venerdì 23 settembre 2016

MAPPATURA DEI MUSEI DEL MOLISE










Agnone: Museo storico della campana “Giovanni Paolo II”

Il Museo storico della Campana Giovanni Paolo II nasce nel 1999 nell’attigua Fonderia Marinelli, operante in Agnone sin dal Medioevo. Nel Museo sono esposto studi, modelli, antichi attrezzi e calchi per la decorazione delle campane. Nel primo corridoio della “grande galleria” sono documentate origine, storia e tradizione ad esse riferite ed è espostala più vasta collezione al mondo di bronzi sacri tra cui è dato particolare rilievo alla cosiddetta “Campana dell’Anno Mille”.
Il museo conserva inoltre antichi documenti e testi rari come l’edizione olandese del 1644 de “De Tintinnabulis” di Gerolamo Maggi definita Bibbia dell’ arte campanaria.
Il Museo Internazionale della Campana è un punto di riferimento per gli esperti e al tempo stesso laboratorio: la biblioteca, l’ archivio, la videoteca, la sala convegni, lo spazio proiezioni, sono la fucina, dove si confrontano studiosi, e fonditori per discutere delle attività e della formazione professionale, per approfondire campi di ricerca interessanti: le origini remote dei sacri bronzi, i diversi usi, l’evoluzione delle tecniche di lavorazione e degli impianti nel rispetto delle tradizioni.



Agnone: Museo Emidiano, museo di arte sacra

Allestita provvisoriamente nella sede della Chiesa di Sant'Emidiano da Mons. Nicola Marinelli, questa struttura museale conserva oggetti antichi molto eterogenei per età e tipologia.
Si va dai reperti preistorici, italici e romani, ai papiri, ai sigilli di ogni epoca, fino all'arte sacra, in particolare statue di santi, che datano ad un periodo compreso tra il XII secolo ed il rinascimento. Il Museo offre anche una sezione numismatica molto variegata.
Inoltre è molto pregevole l'annessa Biblioteca, la quale vanta ben 9000 testi antichi, rari e preziosi, tra cui incunaboli, cinquecentine e seicentine.
Sant'Emidio è considerata la Chiesa più importante di Agnone. Essa ha subito moltissimi sostanziali restauri nel corso dei secoli, che hanno alterato profondamente il suo aspetto, ma conserva ancora il bellissimo portale gotico, che la rende famosa. L'interno, a due navate, accoglie le imporanti sculture di Giovanni Duprè, della di lui figlia Amalia, e un crocifisso del Monteverde.
Visita previa appuntamento, telefonando al numero indicato.

Agnone: Mostra permanente del libro antico

La Mostra del Libro Antico, nata nel Settembre 2003 e divenuta permanente a partire dal 2004,  è stata il primo strumento di conoscenza all’esterno del fondo librario antico agnonese. Oltre 1800 volumi stampati nelle più importanti tipografie europee fra il 1512 ed il 1830 costituiscono il patrimonio, di non trascurabile rilievo che le “Biblioteche Riunite Comunale e B.Labanca” di Agnone da cinque anni mettono a disposizione del mondo degli studiosi e della scuola anche attraverso il progetto “ADOTTA UN LIBRO ANTICO. Un modo originale ed inconsueto di indurre i giovani ad approfondire la conoscenza della evoluzione della cultura italiana ed occidentale dall’Era Moderna agli albori di quella contemporanea per mezzo dei libri stampati nell’arco di quasi quattro secoli di produzione libraria.
Giunti a Palazzo San Francesco di Agnone attraverso varie vicissitudini e grazie a donazioni avvenute soprattutto nel secolo ventesimo, i libri antichi di Agnone sono dunque stati destinati ad una “nuova vita” ed ad una nuova funzione. Dovere primario di una biblioteca è ovviamente curare la conservazione del patrimonio, ma anche – cosa non secondaria - favorirne la conoscenza attraverso iniziative possibilmente non prive di appeal nei confronti del mondo giovanile.
Per questo dopo il completamento dell’inventario informatico con la creazione della Sezione Libro Antico; a ciò è seguita la sistemazione fisica dei volumi in una apposita stanza dello storico Palazzo.
Oggi la Mostra del Libro Antico riceve la visita di oltre 5000 persone/anno contribuendo a creare in Agnone un secondo polo di interesse del turismo culturale e scolastico dopo il Museo storico della Pontificia Fonderia di campane. Il Catalogo della Mostra e dei libri antichi della Biblioteca agnonese è in fase di ultimazione. Per favorire una conoscenza più ampia della Sezione, la Regione Molise, attraverso il Nucleo di Catalogazione presente in Biblioteca, sta provvedendo all’immissione dei titoli nella rete del Servizio Bibliotecario Nazionale (SBN).


Agnone: Museo della ‘ndoccia

Il 24 dicembre di ogni anno ad Agnone, caratteristico paese in provincia di Isernia, all'imbrunire si  svolge la Ndocciata, per celebrare la grande veglia. Al battere del campanone di Sant'Antonio, i  gruppi delle varie contrade del paese accendono le 'ndocce (torce) e si riuniscono in un suggestivo corteo che si snoda per le vie principali del paese. Alla fine del corteo, nella piazza cittadina, si  accende un grande falò, per cancellare gli eventi negativi che hanno caratterizzato l'anno che sta per terminare. Le 'Ndocce sono delle originali torce realizzate utilizzando legno di abete bianco e fasci di ginestre secche, uniti con dello spago. La lunghezza media delle 'Ndocce è di due o tre metri e può capitare che siano raggruppate mediante paletti trasversali. In uno dei più antichi palazzi del centro storico è allestita una mostra che documenta ed illustra le diverse fasi della costruzione delle fiaccole e la storia e i momenti salienti della 'Ndocciata. Allinterno delle sale espositive sono mostrati numerosi esemplari di 'Ndocce, ricostruzioni con manichini in costume tradizionale, le fotografie che ritraggono i momenti salienti della nascita della Ndocciata e il trofeo che viene vinto ogni anno da una delle cinque contade di Agnone. Particolare spazio è dato alla documentazione della 'Ndocciata eseguita in piazza San Pietro l'8 dicembre 1996, giorno dell'Immacolata, davanti al Papa.

Baranello: Museo civico “Giuseppe Barone”

La visita delle due stanze che costituiscono il Museo Civico "Giuseppe Barone" di Baranello è un vero e proprio viaggio attraverso la storia e nei luoghi della terra che hanno prodotto i migliori manufatti artigianali e artistici.
Nelle ventiquattro teche che coprono le pareti del Museo è custodito un tesoro formato da più di duemila reperti raccolti con attenzione e amore dall'architetto Giuseppe Barone e donati, con un atto di grande liberalità, ai suoi concittadini nel 1897.
Posta al primo piano dell'ex Palazzo Comunale, appositamente restaurato dall'architetto in uno stile che richiama quello rinascimentale fiorentino, la collezione rappresenta una rara testimonianza di raccolta storica giunta intatta fino ai nostri giorni nella quantità e nella modalità espositiva.
Il piccolo museo è costituito da due sole sale in cui dipinti, ceramiche di tutte le epoche, reperti archeologici e oggetti di varia provenienza sono esposti secondo i criteri e le modalità proprie delle collezioni di fine Ottocento: suddivisi per ambito e disposti in ordine cronologico sui ripiani di legno delle teche, in composizioni che creano linee e motivi ordinati ed eleganti.
E così il visitatore che vorrà conoscere davvero questa collezione deve fermarsi, prender tempo e con calma guardarsi attorno, affacciarsi alle vetrine. Solo così potrà scoprire la ricchezza e la varietà della raccolta, che a un primo rapido sguardo non si rileva. Il visitatore davvero curioso e disposto alla scoperta potrà apprezzare, tra gli altri, nella prima sala i bellissimi bronzetti raffiguranti Ercole e altre divinità greche e romane, le meravigliose ceramiche greche e italiote, gli Aegyptiaca, i reperti protostorici provenienti da Cuma, le lucerne, gli specchi, gli ex voto, i vasi e gli unguentari corinzi.
Alzando poi lo sguardo alle pareti potrà ammirare la piccola ma significativa quadreria formata da dipinti scelti con gusto e attenzione, tra i quali spicca in posizione centrale il bellissimo San Paolo Eremita, attribuito a un artista della cerchia di Jusepe de Ribera (Xatìva 1591 - Napoli 1652) detto lo Spagnoletto e un Bosco di Fontainebleu firmato Giuseppe Palizzi (Lanciano 1835 - Passy 1888) e datato 1848, preziosa testimonianza del periodo francese del pittore.
Nella seconda sala lo sguardo è rapito dalla ricchezza delle vetrine che accolgono la straordinaria raccolta di ceramiche: dalle maioliche di Faenza, alle eleganti porcellane di Sevres o di Meissen, dal biscuit di Capodimonte agli splendidi esemplari di porcellane cinesi e giapponesi. E poi ancora, nelle altre teche, la raccolta di bronzetti e medaglie, le statuine settecentesche del presepe napoletano, i paramenti liturgici e una quantità di piccoli oggetti provenienti da diverse parti del mondo e raccolti secondo quel gusto eclettico tipico del collezionista di fine Ottocento.



Bojano: Museo civico città di Bojano

Il palazzo accoglie il patrimonio archeologico e naturalistico della città di Bojano. In particolare, la sezione naturalistica è rappresentata da una serie di reperti paleontologici rinvenuti nel Matese, che documentano la storia e l'evoluzione geologica di quest'area un tempo occupata dal mare
La sezione archeologica del museo raccoglie in più sale reperti di vasellame, monili, armi, monete dal V-IV secolo a.C. al I d.C., rinvenuti nell'area del Sannio Pentro e in Bojano, antica capitale; quella paleontologica conserva fossili e rudiste che testimoniano la vita nel mare della Tetide africana, che occupava l'attuale Matese. Una sezione di recente allestimento presenta costumi d'epoca e monili del comprensorio del Matese.

Bonefro: Museo etnografico della civiltà contadina

Il museo, con sede nel convento di S. Maria delle Grazie, espone oltre 200 pezzi relativi alle sezioni storica, etnografica e archeologica, ma soprattutto oggetti legati alla vita quotidiana in campagna e in paese.

Bonefro: PM2 Palazzo Mouceri Museum

L'idea di mettere in rete i piccoli musei locali,per migliorarne la gestione e i servizi, è materia di studio da ormai molti anni in Italia e non solo. In Molise invece, grazie al progetto Rete Atelier Molise, i musei nascono già in rete. L'idea è, infatti, quella di creare una rete museale che coinvolga alcuni comuni molisani, dove, attraverso il coordinamento delle logiche espositive, si creerà un unico grande centro museale, le cui peculiarità saranno sostanzialmente il fatto di essere diffuso sul territorio, vicino alle persone, capace di interagire con l'essenza di ogni luogo nel quale ogni museo si inserisce. Il progetto, nato dall'artista Luigi Mastrangelo e realizzato grazie al sostegno della Provincia di Campobasso, è il nucleo iniziale di una grande utopia artistica dove i singoli musei di Rete Atelier Molise sono concepiti come punti autonomi, che nell'unione con gli altri nuclei assumono forza e significato.
Il PM2 (Palazzo Maucieri Museum) di Bonefro, fa parte di questa rete. La collezione bonefrana è ospitata nello splendido palazzo del primo Novecento donato dal magnate Maucieri alla comunità bonefrana.

Campobasso: Museo provinciale sannitico



Il destino del Museo Provinciale Sannitico è rimasto a lungo legato a quello della Biblioteca Provinciale, a partire dalla sua nascita. L’idea della creazione di una biblioteca precedette, seppure di poco, quella del museo e si diffuse sin dall’Unità d’Italia in quel clima di grandi fermenti culturali avvertiti soprattutto dalla borghesia che “cercava le proprie radici”. L’idea si concretizzò dopo un caloroso intervento del consigliere Sipio, approvato all’unanimità dal Consiglio Provinciale: era il 26 settembre 1881. Nessun riferimento, nel discorso di Sipio, alla Biblioteca così calorosamente propugnata da Pasquale Albino il quale, qualche mese dopo, nel gennaio 1882, donò al museo una ricca collezione di opere bibliografiche (circa 600, “moltissimi opuscoli, opere musicali, esemplari di calligrafia, atlanti di carte geografiche, ecc.”) che costituì il primo nucleo della biblioteca provinciale, nata senza ufficialità e come parte integrativa del museo.
Il 27 gennaio 1995 veniva riaperto al pubblico il Museo Provinciale Sannitico di Campobasso, con una nuova esposizione. Nelle scelte fatte in questa nuova esposizione non sono stati seguiti scrupolosamente i criteri adottati dal Sogliano, ai quali occorreva, comunque, rimettere mano in considerazione del fatto che essi erano fluttuanti tra materiale e tecnica e destinazione d’uso.
Prioritariamente ci si è posti di fronte all’esigenza di rendere comprensibili il più immediatamente possibile i pezzi della collezione, sia nella loro funzione che in una successione cronologica per grandi linee. Consapevoli della impossibilità di ricavare da ogni singolo oggetto o gruppi di oggetti una quantità di informazioni esauriente, soprattutto in considerazione della totale mancanza di notizie sulle circostanze dei ritrovamenti e sulle eventuali associazioni, si è scelto di non operare selezioni di sorta ma di presentare tutti i materiali, anche se in più di un caso ripetitivi; si è difatti pensato che le reiterazioni, anche se non accompagnate da commenti o spiegazioni, sarebbero state di per sé significative; la diffusione di quel determinato oggetto in una determinata epoca avrebbe suscitato interrogativi ed invogliato a cercare risposte altrove; nel caso di gruppi di materiali omogenei (si pensi, ad esempio,alle lucerne), la presentazione di tutti gli esemplari della collezione avrebbe potuto dare una idea più immediata delle trasformazioni tipologiche dell’oggetto stesso e lasciato trapelare i motivi per cui un tipo fosse più usato rispetto ad un altro.
D’altra parte è sembrato doveroso mostrare, attraverso l’esposizione della collezione nella sua totalità, che il gusto del collezionista molisano della seconda metà dell’Ottocento – non c’è dubbio, difatti, che il nucleo principale di quello che diverrà il museo provinciale sannitico si sia creato in brevissimo tempo grazie alla buona volontà di collezionisti privati che misero a disposizione le loro collezioni – tendesse a privilegiare l’oggetto antico nella sua “antichità” piuttosto che nella sua “arte”.
Anche la scelta espositiva di raggruppare tutta la collezione, o la sua maggior parte, in un unico grande contenitore, lasciando in espositori singoli solo alcuni pezzi di particolare valenza e dimensioni, trova motivazione nell’intenzione di dare al visitatore una idea immediata di un gruppo conchiuso, quasi immobilizzato nella temporalità delle sue origini.
Nel riordinare i materiali tenendo conto della loro funzione, si sono così individuati quattro raggruppamenti principali, ciascuno diviso in sottogruppi: L’abbigliamento (uomini, donne, bambini), la casa (la struttura e l’arredo, la mensa, l’illuminazione), le attività (l’agricoltura e l’allevamento, l’artigianato, il commercio), la preghiera (il culto privato, il culto pubblico, il culto dei morti). Nell’ambito di ciascuno dei gruppi e dei sottogruppi ogni oggetto trova posto secondo una linea cronologica talora – ed ove possibile – precisa e puntuale, spesso di massima.

Campobasso: Museo dei Misteri

Il Museo dei misteri di Campobasso è un museo italiano gestito dalla Associazione misteri e tradizioni. È situato nel centro della città ed espone le strutture e i costumi che caratterizzano la manifestazione folkloristica più rappresentativa della città nonché una delle più seguite della regione Molise, il festival dei Misteri, che si svolge la domenica del Corpus Domini.
Nella struttura vi sono due sale espositive e una sala proiezioni. La sala all'ingresso accoglie alcuni costumi d'epoca e antiche testimonianze fotografiche delle passate manifestazioni nonché i cataloghi dei personaggi più conosciuti che hanno animato la sfilata negli ultimi 40 anni; la sala principale custodisce le 13 strutture protagoniste della sfilata; la sala proiezioni mette a disposizione testimonianze video delle manifestazioni girate nel 1929, 1948, 1952, 1958, 1999 e 2006 senza limitarsi solamente alla sfilata, ma mostrando anche quelli che sono i backstage del Festival, e mostrando anche come si sia evoluta tale rappresentazione nel corso degli anni, tuttavia lasciando l'atmosfera che la circonda totalmente invariata.




Campobasso: Museo internazionale del Presepio in miniatura “Guido Colitti”

Il Museo internazionale del presepio in miniatura Guido Colitti è ospitato all'interno di Villa Colitti, nel centro della città di Campobasso. Il museo comprende la raccolta privata di circa 400 presepi in miniatura, alcuni dei quali realizzati dallo stesso fondatore, Guido Colitti, oltre ad altri presepi provenienti da varie parti del mondo (Messico, Giappone, Australia).
Alcuni presepi sono in legno intagliato, altri in cartoncino, in terracotta, in madreperla, in sughero e in maiolica.
Il museo comprende inoltre una collezione di pastori del Settecento e dell'Ottocento, opera di artisti napoletani.



Campobasso: Museo(ARATRO) Centro d’arte contemporanea Università del Molise

ARATRO, Centro di arte contemporanea dell’Università degli Studi del Molise, costituisce uno spazio dedicato a mostre di arte contemporanea, italiana e internazionale, presentata in tutte le diverse forme delle espressioni attuali: dall’installazione, al video, al digitale, fino alla pittura, alla scultura e al disegno, nei loro intrecci con il design, l’architettura, la moda.                            Oltre all’attività espositiva, ARATRO sta creando una collezione d’arte contemporanea e un archivio del video e dell’arte digitale, consultabile dagli studenti e dai ricercatori come una vera e propria mediateca, una collezione utile anche alla didattica, con cui organizzare anche rassegne e mostre.
ARATRO è nato altresì con la duplice finalità della realizzazione di eventi, convegni e seminari dedicati all’arte contemporanea e alle sue relazioni e alle sue implicazioni storiche, filosofiche, sociali, scientifiche ed economiche e per la formazione, nell’ambito dei corsi universitari, di professionisti in grado di concepire, organizzare e realizzare mostre e progetti culturali, soprattutto grazie a stages e tirocini che coinvolgono studenti della facoltà di Scienze Umane e Sociali.


Campobasso: Museo della scuola e dell’educazione popolare Università del Molise

Il Museo della scuola e dell'educazione popolare e si trova nella Casa dello Studente Vazzieri dell'Università degli Studi del Molise - Via Gazzani Campobasso.
L'esposizione ripercorre alcuni momenti dello sviluppo delle istituzioni scolastiche a partire dall'unità d'Italia e illustra le origini e gli sviluppi degli itinerari formativi nell’area molisana. Attraverso la memoria registrata nei documenti, nelle voci, nelle scritture, nelle immagini che costituiscono il patrimonio della scuola molisana e delle pratiche di apprendimento che ne identificano la cultura materiale, trova espressione e rappresentazione uno spaccato di storia sociale inedito e complesso. Il percorso espositivo è stato ampliato e arricchito con nuove acquisizioni e prestiti.
l Museo della scuola e dell'educazione popolare è visitabile solo su prenotazione. E' possibile prenotare laboratori didattici per le classi della scuola primaria e secondaria di primo grado e visite guidate per gruppi. Il calendario dei giorni di chiusura rispetterà quello dell'Ateneo.




Campolieto: Museo del Contadino

Il museo è alloggiato attualmente nei locali della biblioteca comunale in attesa di trovare locali più idonei ad ospitarlo. L'iniziativa è nata dalla grande volontà della popolazione locale di non far disperdere le antiche tradizioni.
Sono conservati antichi utensili adoperati dalle popolazioni locali memoria di un indelebile passato; vi troviamo differenti oggetti esposti impiegati nell'attività dei campi, commerciale e domestica, nonché nelle attività artigianali

Capracotta: Sala Museo

A seguito di una delicata opera di ristrutturazione sono stati da poco ultimati i lavori di recupero di ampi locali nel piano seminterrato dalla Casa Comunale, oggi tornati al loro splendore epocale, che nel passato hanno ospitato le famiglie feudali che si sono succedute nel territorio di Capracotta.
Nelle varie sale sono stati raccolti gli attrezzi e gli strumenti della vita quotidiana di un popolo di montagna, che raccontano le vicissitudini di intere generazioni che hanno vissuto sacrifici immani dedicandosi a lavori che a mala pena riuscivano a soddisfare le più elementari esigenze personali e familiari. Oggi le varie stanze vogliono ricordare a tutti  il nostro passato, le nostre tradizioni, le arti manuali dei nostri padri.
I locali, senza barriere architettoniche, sono pronti a ospitare esposizioni, mostre e iniziative culturali di ogni genere.
Capracotta mette a disposizione non solo della comunità capracottese, ma dell’intera regione un angolo del proprio patrimonio storico culturale per favorire iniziative che possano concorrere a dare risalto al territorio dell’altissimo Molise in una concezione di miglioramento dell’offerta e nella contestuale opportunità di offrire spazi ad associazioni culturali, enti, privati,  per la promozione e la diffusione della nostre specificità e della nostre vicende.
Un ringraziamento a tutti coloro  che hanno voluto donare i “beni” di loro proprietà facendoli diventare di pubblico interesse e di “proprietà pubblica”. Un ricordo alla figura del compianto Loreto Di Nucci, che negli anni passati si è prodigato nel raccogliere presso le case dei capracottesi importanti reperti e per averli catalogati con il loro nome originale, nel vero dialetto degli anni passati.



Casacalenda: Museo multimediale del Bufù

Il Museo multimediale del Bufù è stato inaugurato nel dicembre del 2005 ed attualmente è ospitato al secondo piano del palazzo comunale; iniziativa di grande valore, ha registrato un meritevole contributo dall'etno-musicologo Matteo Patavino, che ne ha curato il progetto.
Il bufù rappresenta uno strumento molto importante, in quanto un'icona della cultura molisana, molto presente nelle manifestazioni tradizionali locali. È un tamburo a frizione adoperato con altri strumenti in quei piccoli gruppi musicali spontanei, che la sera dell'ultimo dell'anno presiedono le caratteristiche vie del paese per salutare con la loro musica e canti la fine dell'anno; gli stessi che, poi, nella mattina di Capodanno si riuniscono e si esibiscono in Piazza Mercato, illustrando il loro repertorio.

 



Castel San Vincenzo: Museo Fauna Appenninica “Oscar Caporaso”

Il Museo della Fauna di Castel San Vincenzo intitolato al naturalista molisano prematuramente scomparso Oscar Caporaso. Caporaso fondò il Museo  negli anni ’80, ma dopo la sua scomparsa il progetto di sviluppo ha fatto registrare una brusca frenata. L’ultima iniziativa pubblica al Museo della Fauna Appenninica è datata 24 agosto 2010 con l’inaugurazione della sala studio e mostra permanente “Insetti & Company”, un’esposizione di insetti  arricchita dalla collezione  privata di farfalle donata dai parenti del naturalista.



Castelpetroso: Museo della civiltà contadina

Il museo della Civiltà Contadina è stato inaugurato di recente in seguito ad un progetto formativo dell' Istituto Comprensivo "O. D'Uva". Al suo interno sono conservati una quantità notevole di oggetti donati dai cittadini di Castelpetroso.
Gli oggetti ivi esposti risalgono al periodo che và dalla prima metà del 1800 fino alla prima metà del 1900.


Castropignano: Museo dell’Arte Contadina

Il museo è stato realizzato negli anni ‘80 a cura di Pietro Sardella sotto forma di mostra permanente, solo nell'aprile 2003 ha assunto il nome di museo. In esso sono presenti utensili, strumenti e suppellettili vari.
Di grande interesse sono il torchio e il banco da falegname con vite in legno.
Il materiale è esposto in tre sale comunicanti tra loro di cui una con volta a crociera, caratteristica delle costruzioni locali; questo tipo di volta evita fondazioni molto profonde. Molte sono le curiosità e le sorprese riservate ad un visitatore alla riscoperta delle proprie radici.


Colletorto: co.co.co. Contemporary Colletorto Collection  

Il museo Co.Co.Co di Colletorto è ospitato all'interno delle stanze del Palazzo Marchesale e nei pressi della torre Angioina. La collezione di Colletorto è dedicata al concetto del sacro nel contemporaneo, gli artisti traspongono qui la propria visione dello spirituale nella singolarità del loro linguaggio. Il risultato è il più vario, si va dalla riproposizione di icone classiche, alla dissacrazione, all'intimità sentimentale, alla visione dark di paesaggi paradisiaci.

Frosolone: Museo dei Ferri Taglienti

Il Museo dei Ferri Taglienti ha come obiettivo primario non lasciar cadere nell’oblio la tecnica
della forgiatura e della lavorazione artigianale delle forbici e dei coltelli.
Lo stesso Museo, inoltre, verrà sfruttato dall’Amministrazione Comunale in tutte le sue potenzialità, perché incida nella realtà sociale come momento qualificante della civiltà artigianale. In esso verranno conservati oggetti di valore storico recuperati tra gli appassionati e gli eredi dei migliori lavoratori di forbici e coltelli di Frosolone del secolo scorso.
Verranno mostrati anche pezzi di altra origine, come le numerose lame da taglio militari già
consegnate da varie Sovrintendenze per i Beni Artistici (delle Marche, del Lazio e del Veneto). Sono già stati recuperati e sistemati in apposite bacheche propriamente museali, i prodotti realizzati in tutte le manifestazione del recente passato; in queste occasioni, infatti, gli artigiani lavoravano all’aperto pezzi particolari e pregiati forgiati a mano. Quest’anno, attraverso un finanziamento del Ministero dell’Università e della Ricerca Universitaria di 17.500,00 Euro e con il patrocinio del Comune, è stato possibile riaprire il Museo dei Ferri Taglienti nel locale di Via Selva. Nello stesso locale, sono state allestite due botteghe a testimonianza dell’evolversi nel tempo dell’arte della lavorazione dell’acciaio: una, che rievoca la più antica lavorazione artigianale, quella di fine ottocento, con strumenti d’epoca e sistemi di lavorazioni antichi, l’altra, invece, allestita con la strumentazione moderna attraverso macchinari industriali che consentono, ormai, procedimenti di lavorazione seriale.
In più, è stato allestito uno schermo televisivo al plasma su cui saranno proiettati, per i visitatori e gli studenti, i procedimenti della forgiatura e lavorazione dell’acciaio.
Obiettivo finale dell’Amministrazione Comunale, oltre a far conoscere il “made in Frosolone”,
è rivalutare le tradizioni per giungere a una rinascita sociale ed economica dei piccoli centri.
Il Museo è stato aperto per la prima volta nel 1997 e nel 2005 è stato completamente rinnovato, in esso, vengono esposti oltre 400 oggetti provenienti da ogni parte del mondo e di ogni epoca.



Guardialfiera: Parco Letterario “F.Jovine”

Oasi di antica storia, tempo e luogo del racconto, immaginazione e realtà. Monumenti, campagna, persone, fiumi, cibi, tramonti, sapienze e mestieri antichi. In esso sono contenuti angoli e percorsi di Guardialfiera, cantati dall’autore, in un vademecum ed in una realtà innovativa capace di valorizzare la ricchezza dell’immagine, in sorgenti di imprenditorialità e di occupazione giovanile.

Guardiaregia: Centro visite oasi WWF

La struttura più importante dell’area protetta è il Centro visita della Riserva situato a Guardiaregia in Piazza Toronto. Il centro visitatori dell’Oasi WWF Guardiaregia-Campochiaro è caratterizzato da una grande sala che rappresenta un vero e proprio punto d’incontro dove spiegare e apprendere al meglio le caratteristiche naturali dell’area protetta. In esso sono presenti un grande diorama del lupo appenninico con un esemplare vero ricostruito nel suo ambiente naturale, un acquaterrario sulla vita del torrente, una ricostruzione del grande albero, le farfalle dell’Oasi e numerosi pannelli didattici dedicati all’area protetta matesina. Inoltre il centro visitatori della Riserva offre attrezzature audio, video e multimediali per effettuare una visita virtuale dell’Oasi,nonché un piccolo spazio conferenze. Il nuovo centro visite è completato da ulteriori ambienti separati come la grande “officina della natura”, l’ufficio della Riserva, i servizi igienici ed è dotato di tutti gli impianti di sicurezza antincendio.

Guglionesi: Museo civico archeologico

Nel museo civico ed archeologico di Guglionesi sono conservati importantissimi ed unici reperti. Un sito archeologico in località Santa Margherita raccoglie le testimonianze più antiche della presenza dell’uomo a Guglionesi, con nuclei di sepolture del VI-IV secolo, che hanno restituito ceramiche daunie dalle decorazioni geometriche: affascinanti e insolite, tanto da sembrare oggetti d’arte contemporanea.

Isernia: Museo del tombolo di Isernia “Ru Pezzaglie”

“Ru Pezzeglie" è una iniziativa, promossa dalla società di servizi turistici nel Molise, Top Tour Isernia, finalizzata alla propaganda e alla valorizzazione della singolare arte del tombolo.
La sua introduzione nella città è di origine antichissima: si presume, infatti, che la diffusione risalga al XIV secolo, ad opera di suore spagnole che alloggiavano nei monastero di Santa Maria delle Monache e di Santa Chiara. La regina Giovanna d'Aragona amava molto questo tipo di merletti, infatti durante il suo soggiorno nella città apprese la lavorazione da maestre locali.



Isernia: Museo Nazionale di S.Maria delle Monache

Nel museo vi sono esposti pezzi lapidei provenienti dall'agro di Isernia, risalenti all'epoca romana e precisamente dell'età repubblicana ed imperiale; tra i pezzi esposti (capitelli corinzi, rocchi di colonne, frammenti architettonici, are votive), ve ne sono alcuni di estremo interesse, come per esempio il rilievo con scena di battaglia, che ripete quella del celebre mosaico di Pompei della battaglia di Isso fra Alessandro e Dario.
Vi sono poi alcuni blocchi di grandi dimensioni con figure di gladiatori, facenti parte di un grandioso monumento esistente in epoca romana in località Taverna della Croce: i pezzi sono stati disposti in modo da dare un'idea di come potesse essere il monumento originario; un telamone raffigurante un barbaro con berretto frigio del I secolo a.C.; un'ara votiva della dea Vittoria-Nemesi dedicata da un certo Attalo al suo padrone Nonio Gallo, generale d'origine isernina che trionfò sui Galli Treviri 29 a.C. ed ancora un rilievo raffigurante il supplizio di Issione, re dei Capiti, legato alla ruota per aver offeso Giove.
Molte sono le iscrizioni e le urne funerarie provenienti dalla necropoli delle Quadrelle, distante qualche chilometro dal centro di Isernia. Infine, degne di nota, sono due grandiose basi onorarie (su cui erano le statue dei titolari purtroppo andate perdute), una delle quali dedicata a Sesto Apuleio, nipote di Augusto, che fu console nell'anno 14 e l'altra dedicata a Caio Spetu Muleio, quattuorviro e reggitore municipale.



Isernia: MACI, Museo di arte contemporanea

Il Museo MACI è un museo di arte contemporanea di Isernia sito nelle sale del Palazzo della Provincia della città. Il museo è il primo in Molise nel suo genere ed è stato inaugurato il 12 marzo 2004 con la mostra denominata  L'Arte in testa. Storia di un'ossessione da Picasso ai giorni nostri.
Il museo presenta una mostra permanente con opere di artisti provenienti da tutto il mondo: Davide Coltro, Nabouyoshi Araki, Santiago Sierra, Nicola Pellegrini, Ottonella Mocellin, John Pilson, Zoe Leonard, Omrette Lemieux, Vanessa Beecroft, Gianni Motti, Francesco Vezzoli, Ryan Mendoza, Chantal Joffe, Gabriele Picco, Ines van Hamsweerde, Candice Breitz, Nell, Vladimir Dubossarsky, Alexander Vinogradov, Peter Angermann, Mimmo Rotella, Mario Schifano, Nam June Paik, Stefano Arienti, Tarik Berber, Davide Cantoni, Marco Fantini, Thimoty Grrenfield, Sanders, Tessa Manon Den Uyl, Gian Marco Montesano, Luca Pignatelli, Daniele Galliano, Enrico De Paris, Lori Scarpellini.

Jelsi: Museo del grano: la vetrina racconta

Il Museo del Grano è legato alla “Festa del grano”, manifestazione che si svolge ogni 26 luglio in onore di S.Anna, e che trasforma il piccolo abitato di Jelsi in un centro internazionale in cui si confrontano diversi artisti carristi.
Il Museo conserva numerose testimonianze della Festa; in esso sono esposti solo alcuni dei tanti carri realizzati nel corso degli anni che, attraverso la loro unicità, risultano essere di enorme interesse storico artistico - contemporaneo.
Si presenta come un contenitore culturale e un luogo di dialogo tra la comunità e i cittadini, in cui si realizzano visite guidate, attività di laboratori didattici, eventi, progetti speciali, mostre, spettacoli teatrali, conferenze, convegni, concerti, giornate e serate dedicate alle Istituzioni.



Larino: Museo civico

Il Museo Civico è situato nel Palazzo Ducale di Larino; all'interno vi è la Mostra Archeologica permanente Ars et Ingenium, che contiene vari oggetti frutti di ritrovamenti effettuati nella zona di Larino. I reperti risalgono per lo più al periodo che va dal X secolo a.C. e il IV secolo d.C; fra di essi si possono ammirare vasi, anfore, unguentari, lance, elmi, lucerne e alcune piccole statue collegate al culto di Marte, dio tutelare dell'antica Larium. Degni di nota sono il gruppo di Ercole e Priapo, la statua rappresentante un fanciullo che indossa una toga e il calco di una lastra in bronzo del Senatus Consultus di Larino, risalente al I secolo d.C.
Da segnalare tre splendide pavimentazioni musive romane: il Mosaico degli Uccelli, il Mosaico del Leone ed infine, il Mosaico della Lupa.

Macchia Valfortore: Museo “La casa,i Mestieri e la Cultura della Memoria”

La struttura museale, privata, di Mariella Brindisi, nasce nel 2004. E' composta di varie sezioni: la casa, i mestieri, il mondo contadino, la cultura della "Toppa", la falegnameria, la costruzione di tamburi a cornice (Mario Mancini), ricerca di canti.
La struttura museale nasce nel 2004 dall'esigenza di conservare, adeguatamente, la collezione di oggetti e segni di vita raccolti nel tempo. In breve l'esigenza di conservare si è trasformata nell'urgenza di incrementare la ricerca nell'ambito della cultura materiale ed immateriale radicata nel territorio. La struttura, attualmente, è composta da quattro stanze limitrofe: la casa, i mestieri, il mondo contadino, la cultura della "Toppa" in vico Pisa. Si aggiunge a circa cento metri l'antica falegnameria ricca di attrezzi propri e da scalpellini. La struttura ospita, inoltre, l'attigua bottega, di tamburi a cornice di Mario Mancini. La settima stanza è la cantina attigua alla falegnameria e al laboratorio didattico di tamburi a cornice. Un nuovo edificio, donato alla famiglia Mancini-Brindisi, dai fratelli Giuseppe e Saverio Di Iorio, sarà adibito, previa ristrutturazione, ad ulteriori stanze museali. Saranno realizzate: un'aula scolastica antica, una stanza per i giochi dell'infanzia, una sartoria con abbigliamento e corredo, una grande cantina, un centro documentazione e archivio, ed un osservatorio astronomico. L'attività del "museo" si esplica non solo nella ricerca e nell'esposizione dei pezzi materiali, ma anche, raccogliendo filmati di antichi mestieri, di tradizioni, di cultura orale, di storie di vita e di canti. Ha collaborato con il "museo", nel 2006, la nota cantautrice Giovanna Marini con il suo coro del Testaccio di Roma, nella raccolta di canti popolari. E' stata svolta una ricerca bibliografica acquistando, presso librerie antiquarie, i volumi riguardanti "La Congiura dei Principi del 1701” detta la Congiura di Macchia scritta da Giambattista Vico. Le attività del Museo si sono estese agli studi dei chirotteri locali con registrazioni audio (mediante speciali apparecchiature) e video notturni ed osservazione del cielo profondo (depsky). Il "museo" è meta di visite guidate, gratuite, di turisti, scolaresche di ogni ordine e grado; è stato argomento di studio per studenti universitari. Una segnalazione particolare merita la stanza "Cultura della Toppa" oggetto di una ricerca ideata dalla sottoscritta e condotta presso l'Università del Molise attraverso numerose interviste svolte sul territorio molisano. Tale ricerca ha prodotto una pubblicazione in corso di stampa. Contiene numerosi pezzi straordinari che testimoniano una cultura che viene da lontano ed è, tuttavia, attuale, riguarda tutte le classi sociali, è internazionale, non ha limiti e sorprende in ogni sua applicazione. Quello che viene fuori dall'osservazione di queste "stanze" è una grande umanità tracciata sugli oggetti da menti e mani sapienti.

Montorio nei Frentani:Museo ornitologico

A Montorio nei Frentani, un’illustre famiglia locale, custodisce una preziosa e ricca collezione ornitologica frutto del lavoro di un proprio antenato che circa 100 anni fa preparò gli esemplari provenienti prevalentemente dall’area dell’Ecomuseo itinerari Frentani. Nella collezione sono compresi anche alcuni mammiferi tra cui lupi e martore. La collezione è documentata in un dettagliato catalogo, in cui sono riportati gli esemplari presenti nella collezione, la specie, il sesso, il luogo di provenienza, il nome di chi l’ha consegnati all’imbalsamatore e i resti del cibo trovato nello stomaco.

Pesche: Museo erbario del Molise

L'Erbario dell'Università degli Studi del Molise, nonostante la sua giovane età, si attesta su altissimi livelli tanto da essere citato anche nell' Index Herbariorum di New York con l'acronimo IS. In esso si conservano collezioni di piante essiccate provenienti prevalentemente dal territorio molisano e dall'Appennino centrale e meridionale. L'erbario è situato a Pesche in contrada Fonte Lappone, ad oggi l'erbario vanta una collezione che supera i 10.000 campioni essiccati ed una vasta collezione digitale. Inoltre sono presenti, o sono in fase di allestimento, le seguenti Sezioni espositive: Xiloteca (legni, sezioni), Spermoteca (semi e frutti), Licheni e Piante di interesse etnobotanico ed economico. L'Erbario dell'Università del Molise rientra a pieno titolo tra gli erbari moderni. In esso si conservano collezioni di piante essiccate provenienti prevalentemente dal territorio molisano e dall'Appennino centrale e meridionale. Il Museo è stato inaugurato nel 2006 con un convegno dedicato alla ricerca avanzata nelle Scienze Botaniche. La collezione presente nasce da un primo nucleo di essiccata frutto del lavoro meticoloso di tanti studenti, dottorandi e ricercatori di questa Università ed in continua espansione. La sua consistenza attuale conta circa 10.000 essiccata. Nel 2004 ha avuto il riconoscimento internazionale con la registrazione nell'Index Herbariorum di New York con l'acronimo IS.
Le finalità dell'Erbario sono espresse nella definizione dell'International Council of Museums (ICOM) dell'UNESCO: "Il museo è una istituzione permanente, senza scopi di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo, aperta al pubblico e che compie ricerche riguardanti le testimonianze dell'uomo e del suo ambiente, le conserva, le comunica e soprattutto le espone a fini educativi".
L'erbario è collegato al Giardino di Flora Appenninica di Capracotta e alla Banca del Germoplasma per lo studio, la valorizzazione e la conservazione della biodiversità globale ed in particolare del territorio molisano.
Presso il Museo dell'Erbario è possibile effettuare stage, tirocini e tesi di laurea di I e II livello.
Tra le collezioni specializzate di essiccata si ricordano quelle relative ai generi Quercus, e Rosa. Per questi stessi generi sono stati realizzati due erbari digitali (collectio Quercus, collectio Rosa), contenenti le scansioni di tutti i campioni, con immagini ingrandite dei particolari più significativi utili per la determinazione delle diverse entità.
Sono allestite, le seguenti Sezioni espositive: Xiloteca (legni, sezioni), Spermoteca (semi e frutti), Licheni e Piante di interesse etnobotanico ed economico.
In fase di realizzazione un Erbario didattico da utilizzare per le esercitazioni con gli studenti e durante le visite guidate.



Pescopennnataro: Museo dell’Abete

Il Parco si chiama “Abete Bianco” proprio perché immerso in una delle più grandi, suggestive e rare foreste di abete bianco esistenti nell’area del Mediterraneo, il Parco è davvero un’autentica oasi nel verde più rigoglioso dell’Appennino.
Il Museo Ambientale ed il Centro di Educazione Ambientale "L'Abete Bianco" nascono con l'intenzione di valorizzare un aspetto peculiare di Pescopennataro. Nel territorio sono presenti due siti di interesse comunitario, quello del Bosco della "Vallazzuna" e quello del Bosco degli "Abeti Soprani". Da citare il tratturo "Ateleta-Biferno", la Zona Umida dei "Laghi dell'Anitra" e "L'Eremo di S. Luca" posto in una grotta calcarea ad oltre 1500 metri s.l.m. L'Abete Bianco, specie ormai rara in Appennino, vive nel territorio in piccoli nuclei forestali di enorme pregio naturalistico. Il Museo Ambientale attraverso un vasto allestimento espositivo vuole offrire ai visitatori una documentazione, ricca e diversificata, divulgativa degli aspetti fisiologici, ecologici, cenologici dell'abete bianco.

Pescopennataro: Museo della pietra “Chiara Marinelli”

Alle bellezze naturali del paese è dedicato il Museo della Pietra, nato sia per i numerosi ritrovamenti preistorici rinvenuti sul territorio molisano e sia per la rinomata tradizione pescolana della lavorazione della pietra, dove, a partire dal 1700 circa, si era istituita una vera e propria scuola artistica di scalpellini. L'imponente collezione preistorica, comprende oltre 1600 manufatti in selce e calcare, molti dei quali di straordinaria fattura a testimonianza di un'industria litica raffinatissima che potremmo definire altamente specializzata. Tali reperti accertano la presenza ininterrotta intorno a quei luoghi di una comunità stabile e progredita che scheggiava la pietra già oltre mezzo milione di anni fa. Il Museo della Pietra di Pescopennataro vuole attestarsi come un nuovo polo culturale della Regione che tende ad adeguarsi alle più attuali concezioni museali con proposte di stage, concorsi artistici e collaborazioni tra diversi istituti culturali anche stranieri.

Pietracupa: Museo civico dei ricordi

Il Museo Civico dei Ricordi di Pietracupa è dedicato agli antichi mestieri, costumi e tradizioni del paese.

Pizzone: Museo dell’Orso Marsicano

Il Museo dell’Orso Marsicano è un percorso espositivo dedicato alla storia naturale dell'orso e ai suoi rapporti con l'uomo. All'interno è allestito un angolo dedicato all'interpretazione ambientale e un'attrezzata sala proiezioni.


Riccia: Museo delle Arti e tradizioni popolari

L'Associazione culturale "Tempo e Memoria" si è adoperata, con passione, al recupero e allestimento degli oggetti che oggi costituiscono una eccezionale collezione etnografica. La storia del Museo nasce nel 1996, quando la giunta comunale decise di utilizzare gli ambienti del Magazzeno per accogliere la collezione. Nasceva così il primo nucleo del museo che oggi si è arricchito di ulteriori arredi, strumenti, macchinari, alcuni dei quali oramai scomparsi. Il Museo risulta così una struttura attiva, pronta a rinnovarsi e a ospitare ulteriori segni e tracce dell'uomo e della storia di Riccia.
La prima sensazione che si prova entrando nel museo è di essere completamente assorbiti dalla enorme quantità di oggetti presenti. Gli arnesi, realizzati con materiali poveri come pietra, legno, cuoio, terracotta, richiamano l'attenzione del visitatore che, incuriosito, cercherà di comprenderne l'uso. A pian terreno sono visibili strumenti riguardanti la produzione del grano, dell'olio e del vino e oggetti utilizzati nelle attività artigianali locali. In particolare, la grande vasca scavata nella pietra, "u Paleménte" riporterà alla mente i gesti legati alla pigiatura dell'uva per la produzione del vino. Di recente sono stati donati dagli eredi alla Amministrazione Comunale alcuni macchinari a motore del lanificio Palmieri. Nel piano superiore sono esposti oggetti di vita quotidiana: rasoi, telefoni, giornali, strumenti, musicali, un vecchio telegrafo del 1914, strumenti da cucina. Sulle pareti, una serie di fotografie risalenti al secolo scorso immortala scene di vita locale e completa l'esposizione.
Molto affascinante è la ricostruzione di una camera matrimoniale del primo Novecento con mobili, giochi, telai, stoffe e abiti da sposa.  Il nuovo ambiente del Museo, quello a ridosso della cortina esterna del Castello, si è trasformato in una bottega del ciabattino in cui trovano posto attrezzi e strumenti, scarpe antiche e il Manuale del Calzolaio del 1929. Il Museo etnografico di Riccia è tra le migliori esposizioni della Provincia di Campobasso per la sua capacità di rievocare il sapore di una quotidianità antica fatta di gesti, costumi e usi che, grazie alla organizzazione espositiva, valorizzano e conservano le tradizioni etnografiche di Riccia.



Rocchetta al Volturno: Museo delle memorie (Museo internazionale delle guerre)

La necessità della “memoria” come pegno indispensabile alla verità per la rinascita di una società giusta ha fatto sì che Rocchetta a Volturno, in un magnifico e antico frantoio, prendesse vita il Museo Internazionale delle Guerre Mondiali. L’accurata esposizione, l’originalità dei materiali e la meticolosa ricostruzione storica fanno del Museo un eccezionale strumento attraverso il quale questa “ verità “ , ormai sopita, riprenda vita e, diventando tangibile, aiuti a ricordare. Nei 900 mq espositivi, sapientemente allestiti, l’ospite del museo potrà ripercorrere in prima persona l’esperienza delle vicende storiche delle due Guerre, particolarmente impreziosita dalla stupenda cornice naturale offerta dalla vista di Monte Marrone.
Visitando il museo è pregnante la sensazione di passeggiare lungo i sentieri della storia, rivivendo non solo i momenti cruenti delle battaglie, ma anche la normale vita da campo di quegli eserciti che hanno dato vita alle Guerre Mondiali. L’assoluta autenticità dei materiali esposti aiuta l’ospite a comprendere come la vanità dell’uomo si possa esplicare nella guerra.
Di particolare prestigio e di grande suggestione è la sala armi ,  realizzata con le più famose armi leggere del secondo conflitto mondiale e resa unica dalla presenza di modelli eccezionalmente rari.
La continua proiezione di filmati d’epoca e la presenza di una biblioteca tematica della storia militare consentono all’ospite di approfondire ulteriormente la propria conoscenza di quei giorni.
La stretta collaborazione con l’Università del Molise, con frequenti seminari e summer school; la cooperazione con la Società Italiana di Storia Militare nonché quella con gli Uffici Storici della Difesa; i continui convegni rendono il museo un laboratorio pulsante dello studio delle Guerre Mondiali, aperto a chiunque desideri dare il proprio contributo.



Salcito: Museo vetrina paramenti sacri

La Mostra Permanente di Paramenti sacri si trova nella Chieda di San Basilio Magno ed è una mostra permanente a vetrata sempre visibile con paramenti sacri e calici vari.

San Pietro Avellana: Museo della civiltà e del costume d’epoca

All'interno del Museo delle Civiltà e del Costume d'Epoca di San Pietro Avellana, in provincia di Isernia, si possono ammirare le fedeli ricostruzioni delle stanze delle tipiche case rurali, proprie della civiltà contadina, dalla cucina alla camera da letto. Non mancano le ricostruzioni degli ambienti di lavoro caratteristici come la bottega del calzolaio e quella del fabbro.
La vita contadina e di paese è inoltre rappresentata e documentata attraverso l'esposizione di numerosi oggetti d'uso comune, attrezzi agricoli, strumenti degli artigiani, arredi che hanno caratterizzato le abitazioni della borghesia locale, libri antichi, fotografie d'epoca e coperte e merletti realizzati a mano. Da non dimenticare è l'interessante collezione di bambole d'epoca e di costumi nobiliari e contadini, che vanno dal Seicento al Novecento. All'interno del Museo sono inoltre conservati materiali documentari della civiltà contadina e reperti archeologici.


Santa Croce di Magliano: Museo di arte contemporanea “Sacrocam”

Il "SACROCAM" - Santa Croce Contemporary Art Museum, è un  progetto che si prefigge di inserire il Molise con orgoglio e originalità, all'interno del circuito dell'arte contemporanea così che esca dall'isolamento e partecipi al circolo planetario del consumo della cultura e dell'informazione.
"Collection", il nome della mostra  con più di cento opere è il ricco patrimonio del Museo che Luigi Mastrangelo diretto  ha messo insieme con il supporto della Provincia di Campobasso e del Comune di Santa Croce di Magliano.
Le opere spaziano dalla Pop Art, tra cui figurano artisti di spicco quali ad esempio Angeli e Festa, ai Post-Moderni con Ontani, Benuzzi, Levini, Jori e Salvatori, alla Pittura Mediale con lavori di Passerella, Mazzoni, Lamberti e Cascavilla fino alla Nuovissima Figurazione con Galeano e Macaone; si tratta di una linea nuova che ereticamente il museo SACROCAM di Santa Croce di Magliano, intende portare avanti.
La opere, in esposizione permanente, potranno essere ammirate presso il Palazzo del Vecchio Comune situato nel cuore del paese. Lo scopo è creare un'armoniosa coesistenza tra uomo, cultura e natura in Molise è possibile poiché è una terra che ha tutte le caratteristiche per diventare un'oasi di pace, rifugio di artisti e amanti della natura, un luogo ideale per apprezzare l' Arte Contemporanea.


Scapoli: Mostra permanente di cornamuse italiane e straniere (della zampogna)

Il museo, abbinato al Centro italiano della Zampogna, è dedicato a questo particolare strumento musicale, del quale Scapoli è da secoli famoso centro di produzione. Gli strumenti esposti fanno per lo più parte della collezione di Mauro Gioielli, uno dei massimi esperti del settore, e sono suddivisi in base alla provenienza, locale e italiana oppure europea ed extraeuropea. Assai ricca la documentazione iconografica, con riferimenti alla presenza della zampogna nell'arte. Nel museo si trovano inoltre elementi relativi al folklore e all'artigianato tipico molisano.



Scapoli: Museo del Corpo Italiano di Liberazione

Il museo vuole ricordare i fatti e le persone che ebbero parte nel teatro degli avvenimenti del 1943, dopo la venuta di un reparto del Corpo di Spedizione Francese, che con truppe di punta marocchine si dispose al confine della linea Gustav.
A fine gennaio del ‘44 lasciarono il settore agli italiani; nel palazzo Battiloro di Scapoli, venne concepito l’attacco alla linea Gustav del 31 marzo ‘44, il cui brillante risultato comportò dopo 15 giorni, la trasformazione del Raggruppamento in Corpo Italiano di Liberazione.
L’attuale esposizione del museo, curato ed allestito dall’associazione “Scapoli’43-’44″, ha un’area di circa 200mq. Il resto dell’edificio, di ben 800 mq circa, e’ in fase di ristrutturazione, e conterrà tutte le armi, divise, documenti, fotografie ed accessori vari.
Attualmente la collezione conta pezzi unici in Italia ed in Europa, ed è patrocinata dal Comune di Scapoli.

Sepino: Museo archeologico di Altilia

Il Museo archeologico di Sepino, è allestito all’interno di edifici rurali che si sono impiantati, dal ‘700 in poi, sulle strutture del teatro romano, in particolare sull’emiciclo della cavea ripetendo l’originario disegno planimetrico.
La presenza di queste case a semicerchio sul teatro, in modo diverso, ricostruiscono i volumi della summa cavea, creano una suggestione unica e conferiscono una particolarità al monumento, che non si ritrova nei numerosi altri edifici teatrali antichi.
All’interno delle abitazioni sono stati conservati gli elementi caratteristici e funzionali della vita quotidiana degli abitanti, quali il lavandino, il camino, il forno, ma anche le nicchie ricavate nelle murature utilizzate anticamente come ripostigli, nella nuova destinazione sono adibite ad espositori..
Il Museo raccoglie materiali provenienti dal sito della città e dal territorio ad essa pertinente, frutto di interventi di scavi sistematici e di ricognizioni di superficie.
I reperti sono stati ordinati, per quanto possibile, in sequenza cronologica, dall’età più antiche al basso Medioevo. E’ sembrato questo lo strumento più naturale, più semplice e didatticamente utile per orientare correttamente la generalità dei visitatori e per fornire loro una informazione scientifica al contempo facilmente controllabile e ugualmente rapportabile alle proprie conoscenze.
Il percorso museale prevede Sepino attraverso i secoli:

-Lavorare la pietra: il Paleolitico
-Dal simposio al convivio: la ceramica e il suo utilizzo
-Momenti di vita quotidiana: dalle attività artigianali ai passatempi e ai giochi
-Dall'incinerazione all'inumazione: i riti funerari

Termoli: Galleria civica di Arte Contemporanea

La collezione è costituita da più di 470 opere, in gran parte dipinti su tela, ma anche opere scultoree, realizzate con varie tecniche e materiali. Le opere raccolte rappresentano una rarità nel panorama italiano delle Gallerie di Arte Contemporanea. Soprattutto per gli anni Sessanta e Settanta, nella raccolta termolese troviamo un caso forse unico in Italia per la documentazione di tutto quell'ambito di ricerca che va dal postinformale, all'astrattismo, alla nuova figurazione, all'arte cinetica e programmata. La collezione conserva opere appartenenti a figure eccellenti della seconda scuola romana come Carla Accardi, Luigi Boille, Antonio Calderara, Aldo Calò, Nicola Carrino, Edgardo Mannucci, Achille Pace, Achille Perilli, Antonio Sanfilippo, Giulio Turcato, Giuseppe Uncini, Mario Schifano, Tano Festa, Franco Angeli, Gino Marotta e molti altri. Attualmente le opere sono ospitate in due spazi: la Galleria Civica d'Arte Contemporanea, spazio storico della collezione, ubicata in piazza Sant'Antonio e ricavata all'interno dell'ex omonima chiesa francescana e la nuovissima sede di Corso Umberto I, al numero 103, che nasce come cantiere aperto con visita ai restauri delle opere della collezione, per divenire in seguito spazio espositivo permanente delle stesse. L'edificio, ancora in fase di allestimento strutturato, sarà negli anni a venire uno spazio importante per la conoscenza della collezione termolese.


Trivento: Museo diocesano di Arte Sacra

Il Museo, nato nel 2001 per volontà del Vescovo Santucci, ha come riferimento l'intero territorio diocesano e come funzione principale quella della tutela del materiale esposto. Tuttavia si è presto trasformato in un'istituzione culturale attiva, a servizio della diocesi nella sua totalità, proponendosi come ricostruzione della storia non soltanto della città, ma dell'intero territorio diocesano, di cui ricostruisce parte del percorso storico.
La sede del Museo è la chiesa della Ss. Trinità, i cui spazi interni sono stati appositamente rielaborati per poter accogliere e presentare al meglio la collezione d'arte sacra. La realizzazione dell'edificio sacro risale al XVI secolo come deducibile da un'epigrafe conservata al suo interno che riporta la data del 1564. L'assetto attuale è il risultato di una serie di interventi di restauro che hanno interessato la chiesa nel corso dei secoli, in particolare negli anni '50 del XX secolo quando è stata realizzata la sostituzione e l'innalzamento del pavimento nativo. All'originario assetto cinquecentesco appartengono le pregevoli formelle lignee del portone d'ingresso. All'interno è conservato l'altare ligneo realizzato nel 1854 dal triventino Enrico Marchetti.
La collezione è composta in gran parte da preziosi paramenti liturgici e suppellettili sacre di grande pregio: calici, ostensori, turiboli e croci, per lo più di provenienza da botteghe napoletane del XVII-XX secolo in argento sbalzato e cesellato. Di particolare interesse è il reliquiario della Sacra Spina del XVII secolo e quello dei Cinquantasei Santi del XIII-XIV secolo in vetro soffiato. Particolarmente ricca è la collezione di paramenti liturgici (pianeta, dalmatiche, stole, piviali...) di provenienza e cronologia varia: tessuti e ricami realizzati in manifatture napoletane, veneziane e triventine di epoca compresa tra il XVI e il XX secolo. Il Museo conserva inoltre tre esemplari di scultura lignea medievale di importante valore storico ed artistico provenienti dalla cripta della cattedrale di Trivento e busti argentei appartenenti alla produzione artistica napoletana del Settecento.
Per aumentare lo spazio a disposizione della nuova destinazione d'uso della chiesa è stata realizzata una passerella sopraelevata che si snoda all'interno dell'aula. L'itinerario proposto al visitatore risulta semplice, lineare e facilmente individuabile. Nella sala della chiesa i colori e i ricami dei paramenti suggeriscono un percorso liturgico e catechetico che cerca di dare conto della varietà dell'arte tessile, della preziosità dei ricami e delle forme da questi assunte nella liturgia post-conciliare. La loro disposizione nel Museo Diocesano ha, dunque, come fine precipuo, la salvaguardia e il recupero dell'originario significato dei paramenti sacri, attraverso una loro collocazione appropriata e un apparato didascalico che ne illustri le caratteristiche, evidenziandone forme e simbologie. Nelle teche sono presentate allo studio e alla riflessione del fruitore anche i vasi e le suppellettili sacre di cui si cerca di fornire una contestualizzazione storica, ma soprattutto liturgica, in riferimento alle funzioni d'uso di tali oggetti, oltre che delle espressioni artistiche che singolarmente li qualificano.

Venafro: Museo archeologico

Museo archeologico di Venafro è ospitato all'interno del monastero seicentesco di Santa Chiara, in cui aveva trovato sede il piccolo museo civico istituito nel 1931 in seguito ai ritrovamenti archeologici del 1919 in località Terme di S. Aniello.
Oltre all'antica raccolta il museo conserva anche i ritrovamenti provenienti dai recenti scavi archeologici che hanno permesso di conoscere meglio l'insediamento sannitico e la Venafro di età imperiale.
L'esposizione museale si articola in due piani (piano terra e primo piano) secondo criteri cronologici e tematici, e mostra i diversi aspetti e le diverse realtà della vita quotidiana, pubblica e privata.

Il percorso museale prevede:
   - Il culto della memoria: le necropoli
    -Le ricche produzioni agricole: le ville rustiche
    -L'acqua elemento di vita: l'acquedotto
La città:
 - La geometria della città: l'impianto urbano
  - Antiche rappresentazioni: il teatro
  - Gladiatori e venationes: l'anfiteatro 



Venafro: Mostra permanente “Winter life Venafro”

Il 15 marzo 2008, In occasione della cerimonia di commemorazione delle vittime del 15 marzo 1944, è stata inaugurata ufficialmente a Venafro (IS), nello storico palazzo De Utris (vicinanze del municipio), la mostra permanente incentrata proprio su reperti di interesse storico riguardanti il secondo conflitto mondiale, denominata "Winter line". Una iniziativa che non ha  precedenti, interamente frutto della passione e dell'abnegazione di giovani professionisti quali Luciano Bucci, Renato Dolcigno, Donato Pasquale.
Una straordinaria collezione privata che  hanno deciso di porre al servizio della collettività,  esponendola in modo permanente e con accesso gratuito nella magnifica cornice del centro storico.
Le aperture al pubblico saranno garantite la seconda e l'ultima domenica di ogni mese, durante avvenimenti particolari, come feste patronali,  ricorrenze  o manifestazioni mirate alla rivalutazione del centro storico.


Vinchiaturo: Museo delle migrazioni

Le finalità del Museo sono rivolte sia alla conservazione della memoria storica dell'emigrazione,  che ha profondamente toccato la comunità locale, attraverso la ricerca, la custodia e la divulgazione di documenti, testimonianze  ed oggetti,  sia a favorire la promozione sociale e culturale dei popoli tramite attività di stimolo.



Nessun commento:

Posta un commento