Il
Museo storico della Campana Giovanni Paolo II nasce nel 1999 nell’attigua
Fonderia Marinelli, operante in Agnone sin dal Medioevo. Nel Museo sono esposto
studi, modelli, antichi attrezzi e calchi per la decorazione delle campane. Nel
primo corridoio della “grande galleria” sono documentate origine, storia e
tradizione ad esse riferite ed è espostala più vasta collezione al mondo di
bronzi sacri tra cui è dato particolare rilievo alla cosiddetta “Campana
dell’Anno Mille”.
Il museo conserva inoltre antichi documenti e testi rari come l’edizione olandese del 1644 de “De Tintinnabulis” di Gerolamo Maggi definita Bibbia dell’ arte campanaria.
Il Museo Internazionale della Campana è un punto di riferimento per gli esperti e al tempo stesso laboratorio: la biblioteca, l’ archivio, la videoteca, la sala convegni, lo spazio proiezioni, sono la fucina, dove si confrontano studiosi, e fonditori per discutere delle attività e della formazione professionale, per approfondire campi di ricerca interessanti: le origini remote dei sacri bronzi, i diversi usi, l’evoluzione delle tecniche di lavorazione e degli impianti nel rispetto delle tradizioni.
Il museo conserva inoltre antichi documenti e testi rari come l’edizione olandese del 1644 de “De Tintinnabulis” di Gerolamo Maggi definita Bibbia dell’ arte campanaria.
Il Museo Internazionale della Campana è un punto di riferimento per gli esperti e al tempo stesso laboratorio: la biblioteca, l’ archivio, la videoteca, la sala convegni, lo spazio proiezioni, sono la fucina, dove si confrontano studiosi, e fonditori per discutere delle attività e della formazione professionale, per approfondire campi di ricerca interessanti: le origini remote dei sacri bronzi, i diversi usi, l’evoluzione delle tecniche di lavorazione e degli impianti nel rispetto delle tradizioni.
Agnone:
Museo Emidiano, museo di arte sacra
Allestita provvisoriamente nella sede
della Chiesa di Sant'Emidiano da Mons. Nicola Marinelli, questa struttura
museale conserva oggetti antichi molto eterogenei per età e tipologia.
Si va dai reperti preistorici, italici e romani, ai papiri, ai sigilli di ogni epoca, fino all'arte sacra, in particolare statue di santi, che datano ad un periodo compreso tra il XII secolo ed il rinascimento. Il Museo offre anche una sezione numismatica molto variegata.
Si va dai reperti preistorici, italici e romani, ai papiri, ai sigilli di ogni epoca, fino all'arte sacra, in particolare statue di santi, che datano ad un periodo compreso tra il XII secolo ed il rinascimento. Il Museo offre anche una sezione numismatica molto variegata.
Inoltre è molto pregevole l'annessa
Biblioteca, la quale vanta ben 9000 testi antichi, rari e preziosi, tra cui
incunaboli, cinquecentine e seicentine.
Sant'Emidio è considerata la Chiesa più
importante di Agnone. Essa ha subito moltissimi sostanziali restauri nel corso
dei secoli, che hanno alterato profondamente il suo aspetto, ma conserva ancora
il bellissimo portale gotico, che la rende famosa. L'interno, a due navate,
accoglie le imporanti sculture di Giovanni Duprè, della di lui figlia Amalia, e
un crocifisso del Monteverde.
Visita previa appuntamento, telefonando al numero indicato.
Visita previa appuntamento, telefonando al numero indicato.
Agnone:
Mostra permanente del libro antico
La Mostra del Libro Antico,
nata nel Settembre 2003 e divenuta permanente a partire dal 2004, è stata
il primo strumento di conoscenza all’esterno del fondo librario antico
agnonese. Oltre 1800 volumi stampati nelle più importanti tipografie europee
fra il 1512 ed il 1830 costituiscono il patrimonio, di non trascurabile rilievo
che le “Biblioteche Riunite Comunale e B.Labanca” di Agnone da
cinque anni mettono a disposizione del mondo degli studiosi e della scuola
anche attraverso il progetto “ADOTTA UN LIBRO ANTICO”. Un modo originale ed inconsueto di
indurre i giovani ad approfondire la conoscenza della evoluzione della cultura
italiana ed occidentale dall’Era Moderna agli albori di quella contemporanea
per mezzo dei libri stampati nell’arco di quasi quattro secoli di produzione
libraria.
Giunti a Palazzo San Francesco di Agnone
attraverso varie vicissitudini e grazie a donazioni avvenute soprattutto nel
secolo ventesimo, i libri antichi di Agnone sono dunque stati destinati ad una
“nuova vita” ed ad una nuova funzione. Dovere primario di una biblioteca è
ovviamente curare la conservazione del patrimonio, ma anche – cosa non
secondaria - favorirne la conoscenza attraverso iniziative possibilmente non
prive di appeal nei confronti del mondo giovanile.
Per questo dopo il completamento dell’inventario informatico con la creazione della Sezione Libro Antico; a ciò è seguita la sistemazione fisica dei volumi in una apposita stanza dello storico Palazzo.
Per questo dopo il completamento dell’inventario informatico con la creazione della Sezione Libro Antico; a ciò è seguita la sistemazione fisica dei volumi in una apposita stanza dello storico Palazzo.
Oggi
la Mostra del Libro Antico riceve la visita di oltre 5000
persone/anno contribuendo a creare in Agnone un secondo polo di interesse del
turismo culturale e scolastico dopo il Museo storico della Pontificia Fonderia
di campane. Il Catalogo della Mostra e dei libri antichi della Biblioteca
agnonese è in fase di ultimazione. Per favorire una conoscenza più ampia della
Sezione, la Regione Molise, attraverso il Nucleo di Catalogazione presente in
Biblioteca, sta provvedendo all’immissione dei titoli nella rete del Servizio
Bibliotecario Nazionale (SBN).
Agnone:
Museo della ‘ndoccia
Il
24 dicembre di ogni anno ad Agnone, caratteristico paese in provincia di
Isernia, all'imbrunire si svolge la
Ndocciata, per celebrare la grande veglia. Al battere del campanone di
Sant'Antonio, i gruppi delle varie
contrade del paese accendono le 'ndocce (torce) e si riuniscono in un
suggestivo corteo che si snoda per le vie principali del paese. Alla fine del
corteo, nella piazza cittadina, si accende
un grande falò, per cancellare gli eventi negativi che hanno caratterizzato
l'anno che sta per terminare. Le 'Ndocce sono delle originali torce realizzate
utilizzando legno di abete bianco e fasci di ginestre secche, uniti con dello
spago. La lunghezza media delle 'Ndocce è di due o tre metri e può capitare che
siano raggruppate mediante paletti trasversali. In uno dei più antichi palazzi
del centro storico è allestita una mostra che documenta ed illustra le diverse
fasi della costruzione delle fiaccole e la storia e i momenti salienti della
'Ndocciata. Allinterno delle sale espositive sono mostrati numerosi esemplari
di 'Ndocce, ricostruzioni con manichini in costume tradizionale, le fotografie
che ritraggono i momenti salienti della nascita della Ndocciata e il trofeo che
viene vinto ogni anno da una delle cinque contade di Agnone. Particolare spazio
è dato alla documentazione della 'Ndocciata eseguita in piazza San Pietro l'8
dicembre 1996, giorno dell'Immacolata, davanti al Papa.
Baranello:
Museo civico “Giuseppe
Barone”
La visita delle due stanze che
costituiscono il Museo Civico "Giuseppe Barone" di Baranello è un
vero e proprio viaggio attraverso la storia e nei luoghi della terra che hanno
prodotto i migliori manufatti artigianali e artistici.
Nelle ventiquattro teche che coprono le
pareti del Museo è custodito un tesoro formato da più di duemila reperti
raccolti con attenzione e amore dall'architetto Giuseppe Barone e donati, con
un atto di grande liberalità, ai suoi concittadini nel 1897.
Posta al primo piano dell'ex Palazzo
Comunale, appositamente restaurato dall'architetto in uno stile che richiama
quello rinascimentale fiorentino, la collezione rappresenta una rara
testimonianza di raccolta storica giunta intatta fino ai nostri giorni nella
quantità e nella modalità espositiva.
Il piccolo museo è costituito da due
sole sale in cui dipinti, ceramiche di tutte le epoche, reperti archeologici e
oggetti di varia provenienza sono esposti secondo i criteri e le modalità
proprie delle collezioni di fine Ottocento: suddivisi per ambito e disposti in
ordine cronologico sui ripiani di legno delle teche, in composizioni che creano
linee e motivi ordinati ed eleganti.
E così il visitatore che vorrà conoscere davvero questa collezione deve fermarsi, prender tempo e con calma guardarsi attorno, affacciarsi alle vetrine. Solo così potrà scoprire la ricchezza e la varietà della raccolta, che a un primo rapido sguardo non si rileva. Il visitatore davvero curioso e disposto alla scoperta potrà apprezzare, tra gli altri, nella prima sala i bellissimi bronzetti raffiguranti Ercole e altre divinità greche e romane, le meravigliose ceramiche greche e italiote, gli Aegyptiaca, i reperti protostorici provenienti da Cuma, le lucerne, gli specchi, gli ex voto, i vasi e gli unguentari corinzi.
E così il visitatore che vorrà conoscere davvero questa collezione deve fermarsi, prender tempo e con calma guardarsi attorno, affacciarsi alle vetrine. Solo così potrà scoprire la ricchezza e la varietà della raccolta, che a un primo rapido sguardo non si rileva. Il visitatore davvero curioso e disposto alla scoperta potrà apprezzare, tra gli altri, nella prima sala i bellissimi bronzetti raffiguranti Ercole e altre divinità greche e romane, le meravigliose ceramiche greche e italiote, gli Aegyptiaca, i reperti protostorici provenienti da Cuma, le lucerne, gli specchi, gli ex voto, i vasi e gli unguentari corinzi.
Alzando poi lo sguardo alle pareti potrà
ammirare la piccola ma significativa quadreria formata da dipinti scelti con
gusto e attenzione, tra i quali spicca in posizione centrale il bellissimo San
Paolo Eremita, attribuito a un artista della cerchia di Jusepe de Ribera
(Xatìva 1591 - Napoli 1652) detto lo Spagnoletto e un Bosco di Fontainebleu
firmato Giuseppe Palizzi (Lanciano 1835 - Passy 1888) e datato 1848, preziosa
testimonianza del periodo francese del pittore.
Nella seconda sala lo sguardo è rapito
dalla ricchezza delle vetrine che accolgono la straordinaria raccolta di
ceramiche: dalle maioliche di Faenza, alle eleganti porcellane di Sevres o di
Meissen, dal biscuit di Capodimonte agli splendidi esemplari di porcellane
cinesi e giapponesi. E poi ancora, nelle altre teche, la raccolta di bronzetti
e medaglie, le statuine settecentesche del presepe napoletano, i paramenti
liturgici e una quantità di piccoli oggetti provenienti da diverse parti del
mondo e raccolti secondo quel gusto eclettico tipico del collezionista di fine
Ottocento.
Bojano:
Museo civico città di Bojano
Il palazzo accoglie il patrimonio
archeologico e naturalistico della città di Bojano. In particolare, la sezione
naturalistica è rappresentata da una serie di reperti paleontologici rinvenuti
nel Matese, che documentano la storia e l'evoluzione geologica di quest'area un
tempo occupata dal mare
La sezione archeologica del museo
raccoglie in più sale reperti di vasellame, monili, armi, monete dal V-IV
secolo a.C. al I d.C., rinvenuti nell'area del Sannio Pentro e in Bojano,
antica capitale; quella paleontologica conserva fossili e rudiste che
testimoniano la vita nel mare della Tetide africana, che occupava l'attuale
Matese. Una sezione di recente allestimento presenta costumi d'epoca e monili
del comprensorio del Matese.
Bonefro:
Museo etnografico della civiltà contadina
Il museo, con sede nel convento di S.
Maria delle Grazie, espone oltre 200 pezzi relativi alle sezioni storica,
etnografica e archeologica, ma soprattutto oggetti legati alla vita quotidiana
in campagna e in paese.
Bonefro: PM2 Palazzo Mouceri Museum
L'idea di mettere in rete i piccoli
musei locali,per migliorarne la gestione e i servizi, è materia di studio da
ormai molti anni in Italia e non solo. In Molise invece, grazie al progetto
Rete Atelier Molise, i musei nascono già in rete. L'idea è, infatti, quella di
creare una rete museale che coinvolga alcuni comuni molisani, dove, attraverso il
coordinamento delle logiche espositive, si creerà un unico grande centro
museale, le cui peculiarità saranno sostanzialmente il fatto di essere diffuso
sul territorio, vicino alle persone, capace di interagire con l'essenza di ogni
luogo nel quale ogni museo si inserisce. Il progetto, nato dall'artista Luigi
Mastrangelo e realizzato grazie al sostegno della Provincia di Campobasso, è il
nucleo iniziale di una grande utopia artistica dove i singoli musei di Rete
Atelier Molise sono concepiti come punti autonomi, che nell'unione con gli
altri nuclei assumono forza e significato.
Il PM2 (Palazzo Maucieri Museum) di Bonefro, fa parte di questa rete.
La
collezione bonefrana è ospitata nello splendido palazzo del primo Novecento
donato dal magnate Maucieri alla comunità bonefrana.
Campobasso: Museo provinciale sannitico
Il destino del Museo Provinciale
Sannitico è rimasto a lungo legato a quello della Biblioteca Provinciale, a
partire dalla sua nascita. L’idea della creazione di una biblioteca precedette,
seppure di poco, quella del museo e si diffuse sin dall’Unità d’Italia in quel
clima di grandi fermenti culturali avvertiti soprattutto dalla borghesia che
“cercava le proprie radici”. L’idea si concretizzò dopo un caloroso intervento
del consigliere Sipio, approvato all’unanimità dal Consiglio Provinciale: era
il 26 settembre 1881. Nessun riferimento, nel discorso di Sipio, alla
Biblioteca così calorosamente propugnata da Pasquale Albino il quale, qualche
mese dopo, nel gennaio 1882, donò al museo una ricca collezione di opere
bibliografiche (circa 600, “moltissimi opuscoli, opere musicali, esemplari di
calligrafia, atlanti di carte geografiche, ecc.”) che costituì il primo nucleo
della biblioteca provinciale, nata senza ufficialità e come parte integrativa
del museo.
Il 27 gennaio 1995 veniva
riaperto al pubblico il Museo Provinciale Sannitico di Campobasso, con una
nuova esposizione. Nelle scelte fatte in questa nuova esposizione non sono
stati seguiti scrupolosamente i criteri adottati dal Sogliano, ai quali
occorreva, comunque, rimettere mano in considerazione del fatto che essi erano
fluttuanti tra materiale e tecnica e destinazione d’uso.
Prioritariamente ci si è
posti di fronte all’esigenza di rendere comprensibili il più immediatamente
possibile i pezzi della collezione, sia nella loro funzione che in una
successione cronologica per grandi linee. Consapevoli della impossibilità di
ricavare da ogni singolo oggetto o gruppi di oggetti una quantità di
informazioni esauriente, soprattutto in considerazione della totale mancanza di
notizie sulle circostanze dei ritrovamenti e sulle eventuali associazioni, si è
scelto di non operare selezioni di sorta ma di presentare tutti i materiali,
anche se in più di un caso ripetitivi; si è difatti pensato che le
reiterazioni, anche se non accompagnate da commenti o spiegazioni, sarebbero
state di per sé significative; la diffusione di quel determinato oggetto in una
determinata epoca avrebbe suscitato interrogativi ed invogliato a cercare
risposte altrove; nel caso di gruppi di materiali omogenei (si pensi, ad
esempio,alle lucerne), la presentazione di tutti gli esemplari della collezione
avrebbe potuto dare una idea più immediata delle trasformazioni tipologiche
dell’oggetto stesso e lasciato trapelare i motivi per cui un tipo fosse più
usato rispetto ad un altro.
D’altra parte è sembrato doveroso mostrare, attraverso l’esposizione della collezione nella sua totalità, che il gusto del collezionista molisano della seconda metà dell’Ottocento – non c’è dubbio, difatti, che il nucleo principale di quello che diverrà il museo provinciale sannitico si sia creato in brevissimo tempo grazie alla buona volontà di collezionisti privati che misero a disposizione le loro collezioni – tendesse a privilegiare l’oggetto antico nella sua “antichità” piuttosto che nella sua “arte”.
D’altra parte è sembrato doveroso mostrare, attraverso l’esposizione della collezione nella sua totalità, che il gusto del collezionista molisano della seconda metà dell’Ottocento – non c’è dubbio, difatti, che il nucleo principale di quello che diverrà il museo provinciale sannitico si sia creato in brevissimo tempo grazie alla buona volontà di collezionisti privati che misero a disposizione le loro collezioni – tendesse a privilegiare l’oggetto antico nella sua “antichità” piuttosto che nella sua “arte”.
Anche la scelta espositiva
di raggruppare tutta la collezione, o la sua maggior parte, in un unico grande
contenitore, lasciando in espositori singoli solo alcuni pezzi di particolare
valenza e dimensioni, trova motivazione nell’intenzione di dare al visitatore
una idea immediata di un gruppo conchiuso, quasi immobilizzato nella
temporalità delle sue origini.
Nel riordinare i materiali tenendo conto della loro funzione, si sono
così individuati quattro raggruppamenti principali, ciascuno diviso in
sottogruppi: L’abbigliamento (uomini, donne, bambini), la casa (la struttura e
l’arredo, la mensa, l’illuminazione), le attività (l’agricoltura e
l’allevamento, l’artigianato, il commercio), la preghiera (il culto privato, il
culto pubblico, il culto dei morti). Nell’ambito di ciascuno dei gruppi e dei
sottogruppi ogni oggetto trova posto secondo una linea cronologica talora – ed
ove possibile – precisa e puntuale, spesso di massima.
Campobasso: Museo dei Misteri
Il Museo dei misteri di Campobasso è un
museo italiano gestito dalla Associazione misteri e tradizioni. È situato nel
centro della città ed espone le strutture e i costumi che caratterizzano la
manifestazione folkloristica più rappresentativa della città nonché una delle
più seguite della regione Molise, il festival dei Misteri, che si svolge la
domenica del Corpus Domini.
Nella struttura vi sono due sale
espositive e una sala proiezioni. La sala all'ingresso accoglie alcuni costumi
d'epoca e antiche testimonianze fotografiche delle passate manifestazioni
nonché i cataloghi dei personaggi più conosciuti che hanno animato la sfilata
negli ultimi 40 anni; la sala principale custodisce le 13 strutture
protagoniste della sfilata; la sala proiezioni mette a disposizione
testimonianze video delle manifestazioni girate nel 1929, 1948, 1952, 1958,
1999 e 2006 senza limitarsi solamente alla sfilata, ma mostrando anche quelli
che sono i backstage del Festival, e mostrando anche come si sia evoluta tale
rappresentazione nel corso degli anni, tuttavia lasciando l'atmosfera che la
circonda totalmente invariata.
Campobasso:
Museo internazionale
del Presepio in miniatura “Guido Colitti”
Il Museo internazionale del presepio in
miniatura Guido Colitti è ospitato all'interno di Villa Colitti, nel centro
della città di Campobasso. Il museo comprende la raccolta privata di circa 400
presepi in miniatura, alcuni dei quali realizzati dallo stesso fondatore, Guido
Colitti, oltre ad altri presepi provenienti da varie parti del mondo (Messico,
Giappone, Australia).
Alcuni presepi sono in legno intagliato,
altri in cartoncino, in terracotta, in madreperla, in sughero e in maiolica.
Il museo comprende inoltre una
collezione di pastori del Settecento e dell'Ottocento, opera di artisti
napoletani.
Campobasso:
Museo(ARATRO) Centro
d’arte contemporanea Università del Molise
ARATRO, Centro di arte contemporanea
dell’Università degli Studi del Molise, costituisce uno spazio dedicato a
mostre di arte contemporanea, italiana e internazionale, presentata in tutte le
diverse forme delle espressioni attuali: dall’installazione, al video, al
digitale, fino alla pittura, alla scultura e al disegno, nei loro intrecci con
il design, l’architettura, la moda. Oltre all’attività
espositiva, ARATRO sta creando una collezione d’arte contemporanea e un
archivio del video e dell’arte digitale, consultabile dagli studenti e dai
ricercatori come una vera e propria mediateca, una collezione utile anche alla
didattica, con cui organizzare anche rassegne e mostre.
ARATRO è nato altresì con la duplice
finalità della realizzazione di eventi, convegni e seminari dedicati all’arte
contemporanea e alle sue relazioni e alle sue implicazioni storiche,
filosofiche, sociali, scientifiche ed economiche e per la formazione,
nell’ambito dei corsi universitari, di professionisti in grado di concepire,
organizzare e realizzare mostre e progetti culturali, soprattutto grazie a stages e tirocini che coinvolgono
studenti della facoltà di Scienze Umane e Sociali.
Campobasso:
Museo della scuola e
dell’educazione popolare Università del Molise
Il Museo della scuola e dell'educazione
popolare e si trova nella Casa dello Studente Vazzieri dell'Università degli
Studi del Molise - Via Gazzani Campobasso.
L'esposizione ripercorre alcuni momenti
dello sviluppo delle istituzioni scolastiche a partire dall'unità d'Italia e
illustra le origini e gli sviluppi degli itinerari formativi nell’area
molisana. Attraverso la memoria registrata nei documenti, nelle voci, nelle
scritture, nelle immagini che costituiscono il patrimonio della scuola molisana
e delle pratiche di apprendimento che ne identificano la cultura materiale,
trova espressione e rappresentazione uno spaccato di storia sociale inedito e
complesso. Il percorso espositivo è stato ampliato e arricchito con nuove
acquisizioni e prestiti.
l Museo della scuola e dell'educazione
popolare è visitabile solo su prenotazione. E' possibile prenotare laboratori
didattici per le classi della scuola primaria e secondaria di primo grado e
visite guidate per gruppi. Il calendario dei giorni di chiusura rispetterà
quello dell'Ateneo.
Campolieto:
Museo del Contadino
Il museo è alloggiato attualmente nei
locali della biblioteca comunale in attesa di trovare locali più idonei ad
ospitarlo. L'iniziativa è nata dalla grande volontà della popolazione locale di
non far disperdere le antiche tradizioni.
Sono conservati antichi utensili
adoperati dalle popolazioni locali memoria di un indelebile passato; vi
troviamo differenti oggetti esposti impiegati nell'attività dei campi,
commerciale e domestica, nonché nelle attività artigianali
Capracotta:
Sala Museo
A seguito di una delicata opera di
ristrutturazione sono stati da poco ultimati i lavori di recupero di ampi
locali nel piano seminterrato dalla Casa Comunale, oggi tornati al loro
splendore epocale, che nel passato hanno ospitato le famiglie feudali che si
sono succedute nel territorio di Capracotta.
Nelle varie sale sono stati raccolti gli
attrezzi e gli strumenti della vita quotidiana di un popolo di montagna, che
raccontano le vicissitudini di intere generazioni che hanno vissuto sacrifici
immani dedicandosi a lavori che a mala pena riuscivano a soddisfare le più
elementari esigenze personali e familiari. Oggi le varie stanze vogliono
ricordare a tutti il nostro passato, le
nostre tradizioni, le arti manuali dei nostri padri.
I locali, senza barriere architettoniche,
sono pronti a ospitare esposizioni, mostre e iniziative culturali di ogni
genere.
Capracotta mette a disposizione non solo
della comunità capracottese, ma dell’intera regione un angolo del proprio
patrimonio storico culturale per favorire iniziative che possano concorrere a
dare risalto al territorio dell’altissimo Molise in una concezione di
miglioramento dell’offerta e nella contestuale opportunità di offrire spazi ad
associazioni culturali, enti, privati,
per la promozione e la diffusione della nostre specificità e della
nostre vicende.
Un ringraziamento a tutti coloro che hanno voluto donare i “beni” di loro
proprietà facendoli diventare di pubblico interesse e di “proprietà pubblica”.
Un ricordo alla figura del compianto Loreto Di Nucci, che negli anni passati si
è prodigato nel raccogliere presso le case dei capracottesi importanti reperti
e per averli catalogati con il loro nome originale, nel vero dialetto degli
anni passati.
Casacalenda:
Museo multimediale del
Bufù
Il Museo multimediale del Bufù è stato
inaugurato nel dicembre del 2005 ed attualmente è ospitato al secondo piano del
palazzo comunale; iniziativa di grande valore, ha registrato un meritevole
contributo dall'etno-musicologo Matteo Patavino, che ne ha curato il progetto.
Il bufù rappresenta uno strumento molto
importante, in quanto un'icona della cultura molisana, molto presente nelle
manifestazioni tradizionali locali. È un tamburo a frizione adoperato con altri
strumenti in quei piccoli gruppi musicali spontanei, che la sera dell'ultimo
dell'anno presiedono le caratteristiche vie del paese per salutare con la loro
musica e canti la fine dell'anno; gli stessi che, poi, nella mattina di
Capodanno si riuniscono e si esibiscono in Piazza Mercato, illustrando il loro
repertorio.
Castel
San Vincenzo: Museo
Fauna Appenninica “Oscar Caporaso”
Il
Museo della Fauna di Castel San Vincenzo intitolato al naturalista molisano
prematuramente scomparso Oscar Caporaso. Caporaso fondò il Museo negli anni ’80, ma dopo la sua scomparsa il
progetto di sviluppo ha fatto registrare una brusca frenata. L’ultima
iniziativa pubblica al Museo della Fauna Appenninica è datata 24 agosto 2010
con l’inaugurazione della sala studio e mostra permanente “Insetti &
Company”, un’esposizione di insetti
arricchita dalla collezione
privata di farfalle donata dai parenti del naturalista.
Castelpetroso:
Museo della civiltà contadina
Il museo della Civiltà Contadina è stato
inaugurato di recente in seguito ad un progetto formativo dell' Istituto
Comprensivo "O. D'Uva". Al suo interno sono conservati una quantità
notevole di oggetti donati dai cittadini di Castelpetroso.
Gli oggetti ivi esposti risalgono al
periodo che và dalla prima metà del 1800 fino alla prima metà del 1900.
Castropignano:
Museo dell’Arte Contadina
Il museo è stato realizzato negli anni ‘80
a cura di Pietro Sardella sotto forma di mostra permanente, solo nell'aprile
2003 ha assunto il nome di museo. In esso sono presenti utensili, strumenti e
suppellettili vari.
Di grande interesse sono il torchio e il
banco da falegname con vite in legno.
Il materiale è esposto in tre sale
comunicanti tra loro di cui una con volta a crociera, caratteristica delle
costruzioni locali; questo tipo di volta evita fondazioni molto profonde. Molte
sono le curiosità e le sorprese riservate ad un visitatore alla riscoperta
delle proprie radici.
Colletorto:
co.co.co. Contemporary
Colletorto Collection
Il museo Co.Co.Co di Colletorto è
ospitato all'interno delle stanze del Palazzo Marchesale e nei pressi della
torre Angioina. La collezione di Colletorto è dedicata al concetto del sacro
nel contemporaneo, gli artisti traspongono qui la propria visione dello
spirituale nella singolarità del loro linguaggio. Il risultato è il più vario,
si va dalla riproposizione di icone classiche, alla dissacrazione, all'intimità
sentimentale, alla visione dark di paesaggi paradisiaci.
Frosolone:
Museo dei Ferri Taglienti
Il Museo dei Ferri Taglienti ha come
obiettivo primario non lasciar cadere nell’oblio la tecnica
della forgiatura e della lavorazione
artigianale delle forbici e dei coltelli.
Lo stesso Museo, inoltre, verrà
sfruttato dall’Amministrazione Comunale in tutte le sue potenzialità, perché
incida nella realtà sociale come momento qualificante della civiltà artigianale.
In esso verranno conservati oggetti di valore storico recuperati tra gli appassionati
e gli eredi dei migliori lavoratori di forbici e coltelli di Frosolone del
secolo scorso.
Verranno mostrati anche pezzi di altra
origine, come le numerose lame da taglio militari già
consegnate da varie Sovrintendenze per i
Beni Artistici (delle Marche, del Lazio e del Veneto). Sono già stati
recuperati e sistemati in apposite bacheche propriamente museali, i prodotti
realizzati in tutte le manifestazione del recente passato; in queste occasioni,
infatti, gli artigiani lavoravano all’aperto pezzi particolari e pregiati
forgiati a mano. Quest’anno, attraverso un finanziamento del Ministero
dell’Università e della Ricerca Universitaria di 17.500,00 Euro e con il
patrocinio del Comune, è stato possibile riaprire il Museo dei Ferri Taglienti
nel locale di Via Selva. Nello stesso locale, sono state allestite due botteghe
a testimonianza dell’evolversi nel tempo dell’arte della lavorazione
dell’acciaio: una, che rievoca la più antica lavorazione artigianale, quella di
fine ottocento, con strumenti d’epoca e sistemi di lavorazioni antichi, l’altra,
invece, allestita con la strumentazione moderna attraverso macchinari
industriali che consentono, ormai, procedimenti di lavorazione seriale.
In più, è stato allestito uno schermo
televisivo al plasma su cui saranno proiettati, per i visitatori e gli studenti,
i procedimenti della forgiatura e lavorazione dell’acciaio.
Obiettivo finale dell’Amministrazione
Comunale, oltre a far conoscere il “made in Frosolone”,
è rivalutare le tradizioni per giungere
a una rinascita sociale ed economica dei piccoli centri.
Il Museo è stato aperto per la prima
volta nel 1997 e nel 2005 è stato completamente rinnovato, in esso, vengono
esposti oltre 400 oggetti provenienti da ogni parte del mondo e di ogni epoca.
Guardialfiera:
Parco Letterario “F.Jovine”
Oasi
di antica storia, tempo e luogo del racconto, immaginazione e realtà.
Monumenti, campagna, persone, fiumi, cibi, tramonti, sapienze e mestieri
antichi. In esso sono contenuti angoli e percorsi di Guardialfiera, cantati
dall’autore, in un vademecum ed in una realtà innovativa capace di valorizzare
la ricchezza dell’immagine, in sorgenti di imprenditorialità e di occupazione
giovanile.
Guardiaregia:
Centro visite oasi WWF
La
struttura più importante dell’area protetta è il Centro visita della Riserva
situato a Guardiaregia in Piazza Toronto. Il centro visitatori dell’Oasi WWF
Guardiaregia-Campochiaro è caratterizzato da una grande sala che rappresenta un
vero e proprio punto d’incontro dove spiegare e apprendere al meglio le
caratteristiche naturali dell’area protetta. In esso sono presenti un grande
diorama del lupo appenninico con un esemplare vero ricostruito nel suo ambiente
naturale, un acquaterrario sulla vita del torrente, una ricostruzione del
grande albero, le farfalle dell’Oasi e numerosi pannelli didattici dedicati
all’area protetta matesina. Inoltre il centro visitatori della Riserva offre
attrezzature audio, video e multimediali per effettuare una visita virtuale
dell’Oasi,nonché un piccolo spazio conferenze. Il nuovo centro visite è
completato da ulteriori ambienti separati come la grande “officina della
natura”, l’ufficio della Riserva, i servizi igienici ed è dotato di tutti gli
impianti di sicurezza antincendio.
Guglionesi:
Museo civico archeologico
Nel museo civico ed archeologico di
Guglionesi sono conservati importantissimi ed unici reperti. Un sito
archeologico in località Santa Margherita raccoglie le testimonianze più
antiche della presenza dell’uomo a Guglionesi, con nuclei di sepolture del
VI-IV secolo, che hanno restituito ceramiche daunie dalle decorazioni
geometriche: affascinanti e insolite, tanto da sembrare oggetti d’arte
contemporanea.
Isernia:
Museo del tombolo di Isernia “Ru
Pezzaglie”
“Ru Pezzeglie" è una iniziativa,
promossa dalla società di servizi turistici nel Molise, Top Tour Isernia,
finalizzata alla propaganda e alla valorizzazione della singolare arte del
tombolo.
La sua introduzione nella città è di
origine antichissima: si presume, infatti, che la diffusione risalga al XIV
secolo, ad opera di suore spagnole che alloggiavano nei monastero di Santa
Maria delle Monache e di Santa Chiara. La regina Giovanna d'Aragona amava molto
questo tipo di merletti, infatti durante il suo soggiorno nella città apprese
la lavorazione da maestre locali.
Isernia:
Museo Nazionale di S.Maria delle Monache
Nel museo vi sono esposti pezzi lapidei
provenienti dall'agro di Isernia, risalenti all'epoca romana e precisamente
dell'età repubblicana ed imperiale; tra i pezzi esposti (capitelli corinzi,
rocchi di colonne, frammenti architettonici, are votive), ve ne sono alcuni di
estremo interesse, come per esempio il rilievo con scena di battaglia, che
ripete quella del celebre mosaico di Pompei della battaglia di Isso fra
Alessandro e Dario.
Vi sono poi alcuni blocchi di grandi
dimensioni con figure di gladiatori, facenti parte di un grandioso monumento
esistente in epoca romana in località Taverna della Croce: i pezzi sono stati
disposti in modo da dare un'idea di come potesse essere il monumento
originario; un telamone raffigurante un barbaro con berretto frigio del I
secolo a.C.; un'ara votiva della dea Vittoria-Nemesi dedicata da un certo
Attalo al suo padrone Nonio Gallo, generale d'origine isernina che trionfò sui
Galli Treviri 29 a.C. ed ancora un rilievo raffigurante il supplizio di Issione,
re dei Capiti, legato alla ruota per aver offeso Giove.
Molte
sono le iscrizioni e le urne funerarie provenienti dalla necropoli delle
Quadrelle, distante qualche chilometro dal centro di Isernia. Infine, degne di
nota, sono due grandiose basi onorarie (su cui erano le statue dei titolari
purtroppo andate perdute), una delle quali dedicata a Sesto Apuleio, nipote di
Augusto, che fu console nell'anno 14 e l'altra dedicata a Caio Spetu Muleio,
quattuorviro e reggitore municipale.
Isernia:
MACI, Museo di arte contemporanea
Il Museo MACI è un museo di arte
contemporanea di Isernia sito nelle sale del Palazzo della Provincia della
città. Il museo è il primo in Molise nel suo genere ed è stato inaugurato il 12
marzo 2004 con la mostra denominata L'Arte in testa. Storia di un'ossessione da Picasso ai giorni nostri.
Il
museo presenta una mostra permanente con opere di artisti provenienti da tutto
il mondo: Davide Coltro, Nabouyoshi Araki, Santiago Sierra, Nicola Pellegrini,
Ottonella Mocellin, John Pilson, Zoe Leonard, Omrette Lemieux, Vanessa
Beecroft, Gianni Motti, Francesco Vezzoli, Ryan Mendoza, Chantal Joffe,
Gabriele Picco, Ines van Hamsweerde, Candice Breitz, Nell, Vladimir
Dubossarsky, Alexander Vinogradov, Peter Angermann, Mimmo Rotella, Mario Schifano,
Nam June Paik, Stefano Arienti, Tarik Berber, Davide Cantoni, Marco Fantini,
Thimoty Grrenfield, Sanders, Tessa Manon Den Uyl, Gian Marco Montesano, Luca
Pignatelli, Daniele Galliano, Enrico De Paris, Lori Scarpellini.
Jelsi:
Museo del grano: la vetrina racconta
Il Museo del Grano è legato alla “Festa
del grano”, manifestazione che si svolge ogni 26 luglio in onore di S.Anna, e
che trasforma il piccolo abitato di Jelsi in un centro internazionale in cui si
confrontano diversi artisti carristi.
Il Museo conserva numerose testimonianze
della Festa; in esso sono esposti solo alcuni dei tanti carri realizzati nel
corso degli anni che, attraverso la loro unicità, risultano essere di enorme
interesse storico artistico - contemporaneo.
Si
presenta come un contenitore culturale e un luogo di dialogo tra la comunità e
i cittadini, in cui si realizzano visite guidate, attività di laboratori
didattici, eventi, progetti speciali, mostre, spettacoli teatrali, conferenze,
convegni, concerti, giornate e serate dedicate alle Istituzioni.
Larino:
Museo civico
Il Museo Civico è situato nel Palazzo
Ducale di Larino; all'interno vi è la Mostra Archeologica permanente Ars et
Ingenium, che contiene vari oggetti frutti di ritrovamenti effettuati nella
zona di Larino. I reperti risalgono per lo più al periodo che va dal X secolo
a.C. e il IV secolo d.C; fra di essi si possono ammirare vasi, anfore,
unguentari, lance, elmi, lucerne e alcune piccole statue collegate al culto di
Marte, dio tutelare dell'antica Larium. Degni di nota sono il gruppo di Ercole
e Priapo, la statua rappresentante un fanciullo che indossa una toga e il calco
di una lastra in bronzo del Senatus Consultus di Larino, risalente al I secolo
d.C.
Da segnalare tre splendide
pavimentazioni musive romane: il Mosaico degli Uccelli, il Mosaico del Leone ed
infine, il Mosaico della Lupa.
Macchia
Valfortore: Museo
“La casa,i Mestieri e la Cultura della Memoria”
La struttura museale, privata, di
Mariella Brindisi, nasce nel 2004. E' composta di varie sezioni: la casa, i
mestieri, il mondo contadino, la cultura della "Toppa", la
falegnameria, la costruzione di tamburi a cornice (Mario Mancini), ricerca di
canti.
La struttura museale nasce nel 2004
dall'esigenza di conservare, adeguatamente, la collezione di oggetti e segni di
vita raccolti nel tempo. In breve l'esigenza di conservare si è trasformata
nell'urgenza di incrementare la ricerca nell'ambito della cultura materiale ed
immateriale radicata nel territorio. La struttura, attualmente, è composta da
quattro stanze limitrofe: la casa, i mestieri, il mondo contadino, la cultura
della "Toppa" in vico Pisa. Si aggiunge a circa cento metri l'antica
falegnameria ricca di attrezzi propri e da scalpellini. La struttura ospita,
inoltre, l'attigua bottega, di tamburi a cornice di Mario Mancini. La settima
stanza è la cantina attigua alla falegnameria e al laboratorio didattico di
tamburi a cornice. Un nuovo edificio, donato alla famiglia Mancini-Brindisi,
dai fratelli Giuseppe e Saverio Di Iorio, sarà adibito, previa ristrutturazione,
ad ulteriori stanze museali. Saranno realizzate: un'aula scolastica antica, una
stanza per i giochi dell'infanzia, una sartoria con abbigliamento e corredo,
una grande cantina, un centro documentazione e archivio, ed un osservatorio
astronomico. L'attività del "museo" si esplica non solo nella ricerca
e nell'esposizione dei pezzi materiali, ma anche, raccogliendo filmati di
antichi mestieri, di tradizioni, di cultura orale, di storie di vita e di
canti. Ha collaborato con il "museo", nel 2006, la nota cantautrice
Giovanna Marini con il suo coro del Testaccio di Roma, nella raccolta di canti
popolari. E' stata svolta una ricerca bibliografica acquistando, presso
librerie antiquarie, i volumi riguardanti "La Congiura dei Principi del
1701” detta la Congiura di Macchia scritta da Giambattista Vico. Le attività
del Museo si sono estese agli studi dei chirotteri locali con registrazioni
audio (mediante speciali apparecchiature) e video notturni ed osservazione del
cielo profondo (depsky). Il "museo" è meta di visite guidate,
gratuite, di turisti, scolaresche di ogni ordine e grado; è stato argomento di
studio per studenti universitari. Una segnalazione particolare merita la stanza
"Cultura della Toppa" oggetto di una ricerca ideata dalla sottoscritta
e condotta presso l'Università del Molise attraverso numerose interviste svolte
sul territorio molisano. Tale ricerca ha prodotto una pubblicazione in corso di
stampa. Contiene numerosi pezzi straordinari che testimoniano una cultura che
viene da lontano ed è, tuttavia, attuale, riguarda tutte le classi sociali, è
internazionale, non ha limiti e sorprende in ogni sua applicazione. Quello che
viene fuori dall'osservazione di queste "stanze" è una grande umanità
tracciata sugli oggetti da menti e mani sapienti.
Montorio
nei Frentani:Museo
ornitologico
A
Montorio nei Frentani, un’illustre famiglia locale, custodisce una preziosa e
ricca collezione ornitologica frutto del lavoro di un proprio antenato che
circa 100 anni fa preparò gli esemplari provenienti prevalentemente dall’area
dell’Ecomuseo itinerari Frentani. Nella collezione sono compresi anche alcuni
mammiferi tra cui lupi e martore. La collezione è documentata in un dettagliato
catalogo, in cui sono riportati gli esemplari presenti nella collezione, la
specie, il sesso, il luogo di provenienza, il nome di chi l’ha consegnati
all’imbalsamatore e i resti del cibo trovato nello stomaco.
Pesche:
Museo erbario del Molise
L'Erbario dell'Università degli Studi
del Molise, nonostante la sua giovane età, si attesta su altissimi livelli
tanto da essere citato anche nell' Index Herbariorum di New York con l'acronimo
IS. In esso si conservano collezioni di piante essiccate provenienti
prevalentemente dal territorio molisano e dall'Appennino centrale e
meridionale. L'erbario è situato a Pesche in contrada Fonte Lappone, ad oggi
l'erbario vanta una collezione che supera i 10.000 campioni essiccati ed una
vasta collezione digitale. Inoltre sono presenti, o sono in fase di
allestimento, le seguenti Sezioni espositive: Xiloteca (legni, sezioni),
Spermoteca (semi e frutti), Licheni e Piante di interesse etnobotanico ed
economico. L'Erbario dell'Università del Molise rientra a pieno titolo tra gli
erbari moderni. In esso si conservano collezioni di piante essiccate provenienti
prevalentemente dal territorio molisano e dall'Appennino centrale e
meridionale. Il Museo è stato inaugurato nel 2006 con un convegno dedicato alla
ricerca avanzata nelle Scienze Botaniche. La collezione presente nasce da un
primo nucleo di essiccata frutto del lavoro meticoloso di tanti studenti,
dottorandi e ricercatori di questa Università ed in continua espansione. La sua
consistenza attuale conta circa 10.000 essiccata. Nel 2004 ha avuto il
riconoscimento internazionale con la registrazione nell'Index Herbariorum di
New York con l'acronimo IS.
Le finalità dell'Erbario sono espresse
nella definizione dell'International Council of Museums (ICOM) dell'UNESCO:
"Il museo è una istituzione permanente, senza scopi di lucro, al servizio
della società e del suo sviluppo, aperta al pubblico e che compie ricerche
riguardanti le testimonianze dell'uomo e del suo ambiente, le conserva, le
comunica e soprattutto le espone a fini educativi".
L'erbario è collegato al Giardino di
Flora Appenninica di Capracotta e alla Banca del Germoplasma per lo studio, la
valorizzazione e la conservazione della biodiversità globale ed in particolare
del territorio molisano.
Presso il Museo dell'Erbario è possibile
effettuare stage, tirocini e tesi di laurea di I e II livello.
Tra le collezioni specializzate di
essiccata si ricordano quelle relative ai generi Quercus, e Rosa. Per questi
stessi generi sono stati realizzati due erbari digitali (collectio Quercus,
collectio Rosa), contenenti le scansioni di tutti i campioni, con immagini
ingrandite dei particolari più significativi utili per la determinazione delle
diverse entità.
Sono allestite, le seguenti Sezioni
espositive: Xiloteca (legni, sezioni), Spermoteca (semi e frutti), Licheni e
Piante di interesse etnobotanico ed economico.
In
fase di realizzazione un Erbario didattico da utilizzare per le esercitazioni
con gli studenti e durante le visite guidate.
Pescopennnataro:
Museo dell’Abete
Il Parco si chiama “Abete Bianco”
proprio perché immerso in una delle più grandi, suggestive e rare foreste di
abete bianco esistenti nell’area del Mediterraneo, il Parco è davvero
un’autentica oasi nel verde più rigoglioso dell’Appennino.
Il Museo Ambientale ed il Centro di
Educazione Ambientale "L'Abete Bianco" nascono con l'intenzione di valorizzare
un aspetto peculiare di Pescopennataro. Nel territorio sono presenti due siti
di interesse comunitario, quello del Bosco della "Vallazzuna" e
quello del Bosco degli "Abeti Soprani". Da citare il tratturo
"Ateleta-Biferno", la Zona Umida dei "Laghi dell'Anitra" e
"L'Eremo di S. Luca" posto in una grotta calcarea ad oltre 1500 metri
s.l.m. L'Abete Bianco, specie ormai rara in Appennino, vive nel territorio in
piccoli nuclei forestali di enorme pregio naturalistico. Il
Museo Ambientale attraverso un vasto allestimento espositivo vuole offrire ai
visitatori una documentazione, ricca e diversificata, divulgativa degli aspetti
fisiologici, ecologici, cenologici dell'abete bianco.
Pescopennataro:
Museo della pietra “Chiara Marinelli”
Alle
bellezze naturali del paese è dedicato il Museo della Pietra, nato sia per i
numerosi ritrovamenti preistorici rinvenuti sul territorio molisano e sia per
la rinomata tradizione pescolana della lavorazione della pietra, dove, a
partire dal 1700 circa, si era istituita una vera e propria scuola artistica di
scalpellini. L'imponente collezione preistorica, comprende oltre 1600 manufatti
in selce e calcare, molti dei quali di straordinaria fattura a testimonianza di
un'industria litica raffinatissima che potremmo definire altamente
specializzata. Tali reperti accertano la presenza ininterrotta intorno a quei
luoghi di una comunità stabile e progredita che scheggiava la pietra già oltre
mezzo milione di anni fa. Il Museo della Pietra di Pescopennataro vuole
attestarsi come un nuovo polo culturale della Regione che tende ad adeguarsi
alle più attuali concezioni museali con proposte di stage, concorsi artistici e
collaborazioni tra diversi istituti culturali anche stranieri.
Pietracupa:
Museo civico dei ricordi
Il Museo Civico dei
Ricordi di Pietracupa è dedicato agli antichi mestieri, costumi e tradizioni
del paese.
Pizzone:
Museo dell’Orso Marsicano
Il Museo dell’Orso Marsicano è un percorso
espositivo dedicato alla storia naturale dell'orso e ai suoi rapporti con
l'uomo. All'interno è allestito un angolo dedicato all'interpretazione
ambientale e un'attrezzata sala proiezioni.
Riccia:
Museo delle Arti e tradizioni popolari
L'Associazione culturale "Tempo e
Memoria" si è adoperata, con passione, al recupero e allestimento degli
oggetti che oggi costituiscono una eccezionale collezione etnografica. La
storia del Museo nasce nel 1996, quando la giunta comunale decise di utilizzare
gli ambienti del Magazzeno per accogliere la collezione. Nasceva così il primo
nucleo del museo che oggi si è arricchito di ulteriori arredi, strumenti,
macchinari, alcuni dei quali oramai scomparsi. Il Museo risulta così una
struttura attiva, pronta a rinnovarsi e a ospitare ulteriori segni e tracce
dell'uomo e della storia di Riccia.
La prima sensazione che si prova
entrando nel museo è di essere completamente assorbiti dalla enorme quantità di
oggetti presenti. Gli arnesi, realizzati con materiali poveri come pietra,
legno, cuoio, terracotta, richiamano l'attenzione del visitatore che,
incuriosito, cercherà di comprenderne l'uso. A pian terreno sono visibili
strumenti riguardanti la produzione del grano, dell'olio e del vino e oggetti
utilizzati nelle attività artigianali locali. In particolare, la grande vasca
scavata nella pietra, "u Paleménte" riporterà alla mente i gesti
legati alla pigiatura dell'uva per la produzione del vino. Di recente sono
stati donati dagli eredi alla Amministrazione Comunale alcuni macchinari a
motore del lanificio Palmieri. Nel piano superiore sono esposti oggetti di vita
quotidiana: rasoi, telefoni, giornali, strumenti, musicali, un vecchio
telegrafo del 1914, strumenti da cucina. Sulle pareti, una serie di fotografie
risalenti al secolo scorso immortala scene di vita locale e completa
l'esposizione.
Molto
affascinante è la ricostruzione di una camera matrimoniale del primo Novecento
con mobili, giochi, telai, stoffe e abiti da sposa. Il nuovo ambiente del Museo, quello a ridosso
della cortina esterna del Castello, si è trasformato in una bottega del
ciabattino in cui trovano posto attrezzi e strumenti, scarpe antiche e il
Manuale del Calzolaio del 1929. Il Museo etnografico di Riccia è tra le
migliori esposizioni della Provincia di Campobasso per la sua capacità di
rievocare il sapore di una quotidianità antica fatta di gesti, costumi e usi
che, grazie alla organizzazione espositiva, valorizzano e conservano le
tradizioni etnografiche di Riccia.
Rocchetta al Volturno:
Museo delle memorie (Museo internazionale
delle guerre)
La necessità della “memoria” come pegno
indispensabile alla verità per la rinascita di una società giusta ha fatto sì
che Rocchetta a Volturno, in un magnifico e antico frantoio, prendesse vita il
Museo Internazionale delle Guerre Mondiali. L’accurata esposizione,
l’originalità dei materiali e la meticolosa ricostruzione storica fanno del
Museo un eccezionale strumento attraverso il quale questa “ verità “ , ormai
sopita, riprenda vita e, diventando tangibile, aiuti a ricordare. Nei 900 mq
espositivi, sapientemente allestiti, l’ospite del museo potrà ripercorrere in
prima persona l’esperienza delle vicende storiche delle due Guerre,
particolarmente impreziosita dalla stupenda cornice naturale offerta dalla
vista di Monte Marrone.
Visitando il museo è pregnante la
sensazione di passeggiare lungo i sentieri della storia, rivivendo non solo i
momenti cruenti delle battaglie, ma anche la normale vita da campo di quegli
eserciti che hanno dato vita alle Guerre Mondiali. L’assoluta autenticità dei
materiali esposti aiuta l’ospite a comprendere come la vanità dell’uomo si
possa esplicare nella guerra.
Di particolare prestigio e di grande suggestione
è la sala armi , realizzata con le più
famose armi leggere del secondo conflitto mondiale e resa unica dalla presenza
di modelli eccezionalmente rari.
La continua proiezione di filmati
d’epoca e la presenza di una biblioteca tematica della storia militare
consentono all’ospite di approfondire ulteriormente la propria conoscenza di
quei giorni.
La stretta collaborazione con
l’Università del Molise, con frequenti seminari e summer school; la
cooperazione con la Società Italiana di Storia Militare nonché quella con gli
Uffici Storici della Difesa; i continui convegni rendono il museo un
laboratorio pulsante dello studio delle Guerre Mondiali, aperto a chiunque
desideri dare il proprio contributo.
Salcito:
Museo vetrina paramenti sacri
La
Mostra Permanente di Paramenti sacri si trova nella Chieda di San Basilio Magno
ed è una mostra permanente a vetrata sempre visibile con paramenti sacri e
calici vari.
San
Pietro Avellana: Museo
della civiltà e del costume d’epoca
All'interno del Museo delle Civiltà e
del Costume d'Epoca di San Pietro Avellana, in provincia di Isernia, si possono
ammirare le fedeli ricostruzioni delle stanze delle tipiche case rurali,
proprie della civiltà contadina, dalla cucina alla camera da letto. Non mancano
le ricostruzioni degli ambienti di lavoro caratteristici come la bottega del
calzolaio e quella del fabbro.
La vita contadina e di paese è inoltre
rappresentata e documentata attraverso l'esposizione di numerosi oggetti d'uso
comune, attrezzi agricoli, strumenti degli artigiani, arredi che hanno caratterizzato
le abitazioni della borghesia locale, libri antichi, fotografie d'epoca e
coperte e merletti realizzati a mano. Da non dimenticare è l'interessante
collezione di bambole d'epoca e di costumi nobiliari e contadini, che vanno dal
Seicento al Novecento. All'interno del Museo sono inoltre conservati materiali
documentari della civiltà contadina e reperti archeologici.
Santa
Croce di Magliano: Museo
di arte contemporanea “Sacrocam”
Il "SACROCAM" - Santa Croce Contemporary Art Museum, è
un progetto che si prefigge di inserire
il Molise con orgoglio e originalità, all'interno del circuito dell'arte
contemporanea così che esca dall'isolamento e partecipi al circolo planetario
del consumo della cultura e dell'informazione.
"Collection", il nome della
mostra con più di cento opere è il ricco
patrimonio del Museo che Luigi Mastrangelo diretto ha messo insieme con il supporto della
Provincia di Campobasso e del Comune di Santa Croce di Magliano.
Le opere spaziano dalla Pop Art, tra cui
figurano artisti di spicco quali ad esempio Angeli e Festa, ai Post-Moderni con
Ontani, Benuzzi, Levini, Jori e Salvatori, alla Pittura Mediale con lavori di
Passerella, Mazzoni, Lamberti e Cascavilla fino alla Nuovissima Figurazione con
Galeano e Macaone; si tratta di una linea nuova che ereticamente il museo
SACROCAM di Santa Croce di Magliano, intende portare avanti.
La opere, in esposizione permanente,
potranno essere ammirate presso il Palazzo del Vecchio Comune situato nel cuore
del paese. Lo scopo è creare un'armoniosa coesistenza tra uomo, cultura e natura
in Molise è possibile poiché è una terra che ha tutte le caratteristiche per
diventare un'oasi di pace, rifugio di artisti e amanti della natura, un luogo
ideale per apprezzare l' Arte Contemporanea.
Scapoli:
Mostra permanente di cornamuse italiane e
straniere (della zampogna)
Il
museo, abbinato al Centro italiano della Zampogna, è dedicato a questo
particolare strumento musicale, del quale Scapoli è da secoli famoso centro di
produzione. Gli strumenti esposti fanno per lo più parte della collezione di
Mauro Gioielli, uno dei massimi esperti del settore, e sono suddivisi in base
alla provenienza, locale e italiana oppure europea ed extraeuropea. Assai ricca
la documentazione iconografica, con riferimenti alla presenza della zampogna
nell'arte. Nel museo si trovano inoltre elementi relativi al folklore e
all'artigianato tipico molisano.
Scapoli:
Museo del Corpo Italiano di Liberazione
Il museo vuole ricordare i fatti e le
persone che ebbero parte nel teatro degli avvenimenti del 1943, dopo la venuta
di un reparto del Corpo di Spedizione Francese, che con truppe di punta
marocchine si dispose al confine della linea Gustav.
A fine gennaio del ‘44 lasciarono il
settore agli italiani; nel palazzo Battiloro di Scapoli, venne concepito
l’attacco alla linea Gustav del 31 marzo ‘44, il cui brillante risultato
comportò dopo 15 giorni, la trasformazione del Raggruppamento in Corpo Italiano
di Liberazione.
L’attuale esposizione del museo, curato
ed allestito dall’associazione “Scapoli’43-’44″, ha un’area di circa 200mq. Il
resto dell’edificio, di ben 800 mq circa, e’ in fase di ristrutturazione, e
conterrà tutte le armi, divise, documenti, fotografie ed accessori vari.
Attualmente la collezione conta pezzi
unici in Italia ed in Europa, ed è patrocinata dal Comune di Scapoli.
Sepino:
Museo archeologico di Altilia
Il Museo archeologico di Sepino, è
allestito all’interno di edifici rurali che si sono impiantati, dal ‘700 in
poi, sulle strutture del teatro romano, in particolare sull’emiciclo della
cavea ripetendo l’originario disegno planimetrico.
La presenza di queste case a semicerchio
sul teatro, in modo diverso, ricostruiscono i volumi della summa cavea, creano
una suggestione unica e conferiscono una particolarità al monumento, che non si
ritrova nei numerosi altri edifici teatrali antichi.
All’interno delle abitazioni sono stati
conservati gli elementi caratteristici e funzionali della vita quotidiana degli
abitanti, quali il lavandino, il camino, il forno, ma anche le nicchie ricavate
nelle murature utilizzate anticamente come ripostigli, nella nuova destinazione
sono adibite ad espositori..
Il Museo raccoglie materiali provenienti
dal sito della città e dal territorio ad essa pertinente, frutto di interventi
di scavi sistematici e di ricognizioni di superficie.
I reperti sono stati ordinati, per
quanto possibile, in sequenza cronologica, dall’età più antiche al basso
Medioevo. E’ sembrato questo lo strumento più naturale, più semplice e
didatticamente utile per orientare correttamente la generalità dei visitatori e
per fornire loro una informazione scientifica al contempo facilmente
controllabile e ugualmente rapportabile alle proprie conoscenze.
Il
percorso museale prevede Sepino attraverso i secoli:
-Lavorare
la pietra: il Paleolitico
-Dal
simposio al convivio: la ceramica e il suo utilizzo
-Momenti
di vita quotidiana: dalle attività artigianali ai passatempi e ai giochi
-Dall'incinerazione
all'inumazione: i riti funerari
Termoli:
Galleria civica di Arte Contemporanea
La collezione è costituita da più di 470
opere, in gran parte dipinti su tela, ma anche opere scultoree, realizzate con
varie tecniche e materiali. Le opere raccolte rappresentano una
rarità nel panorama italiano delle Gallerie di Arte Contemporanea. Soprattutto
per gli anni Sessanta e Settanta, nella raccolta termolese troviamo un caso
forse unico in Italia per la documentazione di tutto quell'ambito di ricerca
che va dal postinformale, all'astrattismo, alla nuova figurazione, all'arte
cinetica e programmata. La collezione conserva opere appartenenti a figure
eccellenti della seconda scuola romana come Carla Accardi, Luigi Boille,
Antonio Calderara, Aldo Calò, Nicola Carrino, Edgardo Mannucci, Achille Pace,
Achille Perilli, Antonio Sanfilippo, Giulio Turcato, Giuseppe Uncini, Mario
Schifano, Tano Festa, Franco Angeli, Gino Marotta e molti altri. Attualmente le
opere sono ospitate in due spazi: la Galleria Civica d'Arte Contemporanea,
spazio storico della collezione, ubicata in piazza Sant'Antonio e ricavata
all'interno dell'ex omonima chiesa francescana e la nuovissima sede di Corso
Umberto I, al numero 103, che nasce come cantiere aperto con visita ai restauri
delle opere della collezione, per divenire in seguito spazio espositivo
permanente delle stesse. L'edificio, ancora in fase di allestimento
strutturato, sarà negli anni a venire uno spazio importante per la conoscenza
della collezione termolese.
Trivento:
Museo diocesano di Arte Sacra
Il Museo, nato nel 2001 per volontà del
Vescovo Santucci, ha come riferimento l'intero territorio diocesano e come
funzione principale quella della tutela del materiale esposto. Tuttavia si è
presto trasformato in un'istituzione culturale attiva, a servizio della diocesi
nella sua totalità, proponendosi come ricostruzione della storia non soltanto
della città, ma dell'intero territorio diocesano, di cui ricostruisce parte del
percorso storico.
La sede del Museo è la chiesa della Ss.
Trinità, i cui spazi interni sono stati appositamente rielaborati per poter
accogliere e presentare al meglio la collezione d'arte sacra. La realizzazione
dell'edificio sacro risale al XVI secolo come deducibile da un'epigrafe
conservata al suo interno che riporta la data del 1564. L'assetto attuale è il
risultato di una serie di interventi di restauro che hanno interessato la
chiesa nel corso dei secoli, in particolare negli anni '50 del XX secolo quando
è stata realizzata la sostituzione e l'innalzamento del pavimento nativo.
All'originario assetto cinquecentesco appartengono le pregevoli formelle lignee
del portone d'ingresso. All'interno è conservato l'altare ligneo realizzato nel
1854 dal triventino Enrico Marchetti.
La collezione è composta in gran parte
da preziosi paramenti liturgici e suppellettili sacre di grande pregio: calici,
ostensori, turiboli e croci, per lo più di provenienza da botteghe napoletane
del XVII-XX secolo in argento sbalzato e cesellato. Di particolare interesse è
il reliquiario della Sacra Spina del XVII secolo e quello dei Cinquantasei
Santi del XIII-XIV secolo in vetro soffiato. Particolarmente ricca è la
collezione di paramenti liturgici (pianeta, dalmatiche, stole, piviali...) di
provenienza e cronologia varia: tessuti e ricami realizzati in manifatture
napoletane, veneziane e triventine di epoca compresa tra il XVI e il XX secolo.
Il Museo conserva inoltre tre esemplari di scultura lignea medievale di
importante valore storico ed artistico provenienti dalla cripta della
cattedrale di Trivento e busti argentei appartenenti alla produzione artistica
napoletana del Settecento.
Per aumentare lo spazio a disposizione
della nuova destinazione d'uso della chiesa è stata realizzata una passerella
sopraelevata che si snoda all'interno dell'aula. L'itinerario proposto al
visitatore risulta semplice, lineare e facilmente individuabile. Nella sala
della chiesa i colori e i ricami dei paramenti suggeriscono un percorso
liturgico e catechetico che cerca di dare conto della varietà dell'arte
tessile, della preziosità dei ricami e delle forme da questi assunte nella
liturgia post-conciliare. La loro disposizione nel Museo Diocesano ha, dunque,
come fine precipuo, la salvaguardia e il recupero dell'originario significato
dei paramenti sacri, attraverso una loro collocazione appropriata e un apparato
didascalico che ne illustri le caratteristiche, evidenziandone forme e
simbologie. Nelle teche sono presentate allo studio e alla riflessione del
fruitore anche i vasi e le suppellettili sacre di cui si cerca di fornire una
contestualizzazione storica, ma soprattutto liturgica, in riferimento alle
funzioni d'uso di tali oggetti, oltre che delle espressioni artistiche che
singolarmente li qualificano.
Venafro:
Museo archeologico
Museo archeologico di Venafro è ospitato
all'interno del monastero seicentesco di Santa Chiara, in cui aveva trovato
sede il piccolo museo civico istituito nel 1931 in seguito ai ritrovamenti
archeologici del 1919 in località Terme di S. Aniello.
Oltre all'antica raccolta il museo
conserva anche i ritrovamenti provenienti dai recenti scavi archeologici che hanno
permesso di conoscere meglio l'insediamento sannitico e la Venafro di età
imperiale.
L'esposizione museale si articola in due
piani (piano terra e primo piano) secondo criteri cronologici e tematici, e
mostra i diversi aspetti e le diverse realtà della vita quotidiana, pubblica e
privata.
Il
percorso museale prevede:
- Il culto della memoria: le necropoli
-Le ricche produzioni agricole: le ville
rustiche
-L'acqua elemento di vita: l'acquedotto
La
città:
- La geometria della città: l'impianto urbano
- Antiche rappresentazioni: il teatro
-
Gladiatori e venationes: l'anfiteatro
Venafro:
Mostra permanente “Winter life Venafro”
Il 15 marzo 2008, In occasione della
cerimonia di commemorazione delle vittime del 15 marzo 1944, è stata inaugurata
ufficialmente a Venafro (IS), nello storico palazzo De Utris (vicinanze del
municipio), la mostra permanente incentrata proprio su reperti di interesse
storico riguardanti il secondo conflitto mondiale, denominata "Winter
line". Una iniziativa che non ha
precedenti, interamente frutto della passione e dell'abnegazione di
giovani professionisti quali Luciano Bucci, Renato Dolcigno, Donato Pasquale.
Una straordinaria collezione privata
che hanno deciso di porre al servizio
della collettività, esponendola in modo
permanente e con accesso gratuito nella magnifica cornice del centro storico.
Le
aperture al pubblico saranno garantite la seconda e l'ultima domenica di ogni
mese, durante avvenimenti particolari, come feste patronali, ricorrenze
o manifestazioni mirate alla rivalutazione del centro storico.
Vinchiaturo:
Museo delle migrazioni
Le
finalità del Museo sono rivolte sia alla conservazione della memoria storica
dell'emigrazione, che ha profondamente
toccato la comunità locale, attraverso la ricerca, la custodia e la
divulgazione di documenti, testimonianze
ed oggetti, sia a favorire la
promozione sociale e culturale dei popoli tramite attività di stimolo.
Nessun commento:
Posta un commento