sua forma è rettangolare con il tetto a terrazza.  L'architrave del portale fa da base alla lunetta che sembra inserirsi nello pseudo protiro, la torre campanaria è aggregata alla Chiesa, ed è composta da quattro blocchi sovrapposti, inserito nella torre vi è un leone marmoreo raffigurato in posa plastica, con le zambe anteriori piegate che poggia su un capitello guarnito con foglie d’ acanto.
Il secondo leone, invece, è posizionato sulla colonnina di granito posta nell’arco sotto cui passa la strada. Internamente la Chiesa si presenta caratterizzata da due navate di differenti dimensioni, illuminate dalle finestre che sono presenti sul lato destro dell’edificio.
La navata principale ha una copertura a volta a botte invece quella laterale presenta delle cupole ribassate, la Chiesa custodisce una fonte battesimale risalente al XII secolo in stile bizantino che è caratterizzata da una grande vasca alla cui sommità presenta delle decorazioni di foglie a tre o a cinque lobi. Fra i resti del monastero è stato riportato alla luce un organo sorretto da due colonne di marmo verde, che attualmente si trova in questa Chiesa.
All'interno la Chiesa dell'Assunta vi sono anche due croci lignee ricoperte di metallo lavorato e un quadro della Madonna della Vergine Assunta.


ROCCHETTA A VOLTURNO: CHIESA DI SANTA MARIA DELLE GROTTE

La Chiesa nel corso dei secoli ha subito dei lavori di restauro che ne hanno cambiato sia l’aspetto interno che quello esterno. La struttura risale al VIII secolo, periodo durante il quale giunsero i tre monaci benedettini: Paldo, Tato e Taso.  La Chiesa è in stile romanico ma si ipotizza che le sue origini siano molto più lontane nel tempo. Anticamente era accostata ad un monastero romanico, che a causa del restauro perse il suo aspetto originario, la data 1619 incisa sotto l’architrave è a testimonianze del periodo in cui avvenne il cambiamento. Queste operazioni di restauro costarono caro alla struttura, un esempio sono i danneggiamenti degli affreschi.
La struttura è in pietra, e un lato di essa si fonda sulla roccia, che ne diventa parte integrante,
questa peculiarità conferisce alla pianta una irregolarità, visibile nella collocazione dell’entrata, che a causa della presenza della roccia è stata collocata sul lato sinistro.
Il portale risale al XII secolo e non ha per nulla subito l'influenza dello stile romanico-abbruzze, tanto utilizzato nell’architettura molisana del XII e XIII secolo. Il portale è diviso da tre archi a tutto sesto con architrave scolpita e sorretta da colonnine poligonali, inoltre vi sono due finestre a monofor a che permettono alla luce di penetrare all’interno dell’edificio.
Tra l’arco e le colonnine vi sono due capitelli, scolpiti con foglie di piante grasse. La lunetta è caratterizzata da un dipinto raffigurante la Madonna con il Bambino, affiancati da due angeli che sorreggono dei ceri. La Chiesa è formata da un’aula principale che termina con il presbiterio caratterizzato da una volta a crociera costolonata, al contrario le navate hanno una volta in legno. Da questa zona è possibile raggiungere sia piccola cappella che la sagrestia, le navate sono due, di cui una è stata ricavata nella roccia, l’area destinata ai fedeli è divisa da quella presbiteriale.
La Chiesa serba oltre ad un frammento di ambone medioevale scolpito, anche degli affreschi che nel XII secolo vennero riportati alla luce. Gli affreschi raffigurano immagini orientali, di stile bizantino, e sono state ordinate in tre gruppi: affreschi rocciosi del XIII-XIV secolo, affreschi della zona principale che riproducono dei santi e risalgono al XIV secolo, affreschi del presbiterio e della cappella laterale che raffigurano iconografie mariane del XV secolo.


ROCCHETTA A VOLTURNO: ABBAZIA DI SAN VINCENZO AL VOLTURNO

La Chiesa di San Vincenzo a Volturno è ubicata accanto al monastero che attualmente è abitato da monache. Essa venne edificata nel 1960 dopo una serie di distruzioni causate da calamità naturali. La pianta riportata alla luce negli anni ’50 per volere dell’abate Pantoni, rispecchia quella attuale, dell’originario quadriportico, che in passato limitava l’atrio della chiesa, sono visibili solo i resti negli scavi davanti all’abbazia.
I monaci che abitavano la Chiesa dopo la sua edificazione, incontrarono dei problemi relativi al mantenimento della struttura stessa soprattutto di natura economica,  essendo stata costruita su una zona altamente sismica, fu soggetta a cinque terremoti, causando ingenti danni.
A partire dal 1939, la Chiesa riprese vigore, grazie all’abbazia di Montecassino che la ereditò.
Giungendo nei pressi dell’abbazia, sono visibili delle arcate in travertino locale che in passato formavano un porticato del ‘500, utilizzati per dare riparo ai pellegrini. Oltrepassate le arcate, vi e’ l’area del quadriportico. All’interno della lunetta del portale vi è un mosaico moderno raffigurante il Cristo, buon pastore, al di sotto del quale vi è una data di riedificazione della chiesa, ossia il 1960. La Chiesa è divisa in tre navate e al termine della navata centrale si trova il presbiterio in cui è collocato un altare. All’interno delle absidiole laterali vi sono invece delle statue, invece nell’absidiola sinistra vi sono tracce di pavimenti in “opus sectile”. All'interno del campanile, attualmente, è ospitato un museo, allestito dalle monache, destinato alla ricostruzione della storia dell’abbazia di San Vincenzo, la storia si attiene alle regole benedettine del dell’ "ora et labora", che significa prega e lavora.


ROTELLO: CHIESA DI SAN ROCCO

La Chiesa di S. Rocco fu fondata nel 1648 come ex-voto dopo la grave ondata di peste del 1646-48. Dopo la caduta della Congrega della Buona Morte che ivi aveva stabilito la sua sede, la Chiesa fu abbandonata, nel 1913 fu restaurata e l'anno seguente fu riaperta al culto.


ROTELLO: CHIESA DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI

La primitiva Chiesa di S. Maria degli Angeli in stile romanico si trovava in Largo della Vecchia Chiesa.  Il vescovo Tria nella sua opera di ricostruzione del patrimonio ecclesiastico ne volle una nuova, in quanto quella che trovò era angusta, oscura, senza coro e sagrestia.
Per questo progetto fu utilizzato il sito occupato dalla Chiesa dell’Annunziata e del vecchio Ospedale. I lavori della nuova Chiesa di S. Maria degli Angeli iniziarono nel 1728 e terminarono nel 1744, la struttura in stile barocco, è divisa in tre navate. Nel 1888 fu restaurata e decorata con affreschi.  Nella sagrestia è custodita la statua del patrono S. Donato, che prima si trovava nella Chiesa di Verticchio (in stile bizantino, risalente l’anno 1000).
Nel 1962 a seguito dell'abbattimento della facciata originaria è stato eliminato l'orologio pubblico.

SALCITO: CHIESA DI SANTA MARIA DELLE GRAZIE

Questa Chiesa è il risultato della giustapposizione di due navate, la maggiore del 1813, la minore del 1840, nel ’600 qui sorgeva la Chiesa del Purgatorio, ove erano tumulati i morti, sede dell'omonima congrega.

SALCITO: CHIESA DI SAN BASILIO MAGNO

La struttura ubicata vicino alla monumentale basilica del '700 rimasta incompiuta nonché unita al palazzo Caracciolo, è di piccole dimensioni, anche se al suo interno custodisce un grande patrimonio culturale ossia dei ruderi di epoca medioevale che vennero riportati alla luce casualmente nel territorio comunale. Il primo tra questi è una base tronca, racchiusa da quattro lati, mentre nella parte superiore presenta una cornice ondulata, su cui è incisa una data: 1358.
Il secondo reperto è un capitello ornato con motivi floreali risalente al periodo romanico.

SAN BIASE: CHIESA DI SANTA MARIA DELL’ACQUABONA

La denominazione della Chiesa deriva dalla bontà dell’acqua del luogo. La struttura è composta da due navate diseguali, questa Chiesa arcipretale in passato apparteneva al feudatario del Paese. Nel corso degli anni dopo vari crolli causati dai sismi ha subito molte trasformazioni edilizie, agli inizi del ’900 don Onofrio Sferra di Chiauci (1903-04) con l’obolo dei fedeli l’ha allargata con una seconda navata e restaurata. Al comune si deve l'innalzamento del bel campanile e l'abbellimento del prospetto del tempio con pezzi lavorati di travertino, i due piccoli leoni, che un tempo ornavano il prospetto dell’antica Chiesa romanica, ora sono murati su una casa in piazza roma.


SAN FELICE DEL MOLISE: CAPPPELLA DI SAN FELICE PAPA

La Chiesa di San Felice Papa, è dedicata al santo patrono, da cui deriva anche il nome del paese, ed è collocata fuori dal centro abitato. Considerando la struttura architettonica della facciata nonché delle colonne al suo interno, si ipotizza costruita intorno al IX secolo, periodo della dominazione normanna, sulla facciata anteriore vi è un’iscrizione che attualmente non è ancora stata decifrata, poiché si pensa essere un composito tra aramaico e greco, sulla parete anteriore vi è un’altra lapide raffigurante San Felice Papa.




SAN FELICE DEL MOLISE: CHIESA PARROCCHIALE DI SANTA MARIA ESTER

La Chiesa con molta probabilità fu edificata nel 1200 da Ottone IV di Brunswik per attirarsi il favore popolare. Questo personaggio nel 1198 fu eletto Re dei Romani dal partito dei Guelfi, in contrapposizione al ghibellino Filippo di Svevia, sul campanile vi è l’ermetico quadrato magico con la scritta Sator Arepo Tenet Opera Rotas, che si può leggere in tutte le direzioni.
Al di sopra di quest’ultimo vi è lo stemma del Gran Bami Cedronio, il 30 maggio si svolge la festa e la processione di S. Felice Papa, le reliquie vengono portate in processione ogni 25 anni.


SAN FELICE DEL MOLISE: CHIESA DI SANTA MARIA DI COSTANTINOPOLI

La struttura venne edificata nel 1200, ad opera di architetti appartenenti alla scuola dei benedettini di Canneto. Nel 1500, con l’arrivo del popolo croato, la Chiesa venne ampliata; successivamente, ossia intorno al 1700, la struttura venne modificata sia internamente che esternamente. A questo periodo risalgono i quattro altari e l’organo in stile barocco, rivestiti di oro zecchino, all’interno della Chiesa sono conservate anche delle statue in pietra risalenti al periodo pre-romanico, come la scultura collocata sulla fonte battesimale raffigurante l’agnello.
Della Chiesa primitiva residuano presso l’ingresso robusti costoloni di una volta a crociera, colonnine di diverso diametro e due pilastri in pietra decorati da capitelli che sorreggono l’arco a sesto acuto.
L’altare maggiore fu consacrato da Mons. Gianneli, vescovo di Larino, cosi come si legge in una lapide. All’esterno una lapide ricorda un restauro del 1932, a spese del popolo, al suo interno è conservata anche una statua di legno di S. Antonio Abate opera di Paolo Di Zinno.


SAN GIACOMO DEGLI SCHIAVONI: CHIESA DI SANTA MARIA SS. DEL ROSARIO

Dopo un secolo di vita trascorso nelle pagliare e nelle grotti, la comunità croata eresse un piccolo castello e la prima cappella, che fu poi ampliata nel 1734, la Chiesa dispone di ampi spazi, in vista di una crescita della comunità.


SAN GIOVANNI IN GALDO: CAPPELLA SANTA MARIA DEL CARMELO

La cappella di S. Maria del Carmine è stata edificata nel 1600, la struttura ad una sola navata, è ubicata sulla strada che da San Giovanni in Galdo conduce a Campolieto. Accanto alla Chiesa vi è un piccolo convento che un tempo era abitato dai Carmelitani Scalzi, successivamente lo stesso passò ai PP. Dottrinari, che lo tennero fino alla loro soppressione del 1809.
Nel 1840 l’occuparono i PP. Conventuali, che restarono fino alla soppressione definitiva avvenuta nel 1867.

SAN GIOVANNI IN GALDO: EX CHIESA SAN GIOVANNI BATTISTA

L'ex Chiesa dedicata a S. Giovanni Battista risale all'anno Mille,  nelle sue vicinanze esisteva anche un convento dei Templari o dei Benedettini, fondato nel IX secolo, attorno a cui si formò il primitivo abitato. I benedettini curarono la colonizzazione delle terre, ai cui contadini assicurarono l’esenzione dal fisco imperiale, questa Chiesa è stata la prima parrocchia del paese, era formata da un’unica navata di forma irregolare. L’arcivescovo di Benevento nel 1896 ne trasferì il titolo e la funzione parrocchiale alla Chiesa di S. Germano.


SAN GIOVANNI IN GALDO: CHIESA DI SAN GERMANO VESCOVO

A San Giovanni in Galdo, in passato nei pressi del castello, era ubicata una Chiesa, eretta intorno all’ anno Mille. In seguito il castello divenne un monastero dell’ordine religioso dei Templari, ma quando nel 1312 quest’ultimo venne soppresso, la Chiesa contigua venne nominata Chiesa parrocchiale. La struttura nel 1896, a seguito delle infiltrazioni dell’acqua, venne chiusa al culto, per cui si decise di spostare il servizio liturgico nella Chiesa di San Germano vescovo.
La Chiesa di S. Germano venne edificata nel 1480, sui resti di un antico tempio romano. Attualmente della struttura permane solo il campanile e le mura perimetrali.
La struttura è divisa in tre navate, separate da colonne monolitiche di travertino composte da basi e capitelli. All’interno di questo edificio sono conservate due acquasantiere e un pulpito del ‘300, proveniente dalla Chiesa di San Giovanni Battista. Il pulpito mostra alcuni elementi simili a quello collocato nella chiesa di Ferrazzano, ossia le colonnine, gli archi trilobati, nonché la divisione orizzontale in due sezioni e la presenza di motivi vegetali collegate a figure animate, al periodo romanico risalgono le statue dei leoni che formano il basamento delle colonnine a sostegno del balcone. I capitelli delle colonnine presentano le seguenti raffigurazioni: volatili, con il corpo di colomba e tra il becco adunco sorreggono il trifoglio; una fanciulla svestita a cavalcioni sulla groppa di un pavone; dagli angoli sporgono due teste umane e un drago alato. Il pulpito presenta archi trilobati in stile gotico con fregi di tralci di vite e grappoli, nonché vi sono scolpite una testa d’angelo e una immagine umana nuda. Lateralmente all’ingresso sono posizionate due acquasantiere sostenute da leoni, strutturalmente identiche tra loro, uno dei due leoni sembra non avere la criniera mentre l’altro ha un aspetto tra il felino e l’umano. Nel 1934 all’interno della Chiesa venne posizionato un pulpito che in passato si trovava nella vecchia Chiesa,  esso è in stile gotico-bizantino, la prima parte è decorata da una cornice a foglie d’acanto, mentre la seconda presenta i simboli dei quattro Evangelisti al centro del quale vi è poi un leone sormontato dall’aquila porta leggio e lateralmente vi sono un toro e un angelo che sostengono delle pergamene.
Nei pannelli laterali sono scolpite le immagini di San Giovanni Battista con l'agnello crocifero, di San Germano vescovo e infine l’effige di Sant’Agostino. Al di sopra del presbiterio vi è un dipinto di Amedeo Trivisonno raffigurante la Creazione e la Redenzione, altre due tele, invece, raffigurano il vescovo San Germano e l’Ultima Cena, il primo risale al 1593 al contrario il secondo è datato intorno al '500.


SAN GIULIANO DEL SANNIO: CHIESA DI SAN NICOLA DI BARI

La Chiesa venne edificata sulle rovine di un’antichissima costruzione del periodo romanico che dopo aver subito i danni di ben due terremoti venne per ben due volte ricostruita. 
A testimonianza di ciò vi è un leone in pietra e un’acquasantiera risalenti al 1200 e al 1587. La struttura ha un impianto basilicale ed è decorata con lavori in stucco.
L’8 marzo del 1847, il tetto della Chiesa precipitò a causa del carico eccessivo della neve. La copertura venne subito ripristinata grazie all’intervento del re Ferdinando II di Borbone.
All’interno della Chiesa sono collocati sette altari, e la sua luminosità è dovuta alla presenza di quattordici finestroni che permettono alla luce di filtrare all’interno.
Al suo interno sono custodite molte opere artistiche, tra cui oltre alla statua lignea di San Nicola, vi sono due affreschi affascinanti nonché due tavole antichissime raffiguranti la Natività e l’Offerta dei Magi. Di grande interesse artistico è anche un armadietto contenete gli oli santi risalenti al 1200, interamente in pietra, su cui è scolpita la SS. Trinità.
Per quanto riguarda i dipinti citiamo: la bellissima tela dipinta da Mattia Preti, ove sono raffigurati i Misteri del Rosario con la Madonna; una tela antica su cui è effigiato Francesco Di Paola; un’altro dipinto rappresenta i santi Apostoli, Pietro e Paolo insieme alla Vergine in Gloria. La Chiesa custodisce anche le opere di Amedeo Trivisonno, tra cui ricordiamo: i quattro dipinti raffiguranti i quattro Evangelisti, collocati sui pennacchi sferici della cupola infine i quattro dipinti ovali disposti sulle pareti laterali descriventi San Giuseppe, San Emidio, Santa Cecilia e Santa Teresa del Bambino Gesù. Subito dopo il terremoto del 1805, venne eseguita una statua in onore della compatrona, Sant’Anna, con accanto la figlia Maria, al di sopra dell’altare principale, è presente un affresco dell'Immacolata Concezione, opera di Giuseppe Tiberio. Tra le opere artistiche ricordiamo: un organo risalente al 1800, un pulpito ligneo che presenta una copertura del ‘700,  l’altare maggiore caratterizzato da marmi policromi, composto anche da balaustra datata del 1800, il battistero con basamento in pietra e infine un’urna in legno. La statua di San Nicola venne commissionata dall’arciprete don Giovanni Gentile e realizzata dallo scultore Giacomo Colombo, l'opera ha un’altezza di circa 2 metri, estratta da un tronco di pero, le cui parti sono curate in modo molto dettagliato. Il santo è raffigurato accanto a tre angeli e un paggio, in memoria dei suoi miracoli, nell’atto di benedire il suo popolo.


SAN GIULIANO DEL SANNIO: CHIESA DI SAN ROCCO

La Chiesa è ubicata su una roccia, nella zona più alta del paese a 700 metri sul livello del mare. La sua struttura muraria è interamente in pietra come la pavimentazione esterna nonché l’entrata anteriore e l’accesso laterale. La Chiesa venne restaurata negli anni 1983/84 e si presenta caratterizzata da cinque finestre a lunetta posti lateralmente nonché da un finestrone collocato nella facciata principale. Al suo interno, è visibile un solo altare formato da marmi pregiati e policromi risalenti al 1700 e un tabernacolo al di sopra del quale vi è la statua in legno della Madonna Addolorata. Lateralmente al coro di legno, vi sono due tele risalenti al ‘700, delle quali una raffigura Gesù  nell’orto mentre viene esortato da un angelo, e l'altra la scena della deposizione della Croce. All’interno della struttura sono conservate le statue di San Michele Arcangelo, San Rocco, gli angeli custoditi e infine San Filippo Benizi. Dopo il terremoto del 1700 la Chiesa venne ricostruita dal popolo e consacrata nel 1742, il 26 luglio del 1805, un secondo terremoto causò ingenti danni alla struttura, che venne nuovamente ricostruita.
SAN GIULIANO DEL SANNIO: CHIESA DI SANT’ANTONIO

La Chiesa è ubicata nei pressi della piazza principale, dell’omonimo spiazzo, ed esattamente alle spalle della fontana del paese. La struttura venne consacrata il 4 dicembre del 1988, nonché recentemente restaurata grazie alle donazioni dei fedeli, la Chiesa si dice che venne edificata grazie alla fede del popolo nel 1700, al suo interno sono presenti delle opere di notevole interesse artistico, come l’altare caratterizzato dalla pradella, il presbiterio, la copertura del soffitto in legno e infine la statua del santo collocata in una nicchia anch’essa in legno.


SAN GIULIANO DI PUGLIA: CHIESA DI S. ELENA

Pandulfo e Landulfo, principi longobardi, affidarono ai benedettini il convento da loro fondato con l’intero feudo di Pantasin, riservando loro anche il diritto di fondarvi paesi e condurvi coloni. Re Guglielmo con diploma del 1179 confermò il possesso di Pantasia e di Montecalvo.
Nel 1348 il convento fu però abbandonato a causa della peste, il feudo rimase come commenda fino al 1809, nel 1725 l’aveva il cardinale Del Giudice, che ne ricavava 520 ducati per fitto delle terre da parte di Bartolomeo Rota, marchese di Colletorto e S. Giuliano.
Oltre il casale di Montecalvo i monaci tenevano Tonnicchio, casali che divennero disabitati.
Nel 1550 l’abate commendatario concesse le Capitolazioni, riconoscendo molti diritti agli uomini di S. Giuliano, la Chiesa di S. Elena fu fatta riedificare da mons. Pianetti, vescovo di Larino (1711) portandola da tre ad una sola navata.


SAN GIULIANO DI PUGLIA: CHESA DI SANT’ANTONIO ABATE

Edificata nel 1573, la Chiesa di S. Antonio Abate presenta sull’epistilio della porta di entrata un’iscrizione, che si riferisce ad un restauro avvenuto nell’anno 1573. La traduzione dice: "Tempio dedicato alla Beata Vergine del SS. Rosario A.D. 1573".





SAN GIULIANO DI PUGLIA: CHIESA DI SAN GIULIANO

La Chiesa di San Giuliano ha origini romaniche e risale al 1200, purtroppo il terremoto del 1456, non ha permesso di conservare la sua classicità. Venne infatti ricostruita e nel 1730 nuovamente modificata nei suoi aspetti. L'edificio presenta un struttura architettonica lineare, propria dello stile romanico, alla Chiesa si accede mediante una scalinata in pietra, che dirige al portale d’ingresso che ha un ruolo importante non solo nella storia architettonica della Chiesa ma anche in quella dell’intero territorio molisano,il portale racchiude tutte le caratteristiche dell’arte religiosa e risale al XVI secolo.
Decorato con sculture attualmente ancora inalterate, la sua cornice termina in un timpano ed è sorretta da due piccole colonne con funzione ornamentale, che sono sostenute da leoni stilofori.
Il portale è caratterizzato da tre archi a tutto sesto a strombo, ciascun arco è adorno da una cornice di foglie con le punte inarcate nonché da grossi dadi forati.
La lunetta, delimitata da un arco a tutto sesto, conserva nella sua parte interna un piccolo Crocifisso,  alla base del protiro e dell’arco mediano, vi sono dei leoni in pietra con funzione di sostegno. Gli elementi decorativi, conferiscono al portale un effetto di luce e di ombre, tale da trasmettere l’illusione che il protiro sia più sporgente di quanto lo sia realmente. Nella cornice quadrilobata, collocata al vertice del protiro, vi è un agnello crocifero. Internamente la Chiesa presenta tre navate, di cui quella centrale termina nel presbiterio che conserva uno splendido altare.


SAN MARTINO IN PENSILIS: CHIESA DI SAN PIETRO APOSTOLO

La primitiva Chiesa romanica andò distrutta, nel 1400 fu costruita una nuova in stile rinascimentale, che il vescovo Tria, nella sua opera di risistemazione edilizia delle Chiese diocesane, restaurò radicalmente in stile barocco. Fece murare nella facciata un’antica lapide, prima usata come gradino, nel 1728 fu dichiarata Collegiata Insigne con 12 canonici e furono aggiunti stucchi come abbellimento: in quell’anno fu traslato il corpo di S. Leo, che dal 1300 si trovava custodito nella Cappella di S. Maria in Pensilis, la struttura è ad una sola navata.
L'imponente facciata barocca è tripartita da paraste mistilinee, all'interno è custodito un pregevole altare, sotto cui vi è la cassa d’ebano e cristallo di S. Leo, nel 1893 un furioso incendio distrusse molte suppellettili, tra cui una tela del Melanconico, sul sagrato della Chiesa si svolgono alcuni riti connessi alla Corsa dei Carri in onore di S. Leo che si svolgono il 30 aprile di ogni anno.


SAN MARTINO IN PENSILIS: CHIESA DI SANTA MARIA IN PENSILIS

Questa Chiesa, risalente al 1720, presenta una sola navata,  attualmente è la sede della Confraternita del SS. Sacramento.


SAN MARTINO IN PENSILIS: CHIESA DI GESU’ E MARIA

La Chiesa e l'annesso convento furono edificati nel 1490 ad opera dei Minori Osservanti, entrambi gli edifici sono ad una sola navata, con soffitto a cassettoni impreziositi da ornamenti e rifiniture in oro zecchino.


SAN MARTINO IN PENSILIS: CHIESA DI SAN MARTINO

Quella dedicata a S. Martino è la più antica Chiesa del paese. Sul campanile vi è impressa una data, 1410, che con molta probabilità è quella dell'origine della Chiesa. Nel 1728 fu ricostruita con i materiali di risulta delle antiche chiese distrutte di S.Maria in Pensilis e S. Giuseppe e da una fu portata a tre navate. Attualmente è la sede della Confraternita della Buona Morte.

SAN MASSIMO: CHIESA DI SAN MICHELE ARCANGELO

Il titolo di questa Chiesa testimonia il rapporto del paese con il mondo pastorale e i viaggi in Puglia, dove si trova il santuario di Monte S. Angelo. Questa Chiesa fu edificata nel 1726 a spese del popolo in ringraziamento per il superamento di una grave epidemia.





SAN MASSIMO: CHIESA DI SANTA MARIA DELLE FRATTE

La Chiesa, situata a circa un km dal paese, presenta un portale ad arco ogivale definita da una cornice alla cui sommità vi è lo stemma dei cavalieri di Malta. Ogni 24 del mese di giugno la statua di S. Giovanni insieme a quelle di S. Lucia e della Madonna delle Grazie viene portata in processione da qui fino alla chiesa Madre ove rimangono fino alla seconda domenica del mese di settembre, giorno in cui si tiene la processione di ritorno.


SAN MASSIMO: CHIESA DI SAN ROCCO

La Chiesa, fondata nel 1523 a spese dell’università, è stata edificata con lo scopo di proteggere l’ingresso del paese dal morbo della peste che secondo molti veniva trasportata dai molti viandanti. Al suo interno è conservata una tela della “Vergine del Rosario”.


SAN MASSIMO: CHIESA DI SAN SALVATORE

La Chiesa originaria era dedicata a S. Massimo Confessore, molto venerato dai principi di S. Massimo che in suo onore eressero anche delle Chiese sia a Salerno che a Benevento.
Edificata intorno all'anno Mille, nel 1456 fu distrutta dal sisma, ricostruita ex-novo nei primi anni dell’800, ma sfortunatamente un nuovo sisma la distrusse nuovamente, sotto le macerie morirono circa quaranta persone tra cui il noto pittore Raffaele Gioia.


SAN PIETRO AVELLANA: CHIESA DI SAN AMICO

La Chiesa è ubicata nella parte più alta del paese, dove un tempo si ergeva anche il castello ed è congiunta alla Chiesa parrocchiale di SS. Pietro e Paolo. La presenza di elementi architettonici romanico-gotici del XIII secolo, fanno supporre che le origini della struttura siano collocabili intorno al ‘200.
La Chiesa si ritiene che sia una navata della Chiesa madre, perché grazie alla presenza di una porta è comunicante con la chiesa di SS. Pietro e Paolo.
Ha una sola navata con sei pilastri arricchiti da capitelli e un arco romanico che separa la zona presbiteriale dal resto della Chiesa. All’interno di una balaustra in pietra è conservata l’abside, mentre l’altare maggiore e’ circondato da un’edicola sorretta da quattro pilastri. La statua di S. Amico è custodita in una nicchia, mentre la sua tomba, che conserva ancora il suo corpo, è collocata nella parte sottostante dell’altare. In onore del Santo, nella Chiesa è custodita anche una teca d’argento della seconda metà del XIV secolo.


SAN PIETRO AVELLANA: CAPPELLA DI SAN MICHELE ARCANGELO

Il titolo testimonia il rapporto del paese col mondo pastorale e i viaggi in Puglia presso il celebre santuario di Monte S. Angelo. Questa cappella fu costruita a spese del popolo nel 1726 in ringraziamento del superamento di una grave epidemia. Al suo interno è custodita una tela del miracolo del vescovo Ataone, alcuni calici e una croce processionale settecentesca.


SAN PIETRO AVELLANA: CHIESA SANTA MARIA DELLE FRATTE

La Chiesa risalente al 1200 è ubicata nell’agro, a un chilometro dal paese. Presenta un bel portale ad arco ogivale, definito da una cornice tortile alla cui sommità vi è lo stemma dei Cavalieri di Malta, ai quali appartenne. Il 24 giugno la statua di S. Giovanni, assieme a quelle di S. Lucia e della Madonna delle Grazie, e condotta da qui fino alla Chiesa Madre, dove sosteranno fino alla seconda domenica di settembre, allorché sarà effettuata la processione di ritorno, mentre i fedeli lanciano fiori.


SAN POLO MATESE: CHIESA DI SANT’ANTONIO DI PADOVA

La Chiesa dedicata a S. Antonio, sede dell’omonima confraternita, risale al 1600, un tempo possedeva autonomi beni, come riportato dal notaio Fiorella (1728), con rendite annue di circa 50 ducati, dopo la distruzione causata dal sisma nel 1805, fu ricostruita.
Nel 1925 fu restaurata vendendo l’oro del Santo: ciò provocò la scomunica del priore, che poi fu reintegrato. Nel 1966 è stata di nuovo restaurata e decorata con un affresco di Gino Tiberio, nel 1992 è stato restaurato il campanile, la Chiesa è popolata di fedeli soprattutto durante il mese di giugno.


SAN POLO MATESE: CHIESA DI SAN PIETRO IN VINCOLI

Questa Chiesa risalente al 200 ha subito nel corso degli anni varie vicende edilizie. La chiesetta romanica, di cui si ha notizia in un documento del 1241, fu distrutta dal terremoto del 1456 e sostituita da una Chiesa rinascimentale, di cui residua il battistero (1552).
Sono pregevoli un’acquasantiera del 1616 e la statua lignea della Madonna col Bambino (1755) di Paolo Antonio Di Zinno. Dopo il crollo per il sisma del 1805, allorché nella Chiesa morirono 136 persone (l’edificio e stato ricostruito col contributo degli emigrati). Nel 1945 crollò la facciata, che fu ripristinata, nel 1949 ci fu la nuova ricostruzione ad opera dello Stato, le sue dimensioni sono: metri 25x10, altezza metri 8. La struttura è ad una sola navata, sulla facciata, lato ovest, sorge il campanile, antica torre riadattata e intonacata con due campane e un orologio a forma quadrata.
Nel passato aveva pingue rendite: nel 1728 il notaio Fiorella conta entrate per 154 ducati e uscite per 62 ducati con un forte utile, nella cripta in passato erano seppelliti i morti, come quelli del sisma del 1805.

SAN POLO MATESE: CHIESA DI SAN NICOLA DI BARI

Questa Chiesa risalente al 1600 ha subito nel corso degli anni diverse vicende edilizie.
Della Chiesa settecentesca si ha una descrizione del notaio Boccaccio (1728), con entrate per 272 ducati e uscite per 19 con un elevato saldo attivo. Crollata col sisma del 1805, fu ricostruita poco dopo, nel 1887 fu restaurata e alzata di qualche metro, nel 1964 fu sconsacrata e data all’Azione Cattolica. Dopo un nuovo restauro, è stata riaperta al culto nel 1981: qui si officia il mese mariano.

SAN POLO MATESE: CHIESA DI SAN MICHELE ARCANGELO

Edificata nel 1890, la Chiesa intitolata a S. Michele fu restaurata con l’obolo degli emigrati nel 1983, la Chiesa è meta di fedeli solo durante le messe liturgiche della domenica e per le catechesi.


SANTA CROCE DI MAGLIANO: CAPPELLA DI SANTA MARIA DI MELANICO

Il monastero di Santa Maria di Melanico è ubicato in una vallata percorsa dal fiume Fortore, di poco distante dal paese. I monaci benedettini si spinsero sino in questa zona a partire dagli inizi del X secolo. La Chiesa venne edificata sulle rovine di un tempio pagano di epoca romana; questa tesi però non è avvalorata nè nelle bolle di Pasquale I e di Stefano VII, nè nel Liber Pontifilcalis. Alcuni studiosi sostengono che il convento venne costruito nientemeno che nel 976; questa ipotesi al contrario della precedente è confermata da un documento indicante questa data.
Nel 976, infatti, due principi longobardi, Pandolfo e Landolfo, al termine dell’edificazione della Chiesa antica denominata di S. Eusebio, l’avrebbero consegnata ai monaci benedettini. Il passaggio di proprietà è ratificato da Ruggero II, nel 1135.
La Chiesa di Melanico è caratterizzata da un unico complesso che imita lo schema di Benedetto Da Norcia. Tutto è annesso all’interno di un muro perimetrale per difendersi da possibili attacchi nemici. La struttura era formata da molteplici locali, quali le officine, le stanze adibite alla raccolta e i locali destinati ad accogliere il clero.
A causa dei continui interventi di ristrutturazione, non è possibile descrivere con precisione l’ intero complesso. Attualmente la struttura viene utilizzata come azienda agricola, per cui si sono persi i caratteri originari. Dell’edificio originale rimane solo la facciata della Chiesa romanica, che in passato era inserita nel complesso del monastero.


SANTA CROCE DI MAGLIANO: CHIESA DEL SS. ROSARIO

Questa è l’antica Chiesa della S. Croce, attorno a cui si formò il primitivo abitato. Edificata nel 1500 è la sede della Congrega del SS. Rosario, qui si praticava il rito greco, poi estinto, assieme all’Arcipretato di S. Croce.


SANTA CROCE DI MAGLIANO: CHIESA DI SANT’ANTONIO DI PADOVA

Questa Chiesa edificata nel 1607 fu eretta a parrocchia nel 1632, anticamente era divisa in tre navate.  Nel 1750 fu ampliata e portata ad una sola navata, nel 1850 venne di nuovo ampliata con l’aggiunta di una navata minore. Le sue dimensioni sono: metri 34xl 1, metri 29x5, altezza di ambedue metri 12. Al suo interno è conservato il quadro dell’Assunta che proviene dall’antica Chiesa del casale di Magliano, da cui fu traslato nel 1609.

SANTA MARIA DEL MOLISE: CHIESA DI SANTA MARIA FILIPPO E GIACOMO

Questa parrocchia risalente al 1860 è intitolata ai tre patroni del paese che vengono festeggiati il 1° Maggio con la celebrazione della messa e la processione per le strade di Santa Maria del Molise.

SANTA MARIA DEL MOLISE: CHIESA GROTTE SAN MICHELE ARCANGELO

Il santuario risalente al 1200 è situato a S. Angelo in Grotte, frazione di S. Maria del Molise. La grotte è ricavata nella roccia, ove sgorga una sorgente d’acqua benedetta, le opere murarie della grotta sono state restaurate e ampliate nel 1890 con il contributo degli emigrati in USA. Sul perimetro dell’antica parrocchia è stata ricostruita ex-novo una Chiesa ad una sola navata con annesso collegio adibita solo ed esclusivamente a colonia estiva.


SANTA MARIA DEL MOLISE: CHIESA DI SAN PIETRO IN VINCOLI

All’interno della Cripta vi sono circa nove affreschi trecenteschi delle sette opere di misericordia mentre in fondo è situato un grezzo altare in pietra, che delimita uno spazio piuttosto limitato, coperto con alcune volte a botte. Gli affreschi sono disposti sulle volte e lungo le pareti della cripta secondo la tradizionale disposizione sacrale: “Dar da magiare agli affamati”, “Dar da bere agli assetati”, “Vestire gli ignudi”, “Ospitare i pellegrini”, “Visitare gli infermi”, “Visitare i carcerati” ed infine “Seppellire i morti”.

SANT’AGAPITO: CHIESA DI SAN NICOLA DI BARI

La Chiesa di S. Nicola di Bari risalente al 1627 è in stile tardo romanico con pianta longitudinale. La sola navata che caratterizza la struttura si incrocia con il transetto in modo da formare con esso una sorta di tau (T) che simboleggia la Croce.
L’altare maggiore in marmi policromi datato del 1821 è ubicato nella zona presbiteriale ed è sovrastato dalla statua di S. Nicola di Bari, la navata centrale presenta delle nicchie dei santi protettori: l’Immacolata, la Madonna del Carmine, San Michele Arcangelo, S. Antonio di Padova, S.Agapito e S.Rocco.
Altra cappella importante è quella della Vergine Addolorata e del Cristo morto collocata alla destra dell'altare, il campanile della Chiesa reca un antico quadrante d’orologio in pietra.

SANT’ANGELO DEL PESCO: CHIESA DELLA VERGINE DEL CARMELO

La Chiesa fu edificata nel 1550 a ridosso di un’altura fuori dell’abitato urbano nel XVIII secolo. Originariamente aveva una sola navata ma nel corso di un restauro del 1880 venne ampliata con altre due navate laterali, su progetto del Genio Civile. Il campanile è stato aggiunto nel 1924, distrutta durante gli eventi bellici del 1943, è stata interamente ricostruita. Durante la grande peste del 1656 fu adibita a cimitero, come nel corso di altre epidemie, nel 1849 accolse la congrega del Carmine, il cui statuto è stato rinnovato nel 1927.
L’incendio del 1862 distrusse gli arredi sacri e il quadro della Vergine, che fu subito sostituito con uno uguale commissionato dall’abate Morgano ad una scuola di pittori di Napoli.


SANT’ANGELO DEL PESCO: CHIESA DI SAN MICHELE ARCANGELO

Questa parrocchia risalente all'anno Mille è menzionata in un inventario dell’Abate Curato don Antonio Litterio. Al suo interno vi sono sette cappelle e sette altari (Sacramento, Rosario, Trinità, S. Maria di Montevergine, Suffragio, S. Antonio di Padova, S. Ippolito), una campana fusa ad Agnone (1690), arredi sacri in argento; possiede 1500 pecore, mucche e buoi aratori. Nel 1761 fu dichiarata di regio patronato e il parroco regio arciprete, con concessione d’insegne pontificali (mitra aurea, pastorale, croce pettorale, guanti, trono, mozzettone vescovile).
La Chiesa è stata interamente rifatta nel 1886, su progetto del Genio Civile. Pianta rettangolare a semplice navata lunga: mt 25 x 20, altezza mt. 15. Non sorge sui ruderi della vecchia badia, bensì nel centro dell’abitato, rasente la Sangritana, nel 1896 un incendio distrusse tutti i paramenti sacri e l’archivio badiale.


SANT’ANGELO LIMOSANO: CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA IN CIELO

La Chiesa risalente al 1200 ha subito nel corso degli anni molti rifacimenti, tra cui quello più decisivo voluto dal Card. Orsini agli inizi del 1700.
Nel 1883 fu deciso un secondo importante restauro voluto dall’arciprete, le sue dimensioni sono: metri 29x10, altezza metri 8. Al suo interno vi è un importante altare maggiore in marmi policromi oltre ad una statua di Paolo di Zinno, S. Pietro Celestino del 1748. Altra statua è quella che raffigura la Madonna delle Stelle, al 1748 risale anche l'opera che effigia Santa Filomena in estasi accanto al Cristo disteso in una teca e circondato da tre angioletti.

SANT’ANGELO LIMOSANO: SANTUARIO DI SANTA MARIA DELLE STELLE

Dopo il ritrovamento del santo quadro nel 1924, furono scoperti diversi materiali edili risalenti ad un’antica chiesa in contrada Fonte del Bove. Qui nel 1930 fu edificato un Santuario dedicato alla Vergine. La statua della Madonna delle Stelle, ivi conservata, fu ricomposta utilizzando reperti trovati negli scavi, per interessamento del contadino Ciarallo Vincenzo e dello scultore locale Davide Angiolini. L’8 settembre1926 i pellegrini di Duronia, Torella e altri paesi qui scavarono e trovarono una grande quantità di antichi mattoni.


SANT’ELENA SANNITA: CHIESA DI SANTA MARIA DELLE GRAZIE

La Chiesa, denominata anche S. Maria in Castellana, fu costruita con materiali di antiche cappelle, si pensa che la sua edificazione fu voluta dai signori feudali. Abbattuta dal sisma del 1805, fu riedificata nel 1826 e ampliata nel 1858 a spese dell’omonima Confraternita, Badia SS. Cosma e Damiano. Di questa ricostruzione se ne ha notizia in un atto del 1738, in cui si afferma che è stato da poco eretta, padronato della famiglia Verdile.
Don Giuseppe Verdile vi esercitò il ministero sacerdotale per circa 50 anni (1712-57), nonché fu il propugnatore del culto per i santi anargiri, mentre prima la gente soleva rivolgersi per la salute a S. Sebastiano, S. Rocco e S. Michele. Era stato influenzato dal bojanese don Francescantonio de Visco, arciprete di Cameli dal 1687 al 1716, che aveva diffuso questo culto in un’epoca di frequenti epidemie.  L'attuale aspetto è il risultato del lavoro di un uomo: Mario de Tollis aveva a Bojano fatto dei lasciti alla locale Cappella dei Santi orientali. Restaurata nel 1895, dopo che per un ventennio era stata abbandonata e chiusa al culto.
La Chiesa, ubicata vicino al palazzo baronale, ha subito nel corso degli anni moltissime vicende edilizie. E' divisa in tre navate che terminano con tre absidi che presentano delle decorazioni dedicati alla Vergine e ai suoi genitori Gioachino ed Anna. Lungo le navate laterali vi sono delle cappelle affrescate da Mario de Tollis tenatando di ripercorrere la vita e le opere di vari santi. Al di sotto dell'altare maggiore vi è la cripta ove sono conservate le reliquie di San Francesco.


SANT’ELENA SANNITA: CHIESA DI SAN MICHELE ARCANGELO

La Chiesa sorge su di un’altura e fu ricostruita nel 1748 su un’area già occupata da un precedente edificio religioso, esistente risalente al 1628. Originariamente venne edificata come chiesa secondaria intitolata a Sant'Angelo, come testimoniano alcuni nomi delle strade limitrofe alla Chiesa.
La struttura è ad una sola navata con tre cappelloni per ciascun lato, ciascuno dei quali è dedicato al culto di un Santo. Davanti all'ingresso principale di innalza il baldacchino dedicato a S. Michele Arcangelo il cui culto risale al 1628. Nella zona absidale sono conservati gli otto gruppi scultorei dedicati al culto di Santa Filomena. Nel 1886 un fulmine danneggiò tutto l’edificio; essa venne ricostruita dopo il terribile sisma del 1805 con l’aggiunta del campanile ed ora presenta una bella facciata. All’interno della Chiesa si segnalano una scultura lignea del XVI secolo raffigurante la Madonna, la Chiesa possiede una statua che porta la data del 1679 e la firma di Giovanni Merliano da Nola, nonché un S. Michele ligneo di G. Colombo e una statua di S. Filomena con i martirii, opera del Citarella. Nella Cappella dell’Addolorata vi è un affresco Deposizione di Di Lisio. Due tele di Carmine Muliere rappresentano la Crocifissione e la Sepoltura. S. Michele Arcangelo è la Chiesa più grande del Paese ove solitamente vengono celebrate le Messe più importanti.


SANT’ELENA SANNITA: CHIESA DEI SS. COSMA E  DAMIANO

La Chiesa, situata a circa un chilometro e mezzo dal centro abitato, fu edificata da Domenico Verdile. Ampliata successivamente dal figlio, avv. Raffaele Verdile, rimase abbandonata dal 1870 al 1895, e nel 1895 i sigg. Verdile la fecero restaurare e riaprire al culto.


SANT’ELIA A PIANISI:CAPPELLA DI SANT’ ANNA

Costruita dai coniugi Colavita nel 1820, fu consacrata dal Vescovo di Benevento Bussi nel 1824. E’ sede della Confraternita del SS. Sacramento, istituita nel 1799.

SANT’ELIA A PIANISI: CHIESA DI SAN FRANCESCO DI ASSISI

La Chiesa di S. Francesco risalente al 1604 è annessa all'omonimo convento cappuccino, nel cui refettorio si conservano due lunette di Paolo Gamba. Entrando nella Chiesa l’attenzione dei visitatore è attirata dal complesso ligneo dell’altare maggiore e il polittico che riveste la parete.
Restaurato nel 1964, si presenta simile ad altri esistenti nei conventi della stessa provincia cappuccina e ciò in quanto pare che detti altari vennero creati tutti dalle stesse mani: quelle di fra Berardino da Mentone. Ogni anno qui fanno tappa centinaia di pellegrini che vengono a visitare la cella di Padre Pio; infatti, il convento di Sant’Elia a Pianisi, dopo quello di San Giovanni Rotondo, è il luogo che ha ospitato più a lungo Padre Pio: quasi 4 anni. A Padre Pio è dedicata anche una bellissima statua situata nella piazza.


SANT’ELIA A PIANISI: ABBAZIA DI SAN PIETRO APOSTOLO

La Chiesa di San Pietro Apostolo è ubicata fuori dalle mura del paese sulla strada statale che conduce a Termoli. Intorno alla struttura il Comune di Sant’Elia a Pianisi ha predisposta un'area di sosta per fare anche un piacevole pic-nic. La Chiesa apparteneva ad un monastero benedettino dello stesso ordine dei monaci di San Vincenzo al Volturno. Le prime notizie risalgono all’anno 1153, quando il Papa Anastasio IV fece rientrare la Chiesa tra le dodici badie dell’Arcidiocesi di Benevento. La Chiesa di San Pietro intorno al XVI secolo fu abbandonata.
Pietro Lunel, Vescovo di Gaeta, trovandosi a visitare la zona e la stessa struttura si raccomandò che ivi venisse almeno celebrata la messa domenicale. Nel 1785 il feudo abbaziale fu gestito dal Vescovo di Capri, alla morte di quest’ultimo però nessuno se ne prese più cura.
Agli inizi del 1900 il complesso fu nuovamente lasciata in uno stato di abbandono e adibita a stalla e fienile. In tempi recenti è stato restaurato dalla Soprintendenza alle Belle Arti della Regione Molise.
La facciata della Chiesa è divisa verticalmente in quattro sezioni attraverso una serie di lesene, ciascuna delle quali è caratterizzata da una coppia di archetti uniti da mensoline.
La Chiesa non ha un campanile anche se sul muro vi è un piccolo arco di ferro, dal quale pende una piccola campana. Internamente la struttura è totalmente in pietra e presenta una sola navata con soffitto ligneo a capriate. I soli elementi presenti nella Chiesa sono: l’acquasantiera, collocata alla destra del portale, l’altare in pietra e una statua di San Pietro.

SANT’ELIA A PIANISI: CHIESA DI SAN ROCCO

La Chiesa intitolata a S. Rocco è ubicata al centro del paese ed è incorporata nel palazzo municipale. Da questo si distingue per la facciata in pietra e per il suo portale caratterizzato da un bassorilievo in stile romanico, la Chiesa fu edificata nel 1530  accanto al vecchio palazzo baronale, la cui loggia era situata al di sopra della sacrestia.
Alla fine del 1800, fu annessa al palazzo municipale che fu edificato al posto del palazzo baronale, nel 1582 l'edificio religioso divenne sede della confraternita del SS. Rosario i cui membri decisero di abbellirla. I primi lavori di restauro iniziarono nel 1902 e interessarono la pavimentazione, la linearità della facciata della Chiesa è interrotta dal portale seicentesco, opera di Giuseppe Giuliano. Al di sopra del timpano vi è una pietra decorata con due bassorilievi, il primo di questi rappresenta un cavaliere in tunica, che regge con una mano le briglie del suo cavallo mentre con l’altra stringe una corona. Alle sue spalle è scolpito un mostro alato con la testa di grifone e la lunga coda. Quasi sicuramente questo cavaliere è S. Giorgio, il secondo bassorilievo rappresenta un vescovo con le braccia incrociate.
Secondo la tradizione questo personaggio è San Nicola, perché questa lapide proveniva dalle rovine della chiesa normanna di San Nicola sita a Pianisi. Alla sinistra del portale è collocata una pietra lavorata sulla quale sono scolpiti due pesciolini in un cerchio, che simboleggiano il Cristo. La Chiesa presenta una sola navata illuminata dalla luce che filtra da due finestre collocate all’altezza dell’altare, di notevole interesse storico sono i capitelli, su ognuno dei quali è raffigurato un angelo che è appoggiato su una nuvola di fiorellini bianchi.
Il portone d'ingresso è sovrastato da una balconata ove è collocato l’organo.
Lateralmente non vi sono altari perché quelli che vi erano furono demoliti per volontà del cardinale Orsini e sostituiti da quattro nicchie. L’altare maggiore dedicato al SS.mo Corpo di Cristo è in marmo intarsiato e su di esso è collocata una custodia in legno dorato. Nelle nicchie alle spalle dell’altare maggiore ci sono delle statue che raffigurano: la Madonna con Bambino; San Rocco e San Sebastiano. All'interno della Chiesa è conservato un organo a soffietto del ‘600, restaurato dalla Sovrintendenza.

SANT’ELIA A PIANISI: CHIESA DI SANT’ELIA PROFETA

La Chiesa risalente al 1200 ha subito nel corso degli anni diverse vicende edilizie.
Nel 1589 fu ampliata, come si legge dall’architrave, nel 1565 aveva 4.000 ducati di rendita, su oltre 22.000 moggi di terreni, le sue dimensioni sono: metri 22x16, altezza metri 16.
La struttura è divisa in tre navate: nel 1720 vi fu trasferito il quadro fiammingo dalla cadente Chiesa di Torre di Zeppa a Ripabottoni. All'interno sono conservate anche due statuine del ’600 che raffigurano Maria e S. Giuseppe.

SCAPOLI: CHIESA DI SAN GIORGIO MARTIRE

La Chiesa è ubicata fuori dalle mura del vecchio centro storico di Scapoli, la parte posteriore della struttura si affaccia su una piazza ove ogni anno si svolge il teatro del "Festival della Zampogna". Si pensa che l'antica chiesa di San Giorgio sia stata costruita intorno all'XI secolo all'interno delle mura del centro storico.
Quella che oggi possiamo ammirare è stata invece edificata nel 1600 dopo la distruzione della chiesa originaria, l'edificio subì anche una fase di restauro finanziata dalla Congregazione della Carità e grazie anche alle offerte dei cittadini emigrati in America.
A seguito del terremoto del 1984 la Chiesa di San Giorgio Martire ha subito ingenti danni per cui sono stati necessari ulteriori lavori di consolidamento effettuati grazie ai finanziamenti della Regione Molise. La sua facciata è a capanna e si completa con la casa canonica e con il campanile, al portale d'ingresso in pietra si accede salendo tre gradini ed è caratterizzato da un finestrone quadrato. Al portale laterale, invece, si accede salendo una scalinata opera di Marcello d'Aquila con un architrave riccamente decorato ove è presente anche un'iscrizione del 1326. Le decorazioni raffigurano, partendo da quella di sinistra, un uomo con aureola, che fa segno con la mano, un agnello sacrificale e, infine, un leone con un serpente.
La Chiesa ha tre navate ed è illuminata dalla luce che filtra da quattro finestroni presenti sulla navata centrale, da uno che si apre sull'abside e infine da quella che entra dalle quattro finestre più piccole di forma quadrata.

SEPINO: CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA IN CIELO

La Chiesa risalente all'anno Mille è divisa in tre navate, la colonna di granito sotto l’organo proviene da Altilia.


SEPINO: CONVENTO DELLA SS. TRINITA’

La Chiesa del convento della SS. Trinità è ad una sola navata, al suo interno si conserva la statua della Concezione, opera del Di Zinno.


SEPINO: CHIESA DI SANTA CRISTINA VERGINE E MARTIRE

La Chiesa di S. Cristina di età medievale fu fondata nello stesso periodo in cui fu edificato il castello. Negli anni venne abbellita da strutture interne ornamentali, come il Tesoro, voluto dal Principe Carafa, l’altare di S. Antonio da Padova, l’altare di S. Carlo Borromeo e il Reliquiario.
La Chiesa avendo subito molte trasformazioni nel corso dei secoli, ha perso gli elementi che un tempo la caratterizzavano. Il portale della facciata principale che risale al XVIII secolo è caratterizzato da una cornice ornata, al contrario l’ingresso posteriore è anticipato da una scalinata in pietra con un corrimano in ferro battuto.
Il campanile è di forma quadrangolare ed è stato edificato con lo stesso materiale utilizzato per il castello di Sepino. La Chiesa è a croce latina nonché divisa in tre navate. Il soffitto di quella centrale è decorato da dipinti opera di Amedeo Trivisonno, artista molisano. La Chiesa di S. Cristina è impreziosita da una cupola in stile corinzio, decorata dalle tele di Amedeo Trivisonno, che sovrasta la zona dell’altare maggiore. Sulle pareti laterali è raffigurata la Via Crucis opera di Legnaghi di Verona, la fonte battesimale e l’acquasantiera in pietra risalgono al XVII secolo,  il “Tesoro”, precedentemente citato,  altro non è che una cappella in cui sono custodite le reliquie di S. Cristina, a lei è dedicata anche una cripta che si raggiunge attraverso una scalinata di marmo, consacrata nel 1739 dal Vescovo Manfredi.
Nella grotta vi sono otto piccole cappelle, ove si trovano statue in legno che raffigurano la vita della Santa. Inoltre, vi è un busto in argento di S. Cristina e busti altri santi, quali S. Giacomo, S. Andrea, S. Antonio abate, S. Nicola di Bari e S. Giovanni Battista.
Di notevole importanza sono anche il coro in noce intarsiato, la sacrestia, gli altari ed una tela che rappresenta S. Cristina intenta a proteggere una giovane in fin di vita.


SESSANO DEL MOLISE: CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA

La Chiesa fu costruita nel 1742 sul luogo dov’era una precedente Chiesa, con la sua mole domina il centro e il baricentro del paese.  La facciata è caratterizzata da due campanili e dal ricco portale tardo barocco, la pianta è a croce greca e la sua spazialità interna è sottolineata dalla cupola a calotta e misferica poggiante su un alto tamburo ottagonale.
Importanti sono gli intarsi dell’altare di S. Donato.


SESSANO DEL MOLISE: CHIESA DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI

La Chiesa risalente al 1646 è una pieve rurale, presenta una sola navata con tetto a doppio spiovente. la facciata è caratterizzata da un semplice portale in pietra con una rustica lunetta.
Nel 1860 la Chiesa è stata ampliata.


SESTO CAMPANO: CHIESA DI S. EUSTACHIO

Sant’Eustachio era un generale dell’esercito romano al tempo dell’imperatore Traiano e che insieme alla sua famiglia si convertì al cristianesimo. A causa dei restauri del 1802, della struttura originale non è rimasto nulla ad eccezione di un porticina di stile gotico.
Nel 1881 la Chiesa fu vittima di una rapina, proprio dalla porticina gotica i ladri trovarono la strada della fuga portando con sé diversi oggetti tra cui: due calici d’argento, la corona della Madonna del Rosario, una spada d’argento della Madonna Addolorata, un braciere d’argento e alcuni oggetti d’oro che rivestivano le statue di San Rocco e Sant’Antonio.
I lampadari della Chiesa vennero acquistati dall’arciprete Di Tommaso con il ricavato della vendita di una lampada d’argento.



SPINETE: CAPPELLA DI SAN GIOVANNI

La Chiesa sorge su un colle, ad un chilometro dall’abitato, la sua edificazione fu voluta per le necessità spirituali dell’omonima borgata, la Chiesa presenta una sola navata

SPINETE: CHIESA DI S. PIETRO APOSTOLO

Per venire incontro alle esigenze della popolazione che si era spostata più in basso del Paese, nel 1850 fu costruita questa Chiesa, ad una sola navata. E’ sede dell’omonima parrocchia.

SPINETE: CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA IN CIELO

La Chiesa di S. Maria Assunta, edificata nel 1200, risale al tempo normanno, allorché il borgo s’accrebbe. Nel corso degli anni la struttura ha subito molte vicende edilizie, a causa del tempo e dei terremoti, la Chiesa è ubicata accanto all’ex-castello, ora palazzo marchesale degli Imperato. Nel ’700 fu portata a tre navi: mt. 25x15, altezza mt. 10 centrale e mt. 5 laterali. Nel secolo scorso don Cosmo Albanese (parroco dal 1804 al 1855) vi fece eseguire dei rifacimenti.
Ottenne del suolo dal marchese e fece costruire nel 1830 il coro e la sagrestia, riservandogli il diritto di sepoltura per la sua famiglia.
Il Cimitero fu costruito nel 1830, con la Cappella Comunale e nel 1886 provvisto di mura esterne.

TAVENNA: CHIESA DI MARIA SS. INCORONATA

La prima pietra venne benedetta nel 1885 don Giorgio Canaparo, i lavori di edificazione della struttura vennero sostenuti economicamente dalle elemosine della popolazione e terminarono nel mese di settembre dell’anno 1901. La costruzione della Chiesa si rilevò uno sbaglio, anzi l’errore ebbe inizio quando fu fatta arrivare a Tavenna la statua di San Nicola di Bari.
La popolazione di Tavenna imitò anche la festa in onore del Santo, celebrata a Montenero e caratterizzata dalla processione notturna nonché dalla trasposizione della statua da una Chiesa all’altra, ogni sera del 10 maggio, la popolazione di Tavenna percorre le strade del paese in processione trasportando la statua di San Nicola fuori dall’abitato, su per i colli. Sin dal primo anno della manifestazione ogni qual volta si dava inizio alla processione, una pioggia abbattente costringeva gli organizzatori a riportare la statua nella chiesa madre.
Per ovviare a ciò, nel 1885 si diede inizio all’edificazione di un edificio che terminò nel 1901,
questa struttura fu un disastro perché l'esposizione ai venti e alle intemperie causarono internamente degli ingenti danni e comportando molta umidità.
Il giorno della festa di Sant’Antonio, l’omonima statua viene trasportata nella cappella mentre, nei mesi di settembre e ottobre viene ricondotta nella Chiesa madre.



TAVENNA: CHIESA DELLA MADONNA DI MONTELATEGLIA

Circa le origini della Chiesa non ci sono pervenute alcune notizie, la tradizione vuole che sia stata fondata dai benedettini, accanto alla quale elevarono anche un convento.
Si raccontano anche di dispute sorte con la popolazione di Montenero, che chiedeva la statua della Madonna, a cui il popolo di Tavenna non acconsentì mai. La chiesa non presenta alcun elemento di valore artistico ad eccezione di una altare sormontato da un’opera in legno intagliato, la struttura è ubicata su una collina nell’omonima contrada nel mezzo del triangolo caratterizzato da Tavenna, Montenero e Ripalda.
Si suppone anche che un tempo esisteva un paese di cui Tavenna fosse stata una borgata.
Questa ipotesi è avvalorata dal fatto che durante gli scavi, finalizzati alla sepoltura dei cadaveri, vengono continuamente riportati alla luce delle travi carbonizzate.
Questa operazione di scavo avvenne perché il paese mancava del cimitero di cui furono avviati i lavori nel giugno del 1837. Nel periodo in cui si diffuse il colera, i cadaveri venivano trasportati su un carro e seppelliti nella zona settentrionale della cappella.
Questi cadaveri vennero seppelliti anche nelle mura della cappella stessa causando dei danni alla struttura muraria, il giorno 10 del mese di maggio, i fedeli si recano in processione nella Chiesa di Montelateglia per prendere l’omonima statua. Questa viene trasportata per le strade del paese e poi collocata nella Chiesa madre per essere venerata sino al mese di ottobre. Il 23 ottobre del 1943 è una data memorabile per Tavenna. In questo giorno l’armata tedesca, per evitare che la chiesa diventasse un posto di osservazione per le truppe alleate, con del tritolo, distrusse la stessa riducendola ad un accumulo di macerie, alla fine della seconda guerra mondiale, la Chiesa venne riedificata sullo stesso luogo della precedente.



TAVENNA: CHIESA DI SANTA MARIA DI COSTANTINOPOLI

La Chiesa venne consacrata dall’arciprete don Ferdinando Zaccardi, dietro autorizzazione del vescovo di Termoli, Giuseppe Buccarelli, e dedicata a Santa Maria di Costantinopoli.
Nella corona del portale vi e’ inciso: “d.o.m illirici gens cara deo me extollere curant. deiparae sacramenti regiam. regis ero a.d 1773.” Circa la data del termine dei lavori non si sa nulla, però lateralmente all’altare maggiore è stata rinvenuta una iscrizione che recita cosi’: “a.d. mdccxcvi (1796). simon iaviculi s.p.f.”. La Chiesa presenta una sola navata, lunga 39,70 m., larga 9,80 m. ed alta 11,40 m.; e’ provvista di quattro altari, ricchi di stucchi e nicchie al cui interno sono custodite le statue dei santi.
Tra gli interventi restaurativi, ricordiamo quello finalizzato all’istallazione dell’impianto di riscaldamento, durante i lavori effettuati sulla pavimentazione è stato riportato alla luce un pavimento a mosaico. La Chiesa è stata riaperta al culto il 2 luglio del 2000, con la celebrazione della Santa messa presieduta dal sacerdote Carlo Lamelza.


TAVENNA: CAPPELLA DI SAN NICOLA

La devozione a S. Nicola di Bari è molto viva nelle popolazioni adriatiche. Presso il Bosco di S. Clemente in passato vi era un casale, che fu abbandonato, gli usi civici hanno formato oggetto di contese tra i cittadini di Tavenna e quelli di Palata, la cappella è stata edificata nel 1891.


TERMOLI: CHIESA DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI

Il 28 giugno del 1986 la Chiesa S. Maria degli Angeli fu eretta a Parrocchia, frazionandola dalla confinante parrocchia di S. Francesco retta dai frati Cappuccini.
Il 4 ottobre dell'anno successivo don Benito Giorgetta fu nominato primo parroco della comunità. Nel 1988 iniziarono i lavori di edificazione del centro parrocchiale dapprima con un ampio salone, poi con i locali per le attività catechistiche e ricreative, l'anno seguente iniziarono anche gli scavi per la realizzazione della chiesa. In un quartiere come " Difesa Grande" la parrocchia è da sempre un punto di riferimento per tutti.


TERMOLI: BASILICA CATTEDRALE

La cattedrale è ubicata nel centro antico su una piazza quadrata circondata da case poco elevate che affacciano direttamente sul mare.
La Chiesa venne edificata intorno al XIII secolo su una precedente Chiesa che è datata dell’XI secolo; della struttura antica si conserva la pavimentazione in mosaico, con figure di animali accostati da alberi, nonché è rappresentata una sirena tra pesci, un leone che divora un animale e infine un lupo e un serpente delimitati da figure geometriche. La Chiesa attuale venne edificata in un periodo in cui vi erano forti spinte artistiche e innovative sotto il comando di Federico II di Svevia. Alla facciata principale si arriva solo dopo aver percorso una scalinata; il primo monumento che scorgiamo è un maestoso portale sormontato da un arco, affiancato da tre arcate per lato con bifore cieche, mentre nella parte superiore è collocato il rosone.
All’interno delle bifore esterne oltre alle colonnine, vi sono anche delle raffigurazioni di animali a tutto tondo nella cui parte inferiore sono rappresentate anche delle scene evangeliche.
La lunetta del portale presenta una scultura in rilievo raffigurante la scena della “Presentazione al Tempio”.
I capitelli della facciata non sono altro che delle statue di santi nonché teste di uomini e di donne. Il muro destro della Chiesa è caratterizzato da una successione di archi sostenuti da lesene formate da basi e capitelli. Internamente la struttura è il prodotto di molte trasformazioni delle quali le più  innovative avvennero negli anni trenta del secolo scorso: la volta interna venne distrutta perché danneggiata, invece venne conservata la divisione interna a tre navate che replica la divisione della chiesa sottostante. La zona posteriore venne spostata in avanti rispetto a quella sottostante conservando intatta l’articolazione in tre absidi. Un’ulteriore sopraelevazione interessò anche la zona presbiteriale.


TERMOLI: CHIESA DI SAN TIMOTEO

Costituita con bolla 1/1/1954 di Mons. Oddo Bernacchia, comprende il centro cittadino, il corpo di S. Timoteo è stato riportato alla luce nel 1945. La Chiesa presenta una sola navata e fu costruita su progetto dell’ing. Ugo Sciarretta.  Ampia e solenne, attira per il senso di elevazione spirituale, a cui accennano le strutture neogotiche,  possiede la casa canonica e strutture per le varie attività pastorali.

TERMOLI: PARROCCHIA DEL SACRO CUORE

Questa Chiesa fu eretta a parrocchia da Mons. Oddo Bernacchia con bolla 1 gennaio 1936. Il primo parroco fu don D’Agostino, che poi divenne vescovo di Termoli. Comprendeva tutto l’abitato al di fuori delle mura, nel 1954 con la nuova parrocchia di S. Timoteo, il suo territorio abbraccia il centro dalle mura antiche fino alla Via XX Settembre.
Fino al 1975 fu officiata nella vecchia Chiesa di S. Antonio, ceduta al Comune, la nuova Chiesa fu edificata dietro progetto dell’ing. Antonio De Felice, con la collaborazione del parroco don Michele Vincelli. Al suo interno si conserva 1’antico Crocifisso quattrocentesco, prelevato dalla vecchia Chiesa

TERMOLI: PARROCCHIA SAN FRANCESCO DI ASSISI

La Chiesa è stata elevata a parrocchia da Mons. Pietro Santoro con bolla dell’1 aprile 1976. Comprende il territorio che va dalla Villa Comunale, all’Ospedale e al Rione Mucchiette. E’ stata affidata ai PP. Cappuccini, che sono tornati a Termoli dopo 420 anni, il loro allontanamento dalla città vi fu nel 1566 quando il turco invasore aveva distrutto il loro convento, i frati hanno istituito una sezione staccata del Centro Spustici Padre Pio (1972).

TERMOLI: PARROCCHIA DI SAN PIETRO

Anticamente, a destra della porta d’ingresso al borgo murato c’era la Chiesa di S. Pietro in stile gotico.  Nel 1567 fu distrutta e i suoi resti furono dati in affitto a privati. La casa di Beniamino di Gregorio era l’antica Chiesa e l’ingresso la macelleria di Girolamo Cannarsa, il titolo è passato alla nuova chiesa di S. Pietro, parrocchia a servizio di nuovi rioni termolesi.


TORELLA DEL SANNIO: CHIESA DI SAN NICOLA DI BARI

Nella parte sottostante del castello, si erge la Chiesa madre dedicata a San Nicola di Bari.
Le sue origini non sono molto chiare, anche se con molta probabilità la sua edificazione risale alla fine del ‘500 come cappella gentilizia. In seguito al terremoto del 1805, la Chiesa subì delle modifiche nonché anche un notevole ampliamento. Nell’ultimo decennio, anche l’interno è stato soggetto a lavori di restauro con lo scopo di inserire un tocco di eleganza e raffinatezza al suo stile barocco. All’interno della Chiesa di San Nicola di Bari sono custodite le reliquie di San Clemente Martire, giunto a Torella nel 1786 dalle catacombe di Priscilla, il reliquiario del Santo viene portato in processione ogni martedì di Pentecoste nonché ogni 15 del mese di ottobre.
Oltre alla Chiesa di San Nicola di Bari, vi sono anche altre due Chiese: una dedicata al SS. Rosario e l’altra dedicata a San Giovanni Battista.


TORELLA DEL SANNIO: CHIESA DEL SS. ROSARIO

All'interno di questa Chiesa edificata nel 1200, sorgeva, lungo la navata destra, un’antica cappella, dedicata a S. Antonio Abate, caratterizzata anche da una tettoia per il ricovero dei viandanti e dei pezzenti. Nel 1740 la statua del Santo fu portata in processione per impetrarne la benedizione, ancora oggi il 17 gennaio si portano a benedire gli animali.
Nel 1782 il vescovo diede l’ordine di abbattere la tettoia e prolungare la cappella, che fu aperta al culto nel 1783. Nel 1805 la Chiesa crollò a causa del sisma ma fu subito ricostruita a tre navate incorporando sul lato sinistro l’incompleta cappella dedicata a S. Rocco.


TORELLA DEL SANNIO: CAPPELLA SAN GIOVANNI DELLE MACCHIE

Questa cappella è menzionata in un documento del 1598, la data 1698 scolpita sul prospetto della struttura indica un restauro a cura di Francesco Francone, oggi la cappella appartiene alla famiglia di Giovanni Di Bartolomeo.


TORO: CONVENTO SANTA MARIA DI LORETO

Questo convento fu edificato nel 1592 dai frati Minori Osservanti. Il card. Orsini vi soggiornò più volte e donò una tela che raffigura la traslazione della casa di Loreto (ora collocata nella sagrestia), il convento fu soppresso nel 1867.


TORO: CHIESA DI SAN SALVATORE

La Chiesa fu edificata intorno all'anno Mille. Della primitiva Chiesa nulla rimane, se non due capitelli con figure di serpenti, le cui teste confluiscono in tre spigoli. Di certo aveva un altro titolo, infatti quello del Salvatore risale al 1550, allorché la badia di S. Sofia di Benevento, proprietaria di Toro, fu affidata non più ai benedettini ma ai Canonici del SS. Salvatore.
Nel corso degli anni ha subito molte vicende edilizie molte delle quali seguirono ai terremoti del 1456 e del 1688. Appena sei anni dopo quest’ultimo disastro i toresi provvedono alla ricostruzione per la spesa di 900 ducati. II Card. Orsini consacrò la Chiesa con un primo rito nel 1696, ed un secondo nel 1709 perché un fulmine aveva arrecato ingenti danni alla struttura.
La Chiesa settecentesca era di tre navate, le laterali avevano il soffitto a cassettoni, quella centrale una intempiata, quattro colonne e quattro pilastroni suddividevano gli ambienti.
Sotto il pavimento vi erano sei celle per le sepolture: clero, uomini (2), donne, bambini, forestieri.  La Chiesa settecentesca era più corta dell’attuale, priva dei cappelloni laterali, ma con tesori d’arte che ormai sono andati distrutti, nel 1694 era chiesa ricettizia, con 4 sacerdoti e due chierici che insieme all’arciprete avevano in comune la cura delle anime e dividevano in parti uguali le entrate. Queste erano costituite da 700 ducati annui per: decime, affitti di terre, interessi su prestiti, legati per messe, contributi vari, il sisma del 1805 rase al suolo la Chiesa. La ricostruzione fu portata a termine nel 1828, ma del solo rustico, senza gli intonaci.
La cupola si eleva davanti la navata centrale per 15 metri, nel 1885 fu rifatta la scalinata, il campanile fu terminato nel 1893. Il sisma del 1913 fece leggeri danni, ma si dove tenere la Chiesa chiusa per due anni per lavori di restauro, nel 1997 è stato realizzato un restauro.


TRIVENTO: CHIESA DI SANT’ANTONIO DI PADOVA

Questa Chiesa, annessa al convento dei PP. Cappuccini, fu costruita da Domenico de Blasiis nel 1540.

TRIVENTO: CHIESA DI S. CROCE

La Chiesa perché cadente, venne chiusa al culto nel 1830 ed utilizzata come cimitero, nel 1889 don Lorenzo Porfirio provvide al nuovo restauro, alla riapertura e fondò la Confraternita della S. Croce.


TRIVENTO: CHIESA DI SANTA MARIA MAIELLA

La Chiesa faceva parte di un’antica abbazia benedettina del 1290, come si legge nella bolla di esenzione da ogni diritto episcopale, diretta a Pietro Celestino, l'annesso convento fu distrutto dal sisma del 1456.

TRIVENTO: CATTEDRALE DI SAN NAZARIO, CELSO E VITTORIO

La Cattedrale venne edificata su un’area che per molti secoli è stata considerata sacra, nonché si pensa che sia stata costruita sui resti di un antico tempio pagano dedicato a Diana.
Della struttura originaria perdura una cripta dedicata a San Casto, la Cattedrale venne consacrata nel 1076 in onore dei santi martiri Nazario e Celso. L’odierna facciata dell’edificio è stata realizzata nel 1905 ed è divisa in due parti da un architrave, di cui la parte inferiore è scandita da sei lesene che terminano con capitelli corinzi. Nella parte centrale vi è il portale d’ingresso, datato del XIII secolo, interamente in pietra intagliata, delimitato da una cornice che termine sulla base della Chiesa stessa. Sul portale si osservi un timpano di piccole dimensioni di forma triangolare, la parte superiore della facciata è decorata con gli stessi motivi della parte inferiore ma in scala più piccola.
In questa fascia vi sono tre grandi nicchie, di cui quella centrale conserva un dipinto raffigurante il Cristo, all’interno del frontone è scolpito uno stemma, alla destra della Chiesa è collocata la torre campanaria divisa da cornici in quattro sezioni. Nella terza sezione partendo dal basso, si aprono delle finestre ad una sola apertura dette monofore, da cui è possibile osservare le campane, nonché è presente un orologio. La sezione più alta conferisce dinamicità alla torre campanaria ed è caratterizzata anch’essa da altre finestre monofore.
Internamente la Chiesa è in stile barocco ed è stata sottoposta a interventi restaurativi intorno al XVIII secolo, la struttura è divisa in tre navate.
La zona presbiteriale accoglie l’altare maggiore, in stile barocco e decorato da marmi policromi, nel pavimento è stato ottenuto un passaggio che conduce alla cripta.
Questa presenta una pianta a sala e termina con tre absidi semicircolari, la volta della stessa, è a crociera, caratterizzata da archi a tutto sesto collocati su sedici colonne di pietra, di cui otto monolitiche, nonché su due pilastri rettangolari. Sull’altare della cripta vi è una lunetta in pietra su cui è raffigurata la Trinità tra due angeli e due delfini.
La cripta conserva inoltre tre sculture in legno, collocabili cronologicamente tra il ‘200 e il ‘300 e una stele funeraria di Gnesio, sacerdote di Diana.


TUFARA: CHIESA DEI SS. PIETRO E PAOLO

La Chiesa risale al 1170 e presenta un’architettura in stile romanico, caratterizzata da una facciata lineare decorata da un portale al quale si accede oltrepassando una scalinata antistante la piazza Garibaldi. Oltre al portale centrale, la struttura ha anche un portale laterale contraddistinto da un arco a sesto acuto, interamente in pietra eseguito con la tecnica del bassorilievo.
Internamente, la Chiesa è divisa in tre navate nonché si presenta con stili appartenenti al tardo barocco, l’altare più importante conserva una tavola su cui e’ raffigurata una Madonna con Bambino definita anche “Madonna della neve”, opera dell’artista napoletano “lo Zingaro”.



TUFARA: CHIESA DI SANTA MARIA DEL CARMINE

Un tempo questa Chiesa era extra moenia, ora invece è ubicata al centro del paese ed è caratterizzata da una piazza ed una pubblica fontana. Subì un vasto restauro all’inizio del Settecento, fu riconsacrata nel 1720 come si legge in una lapide, per comodità degli abitanti qui si celebrano la maggior parte dei culti divini è sede della Congregazione di Carità.

TUFARA: CAPPELLA SAN GIOVANNI DI TUFARA

Forse si tratta di una casa privata che fu trasformata in piccola Chiesa. Vi si conserva il quadro con l’effige del beato, che ha sostituito S. Vittore, il precedente patrono.  Nei giorni 12-13-14 novembre ricorre la festa del Santo, nel primo dei tre giorni i fedeli attingono l’acqua da un vicino pozzo benedetto, che la tradizione vuole che sia stato fatto sorgere per intervento miracoloso del santo. Con quest’acqua si preparano le panelle, cibo devozionale che è consumato a digiuno, durante la processione alcune donne partecipano scalze per sciogliere voti, notevole è l’impegno delle associazioni culturali locali per favorire flussi di turismo religioso verso i paesi del Fortore in unione con altri comuni dell’area.


URURI: CHIESA DI SANTA MARIA DELLE GRAZIE

La Chiesa di Santa Maria delle Grazie è menzionata in un manoscritto del 1731, all’interno del quale è citata la data in cui avvenne la consacrazione della struttura, ad opera di Monsignor G. Tria. Egli informa che la chiesa era formata da una sola navata, con molti altari e arredi sacri, nonché era dotata di un coro, collocato dietro l’altare maggiore.
A causa del terremoto del 1805, la volta della Chiesa di Santa Maria Maggiore subì ingenti danni, ma fu subito ricostruita. Nel 1846, terminarono i lavori di ampliamento della struttura che interessarono la navate destra e sinistra e l'ampliamento della navata centrale. Nel 1930 un terremoto causò ingenti danni al campanile e alla Chiesa stessa; di conseguenza l’autorità civile dichiarò la struttura inagibile e ordinò l’abbattimento del campanile. Dopo una serie di interventi restaurativi, la stessa venne riaperta al culto, nel 1962 la Chiesa venne definitivamente chiusa al culto a causa di un nuovo terremoto che provocò ulteriori danni.
Nel marzo del 1999, la Chiesa è stata riaperta al culto.
Attualmente, la Chiesa di Santa Maria delle Grazie è l’esito di numerosi lavori di restauro che hanno cancellato le testimonianze del passato, la facciata è suddivisa orizzontalmente in tre parti mediante cornici marcapiano nonché verticalmente per mezzo di sei paraste.
Dal basso, la prima sezione è preceduta da gradini in pietra che conducono al portale che lateralmente è affiancato da due finestre murate. La seconda sezione, è contraddistinta nella parte centrale da una finestra, mentre lateralmente vi sono due nicchie all’interno delle quali sono conservate due statue, l’ultima sezione termina nella parte superiore con due lesene e con una lunetta sormontata da una croce.


VASTOGIRARDI: CHIESA DI SAN NICOLA DI BARI

La Chiesa di S. Nicola è collocata all'interno del borgo antico ed affaccia sulla corte interna del castello. Alla struttura si accede dopo aver oltrepassato una doppia rampa di scale che anticipa il porticato. E' ad una sola navata  e presenta sul lato sinistro tre ambienti che corrispondono alle ultime tre campate. Sul lato destro invece vi sono delle cappelle a muro che ospitano tanti altari quante sono le campata, nel corso degli anni la Chiesa ha subito diverse vicende edilizie.
Si pensa che originariamente la chiesa doveva essere pertinenza del palazzo baronale nonché luogo delle sepolture della famiglia nobiliare dei Petra come dimostrano le tante tombe ivi presenti. Inoltre una lapide del 1724 collocata sul portale d’ingresso attesta che tra il XVII e XVIII secolo la famiglia Petra annoverò l’edificio come Chiesa di corte. Il campanile è ad un solo piano e termina in modo cuspidato, la facciata è caratterizzata da un loggiato d’ingresso a cui si accede da due rampe distinte, internamente conserva le reliquie ed arredi sacri nonché due messali del XVIII secolo in argento.


VASTOGIRARDI: CHIESA DI SANTA MARIA DELLE GRAZIE

La Chiesa risalente al XVIII secolo si pensa che esisteva già prima del 1649 data il suo richiamo nell’inventario dei beni con frutti e rendite della Chiesa parrocchiale di S. Nicola del “Vasto Girardo”. L'edificio si erge nel luogo dove un tempo vi era una cappella ed il suo nome è legato ad una leggenda, quella della “migrazione” della Madonna delle Grazie. La devozione della Madonna delle Grazie è molto forte soprattutto Minervino Murge, in provincia di Bari, dove la stessa è venerata in immagine con il nome di Madonna del Sabato.
Si pensa anche che il suo nome è legato al “Volo dell’Angelo”, tradizione locale che vede un bambino appeso ad una carrucola “volare” dalla chiesa medesima all’edificio di fronte.


VENAFRO: CHIESA DI MONTEVERGINE

La Chiesa risalente al 1200 è ubicata sulla strada usata dai pastori. A fine 1700 questa chiesetta subì dei cambiamenti, come la chiusura di alcune finestre e l'ampliamento del finestrone di facciata, attualmente versa in uno stato di rovina.

VENAFRO: CHIESA E CONVENTO DI SAN FRANCESCO

Si tramanda che fu proprio S. Francesco a volere la costruzione di questa Chiesa, come attesta sia la data del 1332 sulla campana sia la struttura trecentesca del campanile. Nel 1732 vi fu un consistente rifacimento barocco, nel 1805 l'edificio crollò ma risorse nel 1892, come parrocchia di S. Giovanni in Platea, l'annesso convento nel 1860 ospitò i Carabinieri, poi una scuole e un teatro, attualmente la Chiesa è in restauro.


VENAFRO: CHIESA E CONVENTO SANT’AGOSTINO

Questa Chiesa risalente al 1200 è ubicata all’altezza di Via L. Pilla. L'annesso convento fu soppresso nel 1809 e divenne Carcere Mandamentale, la Chiesa invece fu trasformata in parrocchia di S. Giovanni de Graecis nello stesso anno della chiusura del convento.
Nel 1963 fu utilizzata per sostituire la pericolante chiesa dei SS. Martino e Nicola e per ospitare la sede della parrocchia di S Simeone che si trovava in fase di restauro.
Dopo un periodo di abbandono fu deciso di trasferire alcuni uffici comunali all’interno del convento nonché nel 1993 anche la biblioteca comunale "Antonio De Bellis".
La facciata della Chiesa è settecentesca e per alcuni aspetti molto simile  a quella della Chiesa dell’Annunziata. Il portale somiglia ai portali seicenteschi della Chiesa di Cristo, della Cappella di S. Benedetto. Quest’ultimo è caratterizzato lateralmente da due pilastri sormontati da una cuspide, la Chiesa presenta una sola navata, di notevole interesse sono l'altare, opera di Nicola Ghetti e l'organo.


VENAFRO: CHIESA DEL PURGATORIO

La Chiesa risalente al 1722 fu edificata subito dopo la porta del Mercato al fine di consentire ai mercanti e ai viandanti di poter pregare in un luogo sacro senza dover necessariamente entrare nella città. La Chiesa è in stile barocco ed è l'unico edificio che non ha subito modifiche, la sua facciata è divisa in tre ordini ed è scandita verticalmente da lesene,il portale è sormontato da una cornice e affiancato da due nicchie.
Nella parte centrale vi è un grande finestrone invece la parte terminale ha un frontone che ospita un orologio,internamente la struttura è a croce greca e i due bracci laterali ospitano degli altari in marmo,  nel 1984 a seguito del terremoto è stata chiusa al culto e riaperta nel 1994.
Durante i lavori di restauro la facciata è stata variamente dipinta nonché all'altare sono stati portati via alcuni gradini in marmo.

VENAFRO: EX CHIESA E CONVENTO DI SANTA CHIARA

Edificata nel 1627, la Chiesa è rivolta a nord mentre il convento a sud. I lavori furono iniziati nel 1627 e terminati nel 1657, attualmente è la sede del Museo Nazionale.
 
VENAFRO: CHIESA DI SAN FRANCESCO

Si tramanda che fu proprio S. Francesco a volere la costruzione di questa Chiesa, come attesta sia la data del 1332 sulla campana sia la struttura trecentesca del campanile. Nel 1732 vi fu un consistente rifacimento barocco, nel 1805 l'edificio crollò ma risorse nel 1892, come parrocchia di S. Giovanni in Platea. L'annesso convento nel 1860 ospitò i Carabinieri, poi una scuole e un teatro, attualmente la Chiesa è in restauro.


VENAFRO: CHIESA DI SANT’ANTONIO DI PADOVA

La Chiesa risalente al 1650 è ubicata accanto alla Chiesa dell’Annunziata, ha una facciata rettangolare ornata da cornici barocche di stucco.


VENAFRO: CHIESA DI SAN PAOLO

Si tratta di un rifacimento barocco di una Chiesa del 1182, posta nei pressi del castello, che è la più antica parrocchia di Venafro. Questa Chiesa risalente al 1750 è coeva alla Chiesa del Purgatorio. Attualmente non conserva nulla della sua origine medievale essendo stata trasformata verso il XVIII secolo. Una cornice divide in due ordini la facciata che presenta alle sue estremità delle lesene. Il portale in pietra è sovrastato da un grande finestrone con arco ribassato. Internamente la chiesa presenta una sola navata ripartita da due archi. Su un lato del presbiterio vi è una piccola area che viene adoperata come sagrestia, attualmente è chiusa al pubblico e vi si riunisce la Schola Cantorum.


VENAFRO: SANTA MARIA DEGLI ANGELI IN VALLECUPA

Vallecupa dal 17 novembre 1979 è diventata frazione di Venafro invece prima era unita a Sesto Campano. La parrocchia S. Maria degli Angeli fu fondata proprio in questa frazione nel 1874.
La struttura è ad una sola navata con un solo altare.
La casa canonica è composta di cinque vani disposti su due piani, fino al 1959 ha avuto sempre un proprio parroco, invece dopo questa data la sede è rimasta vacante, finché Mons. Achille, Palmerini nominò il Parroco di Ceppagna, don Virginio Antonelli, titolare anche di questa Chiesa facta unione ad “personam pro tempore”.


VENAFRO: CHIESA DI SAN NICANDRO

La Chiesa di San Nicandro è ubicata ad un chilometro dal centro abitato. La costruzione risalente alla fine del XIII secolo era stata inizialmente assegnata ai monaci basiliani, ma quando Papa Sisto V abolì il loro ordine monastico, furono costretti ad abbandonare la struttura, nel 1573 la Chiesa venne affidata ai padri cappuccini, che diedero inizio alla costruzione del convento.
Nel 1811, anche i cappuccini come i basiliani, furono costretti ad abbandonare il convento, ma con la restaurazione della monarchia borbonica, nel Regno di Napoli, i monaci ripresero possesso della chiesa e del convento. Tra il 1950 e il 1960, i padri cappuccini ristrutturarono la Chiesa e sostituirono il convento con un edificio a mattoncini rossi.
Alla facciata venne aggiunto il timpano in pietra, destinato ad accogliere la statua di San Nicandro. Originariamente, la facciata della chiesa era rettangolare e le sole aperture erano il rosone a cerchi e il portale caratterizzato da colonnine, capitelli e lunette.
Dopo i lavori di restauro avvenuti tra il 1950 e il 1960, la facciata ha assunto lo stile tipico delle chiese francescane. La struttura è ad una sola navata a cui è stata però aggiunta una seconda che rappresenta la base del campanile che ha alla sua sommità una statua dorata della Madonna. L’altare maggiore in legno intarsiato risalente alla fine del ‘700 accoglie alcune tele, tra cui quella del SS. Sacramento e la pala centrale raffigurante la Madonna insieme a S. Francesco e i martiri titolari della chiesa. Posteriormente all’altare è presente l’accesso alla cripta, al cui interno è custodita la tomba di San Nicandro. Un secondo elemento meritevole di menzione è il Crocifisso ligneo del XIV secolo, ubicato sulla parete della navata sinistra.

VENAFRO: CHIESA DEL CRISTO

La Chiesa è collocata nel cuore del centro storico, nonostante la sua umile struttura essa si nota per il suo campanile che è identico a quello della Chiesa dell’Annunziata.
La sua edificazione avvenne nel 1545 per volere dei seguaci della confraternita del “Santissimo Sacramento dell’Eucarestia per gli infermi”. Questi dopo aver abbandonato la cattedrale, perché considerata insicura, decisero di rifugiarsi nella parrocchia di San Giovanni De Graecis. La costruzione della Chiesa del Cristo fu possibile grazie alla donazione, da parte dell’abate Giovanni Sfoca, di un’abitazione di proprietà della confraternita.
Nel 1650, l'edificio venne ampliato: la vecchia Chiesa venne trasformata in presbiterio e sagrestia e la facciata venne dotata di una scala di accesso, provvista anche di balaustra.
La Chiesa venne aperta al culto nel 1790 e venne scelta come deposito della testa d’argento di San Nicandro. La facciata molto lineare affaccia sulla piazza del centro storico della città di Venafro. Alla Chiesa si accede dopo aver oltrepassato una scalinata che conduce al portale d'ingresso sovrastato da un finestrone. Internamente la Chiesa presenta una sola navata, ed ha una zona presbiteriale rialzata rispetto al piano destinato ad accogliere i fedeli. Le pareti laterali delle navate accolgono delle nicchie, al cui interno vi sono quattro sculture di cartapesta che raffigurano i quattro Evangelisti. Lo spazio interno è accresciuto grazie alle decorazioni barocche, la cattedrale conserva anche un altare molto importante dal punto di vista artistico che è interamente in marmo e a forma di basilica cristiana.


VENAFRO: CHIESA DELL’ANNUNZIATA

La Chiesa dell’Annunziata è il tipico esempio di architettura barocca in Molise.  Ubicata in una piazza del borgo antico della città, l'edificio risale alla seconda metà del 1300, e con molta probabilità venne edificato in seguito al terremoto del 1349. La Chiesa fu edificata con i resti di un antico tempio pagano che presentava una facciata a capanna con a destra un campanile.
Nel 1519 ci fu un primo ampliamento della chiesa ed interessò le mura perimetrali che vennero elevate nonché la tettoia che venne ricostruita. Internamente vennero edificate cinque cappelle, tre finestre e venne ristrutturata la zona dell’organo. Un successivo ampliamento ci fu nel 1641 ma questa volta oltre ai lavori di ampliamento la Chiesa è stata anche decorata tali da conferire un aspetto barocco all’edificio.
La facciata è il risultato di diversi stili: classico, due fusti delle colonne che fiancheggiano il portale d’ingresso e romanico. L’elemento che certifica il restauro compiuto nel XVIII secolo è il portale principale, sormontato da un arco, al cui interno è presente lo stemma della confraternita. La torre campanaria, risalente alla seconda metà del ‘700, è caratterizzata da gradini decrescenti verso l’alto e ha fine con un motivo curvilineo. La Chiesa internamente presenta una sola navata totalmente stuccata. La scalinata che dirige al presbiterio crea una sorta di divisione tra la zona destinata al popolo e quella riservata al clero. L’altare maggiore conserva una pala di scuola fiamminga, raffigurante l’Annunciazione, lateralmente alla navata sono collocati otto altari impreziositi da marmi e arricchiti da tele. L'altare che spicca è quello collocata sul lato destro della Chiesa, chiamato del Crocifisso caratterizzato sette formelle di alabastro inserite intorno al Cristo Crocifisso. All’interno delle formelle sono raffigurate le scene della Passione di Cristo e sono importanti anche perché si considerano opere di creazione inglese appartenenti al XV secolo.



VENAFRO: CATTEDRALE DI SANTA MARIA ASSUNTA

La cattedrale, ubicata fuori dalle mura del borgo antico, è in stile gotico e priva di elementi barocchi, la costruzione originaria ha origini longobarde, testimoniata dal fatto che già nel V secolo, Venafro era sede di una cattedra vescovile.
Per comprendere il perché la cattedrale si trovi fuori dalle mura del borgo dobbiamo ricordare le vicende storiche che riguardarono Venafro nell’anno 867, quando la città venne violentemente attaccata dai saraceni la città si strinse intorno al castello, con lo scopo di realizzare una difesa migliore, lasciando la cattedrale isolata, ma comunque investita di un ruolo importante.
Tra la fine dell’XI secolo e l’inizio del XII, sotto il comando dell’arte benedettina, la Chiesa è stata sottoposta a lavori di ristrutturazione, per uniformarla al nuovo linguaggio architettonico.
Nel 1535 fu annesso un nuovo corpo che attualmente ospita la cappella del SS. Sacramento.
Fino al 1764 la chiesa rimase chiusa al culto per consentire i lavori di ristrutturazione, nel 1935, nelle cappelle della navata sinistra furono riportati alla luce degli affreschi del ‘400. La struttura è a tre navate ed è caratterizzata dall’arco trionfale, dall'abside e dal transetto, originariamente la facciata della Chiesa era di forma rettangolare, in stile romanico-abruzzese, invece ora si presenta a capanna ed accoglie tre portali che si aprono in corrispondenza delle tre navate. Il portale centrale in pietra accoglie al suo interno una lunetta su cui sono incise delle sculture rappresentanti figure allegoriche, mentre alla base dell’arco della lunetta sono decorati due leoni, di cui quello a destra è rappresentato nell’atto di calpestare una pecora, mentre il leone a sinistra agguanta due uomini,  i portali laterali sono privi di decorazioni. Alla base del portale laterale destro vi è una figura umana e una pecora. Al contrario, alla base del portale laterale sinistro sono collocate due figure umane, la torre campanaria è di origine normanna e si eleva a partire dalla metà della parete della navata laterale.
Il lato sinistro della struttura è il più antico e conserva la sacrestia da cui si accede al presbiterio. Lungo le navate sono inserite le cappelle in cui sono conservati dei dipinti murali, nella cattedrale vi sono anche delle pitture risalenti alla prima metà del XV secolo.


VENAFRO: CHIESA DI SAN SEBASTIANO

La Chiesa risalente al 1500 è sita in Piazza Garibaldi, fu fondata dalla Confraternita di S. Sebastiano, che via aveva la sede. Il vescovo Ladislao D'Aquino, nel 1583 concesse ai confratelli la Chiesa di S. Marco che ormai divenuta un luogo di peccato. Nel 1659 fu aggiunto il campanile e alla fine del 1700 furono apportate delle modifiche alla facciata, agli inizi del 1800 fu restaurata ed ampliata in stile barocco.
E' ad una sola navata con cinque altari, dei quali quello maggiore presenta la balaustra. Nell’ottobre del 1943 fu distrutta da cannonate tedesche. Venne interamente ricostruita e benedetta il 5 dicembre 1959. La nuova Chiesa fu riedificata sulle fondamenta di quella antica di S. Sebastiano, nel 1959 fu riaperta al culto con una solenne cerimonia dell'allora Vescovo Giovanni Lucato.



VENAFRO: CONVENTO E CHIESA SANTO SPIRITO DI MAIELLA

I Padri Celestini eressero questa Chiesa nel 1200 sulla strada romana, ora Via Maiella. Lo nomina la bolla di Gregorio X, che elenca i possedimenti celestini. Successivamente però la struttura andò in rovina, sicché l’abate del Convento di Pietro Celestino d’Isernia decise di venderla al canonico Francesco del Vecchio, che lo trasformò in edificio rurale, oggi, la Chiesa in stile romanico-abruzzese è una stalla, invece il convento e la corte sono residenza rurale



VENAFRO: CHIESA SANTA MARIA DELLE GRAZIE

Edificata intorno all'anno Mille, questa Chiesa è ubicata alle spalle del castello, in una zona isolata. Si tratta di una cappella fondata da una principessa longobarda, intestata a S. Michele Arcangelo. Si notano antichi reperti romani, nelle vicinanze vi è una grotta, abitata dai venafrani in epoche antiche e durante il secondo conflitto mondiale, la Chiesa è aperta al culto durante il mese di maggio, qui venivano svolti gli antichi riti primaverili in onore alla Bona Mater, che a Venafro aveva un proprio tempio e particolari culti nel mese di maggio, alla dea erano riservate le sommità montane.


VENAFRO: CHIESA MADONNA DELLE ROSE

Edificata intorno all'anno Mille, questa Chiesa è ubicata sulla strada consolare Cassino-Teano, in area cimiteriale romana. La sua facciata è molto lineare con portale rettangolare il cui architrave è sostenuto da due mensole. L’abside nasconde una pittura murale simile a quella di S. Lorenzo a S. Maria Oliveto.
La struttura è stata riattata in epoca barocca e all’inizio del nostro secolo è stata sopraelevata di circa 2 metri, con abbandono dell’antico piano di calpestio.


VENAFRO: CHIESA E OSPEDALE SANTA MARIA A BORGO

Edificata nel 1300, questa Chiesa è ad una sola navata coperta con una volta a botte.  Internamente furono realizzati due solai al fine di ricavarne altri e e due piani, nel 1633 diventò l'ospedale del SS. Rosario, invece successivamente fu utilizzata come teatro, attualmente è in stato di rovina.


VENAFRO: CHIESA SAN GIOVANNI IN PLATEA

Accanto alla Chiesetta della Madonna delle Rose è stata edificata nel 2000 una nuova Chiesa a servizio delle necessità spirituali della Venafro nuova, che si sta estendendo nella pianura, zona Ospedale Nuovo e Campo Sportivo. Rileva il titolo della Chiesa parrocchiale di S. Giovanni in Platea, di cui è menzione nella Bolla di Papa Alessandro III del 1172, che parla dei SS. Angeli in Platea.


VENAFRO: CHIESA MADONNA DELLA LIBERA

A circa 600 metri ad ovest del duomo sorge un notevole complesso monumentale extraurbano, in posizione elevata verso il Monte Corno.
Il sito prende nome dalla Chiesetta della Madonna della Libera, che sorge su antichi ruderi immersi tra gli olivi, l’edificio edificato nel 1500 si trova sulla terza terrazza.
L’ultima terrazza è delimitata da una lunga cisterna coperta da una volta formata da grosse scaglie di pietra disposte radialmente, in epoca romana qui vi era anche una villa rustica utilizzata per la produzione dell’olio d’oliva.
La zona era frequentata soprattutto per i riti di passaggio alla pubertà, dedicati alla dea Libera.


VENAFRO: PARROCCHIA DEL SS. ROSARIO DI CEPPAGNA

Questa è la settima Parrocchia di Venafro ubicata in Villa Cippania, fu fondata ed eretta parrocchia nel 1829, la Chiesa primitiva si trovava altrove e più precisamnente in vicolo V Gorizia Via della Lenza. Si tramanda che Papa Pio VI nel 1794 concesse ai fedeli di Villa Ceppagna una speciale indulgenza plenaria. Nel 1970 il Parroco di Ceppagna è diventato parroco anche della Chiesa Parrocchiale di S. Maria degli Angeli in Vallecupa, all’interno si conserva una statua della madonna del 1600), nel 1967 la ditta Di Bona costruì la casa canonica, in cambio di un terreno a Venafro.


VINCHIATURO: RUDERI DELLA CHIESA DI SANTA MARIA DELLE MACCHIE

Lungo la Strada dei Pentri, nei pressi dell’innesto per Guardiaregia, a due chilometri dal centro, sorge l’antico santuario mariano, detto anche S. Maria delle Fratte, una volta meta di affollati pellegrinaggi, specie nella prima domenica di settembre. La struttura presenta una sola navata.



VINCHIATURO: CHIESA DEL PURGATORIO

Il portale della Chiesa del Purgatorio proviene dal soppresso Convento Francescano di Santa Lucia: fu installato nel 1809. E’ in stile barocco, la Chiesa presenta una sola navata. La porta in legno è composta da riquadri intagliati con motivi vegetali e due figure di Santi, all'interno è custodito un quadro, attribuito a Japoce (1700), che rappresenta il Redentore e i purganti.


VINCHIATURO: CHIESA DI SAN BERNARDINO

La Chiesa presenta una sola navata, ai due lati vi sono due cappelle dedicate a S. Francesco d’Assisi e S. Michele Arcangelo. Distrutta dal sisma del 1805, fu riattata nel 1849 e restaurata nel 1919, al suo interno vi è un’antica pala di altare della Vergine di Pompei, con i 15 misteri.
Un dipinto del 1920 rappresenta la scena della giovinetta salvata dalle macerie della Chiesa per intervento di S. Bernardino, che chiede di diventare il nuovo patrono del paese, attualmente la chiesa è la sede della Confraternita dei SS. Bernardino e Gaetano.


VINCHIATURO: CHIESA SANTA MARIA DI GUGLIETO

Nel territorio di Monteverde intorno all’anno 650, esisteva un piccola cappella la cui costruzione fu voluta dai monaci Benedettini.
La struttura venne ampliata nel 689 da deuferio frangipane, ma solo nel 1058, grazie all’intervento del frate benedettino Luzio, venne costruita l’abbazia, la costruzione originaria era caratterizzata da strutture di epoche diverse, collocate intorno al nucleo centrale.
L’area attigua al campanile era utilizzata come abitazione dai monaci. L’edificio antico era caratterizzato da una navata collocata lateralmente alla zona absidale della Chiesa. Il monastero di Monteverde fino alla metà del XIV secolo era un centro culturale e lavorativo. Nel 1456, un terremoto violentissimo arrecò ingenti danni alla badia, ma lasciò intatta la Chiesa, con il terremoto del 1805 questa volta la Chiesa non venne graziata ma al contrario distrutta, dell’originaria abbazia attualmente sono visibili solo le macerie.
Sono rimasti intatti i seguenti componenti: le due porte, i fusti di colonne, due capitelli su cui sono presenti delle decorazioni vegetali nonché alcune parti di una statua togata romana e i resti delle tre absidi e infine la lunetta al cui interno è ancora visibile l’agnello crucifero. Sono state riportate alla luce anche due iscrizioni risalenti al 1157 e al 1163 citanti il nome dell’abate Matteo.


VINCHIATURO: CHIESA SANTA CROCE

La facciata è a due ordini, divisi da cornici marcapiano e sormontata da un timpano triangolare; appare tripartita in basso grazie alla scansione delle lesene lisce a suggerire la divisione in navate dell'interno. All'interno, diviso in tre navate, si possono ammirare tredici tavolette raffiguranti Cristo e i dodici apostoli, dipinte da Ciriaco Brunetti intorno al 1760. Si tratta di una delle testimonianze più alte della produzione sacra del pittore, che per i modi pittorici e la gamma cromatica rimanda alla cultura di Francesco De Mura. Inoltre troviamo un coro ligneo del 1760 e un grande organo ligneo del 1775, all'esterno la monumentale torre campanaria che si sviluppa su quattro piani a base quadrata, e la presenza su un muro perimetrale di un crocifisso del XIII secolo.
Inoltre è visibile un raro esempio di monumento funerario neoclassico, la tomba concepita nel 1823 per Anna Teresa Guglielmi. Decisamente interessante la soluzione adottata nel collocare la semplice urna sobriamente decorata con motivi antiquariati sullo sfondo di un prospetto timpanato in marmi policromi.


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