LARINO: CHIESA DI S. STEFANO
Questa
antica cappella gotica, dal 1699 ospita la Confraternita della Buona Morte, che
in passato si riuniva nella chiesa di S. Tommaso della Monaca, incorporata nel
Seminario. Qui abbiamo, il rosone medioevale, forse della fine del secolo XIII.
Esso,
in pietra levigata, consta di una triplice serie di cerchi concentrici disposti
a sguancio e racchiude dodici archi ogivali con colonnine che convergono in un
circoletto centrale.
LARINO: CHIESA DI SANTA MARIA DELLA
PIETA’
Questa
antica cappella risale al 1300 è ubicata in un sito che fu urbanizzato in epoca
posteriore.
Perché
fatiscente, nel 1823 il vescovo né ordino la ricostruzione, aperta al culto,
divenne parrocchia, divisa in tre navate.
LARINO: CHIESA DELLA BEATA VERGINE
DELLE GRAZIE
La
Chiesa edificata nel 1831 è ubicata in contrada S. Leonardo presso il luogo
della Fiera, qui sorgeva il Seminario estivo, costruito da mons. Della Rocca,
che fu incamerato dal demanio nel 1867, la Chiesa fu restaurata e riaperta al
culto 1914.
LARINO: CHIESA DI SAN FRANCESCO
La
Chiesa del convento (sorto nel 1535) di San Francesco è ubicata nell'omonima
piazza della città di Larino.
Con
una bolla pontificia, emessa nel 1312 da Papa Clemente V, il Vescovo di Larino
ottenne l'autorizzazione per aprire un monastero la cui costruzione terminò
qualche decennio dopo.
Ristrutturata
nel XVIII secolo, vi sono numerose opere di epoca barocca, nel 1747 Paolo Gamba
affrescò la cupola, nella quale volle rappresentare l’Immacolata concezione in
un atmosfera pervasa di luce irradiata dallo Spirito Santo. Al centro campeggia
l’Eterno Padre con le braccia aperte e con ricco panneggio. Alla destra
dell’Eterno Padre vi è la colomba dello Spirito Santo, e alla sua sinistra, il
Figlio seduto su una nube, intorno al Cristo si muovono, tra le nubi, degli
angioletti gioiosi. La Vergine, con aureola cosparsa di stelle e con le braccia
aperte, cerca lo sguardo del Figlio che l’attende per incoronarla Regina dei
cieli e della terra, tutt’intorno vi sono angeli che fanno squillare le trombe.
Tutta la scena è compresa in una balaustra ed è notevole lo studio delle figure
librate nello spazio, in uno scorcio prospettico. Nei quattro pennacchi sono
raffigurati gli Evangelisti.
LARINO: CATTEDRALE DI SAN PARDO E
DELLA VERGINE ASSUNTA
La
cattedrale è sorta su un edificio già esistente nel centro medioevale di
Larino, la pianta presenta una forma asimmetrica stabilita sicuramente per
seguire l’andamento urbano.
La
Chiesa è divisa in tre navate: sul lato destro vi sono cinque pilastri
circondati da arcate a sesto acuto, mentre sul alto sinistro ve ne sono
quattro.
La
navata centrale presenta una copertura a capriate mentre quelle laterali hanno
le volte a crociera costolate.
La
facciata che assume una posizione obliqua rispetto al resto dell’edificio, è
divisa in due parti: nella zona inferiore è collocato il portale strombato con
timpano mentre in quello superiore sono presenti due bifore e al centro invece
si trova un rosone composto da tredici raggi, nella parte destra della
cattedrale si erge il campanile risalente al 1523.
Nella
facciata si individuano molte parti decorate, ad esempio: spirali, foglie,
fiori, motivi a tortiglione e intrecci. Sul portale sono presenti anche delle
decorazioni scultoree a tutto tondo, che raffigurano leoni e grifi nonché
altorilievi che riproducono teste e animali selvatici.
All’interno
della cattedrale sono conservati parti di affreschi risalenti al trecento e al
quattrocento; tra i più importanti ricordiamo quello che rappresenta S. Orsola.
La
cappella dell'Annunciazione risale al 1523 ed ha la caratteristica di essere
lateralmente fiancheggiata da due paraste ornate con stemmi del vescovo di
Larino. Coeve alla cappella sono il tabernacolo ed un rilievo di Cristo
sovrastato dall'affresco dell'Immacolata Concezione, opera del Solimena. All'interno
della sagrestia è possibile osservare l'altare maggiore in stile barocco ed il
trono vescovile in marmi policromi. La cattedrale conserva e custodisce
gelosamente diverse tele opera di Francesco Antonio Borzillo, realizzate tra il
'500 ed il '600.
LIMOSANO: CHIESA DI SANTA MARIA
MAGGIORE
La
costruzione risale al XI secolo, all’origine era a due navate, poi nel corso
del tempo ha subito delle modifiche, fino a trasformarla a navata unica nel
1700. Attualmente si presenta con una unica navata, articolata da cappelle
laterali, racchiuse in archi a tutto sesto, di notevole valore è il campanile
duecentesco.
LIMOSANO: CHIESA DI SAN FRANCESCO
La
Chiesa di San Francesco d’Assisi è annessa all’antico monastero dei
conventuali, la costruzione del monastero ebbe inizio nel 1312, la facciata
della Chiesa conserva il portale romanico-gotico, con nella lunetta, l’agnello
crocifero.
LONGANO: CHIESA DI SAN BARTOLOMEO
APOSTOLO
Chiesa
di San Bartolomeo Apostolo, che si trova in cima al centro abitato, fu
edificata nell'XI secolo e ha subito molti cambiamenti, con l'aggiunta di altre
due navate nel 1893. Accanto alla Chiesa vi è una fontana e una torre
medievale.
LUCITO: CHIESA DI SAN NICOLA DI
BARI
La Chiesa
di San Nicola di Bari fu costruita antecedentemente
all’anno 1000 sui ruderi di un ancora più antico convento benedettino e risulta
edificata nello stesso periodo in cui nacque l’intero paese. In origine la
Chiesa era intitolata a S. Maria al Planisium.
La Chiesa
antica venne distrutta
dal terremoto che
devastò tutta la regione
nel 1456 e,
dopo essere stata
ricostruita, venne riaperta
al culto soltanto nel
1566, la nuova
costruzione corrispondeva a
quella che è l’odierna navata sinistra.
Altri eventi
sismici minacciarono nel corso
dei secoli la
stabilità dell’edificio: in particolare quello del 1805, a
causa del quale
la Chiesa dovette subire
importanti lavori di restauro, che ne permisero la riapertura
soltanto nel 1811. Nel 1897 fu abbellita con affreschi, a seguito del
terremoto del 1980 è rimasta chiusa
al culto per
oltre 10
anni. Lunghi
lavori di restauro
da parte della Soprintendenza archeologica hanno riportato il “tempio” all’attuale splendore. Negli
anni ‘90
è stata dotata
di due porte
di bronzo di
elegante e valida fattura realizzate dallo scultore
siciliano Gerbino. All' interno esistono
numerose lapidi ed elementi architettonici di stile rinascimentale.
Tra
le varie opere d’arte spicca la tela di Fabrizio Santafede (XVII sec.),
che raffigura la
vergine del Rosario, dipinto di acclamato pregio artistico, ed il
quadro dell'Ervantes (Sacra Famiglia) del 1680. Conserva reliquie ed
oggetti sacri di sicuro valore custoditi
nel Museo
Parrocchiale.
Di recente è
stata arricchita di una “Via Crucis” e di una pregiata tela
sulla crocifissione, dell' artista di origini lucitesi “A.Pettinicchi”.
LUCITO: CHIESA DI SAN ROCCO
La
Chiesa di S. Rocco esisteva già nel secolo XVI ed era sede della Congrega del
Purgatorio.
È posta
nella coda del
paese, vicino alla scarpata
della Chiesa Madre, subito fuori
le antiche mura. Al suo interno
si possono ammirare:
un bell’altare in pietra locale,
stucchi di
notevole fattura, antichi lampadari
e la statua di
San Rocco (1700),
nella sua nicchia sopra l’altare,
scolpita dallo scultore campobassano
Di Zinno, autore anche della statua
di
S. Nicola.
LUCITO: CHIESA DELL’IMMACOLATA
CONCEZIONE
La
Chiesa dell’Immacolata Concezione, chiamata comunemente “Cappella del ponte”, fu
edificata alla fine dell’ Ottocento. Conserva un bell’altare, un tabernacolo sovrastato da una
lapide
raffigurante un ostensorio ed un ambone in
pietra locale, proveniente dall’ex Chiesa
del Convento dei Padri Mannarini.
Nella
Cappella sono conservati l’antico organo a canne positivo ed un confessionale in
legno
intarsiato
dell’inizio secolo Novecento. La Cappella, inoltre, è pregiata di un grande
Crocifisso e di varie statue, tra cui quella dell’Immacolata Concezione.
LUPARA: CHIESA DI SANTA MARIA
ASSUNTA
La
Chiesa risale al 1200 e negli anni ha subito diverse modificazioni, ad essa si
accede attraverso una duplice scalinata, che termina con una balaustra. La
pianta è a tre navate divise da archi a tutto sesti in pietra, la facciata
contiene tre portali, corrispondenti alle tre navate.
MACCHIA DI ISERNIA: CHIESA DI SANTA
MARIA IN ALTISSIMIS
Ne
affiorano ancora i ruderi, (una navata, abside, all'esterno portale centrale,
portale laterale con arco a tutto sesto) su di una collinetta, tra il fiume
Vandra el il fiume Lorda. Ignorasi la data di fondazione (1000) e di estinzione,
però, si è a conoscenza che, nel 1651 era ancora in vita. Testimonianza di
questo, è una lapide murata all'interno della chiesa Collegiata di S. Michele
Arcangelo a Monteroduni, sulla quale, c'è scritto, che, l'abate del monastero
nel 1649 fu esecutore del testamento rogato presso il notaio Pietro Antonio
Aversano, col quale il barone del paese, Scipione d'Afflitto, lasciava due
terre e del denaro per la celebrazione di una messa quotidiana e per la recita
delle litanie mariane ogni sabato all'altare di S. Michele Arcangelo. La lapide
fu murata il I ottobre 1651, in seguito
si perde ogni traccia di questo monastero. La chiesa però rimase in piedi fino
al terremoto del 1805: era frequentata dai cittadini di Macchia e di
Monteroduni, particolarmente il lunedì di Pasqua, giorno in cui si festeggiava
S. Maria de Altissimo
MACCHIA DI ISERNIA: CHIESA DI SANTA
MARIA DI LORETO
Antico
monastero, isolato sopra una collina, circondato da due vallate, quella del
Volturno e quella del Vandra. L’area che circonda la Chiesa è una pineta ben
tenuta ed attrezzata per il ristoro. Una copertura a tetto sorretta da una
struttura verticale completamente indipendente dai resti, è costituita da
quattro cavalletti metallici che scandiscono il sistema di muri trasversali
della struttura antica. Il volume della Chiesa è definito da un infisso in
metallo e vetro appeso alla struttura che sorregge anche il tetto: la vetrata
lambisce il rudere creando un ambiente interno che permette di assistere alle
funzioni religiose al riparo dagli agenti esterni, ma immersi in una natura ed
in un paesaggio veramente suggestivi.
MACCHIA VALFORTORE: CHIESA DI SAN
NICOLA DI MIRA
La
Chiesa parrocchiale di Macchia Valfortore è ubicata al centro del paese. La
ricerca della data di edificazione dell’edificio non ha avuto esiti positivi e
vi sono stati contrapposti pareri. Alcuni ritengono, infatti, che la Chiesa è
stata edificata nel 1509. Questa data è incisa sull’architrave del portale
principale. Secondo il parere di altri studiosi la chiesa si riallaccerebbe
anche ad un periodo molto più antico dato che all’interno sono stati rinvenuti
alcuni elementi che lo fanno presupporre come ad esempio l’arco trionfale o la
volta a crociera proprie dell’età romanica per cui la data inscritta sul
portale fa riferimento al periodo durante il quale ci fu l’ampliamento della Chiesa
da una a tre navate. Alla Chiesa è possibile accedere tramite due scalinate
laterali. La facciata ha tre ingressi: il più grande è quello centrale che
presenta un’ architrave e la data 1509. La lunetta è decorata con motivi
rinascimentali, la Chiesa è divisa in
tre navate scandite da archi a tutto sesto che si fondano su pilastri. La volta
del presbiterio e’ sorretta da grossi pilastri in pietra con colonnine
angolari, i quattro capitelli data la loro conformazione sembrano essere stati
eseguiti in tempi differenti; difatti la coppia di capitelli esterni e in
pietra leggermente più chiara la decorazione è grezza.
Alla
destra del portone di ingresso è collocata una lastra in pietra sulla quale è
rappresentata l’effigia di Cristo Crocifisso ornata da una doppia cornice:
quella esterna è semplice, mentre quella interna è decorata da foglie d’acanto.
Una delle cappelle presenti all’interno della Chiesa reca sull’arco a tutto
sesto lo stemma della famiglia Gambacorta.
All’interno
della cappella si trova custodita la statua di San Nicola, la cappella
successiva, invece, custodisce l’altare maggiore in marmo policromo in stile
rococò, decorato da dodici sculture in legno che riproducono gli Apostoli. L’attuale
altare maggiore e’ in marmo policromo, di stile barocco, la cappella che fu
edificata per prima è collocata nella navata sinistra e risale al 1555, presenta una scritta riferita alla famiglia
Regina che nel XVI secolo fu feudataria di Macchia.
La
Chiesa presenta tipi diversi di coperture: le tre navate sono caratterizzate da
una copertura a capriate mentre la zona presbiteriale ha una copertura a
crociera con costoloni in pietra.
E'
di fondamentale importanza ricordare che la Chiesa di San Nicola custodisce il
corpo di San Bonifacio che fu condotto da Roma nel XVII secolo.
MACCHIA VALFORTORE: CAPPELLA DI
SANTA MARIA DEGLI ANGELI
La
cappella della Madonna degli Angeli o "cappella
a cort" in dialetto macchiarolo, perché ubicata prima di quella della
Madonna Assunta sulla stessa strada e quindi più vicina al paese. Il portale
della Cappella, sulla base dei suoi dati stilistici gotici, è datato 1300, ma
può essere ancora più antico. Sull'arco è incisa l'iscrizione ANGELORUM REGINAE e sull'architrave
FRANC.SPADA CIVIS EYCIENDI HOC OPUS FIERI FECIT ATQ DOTAVIT UTIN EIUS
Traduzione: L'iscrizione sull'arco REGINA DEGLI ANGELI mentre quella
sull'architrave: Francesco SPADA cittadino facoltoso quest'opera fece dentro la
cappella sul muro a sud si trova l'epigrafe della foto e vi si legge in latino:
ALTARE HOC IN HONOREM B.V.M. ET SS.
FRANCISCI ASSISIEN. AC ANTONY PATAVINI CONF. SOLEMNI RITU DEDICANS DIE XXI MAY
MDCCVII SACRAVIT FR. VINCENTIUS MARIA ORD.PRAED. EPISCOPUS TUSCULANUS S.R.E.
CARD. URSINUS ARCHIEPISCOPUS OMNIBUS VERO FIDELIBUS DIE ANNIVERARIA
CONSECRATIONIS HUIUSMODI AC SINGULIS EIUSDEM B.V.M. ET PRAEDICATORUM SS. FESTIS
ALTARE IPSUM VISINTANTIBUS CENTU INDULGENTIAE DIES PERPETUO CONCESSIT .Traduzione:
Questo altare in onore della Beata Vergine Maria e dei Santi Francesco di
Assisi e Antonio di Padova, confessori, con un solenne rito è stato consacrato
il giorno 21 maggio 1707 da fra Vincenzo Maria ORSINI, dell'Ordine dei
Predicatori, Vescovo di Tuscolo, Arcivescovo e Cardinale di Santa Romana
Chiesa. Ai fedeli che nell'anniversario della consacrazione e allo stesso modo
nei giorni della festa della Beata Vergine Maria e dei singoli Santi a coloro
che visiteranno lo stesso altare è concessa, in perpetuo, l'indulgenza di 100
giorni. (Questo Cardinale è divenuto poi Papa Benedetto XIII).
La
consacrazione di questo altare e della Cappella alla Beata Vergine Maria ed ai
Santi Francesco di Assisi e Antonio di Padova non è una casualità. Infatti San
Francesco nel suo pellegrinaggio verso il Gargano alla grotta dell'Arcangelo
San Michele si è fermato a Macchia e invece di pernottare nel nostro famoso
Ospedale ha preferito dormire sulla nuda terra della Cappella della Madonna
degli Angeli.
MACCHIA VALFORTORE: CHIESA DI SANTA
MARIA ASSUNTA
La
cappella della Madonna Assunta o "cappella
a llong" in dialetto macchiarolo, è ubicata sul cucuzzolo di una
collina. Infatti guardandola da qualsiasi punto del territorio si nota subito
che molto tempo fa quello era un punto di avvistamento infatti dalla cappella
si scopre una buona parte della valle del Fortore. La leggenda racconta che
questa cappella è una delle sette sorelle che sono altrettante cappelle che si
vedono una con un'altra e la settima vede Roma e quindi San Pietro.
Nella
parete posteriore esterna c'è un bassorilievo su pietra scolpita nella quale vi
è incisa in alto una croce e in basso una serpe. Tra i bracci della croce si
trova questa iscrizione: A parte la scritta INRI sulla croce il resto lo
possiamo scrivere così: HOC OP.(OPERA)
FIERI FECIT M. FRANCISCUS d LiCO ARTNATORUM NARTC – 1516. Traduzione:
QUEST'OPERA E'STATA FATTA REALIZZARE DA M.FRANCESCO de LICIO. Dentro la
cappella sul muro a sud si trova l'epigrafe della foto e vi si legge in latino:
ALTARE HOC IN HONOREM DEI ET B.V.M.
SOLEMNI RITU DEDICANS DIE XVI IUNII MDCCXI SACRAVIT FR. VINCENTIUS MARIA
ORD.PRAED. EPISCOPUS TUSCULANUS S.R.E. CARDINALIS URSINUS ARCHIEPISCOPUS; ET
OMNIBUS ANNIVERARIAS HIC FUNDENTIBUS PRECES, CENTUM INDULGENTIAE DIES PERPETUO
CONCESSIT. Traduzione: Questo altare in onore di Dio e della Beata Vergine
Maria, con un solenne rito è stato consacrato il giorno 16 giugno 1711 da fra
Vincenzo Maria Orsini, dell'Ordine dei Predicatori, vescovo di Tuscolo,
Arcivescovo e Cardinale di Santa Romana Chiesa. Ai fedeli che verranno a
pregare nell'anniversario della consacrazione è concessa, in perpetuo,
l'indulgenza di 100 giorni. (Questo Cardinale è divenuto poi Papa Benedetto
XIII)
Anticamente
la cappella, ridotta in pessimo stato, era dedicata alla Madonna di
Costantinopoli e che con il finanziamento dell'allora proprietario Paolo
Buonsignore fu restaurata e restituita al culto nell'anno 1893. Il tutto
risulta anche dalla lapide posta nel timpano della porta d'ingresso. Due brevi
aneddoti veri che riguardano la Madonna della Cappella a llong: Durante la
seconda guerra mondiale una famiglia protestante di Sant'Elia a Pianisi
affittuari di molti terreni in agro di Sant'Elia della ultima proprietaria
della Cappella la nobildonna Giuseppina Buonsignore con il pretesto della requisizione
del bronzo da parte dei tedeschi hanno saccheggiato la cappella, hanno
asportato la campanella e con grande disprezzo hanno buttato la statua della
madonna dal pendio della cappella. Il padre e tutti i figli maschi che hanno
partecipato al saccheggio sono morti di tumore alla gola, i figli maschi dei
figli (guarda caso) parlano tutti con voce rauca. Il secondo aneddoto riguarda
un giovane pastore di Macchia che per spavalderia ha sfondato la porta della
cappella e con il coltello ha cavato gli occhi della statua della madonna.
Qualche giorno più tardi lungo il fiume Fortore ha incontrato un altro giovane
pastore e sempre per spavalderia è salito su un traliccio dell'alta tensione
per prendere un nido di uccelli ma arrivato in cima (guarda caso) il cavo della
corrente gli ha tranciato di netto la testa.
La
cappella oggi: di fronte alla porta si trova l'altare e la nicchia dove si
trova la statua della Madonna Assunta realizzata dallo scultore Giuseppe
Stuflesser di Ortisei nell'anno 1964 e recentemente restaurata dal molisano
Giovanni Casilli di San Giovanni in Galdo. Si può anche vedere dalle foto che
la cappella è stata completamente restaurata sia all'interno che all'esterno,
sono stati tolti gli intonaci riportando alla luce le vecchie pietre, è stato
rifatto il tetto in legno sorretto da tre capriate. Sul lato destro entrando è
stato costruito un bell'altare in pietra per la celebrazione della S.Messa, già
da tempo la cappella è stata fornita di corrente elettrica e recentemente anche
di acqua potabile perciò a lato della cappella, a sinistra salendo, ad opera di
macchiaroli di buona volontà, è stata realizzata una bellissima fontana.
MACCHIAGODENA: CHIESA DI SAN NICOLA
DI BARI
Edificata
nel 1200, questa Chiesa è ubicata nel mezzo dell’abitato. A seguito del
terremoto la struttura crollò e fu ricostruita; come reca un’iscrizione sul
lavabo della sagrestia, nel 1629 assieme al campanile privo di cuspide. A
destra dell’ingresso vi è un’ampia cappella, residuo della chiesa primitiva, la
Chiesa è a pianta basilicale con una sola navata.
MACCHIAGODENA: CHIESA DEL SANTO
SPIRITO E CONVENTO OSSERVATORI
Edificata
nel 1692, questa Chiesa è divenuta la più centrale ed è annessa all’ex convento
francescano, per cui qui si svolgono le funzioni parrocchiali.
MACCHIAGODENA: CAPPELLA DI SANTA
MARIA IN PANTANO
Edificata
nel 1400, questa cappella è ubicata nei pressi della contrada S. Maria in
Pantano.
MACCHIAGODENA: CHIESA DELLA BEATA
VERGINE INCORONATA
Durante
il mese di agosto in questa Chiesa si svolge la festa popolare in omaggio agli
emigrati rientrati per le ferie estive
MACCHIAGODENA: CHIESA DI SAN
LORENZO
Sul
sagrato della Chiesa di S. Lorenzo vi è una croce viaria settecentesca. La Chiesa
è stata restaurata di recente, all’interno è presente un organo napoletano
settecentesco restaurato e funzionante.
MATRICE:CHIESA DI SANTA MARIA DELLA
STRADA
La
Chiesa di S. Maria della Strada è ubicata nei pressi del tratturo
Cortile-Centocelle che da Matrice conduce sino alla Puglia. Questa è la Chiesa
più significativa presente nel Molise, tanto è vero è stata nominata monumento
Nazionale.
Un
documento datato del 1039 lascia intuire la presenza di suddetta Chiesa per cui
si è ipotizzato che fosse stata edificata tra l’XI e il XII secolo.
Dalle
fonti non si deduce con esattezza la data di edificazione dell’edificio
religioso è solamente indicata la data di consacrazione vale a dire il 7 agosto
del 1148.
Le
leggende popolari raccontano che la Chiesa di Santa Maria della Strada è la
novantesima Chiesa fatta edificare dal re Bove.
Si
presume che questa dovesse provvedere nel lontano XII secolo, al ristoro dei
pellegrini che dal nord dell’Italia si recavano in visita ai santuari della
regione Puglia.
L’appellativo
“della strada” secondo alcuni potrebbe far riferimento o ad una strada
lastricata nelle vicinanze oppure avere il significato simbolico di “guida dei
viaggiatori”.
La
Chiesa apparteneva ad un monastero benedettino i cui resti sono ancora presenti
accanto all’edificio tra i quali esiste anche un collegamento, difatti nella
zona presbiteriale vi è anche se solo in modo parziale un’apertura. Nel 1456 il
monastero fu danneggiato dal terremoto che colpì tutta la regione. Nel maggio
del 1703 venne nuovamente riconsacrata e riaperta al culto dall’arcivescovo Orsini,
la Chiesa è il tipico esempio dello stile romanico molisano.
Essa
si presenta interamente circondata dal verde ed è ubicata su una collinetta di
poco distante dal paese, la Chiesa
presenta una facciata elaborata con un portale decorato con accanto due arcate
cieche con lunette decorate a bassorilievo ed è accessibile tramite una
scalinata di dimensioni molto piccole. All’interno della lunetta del portale
centrale vi sono una serie di archi sporgenti che creano un effetto
chiaroscurale. L’archivolto presenta una decorazione particolare vale a dire la
rappresentazione di due serpenti nell’atto di divorare due serpenti. Il
capitello della colonna, collocata nel lato destro presenta il capitello
decorato da una testa di toro mentre quello sinistro reca motivi floreali. Alla
base l’archivolto è caratterizzato dalla rappresentazione di una testa di bue e
una angelo con l’aureola. Nella lunetta di sinistra è effigiato un cavaliere
che incita all’assalto il proprio cavallo e trafigge un uomo senza armi.
Nella
lunetta di destra, invece, delimitata da una fascia di rose, è riprodotta una
figura umana, attorniata da animali, che suona un corno. Il rosone in facciata
è in pietra e presenta un'apertura ad occhio e una raggiera disunita da dodici
fori. Il rosone simboleggia il Cristo rappresentato dal foro centrale e i
Dodici Apostoli vale a dire i dodici fori.
Il
rosone secondo l’interpretazione pagana non è altro che la conformazione della
ruota della fortuna. Accanto al rosone vi sono due teste di bue mentre in alto
vi è la raffigurazione di un'aquila che sostiene una corona di spine e tre
teste umane.
Il
campanile non è aggregato all’edificio religioso, la Chiesa all’interno e’
divisa in tre navate scandite da colonne, i cui capitelli sono fregiati da
sculture in bassorilievi tra loro differenti.
La
zona presbiteriale, sopraelevata rispetto alla zona destinata ai fedeli, si
conclude in tre absidi. L’elemento che desta attenzione è un monumento funebre
del periodo gotico risalente al XIV secolo al cui interno secondo alcuni vi
riposerebbe Gemma di Lupara; difatti il feudo di Matrice era di proprietà dei
signori di Lupara.
Accanto
alla prima colonna a destra si trova un’acquasantiera datata del XIV secolo
sulla quale è inciso anche lo stemma della famiglia Monforte, costituito da una
Croce con quattro rosette.
Nei
pressi della Chiesa vi è una fontana in bassorilevo che con molta probabilità dava
refrigerio ai pellegrini che giungevano nei pressi della Chiesa. Nel giardino
che circonda la Chiesa si trovano sparsi anche dei resti di capitelli.
MATRICE: CHIESA DI SANT’ANTONIO DI
PADOVA
La
Chiesa intitolata a S. Antonio risale al 1600. Al suo interno sono conservati
due dipinti cinquecenteschi che raffigurano rispettivamente "la fuga in
Egitto" e "il Nazareno" che chiama a sé Pietro seduto nella
barca.
Nel
1779 Paolo Gamba dipinse la Madonna del Carmelo e la Natività della Vergine, nella
prima tela si nota uno slancio creativo che sembra preludere alla fine e
l’ultimo slancio di un animo generoso che visse per l’arte, con dedizione
completa.
MATRICE: CHIESA DI SAN SILVESTRO
ABATE
Di
antica origine, con tre navate di diversa larghezza, restaurata e riaperta al
culto nel 1870.
Dopo
l’incendio del 1891, fu riattata e di nuovo riconsacrata nel 1896, si custodisce il corpo di S. Urbano Martire.
MIRABELLO SANNITICO: CHIESA DI
SANTA MARIA ASSUNTA
Non
è possibile stabilire con esattezza la data di costruzione di questa Chiesa,
essa, però, insieme a quella di S. Giorgio, posta fuori dal centro abitato, è
menzionata in un documento risalente al 1241,anno in cui Federico II di Svevia,
adducendo come pretesto l’organizzazione di una crociata in Terra Santa, ordinò
la confisca dei tesori custoditi nelle Chiese più importanti delle diocesi di
Bojano, Isernia, Venafro, Trivento e Guardialfiera. A questo scopo aveva
delegato un funzionario regio che, con l’atto citato del 1241, redasse un
inventario dei beni da confiscare appartenenti alle Chiese più ricche. In
questo compaiono le Chiese di S. Giorgio e dell’Assunta, nelle visite pastorali
del 1629 il vescovo Gallucci descrive la presenza, nella Chiesa di S. Maria
Assunta, di un arciprete e di 10 sacerdoti, numero ridotto, successivamente, a
nove per mancanza di rendite. La struttura della Chiesa si modificò nel tempo,
soprattutto in seguito ad avvenimenti eccezionali e rovinosi, quali i due
terremoti storici del 1688 e del 1805. In ogni caso, fin dalle visite pastorali
del’600, la Chiesa è descritta già a tre navate, con coro, sacrestia e
campanile. L’altare maggiore di pietra è sempre definito ben custodito e ben
ornato di icona, all’epoca vi erano
numerose cappelle o altari distribuiti nelle navate laterali. L’organo è
collocato nella parte anteriore, nelle vicinanze del campanile; il fonte
battesimale in pietra, datato 1581, si trova sul lato destro della porta di
entrata, dove ora è la statua di S.Giorgio, chiuso con un cancello di ferro.
L’unico riferimento alla croce d’argento, altra opera importante ancora oggi
conservata, è contenuto nella visita del 1625, successivamente, in vari
inventari, viene indicata come lavoro di fine cesello di scuola abruzzese e
datata 1598. L’opera, preziosa oreficeria di gusto tardo rinascimentale, ha
subito di recente tormentate vicissitudini. E’ stata oggetto di un furto nel
1972 e di un rapido recupero da parte dei Carabinieri nell’aprile dell’anno
successivo. Dopo il suo ritrovamento e la riconsegna alla comunità parrocchiale
è stata sottoposta ad un nuovo bagno di argento e oro che ne ha, purtroppo,
irrimediabilmente compromesso le qualità artistiche. La croce presenta dei
bracci a tortiglione percorsi da un fregio a tralci vegetali, segnato dal ritmo
dei tronchi mozzati, evoca l’impressione di rami di un albero con un rimando
simbolico al tema cristologico dell’arbor vitae; anche il piccolo gruppo del
pellicano che ferendosi il petto nutre i propri piccoli, posto sul coronamento
della croce, costituisce una precisa allusione al sacrificio di Cristo, in
quanto allegoria del sangue versato per la redenzione dell’umanità. L’altra
opera che si conserva nella Chiesa è un quadro dell’Assunta eseguito nel 1757
dal pittore campobassano Michele Scaroina fratello di Candida, moglie del famoso
scultore Paolo di Zinno. L’aspetto attuale dell’edificio è quello risultante
dalla ricostruzione dopo il terremoto del 1805 che comunque, non incise molto
sulla struttura originaria. I lavori di ristrutturazione andarono molto a
rilento e furono completati nel 1870, tutti gli altari sono decorati con marmo;
i lavori relativi all’altare maggiore con il tempietto sopraelevato della
Madonna del Carmine ed il pulpito sono stati eseguiti dai marmorari Giuseppe
Nasti di Napoli e Vincenzo Bianco di Campobasso.
MIRABELLO SANNITICO: CHIESA DI
SANTA MARIA DI MONTEVERDE
La
Chiesa dell’Abbazia di S. Maria di Monteverde nota anche come S. Maria di
Guglieto era situata extra moenia,
distante circa tre miglia dal paese. Nel 1626 si presentava ben riparata nel
tetto e nelle pareti, aveva un unico altare con un’ icona di legno, il coro ed
il campanile con due campane, costruito nella parte posteriore della Chiesa, al
suo servizio ha avuto sempre un eremita. Intorno agli anni ’50 del secolo
scorso, un nuovo edificio è stato costruito nei pressi dei ruderi dell’antica Chiesa
per interessamento di Giuseppe Margiasso.
MIRABELLO SANNITICO: CHIESA DI SAN
ROCCO
La
Chiesa di S. Rocco, l’ultima ad essere edificata a Mirabello in onore del Santo
che, probabilmente, rese meno doloroso il contagio in occasione della peste del
1656, era situata dentro le mura ed era di patronato dell’Università. Due
documenti ci permettono di asserire che la costruzione risale all’anno
indicato. Il primo del 1657 – una bolla del vescovo Celestino Bruno – fu
redatto per l’unione delle rendite della cappella della Ss.ma Trinità, S. Marco
e S. Gaetano e della chiesa di S. Rocco alla chiesa arcipretale, rimasta senza
risorse; il secondo,datato 1658, è relativo all’erezione, da parte dello stesso
vescovo, di una confraternita sotto il titolo di S. Rocco. Quest’ultimo
documento conferma l’edificazione della Chiesa, avvenuta al tempo del vicino
contagio, grazie alle elemosine, alle buone opere e al lavoro dei mirabellesi.
La prima notizia certa riguardante questo edificio ecclesiastico è collegata
all’anno 1741; come riferito da una lapide con iscrizione posta all’interno dell’edificio,
il 18 ottobre di tale anno esso viene consacrato insieme all’altare dal vescovo
di Bojano Antonio Manfredi, con la contestuale concessione di indulgenze per la
ricorrenza della festività di S.Rocco. Negli anni vicini alla sua consacrazione
la Chiesa si ritrova ad assumere un ruolo di particolare rilievo nella vita
religiosa di Mirabello, diventando sede delle maggiori istituzioni laicali del
paese, con conseguenze assai significative dal punto di vista artistico. Tra i
beni di pertinenza della confraternita del Rosario ci sono tre quadri, “l’uno è
dietro l’Altare, che contiene la figura della Vergine del SS. Rosario, S.
Rocco, S. Domenico, Santa Rosa, ed altre pitture”, i restanti altri due,
raffiguranti “ Il viaggio di Nostra Signore con S. Giuseppe in Egitto” e “S.
Pasquale, l’Angelo Custode colla figura del Sacramento di sopra”, sono posti
sulle pareti laterali incorniciati da stucchi ornati di fogliami.Le tre opere
trovano un aggancio cronologico certo, di poco precedente al 1756 la prima, tra
questa data ed il 1756 le seconde. Per la pala posta allora sull’altare ed oggi
sistemata sulla porta d’ingresso, i confratelli hanno fatto riferimento al
contesto napoletano. Il dipinto, dai tratti stilistici, pare appartenere a
Francesco Peresi, artista di origine calabrese, ma attestato con bottega a
Napoli almeno dal 1709. Si spera che il prossimo intervento di restauro possa
restituirgli piena leggibilità. Attualmente, la Chiesa ha mantenuto la
struttura interna originaria ad una sola navata, mentre non c’è più traccia del
campanile, sostituito sulla facciata dal balcone della casa parrocchiale,
ricavata nella soffitta.
La
Chiesa di S. Rocco è l’ultima ad essere edificata a Mirabello in onore del
Santo che, probabilmente, rese meno doloroso il contagio in occasione della
peste del 1656, era situata dentro le mura ed era di patronato dell’Università.
Due documenti ci permettono di asserire che la costruzione risale all’anno
indicato. Il primo del 1657 – una bolla del vescovo Celestino Bruno – fu redatto
per l’unione delle rendite della cappella della Ss.ma Trinità, S. Marco e S.
Gaetano e della Chiesa di S. Rocco alla Chiesa arcipretale, rimasta senza
risorse; il secondo,datato 1658, è relativo all’erezione, da parte dello stesso
vescovo, di una confraternita sotto il titolo di S. Rocco. Quest’ultimo
documento conferma l’edificazione della Chiesa, avvenuta al tempo del vicino
contagio, grazie alle elemosine, alle buone opere e al lavoro dei mirabellesi.
La prima notizia certa riguardante questo edificio ecclesiastico è collegata
all’anno 1741; come riferito da una lapide con iscrizione posta all’interno
dell’edificio, il 18 ottobre di tale anno esso viene consacrato insieme all’
altare dal vescovo di Bojano Antonio Manfredi, con la contestuale concessione di
indulgenze per la ricorrenza della festività di S.Rocco. Negli anni vicini alla
sua consacrazione la Chiesa si ritrova ad assumere un ruolo di particolare
rilievo nella vita religiosa.
MIRABELLO SANNITICO: CHIESA DI
SANTA MARIA ANNUNZIATA
La
Chiesa della SS.ma Annunziata, un tempo vicina alle mura del paese, era
beneficio semplice di patronato della famiglia dei duchi Frangipane. Nel 1626 Chiesa
e altare erano in riparazione, nel 1895 fu venduta a Giuseppe Di Biase, dopo
essere rimasta per circa 50 anni in completo abbandono e pericolante. Nel 1961,
il locale venne donato alla parrocchia di Mirabello dagli ultimi proprietari, i
coniugi Di Vico-Centritto. Vi si conserva ancora un altare di pietra ornato con
una bella statua.
MIRABELLO SANNITICO: CHIESA
DELL’ABBAZIA DI SAN GIORGIO
La
Chiesa dell’Abbazia di San Giorgio è la chiesa dell’Abbazia intitolata a S.
Giorgio, è la seconda citata nell’inventario ordinato da Federico II di Svevia.
Si è persa ogni memoria circa le sue origini e solo nel 1712, in una relazione
del vescovo, l’arciprete Bartolomeo Fantacone segnala la presenza di due
monasteri soppressi appartenenti all’ordine benedettino, uno sotto il titolo di
S. Giorgio e l’altro di S. Maria di Monteverde. Nel 1623 la Chiesa aveva un
unico altare, che il vescovo aveva ordinato all’abate di ornare con un’icona.
L’ordine fu eseguito e nello stesso anno, viene descritta la statua di legno
indorato di S. Giorgio al cui collo pendeva una capsula contenente una reliquia
del Santo, donata alla Chiesa dal vescovo Gallucci, che oggi si conserva in un
reliquiario a forma di braccio, portato in processione il 23 aprile, giorno
della festa del Santo Patrono. Non si conosce il periodo esatto nel quale
avvenne la ristrutturazione interna e la erezione di altri due altari. Nel
1790, dopo la morte dell’abate Domenico Biondi, l’abbazia, con sovrana
determinazione, venne dichiarata semplice cappellania laicale, devoluta alla
Real Camera, e le sue rendite furono unite all’arcipretura di Mirabello per
sollevare la popolazione dai pesi per il sostentamento della stessa. In tale
determinazione,inoltre, si concedeva la possibilità di dare in enfiteusi
perpetua i beni della cappellania. Infatti, nel 1791, con atto del notaio
Frenna di Napoli, l’arciprete Fantacone stipulò la convenzione con i fratelli
Biondi per l’enfiteusi perpetua di tutti i beni, dietro pagamento di un canone
annuo, con la clausola che i loro eredi non avrebbero mai potuto acquistare i
diritti su tali beni. Ancora oggi, il giorno 23 aprile, numerosi fedeli si
recano in questo luogo per onorare il Santo con una solenne processione e con
l’accensione dei falò, a ricordo del suo miracoloso intervento per la salvezza
del paese nel Medioevo contro il saccheggio da parte di soldati
MIRANDA: CHIESA DI SANT’ANTONIO
Fu
fondata nel 1847, grazie alle offerte dei cittadini emigrati a Buenos Aires. La
duchessa Teresa Granito di Belmonte donò a questa chiesa un artistico altare di
marmo.
MIRANDA: CHIESA DI SANTA LUCIA
La
cappella è ubicata nei pressi delle Coste Grandi, luogo con alle spalle una
storia molto particolare.
Le
leggende popolari raccontano che il posto era meta di pastori e che un giorno
uno di essi portò con sé la figlia nonché un grezzo quadro raffigurante Santa
Lucia.
I
due vissero in una grotta, conservano il quadro, in questo luogo regnò la pace
fino all’arrivo dei briganti che costrinsero il giovane a fuggire insieme alla
figlia, abbandonando il famoso quadro all’interno della grotta. Per molto tempo i pastori non frequentarono
più quel posto e dimenticarono quanto accaduto,
con il trascorrere del tempo però la zona cominciò di nuovo ad essere
popolata da greggi e pastori. Stando sempre a quanto narra la leggenda, un
giorno una pastorella vide una luce provenire dalla grotta: era il quadro di
Santa Lucia.
Terrorizzata
la giovane pastorella corse in paese per raccontare quanto aveva visto.
Gli
abitanti del paese rimasero sbalorditi alle parole della ragazza così decisero
di recarsi alla grotta. Giunti sul posto anch’essi videro la luce; decisero
allora di prendere il quadro e di ritornare in paese. La ragazza giunta su una
pianura da cui si vedeva Miranda, decise di chinarsi per pregare e per poggiare
il quadro che era diventato troppo pesante. La cosa inverosimile e’ che dopo il
suono delle campane il quadro divenne più leggero e facilmente trasportabile
per cui la giovane ragazza riprese la strada di ritorno al paese.
In
seguito a quanto accaduto si decise di edificare nei pressi della grotta un
cappella all'interno della quale fu collocato il quadro di Santa Lucia.
MIRANDA: CHIESA DI SANTA MARIA
ASSUNTA
La
Chiesa di Santa Maria Assunta è collocata in via Duomo. Fu edificata nel 1493
ma i lavori vennero fermati perché il luogo si voleva fosse utilizzato come
cimitero, introdotto in Italia ad opera di Napoleone.
Il
lavori di costruzione dell’edificio religioso ripresero grazie all’intervento
dei fratelli Antonio ed Enrico, la Chiesa venne completata nel 1891. L’edificio
religioso si presenta diviso in tre navate: quella centrale misura 28x12x8 mt.,
mentre quelle laterali 28x4x6mt.. L’altare maggiore, rivestito di ottone, fu
donato dal principe Caracciolo Stella; l’altare di Sant’Antonio, invece, è in
pietra antica di Sicilia.
All’interno
della chiesa riveste grande importanza l’organo, che fu costruito nel 1700 da
orefici di Miranda e che attualmente è in ottimo stato, l’organo è composto da
canne bagnate d’oro, zinco e rame, la prima campana fu costruita per volere
dell’arciprete Franceschelli.
Durante
il secondo conflitto mondiale, lo stato volle impadronirsi della campana, ma i
mirandesi si opposero alla volontà fascista.
MOLISE: CHIESA DI SANTA MARIA DELLE
GRAZIE
Il
Santuario, conosciuto come chiesa della Madonna del Piano, è situato in una
suggestiva valle verde a circa due chilometri dal centro di Molise ed è
circondato da diversi paesi, tra cui emerge Molise, in quanto è posto su di
un’alta collina che sovrasta la vallata.
Si
tratta del luogo dove venne rinvenuta l’ara pagana di epoca sannita, probabile
testimonianza di un preesistente tempio pagano nel III secolo a. C.
La
storia che riguarda il santuario è lunga e complicata, la Chiesa contiene
un’epigrafe datata 1730 posta dal Barone Graziano della Porta, figlio del
dinasta di Molise e abate della Chiesa, che testimonia un importante restauro della
sacra sede deteriorata dal tempo. Sono inoltre presenti due acquasantiere che
testimoniano il forte sentimento religioso che mosse l’Abate a riportare la
Chiesa al suo antico e rinnovato splendore.
Un’altra
epigrafe attesta un altro restauro avvenuto nel 1829 per opera di Filippo della
Porta, Barone di Molise, dei principi della Grotta, dei duchi di Civitella e
Cavaliere di diritto del Real ordine Militare di S. Giorgio della Riunione. Nel
1956 la Chiesa della Madonna del Piano venne donata alla curia di Trivento dal
marito della contessina Camilla Covelli della Porta, prematuramente morta senza
dargli eredi. Il 2 luglio si svolge la fiera sulla strada che passa davanti
alla cappella della Madonna delle Grazie, ormai antica e consolidata tradizione
che richiama tutti gli abitanti dei paesi più o meno vicini.
Suggestiva
e molto sentita dalla popolazione di Molise è la processione che si svolge la
sera prima della fiera, in cui la statua della Madonna delle Grazie viene
portata a piedi dalla Chiesa Madre all’omonimo santuario, in occasione della
celebrazione della sua festività.
MOLISE: CHIESA DELL’ANNUNZIATA
La
Chiesa dell’Annunziata fu fondata nel 1523 ad opera di un Vescovo, così come
recita l’iscrizione in latino seguente: “Anselmus
Rictus hoc templum fecit Anno Domini 1523”, ovvero “Anselmo Ricio fondò
questo tempio nell’anno del Signore 1523”. La chiesa è dedicata all’Annunziata,
a S. Lucia e a S. Matteo, elementi importanti dell’architettura della chiesa
sono la finestra circolare posta frontalmente sopra il portale e lo stemma del
casato di Anselmo Ricio che presenta un riccio, analogo al cognome del vescovo.
MOLISE: CHIESA DI NICOLA E
S.ONORATO
La
Chiesa è di antica costruzione ed è stata più volte restaurata, la Chiesa madre
risale al 1533, anno attestato dall’iscrizione posta sul pilastro destro della
porta d’ingresso secondaria, è dedicata anche a S. Onorato, il Santo Patrono
del Comune di Molise, che morì come soldato martire a Ostia e le cui reliquie
furono portate a Molise nel 1716 dalle Catacombe romane.
La
struttura della Chiesa può essere ricondotta a due navate irregolari, una più
grande e una più piccola. Secondo un’antica consuetudine la porzione più grande
era occupata da donne e bambini mentre quella più piccola era destinata agli
uomini che vi accedevano dalla porta secondaria.
Il
Campanile, ancor oggi sovrastante di gran lunga i tetti della case, fu
costruito nel 1829 e le tre campane bronzee furono fuse dalle fonderie di
Agnone, paese poco distante dal comune e molto noto per la maestria dei suoi
artigiani. La campana più grande è dedicata ai Santi Nicola ed Onorato, quella
media alla Madonna e la più piccola a Santa Chiara.
Preziosi
statue e dipinti sono presenti nella Chiesa, quali le statue lignee e in stucco
degli scultori romani Colombo e Zanazio e i dipinti del Purgatorio e di San
Biagio che benedice un bambino, vi è inoltre un prezioso pannello in legno,
risalente al XIII secolo, raffigurante una
Madonna.
MOLISE: CHIESA DI SANTA MARIA
ASSUNTA
La
Chiesa dell’Assunta fu costruita dall’omonima Congregazione nel 1898, la Chiesa
si contraddistingue per la pianta a croce latina, che accoglie sedili e banchi
disposti circolarmente, con pregevoli bracci fasciati in legno antico,
riservate esclusivamente alle autorità della Congrega: Prefetto, Priore,
Tesoriere e Fratello incaricati di presiedere alla lettura e al canto degli
Uffizi. L’impegno maggiore della Congrega, dopo quello primario di esercitare
la Carità, è quello di provvedere alla officiatura dei morti nell’antico cimitero
sito nella Contrada di Colle Sidonio.
MOLISE: CHIESA DI SAN ROCCO
E’
l’unica Chiesa della regione dedicata esclusivamente a tutti i caduti molisani,
civili e militari, delle due guerre mondiali. La piccola Chiesa presenta una
finestrella ovale in pietra che riporta la scritta “A.D. 1600” e nella parte
destra prima dell’ingresso una statua bronzea raffigurante un soldato che
mantiene irta la bandiera nella mano sinistra e con il braccio destro rivolto
verso l’alto sembra rivolgere un saluto a tutte le vittime di guerra.
In
un punto della Via San Rocco, trasversale all’ingresso della chiesa era posta
una croce in pietra calcarea, oggi in ferro e muratura, di cui si conserva la
base, datata 1491.
MONACILIONI: CHIESA DI SAN REPARATA
La
prima descrizione della Chiesa dedicata a Santa Reparata, è presente nel registro
“Luoghi Pii” del 1701. Il testo riferisce una descrizione dettagliata della
chiesa ma non vi e’ nessuna indicazione circa la data di edificazione.
Il
Masciotta afferma che Santa Reparata “e’ antica forse non meno della
parrocchia”. Stando a quanto sostiene l’inventario Luoghi Pii, il 1692 e’
l’anno in cui ci fu la benedizione della Chiesa ad opera di Don Paolo De Rita
per cui si suppone che la Chiesa sia stata eretta intorno alla fine del XVII
secolo. Dopo i terremoti che hanno portato alla riedificazione del centro
abitato, la Chiesa è parte integrale del paese.
Prima
del restauro, alla Chiesa si accedeva attraversando due porte: una piccola,
laterale, orientata ad ovest; l’altra maggiore, diretta a sud, sulla quale vi
era una nicchia al cui interno vi erano dipinti le immagine del Signore, di San
Francesco e di Santa Liberata. Attualmente, l’unico ingresso esistente e’
quello a sud; caratterizzato da una cornice in pietra, mentre la nicchia e’
stata intonacata. Il portone al centro della facciata principale e’ sovrastato
da una finestra che permette alla luce di filtrare all’interno. La Chiesa
presenta una copertura a capanna e alla sinistra dell’edificio vi è una campana
inserita all’interno di una cella campanaria in pietra. La struttura religiosa
è ad una sola navata, alla sinistra dell’ingresso, è collocata l’acquasantiera
in pietra. L’altare maggiore presenta una icona dorata con sei nicchie, di cui
due poste in alto, custodiscono tre busti scolpiti che raffigurano San
Salvatore, Sant'Andrea e San Bartolomeo. Nelle restanti due nicchie, collocate
nella parte bassa, sono collocate le sculture di San Francesco, di Santa
Reparata e della Madonna, accanto all’altare maggiore è collocata la sacrestia,
mentre la zona che un tempo accoglieva la porta d'ingresso laterale,
attualmente serba una campanella benedetta dall’arcivescovo Orsini nell’ottobre
del 1690.
MONTAGANO: CHIESA DELLA
CONGREGAZIONE
La
Chiesa dell’Immacolata, comunemente chiamata Congrega, fu edificata nel XVII
secolo dalla Congregazione laicale del SS. Nome di Maria. Deperita e quasi
cadente, alla fine del XIX secolo venne abbattuta e ricostruita, a spese dei
confratelli e della popolazione. All’interno il suo altare maggiore è dedicato
alla Vergine Maria, quelli laterali, invece, all’Arcangelo Michele e a
Sant’Anna, oggi non è possibile visitare la Chiesa a causa dei gravi danni
riportati dal terremoto del 2002.
MONTAGANO: CHIESA DI SANTA MARIA
ASSUNTA IN CIELO
La
Chiesa di S. Maria Assunta ha profonde radici storiche, probabilmente risalenti
alla metà del 1200. A segnare la storia e le trasformazioni della Chiesa sono
stati tre terremoti: quello del 5 dicembre 1456, quello del 26 luglio 1805 e
quello del 31 ottobre 2002. La struttura è caratterizzata da una pianta a croce
latina ed è divisa in tre navate (mt. 32×20, altezza 16 centrale e 7 laterali).
Proprio grazie alla sue dimensioni è considerata come una delle più grandi
della diocesi. L’architettura è semplice, ma arricchita dalle opere dei
vari artigiani della pietra, del legno e del ferro. In una teca si conserva un
frammento del SS. Legno della Croce, che viene portato solennemente in
processione durante la festa del 2 e 3 maggio. Al Calvario il Celebrante
prega per preservare i campi dalla grandine e dalla tempesta.
MONTAGANO: CHIESA DI SANTA MARIA DI
FAIFOLI
Il
complesso è ubicato in una zona pianeggiante lungo il sentiero che dal paese
conduce alla fondovalle del Biferno. Dati gli scarsi documenti risulta
difficile risalire alla data di edificazione della Chiesa con molta probabilità
è collocabile intorno all’XI secolo.
La
testimonianza storica più antica è un’iscrizione collocata su un capitello del
portale d’ingresso della Chiesa stessa, in relazione alla quale conosciamo la
data di elevazione del portale vale a dire nell’anno 1260. Attiguo alla chiesa
vi era, in quanto attualmente scomparso, un monastero benedettino risalente al
1134. Dal 1456 fino al 1700 dell’abbazia non si hanno notizie.
Il
5 luglio del 1705 la chiesa fu riconsacrata e restaurata ad opera del cardinale
Vincenzo Maria Orsini, arcivescovo di Benevento e futuro papa Benedetto XIII. A
testimonianza di questo restauro troviamo ancora oggi delle lastre di marmo e
un quadro, dipinto da Giuseppe Catalano, che l’abate faifolano Antonio Finy
regalò al cardinale per l’occasione. Nel 1811 il nobiluomo montaganese
Quintiliano Petrone comprò alcuni terreni tra cui la chiesa di S. Maria di
Faifoli, egli ebbe il merito di riparare i danni provocati dal disastroso
terremoto che colpì il Molise nel 1805 e dal suo successivo abbandono. Dopo la
sua morte Faifoli passò alla famiglia Janigro che nel 1971 consentì che la
chiesa fosse destinata ad uso pubblico e che potesse essere restaurata,
affidandone la cura ai sindaci di Montagano e Limosano. In seguito ai restauri,
la Chiesa internamente è stata modificata, attualmente si presenta intonacata,
perdendo così l’aspetto originario medioevale. Il 13 febbraio 1998 la Chiesa
con una parte del territorio circostante è stata acquistata dal comune di
Montagano e nel 2000 sono iniziati gli ultimi lavori di restauro per conto
della Soprintendenza ai Beni Archeologici ed Ambientali del Molise.
La Chiesa presenta una facciata a capanna, sulla quale compare una piccola nicchia nonché un finestrone semicircolare. L’elemento più importante è senza dubbio il portale, costruito secondo un modello lineare e semplice, caratterizzato da archi ogivali. Nel giardino vi sono una serie di arredi che un tempo appartenevano alla Chiesa. All’interno presenta tre navate, di cui quella centrale ha una larghezza raddoppiata rispetto a quelle laterali, inoltre vi sono anche sei pilastri di forma quadrata, sui quali sono inserite due lapidi, relativi al cardinale Orsini che iniziò i lavori di restauro nonché l’opera di abbellimento della Chiesa.
La Chiesa presenta una facciata a capanna, sulla quale compare una piccola nicchia nonché un finestrone semicircolare. L’elemento più importante è senza dubbio il portale, costruito secondo un modello lineare e semplice, caratterizzato da archi ogivali. Nel giardino vi sono una serie di arredi che un tempo appartenevano alla Chiesa. All’interno presenta tre navate, di cui quella centrale ha una larghezza raddoppiata rispetto a quelle laterali, inoltre vi sono anche sei pilastri di forma quadrata, sui quali sono inserite due lapidi, relativi al cardinale Orsini che iniziò i lavori di restauro nonché l’opera di abbellimento della Chiesa.
Il
cardinale Orsini donò alla Chiesa anche l’unico all’altare, sul quale poggia un
dipinto descrivente la Madonna con il Bambino, l’elemento originario che
persiste è la balaustra che disunisce il presbiterio dal tabernacolo, un elemento
particolarmente importante custodito all’interno della Chiesa è la statua
della “Madonna della Transumanza”. Si tratta di una scultura realizzata
totalmente in legno, che rappresenta la Vergine adagiata su un tronco di
quercia, tra larghe e fitte foglie e non sul classico trono, con accanto due
angeli. La Madonna indossa una veste bianca e un manto azzurro, adorno di
stelle, ed è rappresentata con le braccia sollevate in atto di preghiera e con
il capo velato e coronato, affiancato da due piccoli angeli. La presenza di due
ganci di sostegno e la rappresentazione dell’albero sacro della quercia fa
presupporre che, un tempo, nel piedistallo dovevano esserci pastori e animali.
Questi elementi fanno rientrare la statua nella tipologia iconografica della
Madonna della transumanza, tipica di chiese o cappelle situate lungo i percorsi
tratturali. L’opera mostra i tratti caratteristici della statuaria lignea
molisana datata alla seconda metà del XVIII secolo, influenzata dalla scultura napoletana
tardo-barocca. Le iscrizioni dipinte sulla predella “A DEVOZIONE DI
ELISABETTA MA(…)UCCI DI MARCELLINO DI LIMOSANO; RESTAURÒ A. MASTRANDREA
(OTTOBRE 1917)”, testimoniano il restauro novecentesco dell’opera. Dal
popolo è conosciuta come Madonna Incoronata e la sua festa cade l’ultima
domenica di aprile, occasione in cui si rinnova un’antica tradizione, quella di
bandire un’asta pubblica ai vincitori della quale va l’onore di portare in
spalla la statua in processione. Tradizione vuole che vincano quasi sempre le
donne.
MONTAQUILA: CHIESA DI SAN MICHELE
Questa
Chiesa si trova sulla strada che collega Rocca Alta a Rocca Bassa è stata realizzata
intorno al Mille, ora la struttura è in rovina.
Internamente
la Chiesa ha una sola navata terminante in un abside e conserva molti affreschi
tra i quali ricordiamo: una Crocifissione e le scene di vita di Gesù. Sulla
parete di sinistra nell’apparizione degli Angeli ai pastori c’è anche
l’immagine di uno zampognaro.
MONTAQUILA: CHIESA DI SAN BARBATO
Questa
Chiesa sita, presso lo scalo ferroviario, ha origini medioevali, strutturalmente
è caratterizzata da un abside e una pianta rettangolare.
MONTAQUILA: CHIESA DI SANTA MARIA
ASSUNTA
La
chiesa già nel 1663 era malridotta e rischiava addirittura di crollare, per
evitare questo pericolo l’edificio fu abbattuto nel 1850 e ricostruita dalle
fondamenta. Riaperta al culto nel 1888, internamente la Chiesa è divisa in tre
navate di metri 12 (lunghezza), 15 (larghezza) e 9 (altezza).
MONTAQUILA: CHIESA DI SAN ROCCO
Questa
cappella è stata utilizzata come luogo di culto, quando la Chiesa madre era in
fase di ricostruzione. Il 15 agosto d’ogni anno quest’edificio religioso si
popola di gente che accorre per divertirsi in questa suggestiva zona del Paese.
MONTEFALCONE NEL SANNIO: CHIESA DI
SANTA MARIA DELLE GRAZIE
Fondata
nel 1622, tale Chiesa è stata parte integrante dell'attiguo convento dei Padri
Cappuccini. Nel 1811, con la legge di riforma e soppressione delle strutture
ecclesiastiche del Regno di Napoli, adottata da Re Gioacchino Murat, il
convento, dedicato alla Vergine delle Grazie, fu abbandonato dai frati e
avocato alla proprietà dello Stato, mentre la Chiesa fu trasferita in proprietà
della Parrocchia di San Silvestro I, Papa alla quale tutt'oggi appartiene.
L'interno è semplice, a navata unica, con due cappelle laterali che si aprono
sulla sinistra. Nella prima, oggi dedicata a San Vincenzo Ferreri, è possibile
ammirare un bel altare ligneo intagliato del 1700 con tre nicchie custodenti le
statue di san Felice da Cantalice (sec. XVII), unico originale della
composizione, San Vincenzo Ferreri (sec. XVIII), opera del campobassano Paolo
Saverio di Zinno e di Sant'Antonio di Padova (sec. XVII). Nella seconda, detta
della Visitazione, sono custodite, all'interno di un altare seicentesco a
stucchi, le Reliquie del Beato Giso Abate, santo di origine montefalconese,
vissuto nell'antico monostaero benedettino di san Pietro, al confine tra
Montefalcone e Castelmauro. Accanto all'altare della Visitazione con le Spoglie
del Beato Giso, sono due busti lignei di san Gennaro (sec. XVIII) e Santa
Teodora (sec. XVIII). Nella parete di sinistra della stessa Cappella è
conservata la statua di San Felice Papa (sec. XVII). Notevole e bellissimo
esempio di pittura tardo manierista della scuola napoletana del 1600 è la pala
collocata sull'altare maggiore della navata centrale, opera del pittore
napoletano Giovan Bernardino Azzolino, raffigurante la Vergine delle Grazie in
Trono, circondata da Angeli e santi. Altrettanto notevole lo stesso altare
maggiore in legno intarsiato con Tabernacolo a cupola, opera di fra Bernardino
da Montone, databile al XVIII secolo. Da notizie storicamente sicure derivate
oltre che dallo storico molisano G.B. Masciotta, soprattutto dai memorialisti
francescani quali Di Iorio ed il Latiano, si apprende che il Convento e la
Chiesa dei Cappuccini di Montefalcone nel Sannio sorsero durante la prima metà
del secolo XVII, allorché il paese era feudo del Marchese Alessandro Del Gallo.
Essendo questi un devoto di San Francesco di Assisi, ogni anno invitava un
predicatore Cappuccino a preparare in quaresima il popolo alla celebrazione
cristiana della Pasqua. Rimasto ampiamente soddisfatto dalla predicazione del
P. Lorenzo da Genova che si recò a Montefalcone nella Pasqua del 1621, il
marchese convenne con lui di fondare in Montefalcone, a proprie spese, un
Convento e una Chiesa dei Cappuccini. Essendo vacante la diocesi di Triveneto
per la morte del grande Santo e dotto vescovo Antonio Paolo Bisnetti, pur esso
frate francescano minore di Perugina, il Marchese Del Gallo dovette prendere
accordi sia con l’arcidiacono del Capitolo della Cattedrale di Triveneto Mons.
Esilio Di Leo che all’epoca fungeva anche da Vicario Capitolare e sia con il
Capitolo dei frati Cappuccini che, in quell’anno si celebrò a Campobasso. Avuta
risposta positiva alla propria istanza il Marchese preparò tutto per dare avvio
alla realizzazione del progetto che, però, poté prendere le mosse solo un anno
più tardi allorché il P. Girolamo da Napoli con altri confratelli Cappuccini,
fu inviato a piantare la croce sulla collina del Calvario di Montefalcone ed
apporre la prima pietra per la costruzione del Convento e della Chiesa nel
giorno del 1622.
IL
CONVENTO: Nella stessa epoca della Chiesa fu edificato alla sua destra su due
piani disposti in un perfetto quadrilatero un bel chiostro porticato e centrato
da un pozzo. Una ventina di stanze in tutto ed originariamente separato dalla Chiesa,
esso è rimasto famoso per aver ospitato un autentico Santo: Fr. Pacifico da
Sant’ Elia a Pianisi. Questi era un frate laico che, entrato in religione il 20
novembre 1609 nel Convento dei Cappuccini a Montefalcone, all’età di 47 anni
(1636). La Chiesa e il Convento ebbero in proprietà dallo stesso mecenate fondatore
il Marchese A. Del Gallo, un vasto appezzamento terriero, denominato appunto
“l’Orto dei Monaci” da essi ben recintato in muratura e ben coltivato per la
loro sopravvivenza. Soppresso insieme ad altri Ordini Religiosi, anche quello
dei francescani con decreto del 1 Agosto 1809, ne furono confiscati i beni ed
attribuiti al demanio statale da Gioacchino Napoleone. Anche il Convento dei
Cappuccini di Montefalcone subì la stessa sorte. Così il fabbricato fu concesso
in uso al Comune di Montefalcone per essere destinato a “giustizia di pace e
prigione”. L’orto dei Monaci fu disperso tra privati, ma la Chiesa rimase alla
Parrocchia di Montefalcone, mura ciclopiche sul versante occidentale del Monte
Rocchetta, in agro di Montefalcone nel Sannio, sono visibili alcune porzioni di
antiche fortificazioni sannite, che delimitavano, probabilmente, un piccolo
centro abitato, un baluardo di difesa o un luogo di culto pre cristiano. Alcuni
studiosi, non senza difficoltà, hanno identificato il sito con l'antica Maronea
sannita, luogo dove, secondo lo storico romano Tito Livio, il Proconsole
Marcello, nel 212 a.C., ebbe la meglio su una nutrita posizione di cartaginesi.
Altri non condividono questa identificazione e riconducono i resti del Monte
Rocchetta a semplici fortificazioni utilizzate dai popoli sanniti per difesa o
come luogo di culto.
MONTEFALCONE NEL SANNIO: CHIESA DI
SAN SILVESTRO I PAPA
Fondata
fra l'XI e il XII secolo e riedificata nel XIX secolo, conserva al suo interno
numerose statue lignee di buona fattura, opere di artisti locali, databili tra
il XV secolo e il XIX. Pregevole capolavoro è il busto ligneo di Sant'Anna del
XV secolo, mentre altre opere di un certo interesse sono le statue lignee della
Madonna Immacolata, di Sant'Antonio Abate, probabile creazione di Paolo Saverio
di Zinno, entrambe del XVIII secolo, e di San Giovanni Battista (XIX secolo).
L'interno è a tre navate con pianta a croce latina e piccola cupola
nell'intersezione tra la navata centrale ed il transetto, gli altari e i
decori, opera di stuccatori locali, risalgono alla seconda metà del 1800. Il
soffitto è a botte e accoglie, nella navata centrale, alcune tele realizzate
dal pittore molisano Giovanni Leo Paglione tra il 1979 e il 1985, mentre nelle
vetrate policrome, realizzate tra il 1970 e il 1974 sono raffigurati i simboli dei
Santi custoditi nella Chiesa al tempo della loro collocazione. Sulla cantoria
si conserva un bellissimo organo a canne del XVIII secolo in legno dorato
mentre di grande interesse è il portale gotico dell'ingresso principale
sistemato sulla sommità di una scalinata in pietra locale del 1886. Il portale,
ad archi a sesto acuto con bellissime decorazioni, è sicuramente databile al
XIII secolo e, con ogni probabilità, giunge dall'antico monastero benedettino
di San Pietro, che un tempo si ergeva al confine tra Montefalcone e
Castelmauro. Sulla torre campanaria, ristrutturata nel XIX secolo, sono
collocate cinque campane: due a servizio dell'orologio civico, e tre a servizio
della Chiesa e delle liturgie religiose. Di queste ultime solo una, la più
grande, di circa 18 quintali, fu salvata dalle razzie fasciste degli anni
quaranta, ordinate dal Duce per soddisfare il crescente bisogno di armamenti
bellici dell'Italia. L’edificio lesionato nell’ultima guerra, è stato riparato
nel 1947. Nel 1977 a spese del popolo e con il contributo statale di venti
milioni è stato rinnovato con tele che abbelliscono la volta del pittore Leo Padiglione;
le vetrate istoriate, realizzate per interessamento di Mons. Vittorio Cordisco
nel 1972, sono state offerte dal benemerito concittadino Ferrara Giovanni. In
archivio c’è una descrizione datata 1742 dall’arciprete Giovanni Masciotta sul
ritrovamento del corpo di San Giso ai piedi di Monte Mauro, dovuto al sogno di
una pia vecchietta. La lite fra Castelmauro e Montefalcone per il possesso del
Corpo del Santo, si decide affidandosi al trasporto dei buoi, che mossero
decisamente verso Montefalcone.
MONTELONGO: CHIESA DI S.ROCCO
San
Rocco fu probabilmente edificata dagli schiavoni, nell'epoca in cui si
stabilirono fuori le mura di Montelongo ed edificarono il loro quarto (seconda
metà del Cinquecento). Nel XVII secolo il quartiere si ingrandì per
l'immissione di genti latine e la Chiesa venne restaurata ed ampliata.
MONTELONGO: CHIESA DI SANTA MARIA
AD NIVES
La
Chiesa parrocchiale, dedicata a S. Maria ad Nives, risale quasi certamente
all'alto medioevo, epoca in cui si diffuse il culto della Madonna, lungo le
rive del Biferno e del Saccione. La troviamo menzionata nelle bolle del XII
secolo e nelle tassazioni papali del XIV secolo. La Chiesa, oltre agli altari
di giuspatronato del Barone, aveva anche alcuni di famiglie che erano assurte a
posizione economica di rilievo (nel corso del Cinquecento): Chiaro,
Molinicchio, de Lallo e de Sciarra. La Chiesa fu restaurata nel 1734.
MONTEMITRO: CHIESA DI SANTA LUCIA
MARTIRE
La
primitiva cappella normanna fu rasa al suolo dal sisma del 1464, dopo il
ripopolamento croato, voluto dai Carafa, fu sentita l’esigenza di una Chiesa
più grande (1500), che inglobò quella precedente (il cappellone a sud) e
riutilizzò l’antico portale gotico, simile a quello della Chiesa di S. Maria di
Lanciano. Su basi quadrate si alzano gli stipiti, due pilastri hanno piccole scanalature agli
spigoli con effetti di chiaroscuro. Una moda - natura a foglie d’acanto decora
gli archi a sesto acuto, nella sagrestia si conserva una lapide in pietra
locale che porta la data (1314) e il nome del costruttore Marco della cappella
primitiva, la Chiesa è stata restaurata nel 1965.
MONTENERO DI BISACCIA: SANTUARIO DI
MARIA SS.ma DI BISACCIA
Ad
un Km dal paese, in vicinanza del tratturo S. Maria di Centurelle, si erge
questa bellissima Chiesa risalente al 1200, qui esisteva una piccola cappella,
rasa al suolo da vari sismi.
Nel
1811 fu eseguita la ricostruzione ad una sola navata per iniziativa di don
Alfonso Gentile.
Nel
1840 furono aggiunte altre due navate, nel 1899, dopo un decennio di lavori e
sistemazioni, si inaugurò il nuovo Santuario, che mons. Giovanni Proni ha
elevato alla dignità di Santuario Mariano. Nel 1999 è stato celebrato il
centenario, ancora si venera l’antico quadro della Vergine, appartenente alla
cappella del vetusto villaggio di Bisaccia (1000). Questo santuario mariano è
meta di molti pellegrinaggi dai paesi circostanti, sia dal Molise sia
dall’Abruzzo e dalla Puglia.
MONTENERO DI BISACCIA: CHIESA DI
SAN MATTEO APOSTOLO
D’imponente
mole, superficie di mq 820, cubatura di mc. 11.000, la Chiesa di S. Matteo
Apostolo è stata edificata nel 1300. E’ a tre navate, bella e maestosa, vicino
c’è la Chiesa canonica e un oratorio per le attività pastorali.
La
Chiesa primitiva era stata inficiata da una profonda frana, per cui fu decisa
la ricostruzione su progetto dell’ing. Galileo Sciarretta (1730). Nell’interno
vi è un organo (1740), coro ligneo (1787) di Francesco Mascia, altare maggiore
in marmi policromi, busto di S. Matteo (è portato in processione nella festa
maggiore del 21 settembre), è stata restaurata nel 1991.
MONTENERO VAL COCCHIARA: CHIESA DI
SANTA MARIA DI LORETO
La
Chiesa di Santa Maria di Loreto è a tre navate, con un porticato a 17 luci sul
fianco, altari di marmi policromi, il coro in noce intagliato e l 'organo,
opera di Giuseppe De Marino della Cappella Palatina di Napoli. In una cripta si
trova la reliquia di San Clemente, trasportata a Montenero Val Cocchiara da
Roma nel settecento e prelevata dalle catacombe di San Callisto.
MONTERODUNI: CHIESA DI SAN EUSANIO
Di
origine incerta che un tempo sorgeva sul Colle Lucito circondata da circa 9
tomoli di terra (circa 2 ettari e mezzo) ricca di querce e ulivi. Questa
descrizione non corrisponde all'attuale posizione della Chiesa. Ciò dimostra
che nel corso del secolo XVIII fu abbandonata la cappella di Colle Lucito e
costruita l'attuale Chiesa del Colle del Varco. La cappella venne dissestata
dal terremoto del 1805, fu il vescovo Gennaro Saladino a restaurarla. I motivi
che spinsero i Pignatelli a cambiare il sito della cappella sono diversi:
probabilmente per dare maggior facoltà di adempiere il precetto festivo ai
numerosi viaggiatori che transitavano sulla strada consolare, oppure per creare
al Colle del Varco un piccolo santuario in cui numerosi fedeli si recavano, e
si recano tuttora, a venerare il Santo almeno nella festa titolare dell'8 e 9
luglio. Ai motivi religiosi si aggiunsero altri interessi, per cui la festa del
Santo divenne anche giorno di fiera. Intorno al 1867-1868, alcuni soldati
piemontesi occuparono la Chiesa e ne fecero il loro quartiere per controllare i
briganti e seguendo anche alcune riparazioni. Durante le guerre la Chiesa subì
notevoli danni e solamente nell'ultimo dopoguerra iniziarono i lavori affidati
a Pasquale Guglielmi di Monteroduni e finalmente nel 1960 la chiesetta riprese
a funzionare. Inizialmente solo in occasione della festa titolare annuale
dell'8 e 9 luglio vi si celebravano i sacri riti, successivamente, per
l'incremento della popolazione dell'agro di Monteroduni, funzionò come Chiesa
succursale dell'arcipretura ogni domenica. La campana venne dagli U.S.A. come
dono dell'emigrato Domenico Cristinzio, che la prelevò dalla demolita chiesetta
di S. Rocco.
MONTERODUNI: CHIESA DELLA MADONNA
DEL PIANO
La
Chiesa fu edificata a spese del principe Pignatelli nel 1862 per devozione a
Maria Vergine Assunta in cielo. E' detta del Piano secondo la dizione popolare
in quanto sulla base della statua della Madonna posta in venerazione vi sono
diverse righe di riferimento: "Alla statua della B.V. Maria venerata in
questo tempio sotto il titolo ' Del Piano'; titolo rimasto ancora oggi all'attuale
Chiesa dedicata all'Assunta. Precedentemente vi si venerava una statua di
cartone romano, e con l'arrivo dei Pignatelli venne incaricavano un sacerdote,
sotto profitto, che serviva la Messa ogni sabato, e la novena preparatoria al
15 Agosto per la ricorrenza della Maria Vergine Assunta in cielo. In tempi
recenti il Principe Giovanni ha donato la Chiesa al nostro Comune. Lo stato
della suddetta Chiesa è buono grazie anche alla la cura e dedizione che
famiglie del posto gli dedicano nel corso degli anni. All'interno della Chiesa
è conservato un altare marmoreo originale e la statua che rappresenta la
Madonna seduta sul trono, col Bambino sulle ginocchia che venne fatta scolpire
in legno e donata nel 1828 dal patrono Principe Luigi Pignatelli.Ogni
anno, il 15 agosto viene celebrata la
festa della Madonna del Piano preceduta dalla novena una settimana prima. Come
da tradizione il giorno di ferragosto, al tramonto, la statua esce in
processione accompagnata dalla banda musicale e seguita da tutti i devoti.
MONTERODUNI: CHIESA DI SANTA LUCIA
Questa
piccola Chiesa, oggi sita nel cimitero, risale molto probabilmente prima del
1550 quindi è antecedente anche allo stesso cimitero che successivamente gli
venne costruito intorno.La manutenzione è affidata al Comune che in passato
modificò le sue dimensioni: ridusse l'area sacrale spostando l'altare in avanti
e alzando una parete per ricavare, oltre ad un ingresso autonomo, un locale di
disimpegno.
MONTERODUNI: CHIESA DI BIAGIO E
NICOLA
Non
possediamo notizie molto antiche di questa Chiesa, per cui l'origine della sua
fondazione è sconosciuta. Possiamo genericamente supporre che sia una delle Chiese
per cui l'Arciprete di Monteroduni pagava le tasse alla Santissima Sede sotto
gli Angioini. La Chiesa fu restaurata tre volte:nel 1805 a causa di un
terremoto,nel 1930 l'anno in cui la cupola fu colpita da un fulmine e nel 1943
quando venne distrutta da un attacco tedesco durante la guerra. Il visitatore,
scendendo per i vicoli del paese, si trova improvvisamente dinanzi la facciata
in pietra a vista che accoglie il bel portale con frontone spezzato di stile
settecentesco. Affiancata da un alto campanile in pietra su tre ordini, la Chiesa
mostra sul retro una porta absidale ottagonale esterna che contiene la cupola
tonda. Di origine quattrocentesca, la Chiesa conserva il colonnato ad archi che
sorregge il coro, un altare ligneo originale e gli altari laterali in pietra
con marmi policromi a intarsi. Sul retro dell'edificio si apre il minuscolo
largo Affacciatoio, grazioso belvedere sulla piana sottostante.
MONTERODUNI: CHIESA DI SANTISSIMA
MARIA IN ALTISSIMIS
Si
può far risalire ai Longobardi o ai Normanni, la Chiesa è ubicata nell'agro del
Paese chiamato Campo Sacco. Una parte della volta cadde per il terremoto del 1805,
fino a quando funzionava la cappella era meta degli abitanti di Monteroduni e
di Macchia il lunedì di Pasqua. Da Monteroduni la popolazione vi andava in
processione, partendo dalla Chiesa di S. Agostino.
Ormai
ci sono rimasti solo i ruderi della Chiesa e del complesso monastico
benedettino.
MONTERODUNI: CHIESA DI SAN MICHELE
ARCANGELO
Non
possediamo notizie storiche riguardanti la costruzione della chiesa, sappiamo
soltanto della sua esistenza fino al 1882 anno in cui fu distrutta dal
terremoto. Dall'archivio storico diocesano, del 1703, risultano i fatti che ci
aggiungiamo ad elencare.
"La
chiesa è posta sul punto più alto del paese, orientata con l'altare maggiore a
nord e la porta maggiore rivolta ad occidente che affaccia su largo S. Angelo.
Ad essa si accedeva per una scaletta ottagonale di pietra lavorata di sei
gradini che terminava con un ballatoio sempre di pietra lavorata. La cupola
sviluppava in altezza per circa 7,50 metri e in larghezza per 3,75 metri. Era
divisa in tre navate delimitate da sei pilastri, e erano presenti nove altari
tra cui quello maggiore di S. Michele (tutt'ora presente e funzionante).
Sotto
la cupola c'era il battistero con la vasca divisa in due parti (una per
conservare l'acqua battesimale e l'altra serviva come sacrario). Il campanile
era alta circa 17,50 metri ed era dotato di tre campane.
Il
6 giugno del 1882 un violento terremoto danneggiò gran parte di Monteroduni e
colpì anche la Chiesa Madre subito chiusa al popolo, che per i vari riti
religiosi, si vide costretto a recarsi nella Parrocchia di S. Biagio.
Trattandosi della Chiesa Madre, in tempi brevi fu progettato il nuovo edificio
che non soddisfò il popolo. Così il 1° maggio 1888 venne presentato un nuovo
progetto diviso in tre parti: la prima comprendeva l'abbattimento della vecchia
Chiesa, la seconda parte riguardava la muratura nuova da erigere, il tetto e il
primo piano del campanile; la terza parte riguardava tutte le restanti opere:
stucco ed intonaco interno ed esterno, ed il completamento del campanile. Venne
formata una commissione per raccogliere fondi, formata dal parroco, sindaco e
diversi nobili del paese.
Per
alcuni anni i lavori andarono avanti, poi si fermarono per la mancata
disponibilità economica. Per quattro anni e mezzo i lavori rimasero bloccati
fino al 17 maggio 1895, quando grazie al sindaco Nicola Scarduzio, che, con una
delibera del consiglio comunale, diede il via ai lavori per eseguire il secondo
progetto, autotassando il popolo per avere i finanziamenti e non aspettare i
contributi che lo Stato aveva promesso.
Il
preventivo del terzo progetto, conteneva diversi imprevisti: infatti si
constatò che si doveva demolire i restanti due terzi dell'edificio che ancora
erano rimasti in piedi, ed il vecchio campanile alto circa 18 metri e pericolo
incombente per la popolazione. Inizialmente si abbandonò l'idea di abbassare il
pavimento della Chiesa al livello della piazza S. Angelo; in seguito si rese
necessario rifare tutte le fondamenta delle mura perimetrali e la parete che
affacciava sulla piazza. La costruzione attraversò momenti difficili e fu
necessario un ulteriore aumento delle spese per diversi motivi: scavi più
profondi, abbattimento dei muri perimetrali giudicati troppo deboli,
innalzamento di circa 1, 5 metri e accrescimento dello spessore di tutte le
mura della chiesa.
Il
31 dicembre 1889 il primo lotto dei lavori era terminato, compresi i due
portoni d'ingresso con il ripristino delle cornici in pietra da taglio, i due
finestroni a croce e gli archi a mattoni delle vetrate gotiche, venne
completato il rustico in quanto vennero stanziati L.9175 per la prosecuzione
dei lavori, e fu portata all'altezza progettuale le mura perimetrali su cui fu
posto il tetto.
Nel
1900 fu completato il campanile a bugnati (rivestito da pietre sporgenti con
superficie liscia) fino al piano delle campane.
Senza
attendere la fine dei lavori, la Chiesa riprese a funzionare e il popolo vi si
riversare per i riti religiosi incuranti della mancato completamento della
struttura.
Nel
1904 iniziarono i lavori alle campane che inizialmente erano tre fabbricate
dall'antica ditta Marinelli di Agnone: una era lesionata e per non fonderla
venne portata all'asilo infantile parrocchiale dove tutt'ora è custodita;
mentre delle due restanti, solo una venne issata sul campanile, mentre l'altra
rimase a terra per rifonderla, a spese della popolazione, per renderla più
grande. Successivamente la popolazione aggiunse una quarta campana di notevoli
proporzioni, che prese il nome di 'campana maggiore o campanone'.
Nel
1921 venne costruita una scala circolare di pietra lavorata davanti al portone
di piazza S. Angelo, nel 1925-26 il sacerdote del tempo fece un appello alla
popolazione per il completamento della Chiesa, con il denaro raccolto vennero
completati i restanti lavori grazie anche all'intervento di artisti
monterodunesi.
Nel
1955 vennero realizzati altri lavori di rifinitura: dal sotterraneo della Chiesa
venne ricavata una sala con capienza di circa 500 persone, fu collocato in Chiesa il pavimento in marmo
con tasselli neri, e si realizzò una sopraelevazione del settore del coro, in
cui in mezzo fu sistemato l'Altare del Ss.mo Sacramento ed una sacrestia al
piano della sala sottostante.
Dagli
anni '80 fino ai giorno nostri la Chiesa ha avuto bisogno di piccoli ritocchi:
consolidamento della struttura e tinteggiatura e ricollocamento del fonte
battesimale al posto della grotta di S. Michele.
MONTORIO NEI FRENTANI: CHIESA DI
SANTA MARIA ASSUNTA
Di
antica origine, la Chiesa fu ricostruita intorno al 1731-38, nel punto più alto
dell'abitato, dove sorgeva un'altra Chiesa di origine normanna, ad una sola
nave, crollata per il terremoto del 1656. La facciata presenta semplicità di
linea, e sul lato sinistro si trova la massiccia torre campanaria, dapprima
distaccata dalla Chiesa ed ingrandita nel 1727. La Chiesa, definita dal Tria
"una delle più belle e distinte chiese della Diocesi" presenta
l'interno, diviso in tre navate, ed è lunga mt. 28, larga mt. 17 ed alta mt. 11
per una superficie di mq. 480. Conserva un pregevole altare maggiore in marmi
policromi, dove si conserva il corpo di S. Costanzo, un coro ligneo è in noce
massiccia intagliato a motivi floreali, il quadro dell'Assunzione di scuola
fiamminga, sulla parete del coro, con una ricca cornice barocca, una pala
d'altare di Teodoro d'Errico, raffigurante l'Annunciazione e la Pala di S.
Caterina d'Alessandria di autore ignoto, ma rilevante testimonianza del rito
greco in uso nella zona. Pregevole l'organo tripartito del 1779, le cui canne
sono inquadrate tra motivi ornamentali. Nella Chiesa sono conservate diverse
opere d'arte, tra cui quattro tele e dodici medaglioni su tela di Paolo Gamba e
un dipinto di Antonio Solaro, detto lo Zingaro. Le tele di Gamba rappresentano
"l'Immacolata Concezione", "l'Addolorata", la "Madonna
del Purgatorio" e la "Sacra Famiglia"; nei medaglioni sono
raffigurati a mezzo busto i quattro Evangelisti e quattro Profeti, della
primitiva Chiesa rimane l'acquasantiera, composta da parti di varia
provenienza.
MORRONE DEL SANNIO: CHIESA DI SANTA
MARIA IN CASALPIANO
Il
Monastero è ubicato su un colle che
delimita la campagna di Morrone dal paese. L’intera zona ha grande valore
artistico e archeologico grazie ai ritrovamenti di epoca romana, riportati alla
luce nei pressi del convento di San Nazario, risalente al ‘400. La struttura,
collocata lungo la strada del trattuto Celano-Foggia, e’ in stile “romanico
molisano”, ordine che si diffuse nella regione tra il XIII e il XVI secolo.
I
lavori di ristrutturazione effettuati nel corso dei secoli hanno realizzato un
edificio stilisticamente complesso.
Della
Chiesa preromanica permangono alcuni elementi decorativi che valorizzano
antichi blocchi in pietra del campanile e del portico d’ingresso. La facciata,
in pietra, ha la forma a capanna e la sua linearità è interrotta da archetti
ciechi e lesene sistemate su una base in pietra.
Il
portale, in pietra, è in stile neoclassico a cui si accede mediante due gradini,
le sue dimensioni sono sproporzionate rispetto all’intero complesso della
facciata.
L’ingrandimento
del portale venne effettuato per permettere l’ingresso e l’uscita della statua
della vergine, che avviene ogni due volte all’anno. Al di sopra del portale vi
è una volta affrescata con l’immagine della Madonna, lateralmente alla volta
sono state riportate alla luce quattro bucature concordi verso l’abside
centrale che realizzano dei giochi di luce. La facciata presenta un rosone
privo di raggi. Internamente la struttura e’ semplice, divisa in tre navate
divise da archi a tutto sesto. Dopo i
lavori di restauro, dalle pareti interne sono stati eliminati gli intonaci, che
le rivestivano sin dal 1700 mentre ora sono in pietra.
La
navata centrale è illuminata dalla luce proveniente dalle finestre laterali e
termina con l’abside centrale. Le navate laterali presentano le volte a
crociera, al battistero si accede mediante la navata sinistra. All’interno è
possibile ammirare un’ara pagana risalente al 79 a.c nonché una cappella
dedicata a San Michele datata del XVIII secolo. Per sottolineare i ritrovamenti
archeologici sono state realizzate delle aree a vista, custodite dentro gabbie
di cristallo al fine di permettere la visibilità delle zone archeologiche più
importanti.
MORRONE DEL SANNIO: CHIESA DI S.
MARIA MAGGIORE
La
chiesa di Santa Maria Maggiore è ubicata nella zona più alta del Paese. Alla
chiesa si accede grazie ad una scalinata e dopo aver percorso il ballatoio. Suddivisa
in tre navate d’ordine toscano, la chiesa presenta un ampio coro in cui è posto
l’altare, lavorato a foggia d’urna con marmi napoletani. Sulla parete di fondo
vi è un quadro raffigurante “l’Ultima Cena del Signore”, mentre la
controfacciata è abbellita da un organo.
Su
ciascuna navata laterale ci sono tre cappelle con i rispettivi altari. Lungo la
navata sinistra ci sono l’Altare di S. Modesto Protettore; l’Altare di S.
Giuseppe e l’Altare dedicato a S. Maria di Costantinopoli. La navata opposta
presenta: l’Altare di S. Francesco Saverio; l’Altare del Rosario e l’Altare di
S. Nicola di Bari. Il campanile di solida costruzione è stato edificato con
delle pietre molto antiche ed è caratterizzato da cinque campane, di cui quella
maggiore è detta di S. Pardo. Vicino al campanile vi è anche il cimitero;
mentre nel luogo detto la Porta di S. Angelo è stato eretto anche uno Spedale
per accogliere i pellegrini.
MORRONE DEL SANNIO: CHIESA DI SAN
ROBERTO
A
Morrone morì Roberto (1273-1341), discepolo di S. Pietro Celestino, che fondò
questo convento nel 1300, grancia del Convento dell’Annunziata di Guglionesi.
MORRONE DEL SANNIO: CHIESA E
CONVENTO DI SAN NAZARIO
A
3 Km dal paese, sulle pendici del Colle di Morrone, sull’antica strada che
congiungeva Bojano a Gerione, si trova la chiesa di S. Nazario.
Edificata
nel 1410 era abitata da monaci addetti alla rilegatura di corali e alla
liberazione di ossessi, nel 1593 ospitava otto religiosi, nel 1776 ospitava
novizi.
Fu
soppressa nel 1867, la Chiesa è chiusa al culto da 20 anni, il convento è in fase di restauro, il 20
marzo 1997 ignoti hanno asportato statue e fregi in marmo del Seicento.
ORATINO: CHIESA DI SANTA MARIA DI
LORETO
Questa
Chiesa risalente al 1300 era extra moenia.
Ha subito vari restauri, tra cui nel 1716.
Al
suo interno troviamo la Madonna del Rosario un’interessante statua lignea, un
tempo di pertinenza dell’antico ospedale cittadino intitolato a Santa Maria di
Costantinopoli.
L’opera
che presenta una notevole qualità dell’intaglio e della resa plastica e un
piacevole senso di colore, è riconducibile allo scultore Carmine Latessa. Nella
stessa Chiesa troviamo anche la statua dedicata a San Antonio datata 1727,
opera dello scultore Nicola Giovannitti.
Le
tre volte dell’edificio sacro furono affrescate dai fratelli Ciriaco e
Stanislao Brunetti che condussero l’imponente ciclo decorativo in due fasi, nel
1757 ultimarono la volta della navata centrale, com’è ancora leggibile in
un’iscrizione, mentre nel 1790 portarono a termine le due laterali, attualmente
gli affreschi sono caduti, a causa di un errato intervento di restauro alle
strutture della Chiesa operato alla fine degli anni Sessanta, mentre è
seriamente compromessa, da dipingere di nuovo, la parte rimanente.
ORATINO: CHIESA DI SANTA MARIA
ASSUNTA IN CIELO
Di
antica origine, ha avuto diversi episodi edilizi, la Chiesa primitiva di S.
Nicola crollò nel 1456, allorché Oratino divenne disabitata. Ma dopo appena 40
anni il paese risorse e fu riedificato un nuovo e imponente luogo di culto nel
1526, ai tempi del casato Caracciolo e nel periodo 1559-86 del casato Coscia
(provenienti da Ischia). Nel 1691 furono costruiti la sagrestia e il coro,
riattati poi nel 1728. Subì danni col sisma del 1805 e nel 1909 venne di nuovo
restaurata e decorata.
Il
prospetto termina in alto con coronamento curvilineo al centro, mentre ai lati
è rettilineo.
A
destra vi è la torre campanaria quadrata, sormontata dal cipollino.
E’
stata restaurata da poco dalla Sovrintendenza e sono riemerse le strutture
medioevali, i dipinti della navata centrale e gli ambienti funerari al di sotto
del pavimento della Chiesa con copertura a botte. L’interno è a tre navate con
pilastri e paraste di ordine ionico e con stucchi. La Chiesa primitiva è
visibile nello spazio della navata centrale, ove quattro colonne e quattro
pilastri sostengono archi a tutto sesto in pietra viva. Sulla volta centrale è
tornato alla luce l’Assunzione della Vergine (1791) di Ciriaco Brunetti,
allievo di Francesco Solimena. Vi sono custodite due statue del Colombo: S. Francesco
e Madonna del Rosario, l’urna di S. Celestino Martire, che nel 1777 fu donata
da Papa Pio VI. Sull’arco trionfale insiste una tela semicircolare di Amedeo
Trivisonno “L’ultima cena 1947”, il
Cristo ha lo sguardo assorto verso l’alto e gli apostoli hanno espressioni
costernate, mentre Giuda guarda in avanti stringendo il sacchetto dei denari.
In
tutta la scena domina un’atmosfera di mestizia, alla quale partecipa anche la
natura con le nubi che si addensano in corrispondenza di Gesù e sembrano
preludere alla sua morte.
E’
conservato un ostensorio cesellato in argento di Isaia Salati (1838).
Al
centro dell’opera figura la statuina dell’Assunta, in basso ai lati della base,
le allegorie della fede e della speranza, realizzate mediante getto con il
procedimento della fusione a cera persa.
PALATA: CHIESA DI SAN ROCCO
Attigua
al convento di S. Francesco della Scarpa, che fu distrutto dai Turchi nel 1556,
allorché incendiarono la Chiesa e si perse il famoso Crocifisso di Anagni,
salvato da Ottavio Ionata nel 1527 dalle mani dei Lanzichenecchi, la Chiesa
aveva vaste rendite, che furono incamerate dal demanio con le soppressioni del
1809 e del 1867. Questa fu restaurata nel 1890 e nel 1945 (e stata riaperta al
culto nel 1952).
PALATA: CAPPELLA DELLA MADONNA DI
SAN GIUSTA
La
Chiesa era adiacente ad un omonimo casolare ora distrutto e che dista circa due
chilometri dal centro abitato. Suscita molto interesse agli appassionati
d’arte, nonché ai numerosi fedeli in pellegrinaggio, l’antichissima e
affascinante statua scolpita in onore della Santa cui è dedicata la Chiesa.
PALATA: CHIESA DI SANTA MARIA LA
NOVA
La
primitiva Chiesa normanna andò distrutta nel terremoto del 1456; gli Schiavoni
nel 1531 la ricostruirono, come si legge nella lapide incisa sull’architrave
del portale (questo castrum fu abitato dalle genti dalmate, che per
riconoscenza edificarono dalle fondamenta questo tempio – A.D. 1531). A tre
navate, possiede l’Orfanotrofio Francesco Berchicci (Ente Morale dal 1934) e
l’Asilo Infantile Rosa Sabelli (1936).
PESCHE: CHIESA DI SANTA MARIA DEL
BAGNO
Troviamo
il Santuario Santa Maria del Bagno nei pressi di alcune sorgenti sulfuree, fino
a pochi anni fa esisteva una condotta in mattoni che serviva a condurre l’acqua
medicamentosa proprio nei pressi del santuario.
L’antica
Chiesa benedettina era dedicata alla Madonna, di essa si ritrovano
testimonianze già dal 985 divenne in seguito Santuario quando venne acquisito
dal clero secolare, all’interno della Chiesa vecchia si conservava il bel
trittico opera di un monaco benedettino e risalente al 1505.
Il
trittico raffigurava un’immagine della Vergine, che si conserva ancora oggi, e
quella di San Giovanni Battista e di San Benedetto. Oggi in una nicchia
dell’altare troviamo l’immagine della Madonna che sorregge il Bambino avvolta
in un grande panneggio. Documenti risalenti al 1092 testimoniano la cessione
della Chiesa di Santa Maria del Bagno da parte del Conte Rodolfo del Molisio a
Montecassino.
La
Chiesa appariva già diroccata nel 1555, solo nel 1963 venne dichiarata
Santuario dal clero. Nel 1698 l’edificio si presentava a singola navata con
tetto, la zona del presbiterio era terminata da un’abside, del 1761 è l’altare
dove è conservata l’immagine della Vergine. Del 1936 è invece il soffitto a
cassettoni.
Fino
al 1805 nel santuario si compivano le abluzioni ma in seguito al violento
terremoto che colpì la zona l’acqua sulfurea andò dispersa.
PESCHE: CHIESA DI SAN MICHELE
ARCANGELO
Costruita
nel 1593, come si legge sul portale, fu ampliata dal 1727 al 1753. La Chiesa è
divisa in due navate, le sue dimensioni sono: mt 22x8, altezza 12 e mt
19x6, altezza 8. Importante è l’altare
maggiore, alle cui spalle vi è la tela Madonna delle Grazie che divenne
parrocchia quando andò distrutta un’antica Chiesa.
PESCOLANCIANO: CHIESA DI SAN
SALVATORE
La
Chiesa
parrocchiale del Salvatore, datata al XVI secolo, con un
architrave del portale contenente lo stemma a scudo della famiglia Carafa della Spina, in pietra
grigia e databile al XVII secolo, mostra uno sfondo ad onde o fasce, due rose
nella parte inferiore e una di banda trasversale. Il portale del lato sinistro, del
1696, ha due pilastrini con specchiature e cornici rincassate dove si impostano
due colonne con modanature al centro su due lesene e capitelli a foglie lisce e
carnose rovesciate che sostengono la trabeazione modanata e il fregio con
volute; nel muretto accanto alla facciata è presente un bassorilievo databile al XVI
secolo, raffigurante lo stemma della famiglia d’Alessandro: un leone rampante
con la coda alzata e una fascia trasversale con tre stelle. All’interno della Chiesa
vi sono una acquasantiera a
conchiglia del 1699, di
forma ellissoidale con all’esterno una decorazione a rigonfiamento e
scanalature e all’interno due volute, e una lapide marmorea, in latino, che ricorda i restauri alla Chiesa
e al castello voluti dal duca G. D’Alessandro nel 1696. La Chiesa contiene
anche la statua di Sant’Anna,
patrona di Pescolanciano.
PESCOLANCIANO: CHIESA DI
SANT’ANTONIO
Questa
Chiesa è ubicata nella parte più alta del paese denominato il Colle. Rivolta a
sud, di fronte al Monte Totila, è caratterizzata da un portale a sesto acuto,
fiorame sul frontone, due capitelli corinzi e due colonne laterali.
PESCOLANCIANO: CAPPELLA SANT’ANNA
DEL CASTELLO DUCALE D’ALESSANDRO
Edificata
nel 1628, la cappella del castello è a pianta quasi rettangolare caratterizzata
da un arco a tutto sesto, cupola ellissoidale a sesto ribassato e cornici di
stucco a rilievo. Al suo interno vi sono due altari policromi del ’700
napoletano, qui è custodito anche il corpo del martire S. Alessandro.
PESCOPENNATARO: EREMO DI SAN LUCA
La
cappella è accostata alla roccia, la festa si svolge per tre giorni: il 1°
settembre il quadro è portato in paese, viene riportato nella cappella
extraurbana il 12 settembre con una fiaccolata notturna.
PESCOPENNATARO: CHIESA DI SAN
BARTOLOMEO APOSTOLO
Edificata
nel 1200, la Chiesa crollò col sisma del 1456, ricostruita dalle fondamenta nel
1654: oggi ne residua il portale, il perimetro delle mura e un finestrone
barocco, ricco di ghirlande (opera settecentesca, sopra il portale). Distrutta
il 16 novembre 1943 assieme a tutto l’abitato, durante la seconda guerra
mondiale, fu riedificata nel 1950.
PESCOPENNATARO: CHIESA DELLA
MADONNA DELLE GRAZIE
La
Chiesa della Madonna delle Grazie, è situata nella piazza moderna, è ad una
sola navata, ma chi la costruì volle creare l’illusione che fosse a tre navate
accentuando la profondità dei semipilastri che separano gli arconi dell’aula
che accolgono gli altari laterali. Di particolare interesse l’altare dedicato a
S. Margherita d’Antiochia non solo per la statua ottocentesca della santa, tra
le più originali del Molise per la presenza del mostro che la divorò e dalla
cui pancia uscì usando la croce come un bisturi, ma anche per le originali
decorazioni in stucco. Mostrano in alto un ricco panneggio che fa da sfondo a
due angeli a rilievo (uno regge un ombrellino da processione) che sono a lato
di un Agnello sormontato da un ostensorio, da una Croce e dai simboli della
Passione di Cristo. Ugualmente notevole è l’altra statua con un possente S.
Antonio Abate che si vede rappresentato con un cinghiale in luogo del solito
porcellino, il bastone con la campanella ed il libro fiammeggiante. Sulla
doratura della base si legge che il simulacro fu realizzato nel 1891 per
devozione dei coniugi Angelomaria Fagnano e Giuseppa Antonia De Francesco. Vi
sono pure da una parte la statua di S. Lucia con la palma del martirio e gli
occhi sul piattino e dall’altra il gruppo della Deposizione.
PETACCIATO: CHIESA DI SAN ROCCO
Il
monumento più importante del paese è la Chiesa di San Rocco risalente al XII
secolo e di origine romanica. Dell’originaria struttura è rimasta solo la torre
campanaria ed il rivestimento degli absidi, mentre il resto è stato
trasformato. La Chiesa è stata edificata con l’utilizzo sia della pietra
arenaria e sia della pietra di tufo. Delle tre absidi, una di esse è stata
incorporata all’interno di una casetta.
La
torre campanaria, rivestita da pietre di diseguali dimensioni, presenta nella
parte nord delle grandi lastre di pietra non unite con la malta, che venivano
utilizzate in altre costruzioni dell’epoca, l’originale rivestimento della
Chiesa è celato dall’intonaco.
La
struttura del portale è molto semplice: su ciascun lato vi sono due archetti
ciechi con lesene angolari, il campanile è in stile romanico e risale alla
seconda metà del XIII secolo e si erge su tre livelli. La prima sezione è
caratterizzata da un grosso basamento, mentre quella centrale è articolata da
quattro archetti pensili che poggiano al di sopra di sottili lesene. Alcune
mensole riavvicinano gli archetti e sono decorate con teste sia di animali che
di umani, l’ultima sezione e’ divisa da quella inferiore attraverso una cornice
scolpita, quest’ultima sezione è divisa in tre parti per mezzo di quattro
lesene (due angolari e due centrali), al loro interno è inserito da un lato una
finestra con due aperture e dall’altro un orologio.
Questo
alternarsi di lesene e archetti richiama il motivo delle absidi della Chiesa
stessa. E’ proprio per questo motivo che la torre campanaria si fa risalire
alla seconda metà del XIII secolo, mentre la Chiesa è datata del XII secolo. La
Chiesa è divisa in tre navate, di cui quella centrale risulta maggiore delle
laterali, le tre navate terminano con tre absidi, di questi quello centrale
conserva l’antica conformazione, al contrario quelle laterali hanno perso la
loro originaria struttura in quanto sono state trasformate. Le absidi poggiano
su semipilastri e semicolonne e presentano una strana caratteristica ossia
delle finestre, la zona presbiteriale presenta tre altari, di cui uno è
dedicato a Sant’Antonio di Padova.
PETRELLA TIFERNINA: CAPPELLA DELLA
B.V. DEL CARMELO
Edificata
nel 1700, originariamente era una cappella privata, restaurata e decorata, fu
riaperta al culto nel 1892.
PETRELLA TIFERNINA: CHIESA DI SAN
GIORGIO MARTIRE
La
Chiesa di San Giorgio è il simbolo dell’iconografia medioevale ed è collocata
al centro del paese, la tradizione vuole che l’edificio sia sorto sui resti di
un antico insediamento sannitico.
Grazie
agli interventi di restauro compiuti nel 1900 e nel 1954 è stato possibile far
riemergere nuovamente lo stile romanico, eliminando quegli elementi stilistici
che furono aggiunti nel corso dei secolo, le origini della Chiesa sono normanne
e fu edificata nel XII secolo.
L’edificio
fino al 1456 non ha subito modifiche solo dopo il violento terremoto furono
inevitabili dei lavori di restauro, l'originale pavimento in pietra fu sostituito
con uno in mattoni, nonché furono aggiunti alcuni elementi barocchi.
Altri
elementi aggiuntivi furono: una balaustra in marmo, alcune colonne centrali
furono innalzate per sostenere un cornicione in gesso che sorreggeva una volta
e infine i muri e gli archi furono arricchiti da fregi e cornici. Nel 1740
vennero eretti nuovi altari, alcuni di essi sono collocati in prossimità delle
pareti laterali mentre altri sono inseriti in absidi tra questi ricordiamo
l’altare di San Giorgio.
Nuovi
restauri furono effettuati nel 1870 e interessarono la volta a botte alla quale
vennero aggiunti cassettoni e rosoni in stile barocco, nonché furono realizzate
le scale di accesso all’organo. L’altare centrale, nel 1893, subì una modifica
vale a dire la pietra che lo rivestiva fu sostituita con il marmo e nel 1913 su
di esso fu eretto un tabernacolo sempre in marmo.
I
lavori furono compiuti anche nel 1904 al fine di restituire all’edificio
l’originario stile romanico cercando in tutti i modi di depurarlo dagli
elementi barocchi.
La
facciata attualmente si presenta interamente rivestita in pietra locale ed ha
la forma a capanna, ha inoltre un bassorilievo che rappresenta l’immagine
atroce del bue alato mentre, nella parte sinistra del portale vi e’ la
raffigurazione della testa di bue dal quale deriva la mitologia del re Bove. Il
portale centrale è invece caratterizzato da una scultura che rappresenta Giona
ed immagini di un drago e di un agnello, la lunetta è divisa in due fasce, di
cui una presenta una decorazione a motivi geometrici, mentre nell’altra sono
scolpite delle figure umane, animalesche e floreali secondo un metodo
stilizzato. La struttura presenta, lateralmente, due portali oltre a quello
centrale.
Il
portale a destra è sopraelevato rispetto alla strada e vi si accede per mezzo
di una scalinata a forma trapezioidale. All’interno della lunetta sono scolpite
le effigie di un agnello crocifisso, di pesci e lepri, al contrario, la lunetta
del portale collocato a sinistra dell’edificio, presenta le sculture di cinque
animali stilizzati, quest’ultimo permette di accedere ad un cortile interno da
cui si può raggiungere il campanile.
Il
campanile essendo stato edificato in momenti successivi, presenta due diversi
modelli strutturali, la fascia inferiore è di epoca longobarda, presenta una
base quadrata che termina con quattro architravi. La fascia superiore, invece,
risale al 1700 e ospita la cella campanaria di forma ottagonale la cui parte
terminante è rivestita di ceramica smaltata di colore verde.
Quest’ultima
nel 1947 fu demolita in quanto distrutta da un fulmine, poi fu fatta
ricostruire nel 1958. La Chiesa è a pianta basilicale a tre navate terminanti
in tre absidi diseguali, le navate sono divise da pilastri di diverso stile
collegati tra loro da archi a tutto sesto.
I
capitelli delle colonne sono diversi tra loro per decorazione; le immagini su
di essi scolpite, rappresentano il mondo medievale in una situazione angosciata,
vale a dire popolata da mostri e da elementi decorativi vegetali presenti
nell’immaginario di quel periodo. La luce, all’interno dell’edificio, filtra da
finestre molto strette, per cui è scarsamente illuminata. Altro elemento di
rilievo artistico è la fonte battesimale; lavorata in un unico blocco di
pietra, con un’apertura di circa un metro di diametro. Nel muro della navata
destra, sono collocate le tombe di Antonio e Alfonso Carafa, ultimi feudatari
di Petrella, al di sotto delle tombe vi è lo stemma della famiglia e una
lapide.
PETTORANELLO DEL MOLISE: CHIESA DI
SANTA MARIA IN CIELO ASSUNTA
Questa
Chiesa fu edificata nel 1790, quando andò in rovino la primitiva chiesa
arcipretale risalente al Mille, dedicata ai SS. Maria, Leonardo e Nazzario. Ubicata
in via Pettorano Vecchio, ne fu asportato l’altare maggiore in marmo policromo
e posto nella Cappella di S. Emidio nella nuova Chiesa, eretta dal popolo e dal
principe Caracciolo per una spesa di 44 mila ducati. La Chiesa di S. Maria
Assunta in cielo è a croce greca, con un volume di 9000 mc. pari ad una
cattedrale. Vi sono nove grandi affreschi sulla vita della Madonna, eseguiti
nel 1804 dal pittore Raffaele Gioia di San Massimo, a lui si deve anche la
grande pala dell’Assunzione sull’altare maggiore, nel 1882 fu eseguito un
restauro, ma nel l'anno seguente un grave incendio la distrusse, nel 1973
furono trafugate importanti suppellettili (croce, ostensorio...).
PETTORANELLO DEL MOLISE: CHIESA DI
SAN SEBASTIANO
Di
remota origine, chiusa per un secolo ai fedeli, è stata ricostruita dopo il
terremoto del 1984 e riaperta al culto il 19 giugno 1988, in occasione della
festa patronale vi è portata ed esposta tutto il giorno la statua di S.
Sebastiano.
PIETRABBONDANTE:CONVENTO
SANT’EUSTACHIO AD ARCUM
La
Chiesa è ubicata in contrada Arco sulla sommità di S. Scolastica e nelle
vicinanze del tratturo Celano-Foggia. Dista 9 Km dal Monastero (de iumento albo) di Civitanova del Sannio,
nel
977 fu donato da Borrello II al monastero di Montecassino (formella XI, primo
battente),
soppresso
nel 1807. Attiguo alla Chiesa si trova un ospedale per i pastori che aveva alle
sue dipendenze il convento di S. Bartolomeo in Ripalta (oggi Mafalda).
PIETRABBONDANTE:CHIESA DI SANTA
MARIA ASSUNTA
La
Chiesa risalente al 1300 è stata edificata nell’area dello scomparso castello
longobardo, nel 1522 il notaio Bernardino redige l’inventario dei beni. La Chiesa
è divisa in tre navate, mt. 23x15, altezza mt. 8, sul fronte principale si apre
un portale barocco del 1711 riccamente ornato con motivi floreali. Nella parte
superiore vi è la statua della Vergine in calcare tenero d’epoca precedente, una
navata fu eretta nel 1618 e la seconda nel 1696. Una lapide murata del 1618
sull’altare di S. Rocco ricorda il protettore dell’epoca San Carlo Borromeo, nel
muro esterno del setto absidale sono murati due frammenti di lapidi osche, la
più antica descrizione risale al 1686 dell’arciprete don Francesco di Tullio, una
lapide ricorda la consacrazione della chiesa del 1727.
PIETRACATELLA: CHIESA DI SAN
GIACOMO E CRIPTA DI SANTA MARGHERITA
La
Chiesa di San Giacomo e la cripta di Santa Margherita sono ubicate sulla
morgia, la costruzione di questa Chiesa fu voluta dalla famiglia Del Vasto, nel
XII secolo. La struttura fu edificata sulla cripta di S. Margherita e in parte
anche sulla roccia, un passaggio riservato ai feudatari collegava la chiesa al
castello poligonare che era posizionato alle sue spalle.
Sulla
cripta è collocato un cimitero di epoca paleocristiana che dopo l’Editto di Costantino
venne adibito ad ossario. La Chiesa insieme alla fortezza fu edificata per far
fronte agli attacchi dei nemici è in stile romanico e pugliese, nel suo aspetto
è simile alla Basilica di San Nicola di Bari. La facciata presenta una sola
finestra con apertura stretta con due occhioni laterali, conferendole l’aspetto
di una Chiesa in stile normanno.
Successivamente
la facciata fu particolareggiata con l’aggiunta di una seconda finestra ad
apertura stretta.
Nella
parte bassa della facciata vi è l'ingresso alla cripta di Santa Margherita, la
Chiesa superiore si apre con due porte laterali e una nella parte centrale, il
portale collocato nella parte meridionale, riservato ai feudatari, e’ il solo
ad avere qualche elemento decorativo.
All’interno
la Chiesa presenta un’unica navata, formata da quattro campate con coperte da
volta a crociera nonché divise da archi ogivali, le campate sono dissimili,
vale a dire che due sono quadrate e due sono rettangolari. La Chiesa di San Giacomo
e’ priva di decorazioni, sulle pietre
che formano l’arco della campata d'ingresso, sono state da poco rinvenute delle
lettere dell’alfabeto fenicio e punico. La Chiesa accoglie un Crocifisso ligneo
di XII secolo, la cripta a differenza della chiesa, ha le pareti affrescate,
anche se in alcuni punti a causa dell’umidità, alcune parti sono andate in
rovina. Il tema affrescato che
attualmente è ancora visibile nella sua conservazione e’ la Natività, all’interno
della Chiesa vi è anche un altare risalente al periodo romanico che fu realizzato
in un unico blocco di pietra.
PIETRACATELLA: CHIESA DI SAN
GIOVANNI BATTISTA
Edificata
nel 1600 a seguito di un incendio verificatosi nel 1715 subì ingenti danni, riedificata
nel 1721, presenta una sola navata.
PIETRACATELLA: CHIESA DI SANTA MARIA
DI COSTANTINOPOLI
Edificata
nel 1900, la Chiesa è divisa in tre piccole navate, iI martedì di Pentecoste
qui viene festeggiata la Madonna della Ricotta.
PIETRACUPA: CHIESA DI S. ANTONIO
ABATE
La
Chiesa di Sant’Antonio Abate è collocata in una posizione strategica, la storia
di questa Chiesa risale ai sanniti anche se le sue origini vengono collocate
intorno alla seconda metà del 1600. Il popolo sannita e successivamente i
romani, si insediarono nei territori circostanti il paese. Si suppone che il
primo insediamento risalga al VI secolo d.C., nei pressi della Morgia, dove
oggi è ubicata la Chiesa di Sant’Antonio Abate. Questo nucleo fu realizzato da
un gruppo di monaci che predilessero come dimora una grotta scavata nella
roccia.
In
epoca longobarda, la Morgia fu scelta come luogo su cui edificare il castello,
intorno al quale in seguito si sviluppò il borgo medioevale. A seguito della costruzione della fortezza, i
monaci decisero di abbandonare la grotta e di costituire all’interno della
rocca l'Abbazia di San Pietro. Quest’ultima però fu distrutta a causa di un violento terremoto
nel 1348, costringendo così i monaci a cercare rifugio nell’Abbazia di San
Alessandro.
In
quel periodo il titolare del feudo, nonché dell’edificio abbaziale era Roberto
Di Pietracupa.
Egli
promosse la costruzione di una nuova Chiesa in onore di San Giorgio, in modo
tale da ospitare i monaci. Nel 1456, un nuovo terremoto distrusse non solo la Chiesa
di San Giorgio ma anche l’Abbazia di San Alessandro; i monaci a questo punto
furono costretti a rifugiarsi nuovamente nella grotta della Morgia. Nella
seconda metà del 1600, data la completa distruzione del maniero, l’università
di Pietracupa e il Pio Ospedale, decisero di rivalutare l’area, progettando la
costruzione di una nuova Chiesa, dedicata a Sant’Antonio Abate.
I
lavori di edificazione dell’edificio si conclusero alla fine del XVII secolo,
ma si procedette alla sua consacrazione solo nel 1726. La cripta posta al di
sotto della Chiesa, fu restaurata ed aperta al culto. Alla Chiesa si accede
tramite una ripida scalinata la quale presenta alla base dell’ ultima rampa una
piccola porta di legno che conduce alla cripta. La facciata principale e’ a
capanna caratterizzata da un unico portale di ingresso, sovrastato da un
timpano spezzato che contiene al suo interno un motivo geometrico, nella parte
superiore della facciata vi sono tre finestre che permettono alla luce di
filtrare all’interno. La finestra centrale è di dimensioni maggiori rispetto
alle altre due laterali, all’ingresso laterale della Chiesa si può accedere
tramite un breve passaggio collocato sulla navata destra.
Nella
parte opposta si eleva la torre campanaria, a pianta quadrangolare e distinta
in quattro ordini. Il terzo ordine è caratterizzato da finestre campanarie
mentre sulla sommità è posto un orologio,
in prossimità dell’ingresso della cripta, vi è una piccola grotta in cui
è stato messo in piedi un presepe in metallo. Le navate sono divise tra loro da
due ordini di due pilastri quadrati sorretti da archi a tutto sesto.
Le
navate laterali hanno dimensioni diverse sia per larghezza che per altezza
inferiori a quella centrale. Le pareti della Chiesa sono interrotte da
nicchie, nella parete sinistra, tra il
portone d’ ingresso e la sacrestia, vi è un’ acquasantiera in pietra, nella zona absidale, rialzata rispetto al
piano della Chiesa riservato ai fedeli, vi è un altare realizzato con un unico
blocco di marmo.
La
luce che filtra all’interno della cripta proviene da un’unica finestra con arco
a sesto acuto,
al
centro della stanza è collocato un altare formato dalla macina di un vecchio
mulino sul quale è posizionato un crocifisso del ‘500, nella parte posteriore
dell’altare vi è una Croce in pietra.
PIETRACUPA: CHIESA MADRE DI SAN
GREGORIO PAPA
Questa
cappella risalente al 1300 è ubicata su di un colle al di fuori delle mura del
Paese. Ricostruita più volte, anticamente era sede della seconda parrocchia, fu
restaurata nel 1900 con l’obolo del popolo, in particolare degli emigrati in
USA.
PIETRACUPA: LA GROTTA
Di
notevole importanza storica, la grotta nel corso degli anni è stata adibita ad
usi diversi.
Inizialmente
è stata abitata dai primi seguaci di Papa Celestino per poi essere trasformata
in tribunale dell' Inquisizione. Successivamente a questo periodo è stata
utilizzata come prigione ed infine come luogo per le esecuzioni capitali. Tutt'oggi
sono visibili i ganci dove venivano posizionate le travi per le impiccagioni.
Durante
le guerre la Cripta è stata luogo di rifugio per gli abitanti del paese, dagli
anni Settanta ad oggi è luogo di preghiera degli abitanti di Pietracupa. Al suo
interno, di grande interesse artistico, è custodito un crocefisso del 1500
privo di braccia, nonché un altare circolare caratterizzato dal palmento del
vecchio mulino. Di grande interesse artistico sono: la statua del Bambino Gesù
in legno d' olivo proveniente da Nazareth e un calice in legno acquistato a
Betlèm, ambedue sono stati benedetti personalmente da Papa Giovanni Paolo II,
che vengono esposti ed utilizzati nelle feste di Natale, alla presenza di
personalità, dei media, con la partecipazione di zampognari, torce, stelle
filanti e musiche composte proprio per il paese.
PIZZONE: CHIESA DI SAN NICOLA DI
MIRA
La
Chiesa si trova nel centro storico, una
lapide, adibita a scalino del presbiterio, riporta: (Anno Domini 1378, regnante Dono nostro rege Ruberto, regno eius anno
nono, indictione I, dominante in Monasterio S. Vincentii, Abbate Nicolao,
permagistrum Martinum de Rocca). Vi sono stati molti rifacimenti: 1419,
1535, 1610, 1698 e nel 1830 (come si legge sull’architrave del portale: Augusto Regi Francisco I Borbonio, Insigni
Praesidi Campaniae Marchioni S. Agapiti, Divo Nicolao haec fores aedis dicavit
Arc. di Iorio animique propter cleri largitatem pietatem atque fidelium all refectae). Ha tre navate: 22 metri
(lunghezza) x 11 (larghezza) x 8 altezza, con una cubatura di mc. 2000, nel
1887 fu aggiunta la sagrestia, nel 1904 il pavimento fu rinnovato il Campanile
cuspidato e presenta antichi arredi sacri (ceselli abruzzesi).
POGGIO SANNITA: CHIESA DI SAN ROCCO
La
Chiesa attuale non presenta elementi di grande rilevanza architettonica, ad
eccezione di una decorazione dell’altare di San Rocco, risalente al tardo
barocco. La volta presenta un affresco del 1963 raffigurante la scoperta che il
duca fa del figlio Rocco, ormai in fin di vita, nelle prigioni del suo
castello.
POGGIO SANNITA: CHIESA DELLA
MADONNA DELLE GRAZIE
La
Chiesa fu eretta dal feudatario Giovanni De Raho, nel 1615, fu restaurata da
Giovanni Simiele per dedizione alla Madonna, perché rischiava di andare in
rovina.
La
struttura attuale presenta tre navate di piccole dimensioni, anche se in
passato vi era una sola navata, il vescovo di Trivento, nel 1689 impedì ai
fedeli di recarsi presso la Chiesa della Madonna delle Grazie per circa tre
mesi al fine di permettere i lavori di ristrutturazione del tetto, degli
altari, delle pareti e del pavimento.
Nel
1691, la Chiesa rischiò ancora di essere chiusa per cui venne posta sotto la
titolarità dell’Università di Caccavone,
nel 1720, a seguito della situazione in cui versava la Chiesa di Santa
Vittoria a causa del terremoto, si decide di trasformare la Chiesa della Madonna
delle Grazie in Chiesa parrocchiale collocandovi anche la statua di Santa
Vittoria.
Gli
interventi di rifacimento avvenuti nel corso degli anni, hanno modificato di
gran lunga la struttura privandola di elementi architettonici di grande
rilievo.
Con
molta probabilità nella parte sottostante della Chiesa, vi è una cripta, tipico
dell’epoca in cui fu edificata,
all’interno vi è conservata la statua della Madonna delle Grazie, invece
quella di Santa Vittoria, nel 2002, è stata risistemata nella Chiesa
parrocchiale.
Il
giorno dell’Annunciazione del Signore, vale a dire il 25 marzo, la Chiesa è
meta di pellegrinaggi, infatti la tradizione vuole che i giovani si rechino in
Chiesa passando per un campo spinato, con lo scopo di prevenire l’ernia.
POGGIO SANNITA: CHIESA DI SAN
VITTORIA VERGINE E MARTIRE
La
Chiesa attuale di S. Vittoria, non è la Chiesa madre originaria. Di essa non ci
sono giunte notizie archeologiche e documentarie, dopo il terremoto del 1720 la
Chiesa fu ricostruita su volere del duca Nicola Petra e consacrata da monsignor
Alfonso Mariconda.
La
struttura a croce latina fu dedicata alla martire S. Vittoria, venerata già dal
V-VI secolo, nel 1762, per volere del duca Giuseppe Maria Petra, la Chiesa
venne ampliata con l’aggiunta della navata sinistra e completando la navata
destra.
La
Chiesa per cui si presenta composta da tre navate a crociera, fondanti su un
basamento roccioso, al di sotto della Chiesa vi è l’ossario ove venivano
sepolti i duchi di Caccavone. Nell’agosto del 2000, al di sotto dell’organo, fu
ritrovata la tomba del duca Nicola Petra. La navata centrale presenta delle
volte in stile tardo barocco-neoclassico.
Tra
le opere presenti all’interno dell’edificio religioso, ricordiamo i quadri
realizzati dalla scuola napoletana, raffiguranti le anime del Purgatorio e
l'immagine di S. Antonio Abate. Inoltre è presente un’urna e un reliquiario con
l’osso del braccio di San Prospero, protettore del paese. Di notevole rilevanza
artistica sono anche: l’organo datato del 1769, appartenente agli organari
della famiglia d’Onofrio; l’altare maggiore di scuola napoletana; il quadro
raffigurante l’Ultima Cena; l’acquasantiera in pietra; le statue della Madonna
Immacolata, dell’Addolorata e di San Domenico; la statua di San Prospero; il
reliquiario di Santa Vittoria e infine il tabernacolo in legno del ‘600-‘700.
POGGIO SANNITA: CHIESA SANTA LUCIA
In
origine era una cappella privata edificata da Giuseppe Mastronardi ed
appartenne ai suoi discendenti sino agli anni ’70 quando da loro venne donata
alla parrocchia. Attualmente è priva di elementi architettonici importanti dal
punto di vista artistico, salvo una statua raffigurante la Santa che viene
onorata la prima domenica di giugno. Durante la festa in suo onore, vengono benedetti
anche i veicoli a motore dato che la Santa, oltre ad essere protettrice della
vista è anche patrona degli automobilisti.
PORTOCANNONE: CHIESA DELLA MADONNA
DEL CARMINE
La
cappella di Santa Maria del Carmine, risalente al 1635, è ubicata fuori
dall’abitato e più precisamente sulla Strada Grande, in origine era dedicata a
San Nicola. Sia internamente che esternamente è molto semplice.
PORTOCANNONE: CHIESA DEI SS. PIETRO
E PAOLO
Edificata
nel 1550 per le necessità spirituali dei primi 200 coloni albanesi, la
parrocchia SS. Pietro e Paolo ha subito nel corso degli anni interventi di
restauro molti dei quali erano finalizzati al suo ampliamento. Tra questi
quello del 1884, allorché furono eseguite le decorazioni della volta, alla
semplicità dell’esterno, corrisponde una ricchezza delle decorazioni interne e
dei colori, che si fondono in un tutto armonico. La struttura è a croce greca
con una sola navata e tre altari. Lo stile adoperato è un mix di romanico e
barocco, sull’altare maggiore vi è l’antico quadro di S. Maria di
Costantinopoli, molto venerata dai fedeli. Altri altari sono: S. Cuore di Gesù,
S. Giuseppe, S. Michele Arcangelo, Vergine di Costantinopoli (con statua), S.
Antonio di Padova, Addolorata, Madonna del Carmine. All’interno è custodito
anche un antico battistero ligneo, in quercia intagliata e dorata, nonché un
prezioso organo a canne.
POZZILLI: CHIESA DI SANTA CATERINA
VECCHIA
Questa
Chiesa, edificata nel 1300, è situata sulla strada che conduce a Santa Maria
Oliveto.
Sfortunatamente
la struttura poggia su mobili faglie di creta per cui sta slittando verso la
sottostante pianura. Al suo interno è conservato un affresco di scuola
benedettina, una effige di Santa Caterina.
POZZILLI: RUDERI CHIESA SANTA LUCIA
Questa
Chiesa è stata edificata intorno all'anno Mille rispettando il cosiddetto
“esalfa”, segno di Salomone, vale a dire una stella a sei punte, due triangolari
equilateri inscritti in una circonferenza. La posizione delle monofore si trova
sull’allineamento dei lati dei triangoli opposti, della Chiesa a una sola
navata resta il portale principale con lunetta e gli affreschi trecenteschi.
POZZILLI: CHIESA DI SANTA CATERINA
NUOVA
Questa
Parrocchia fu edificata nel 1600 in stile pugliese in un luogo molto sicuro. Sull’altare
maggiore spicca una tela di discepoli di Paolo Gamba della Vergine in gloria
circondata da Angeli e Santi oranti, riaperta al culto dopo anni di restauro, a
seguito dei danni causati dal sisma del 1984, la Chiesa è affiancata da un
asilo e un Centro Sociale.
POZZILLI: CHIESA DI SAN LORENZO
Questa
parrocchia è appartenuta fino al 1977 alla diocesi di Montecassino per passare
poi a quella d’Isernia. Al suo interno sono conservati affreschi di notevole
pregio artistico risalenti al XII secolo. In una grande nicchia vi sono i
dodici apostoli con lo sguardo rivolto verso l’alto dove domina Gesù Salvatore,
Nel 1534 Papa Paolo III ordina con una Bolla la costituzione di una
Confraternita.
POZZILLI: CHIESA DI SANTA MARIA
OLIVETO
Non
lontano dalle Terme romane, vi era un casale munito di un castello denominato
Tulivernum, distrutto poi da Carlo Magno nel 774. Qui i benedettini insieme
all’abate Raimbaldo, vi fondarono una colonia agricola con contadini di Valva,
edificando la Chiesa di S. Maria d’Alvito, nell’881 sia il casale che la Chiesa
furono distrutti dai Saraceni.
A
seguito di quanto accaduto fu necessario trasferirsi sul colle, all’interno
delle mura di un castello, che gli stessi benedettini possedevano. Il paese si
chiamò “Santa Maria Nuova dell’Oliveto”, qui vi sono dodici torrioni tuttora
abitati, lo stemma ha nel campo un olivo fiorito e tra i rami la Vergine del
Carmelo.
PROVVIDENTI: CHIESA DI SANTA MARIA
ASSUNTA
Questa
Chiesa risalente al 1200 si erge nella parte più antica del paese e il corso
che vi conduce fa da cornice alla parte absidale. L’originaria Chiesa romanica
crollò a seguito dei terremoti, come pure quella gotica anche se rimangono una
parte della fiancata gotica e le basi delle absidi. Nella sagrestia è
conservata la tazza che anticamente veniva utilizzata per la pulizia dei piedi
(lavacro). Nel 1734 fu riedificata per volere del vescovo Tria, la struttura è
ad una sola navata con quattro altari, il campanile è in pietre quadre
gravinate.
PROVVIDENTI: SANTUARIO DI SANTA
MARIA DELLA LIBERA
Questo
santuario fu costruito nel periodo in cui la diocesi di Larino era suffraganea
di quella di Benevento vale a dire nel Settecento. Durante il periodo
iconoclasta gli abitanti del paese riuscirono a salvare una statua in legno di
fico, questa venne poi ritrovata da un contadino in località Ponte Grosso,
denominato “Campo della Madonna”.
Dopo
la ricostruzione della Chiesa andata distrutta da un incendio il sisma del 1456
la rovinò nuovamente, nel 1872 il santuario venne di nuovo riedificato e
accresciuto nella sua mole. Durante la Seconda Guerra Mondiale venne
addirittura utilizzato come ospedale militare, la struttura ad una sola navata
presenta un solo altare dedicato alla Vergine della Libera.
RICCIA: CHIESA DELL’ANNUNZIATA
Le
notizie sull’origine della chiesa di S. Annunziata, ubicata nei pressi del
Municipio, ci sono pervenute grazie ad un manoscritto del 1585, intitolato
“Memorie della fondazione della Chiesa della SS. Annunziata”. Si racconta che
la struttura venne elevata nel 1378 dagli Schiavoni, antica popolazione
originaria della Dalmazia Europea, che giunsero in Italia nel 641 ed occuparono
il loro primo insediamento lungo le rive del fiume Ofanto.
Quel
territorio però era già occupato dai Longobardi che vedendo invaso il loro
territorio iniziarono lo scontro, che si concluse con la sconfitta e lo
sterminio degli Schiavoni.
Coloro
che si salvarono dal massacro, oltrepassarono la Valle del Fortore e giunsero a
Riccia, dove furono accolti con ospitalità. In questa terra, costruirono il
loro borgo e le due Chiese: quella della SS. Annunziata e quella di San
Eustachio, architettonicamente la struttura è molta semplice.
L’area
della navata è divisa dalla zona absidale da un arco a tutto sesto, nei pressi
dell’abside, vi è il campanile che è ridimensionato rispetto a quello
originario. A seguito del terremoto del 1805, la parte più alta del campanile
crollò, per cui furono necessari dei lavori di restauro.
Durante
il restauro, venne deciso di inserire due campane, di cui la più piccola viene utilizzata per il rintocco delle
ore. La facciata è formata da file di blocchi irregolari in pietra, sormontati
da una cornice di terracotta decorata, al suo interno si aprono due finestre
circolari che permettono alla luce di filtrare all’interno del vestibolo.
L’elemento più interessante della struttura, e’ il capitello del portale di
ingresso, che venne realizzato in pietra locale, nonché e’ delimitato da due
colonne con capitelli decorati da motivi floreali e teste di animali.
L’architrave
conclude con due cornici a torciglione, la chiave d’arco, è formata da una
pietra su cui e’ scolpito, in altorilievo, un agnello sacrificale che
simboleggia San Giovanni Battista.
Ciò
ha permesso di ipotizzare che il portale provenisse dall’antica Chiesa di San
Giovanni Battista, che nel 1805, venne distrutta dal terremoto. Internamente,
la Chiesa è priva di elementi decorativi, a parte i tre altari che furono
realizzati nel ‘700: quello maggiore e’ dedicato all'Annunziata invece quelli
laterali sono dedicati alla Concezione e a San Rocco.
L’altare
maggiore reca un dipinto che riproduce l’effige di Maria inginocchiata davanti
all’Arcangelo Gabriele. La zona presbiteriale è separata dalla navata per mezzo
di una transenna in pietra, e al suo interno e’ collocato il coro ligneo,
l’interno è illuminato, grazie alla luce che filtra da sei finestre collocate
nella parte alta.
RICCIA: CHIESA S. MARIA DEL CARMINE
La
Chiesa intitolata a S. Maria del Carmine ubicata in contrada Crocella fu
edificata nel 1200.
Annessa
all’antico convento dei PP. Carmelitani fu restaurata nel 1601 come indica una
lapide.
Crollata
col sisma del 1805, fu riedificata in forma ottagonale nel 1864, gli altari più
importanti risalenti al periodo rinascimentali sono dedicati a S. Gregorio e S.
Filomena.
RICCIA: CHIESA DELLA MADONNA DEL
ROSARIO O DEL SS. SUFFRAGIO
La
Chiesa S. Maria del Suffragio risale al 1735, fino al 1761 fu utilizzata come
cimitero per cui fu chiusa al culto e riaperta nel 1899.
RICCIA: CHIESA DI SANTA MARIA
ASSUNTA
Edificata
nell'anno Mille questa Chiesa ha subito molte vicende edilizie, nel 1765 fu
elevata a parrocchiale collegiata nonché vi fu aggiunta una navata. Nel 1883 fu
di nuovo restaurata e aggiunti cinque nuovi altari in marmi policromi, il
portale con pseudoprotiro è in stile romanico-gotico, la sua arcatura, alle cui
basi appaiono due leoni, è incorniciata da un cordone, i capitelli sottostanti
ai leoni sono decorati con pomi vegetali e foglie atteggianti.
La
Chiesa conserva: le reliquie di S. Vitale, traslate nel 1755, la pala bizantina
della Dormitio Virginis (1480), attribuita a Silvestro Buono della scuola
napoletana.
RICCIA: CHIESA DI SANTA MARIA DELLE
GRAZIE O DEL BEATO STEFANO
La
Chiesa è ubicata nei pressi dei ruderi del castello De Capua, sulle sue origini
sono state fatte due ipotesi. La prima riguarda il fatto che la sua
edificazione sia avvenuta tra il IV e il V secolo, sulle rovine di un tempio
romano dedicato a venere. La seconda congettura, invece, colloca le origini
della struttura intorno all’XI secolo, date le sue semplificate dimensioni,
dopo la sue edificazione, la chiesa venne trasformata nella cripta della Chiesa
di San Giovanni Battista.
Di
questa non si hanno più notizie, dopo essere stata resa inutilizzabile a
seguito del terremoto del 1688. La cappella di Santa Maria delle Grazie, nel XV
secolo, divenne di proprietà della famiglia De Capua, che aveva ottenuto il feudo
di Riccia da Carlo d’Angiò, dato che la Chiesa era vicina al castello per cui
venne utilizzata dagli stessi come cappella gentilizia.
Gli
interventi di ristrutturazione furono realizzati, per volontà di Bartolomeo III
De Capua, al fine di ingrandire la struttura e proteggerla dall’umidità. Nel secolo scorso, al fine di evitare la
distruzione dell’edificio, sono stati effettuati dei lavori di restauro, la
facciata è un esempio raro di architettura rinascimentale, essa è formata da
pietre quadrate di dimensioni diverse, disposte in modo lineare, lateralmente
alla facciata, sono collocate due colonne doriche.
La
trabeazione è caratterizzata da due fasce decorate con una iscrizione latina
che si riferisce a Bartolomeo III. Sul vertice del frontone vi e’ un campanile
monoforo di piccole dimensioni, che custodisce una campana, l’architrave del
portale presenta lo stemma della famiglia De Capua e sul fregio e’ incisa una
frase dedicata alla Madonna. Il portale, inoltre, è caratterizzato da una
nicchia, che attualmente e vuota, ma che in passato con molta probabilità
conteneva un affresco della Madonna. Internamente la Chiesa si presenta ad una sola
navata, la cui lunghezza è interrotta da un arco a tutto sesto in pietra
calcarea. La parte antistante l’arco è di costruzione nuovissima, nonché
presenta un’altezza, rispetto alla seconda parte, maggiore ed ha un soffitto
con volta a crociera.
Alla
sinistra dell’ingresso, vi è un’acquasantiera a forma di conchiglia disposta su
una colonnina. Lateralmente alla navata centrale vi sono due altari sui quali,
un tempo, vi erano due quadri che raffiguravano San Francesco di Paola e San
Domenico da Sora. Sulla destra vi è la porta di accesso alla sacrestia che un
tempo era collegata alla stanza del cappellano per mezzo di una scala in
pietra. La seconda parte della Chiesa corrisponde alla struttura originaria che
un tempo fungeva da cripta, collocata nella zona sottostante il presbiterio
della Chiesa di San Giovanni Battista. La volta è a crociera e sorretta da
colonne cilindriche, impreziosite da capitelli decorati, al di sopra di ogni
capitello è presente un pulvino decorato. L’altare maggiore è dello stesso
materiale della pavimentazione, in stile lineare, lateralmente alle pareti
della navata centrale, sono presenti anche quattro tombe identiche tra loro che
serbano le spoglie di cinque membri della famiglia De Capua e sono sormontate
da archi a tutto sesto che un tempo erano affrescate con quattro scene della
vita di Cristo. Nella parte centrale della Chiesa, vi è la tomba di Bartolomeo
III e della sua sposa Aurelia Orsini.
RIONERO SANNITICO: CHIESA DI SAN
BARTOLOMEO APOSTOLO
Edificata
nel 1557 la forma di questa parrocchia è a croce latina, con tre navate separate
da due file di colonne. Al suo interno potrete ammirare: la statua del
Creatore; l’altare di S. Bartolomeo Apostolo; la Balaustra in marmo; il coro
ligneo intarsiato e due lapidi. Crollata a seguito del sisma del 1805 è stata
riedificata nel 1927 a spese degli emigrati americani.
RIONERO SANNITICO: SANTUARIO SI SAN
MARIANO
I
martiri S. Mariano e S. Giacomo sono i protettori del paese e vengono
festeggiati due volte l’anno vale a dire il 30 aprile e nei primi giorni del
mese di settembre.
I
due martiri erano due soldati romani, convertiti al cristianesimo, che vissero
in questi luoghi.
Il
santuario, edificato nel 1600, è affiancato da una grotta che si pensa sia
stata il loro rifugio.
Nel
1600 il popolo fece erigere questa Chiesa restaurata poi nel 1926 dagli emigrati
americani di Cleveland. Durante la seconda guerra mondiale il paese fu
semidistrutto e la stessa Chiesa fu danneggiata dai bombardamenti, successivamente
però è stata nuovamente restaurata.
RIPABOTTONI: CHIESA DELL’IMMACOLATA
CONCEZIONE
Questa
cappella risalente al 1650 fu restaurata nel 1910, al suo interno sono
conservate tre tele e quattro affreschi di Paolo Gamba.
RIPABOTTONI: CHIESA DI SANTA MARIA
ASSUNTA
La
Chiesa di Santa Maria dell'Assunta nel 1926 è stata nominata edificio di
interesse nazionale dalla Soprintendenza all’arte medioevale e moderna per
l’Abruzzo e il Molise. La Chiesa è ubicata nella parte più antica del paese
accanto al palazzo Cappuccilli datato del XIX secolo.
Questi
due edifici si estendono in modo irregolare sia nel perimetro che nelle
pendenze della piazza, questa peculiarità è data dal fatto che lo spazio che
entrambi occupano, è il risultato di demolizioni e ricostruzioni.
La
Chiesa, infatti, venne edificata nel sito dove un tempo si ergeva l'antica Chiesa
di San Rocco.
L’edificazione
della nuova parrocchia, ebbe inizio nel 1731, con la deposizione della prima
pietra, e terminò nel 1744 ad esclusione però del campanile che in questo
periodo risultava incompleto. Colui che progettò la struttura fu l’architetto napoletano,
Ferdinando Sanfelice, che viene ricordato per le scenografie scalinate ideate
per nascondere l'irregolare dislivello del terreno.
La
scalinata è caratterizzata da tre gradini che occupano tutta la lunghezza della
facciata.
La
facciata tripartita da lesene è divisa in due piani: la parte inferiore è formata
da tre ingressi, che consentono l'ingresso alle tre navate; il portale centrale
è di dimensioni maggiori rispetto a quelli laterali che sono sormontati da
finestre irregolari.
Gli
elementi come ad esempio : i portali, le cornici delle finestre, le volute le
paraste sono realizzati con blocchi di materiale lapideo, mentre la facciata è
in pietra lavorata.
Nel
1910 la facciata subi’ una trasformazione con l’applicazione di mattoni
quadrangolari in cemento e l'applicazione di una zoccolatura nella parte basamentale.
Sfortunatamente negli anni ’90, durante i lavori di restauro, tutto questo fu
rimosso, il portale maggiore è formato da due pilastri a parasta invece i
portali laterali presentano stipiti e architrave, le finestre che si aprono al
di sopra di essi hanno una cornice e una piccola trabeazione, la Chiesa è a tre
navate delle quali quella centrale ha una larghezza duplicata rispetto alle
altre e un'altezza maggiore di cinque metri. La navata centrale presenta una
volta a botte ove si aprono tre finestroni, invece, le navate laterali sono
separate da quella centrale attraverso arcate a tutto sesto. Lungo i muri
laterali, sono collocati due altari inseriti all’interno di due edicole
provviste di colonne ioniche e composite sormontate da un frontone interrotto
da dipinti del ‘700.
Dietro
l’altare maggiore vi è il coro a pianta quadrangolare, con volta a botte, e
l’organo in legno intagliato e dipinto. Le
pareti sono rivestite da sedili lignei del ‘700, ai lati del coro vi sono due
cappelle delle quali solo una, secondo delle fonti scritte, in passato veniva
utilizzata come sacrestia. Internamente la Chiesa si caratterizza per i suoi
dipinti e affreschi il cui autore è Paolo Gamba, nel 1986 sono stati completati
i restauri delle opere di questo autore, riproducenti le allegorie delle undici
virtù, nonché i medaglioni con i Santi e i Profeti; del Trionfo della Croce, e
di Mose’ che spezza le tavole della legge.
La
parete delle navata sinistra presenta, invece, dei dipinti danneggiati, a causa
delle infiltrazioni d’acqua piovana. Nei pennacchi della cupola, sono presenti
i dipinti raffiguranti i quattro Evangelisti, la pavimentazione è stata
rivestita di recente, con mattonelle quadrate e rettangolari in cotto che hanno
sostituito quelle in cemento che vennero realizzate all’inizio del XIX secolo. La
torre campanaria, è a pianta quadrangolare ed è ubicata sul lato sinistro della
facciata, la struttura è caratterizzata
da quattro ordini, di cui il primo è contemporaneo alla costruzione
settecentesca; il secondo presenta blocchi di pietra lavorata infine il terzo
ordine è caratterizzato da quattro finestre, una per ogni lato, mentre il
quarto ordine a pianta ottangolare presenta otto finestre.
RIPABOTTONI: CAPPELLA DI SAN
MICHELE
Nel
1733 per volere del popolo si procedette alla ricostruzione di un’antica
cappella distrutta che venne intitolata a S. Michele. La cappella è situata a
monte dell’abitato, sulla rotabile provinciale.
RIPALIMOSANI: CHIESA DI SAN MICHELE
Questa
Chiesa fu eretta nel 1715 per volontà popolare in ringraziamento per lo
scampato pericolo per il sisma dell’8 maggio del 1712, nei pressi della chiesa
si può ammirare la Croce osannale in travertino risalente al 1562.
RIPALIMOSANI: CHIESA DI SANTA MARIA
DELLA NEVE
La
Chiesa di S. Maria della Neve risalente al 1200 è ubicata in località
Quercigliole.
Anticamente
apparteneva all’Ordine di Malta, dall’11 al 13 agosto vi si celebra la Festa in
onore della Madonna della Neve durante la quale si tiene anche un Palio
Equestre, durante il palio il cavallo vincente viene portato nella Chiesa a
dare omaggio alla Vergine.
RIPALIMOSANI: CONVENTO DI SAN PIER
CELESTINO
Il
convento, ubicato all’ingresso del paese, anticamente era denominato convento
di Santa Maria degli Angioini. A partire dal 1282, prese il nome di convento di
San Pietro Celestino V, in onore del Santo che soggiornò in questa struttura, le
notizie sulle origini della struttura sono scarse; le prime fonti risalgono al
X secolo vale a dire quando il convento era un'abbazia benedettina intitolata
alla SS. Annunziata.
Nel
corso dei secoli, subì dei restauri che ne modificarono la struttura
originaria, il primo intervento ci fu nel 1532, in conseguenza di un terremoto.
Il convento fu donato dai PP. Celestini ai Minori Osservanti, e successivamente
da questi fu ceduto ai Minori Riformati che cancellarono molte notizie del
passato. La struttura presenta una base quadrata, caratterizzata da un piano
terra e un primo piano, il convento è dotato di due entrate: una nella zona
ovest diretta verso il cimitero e l’altra ad est orientata verso il giardino.
Il
portale centrale risale al XIII secolo e presenta degli elementi interessanti
sia dal punto di vista architettonico che da quello artistico. L’arco a sesto
acuto è formato da una decorazione con foglie d’acanto scolpite di stile
gotico. Su un lato della struttura emerge un piccolo leone litico che crea un
angolo con il campanile della Chiesa parrocchiale. Al piano terra è presente il
chiostro francescano, risalente alla fine del ‘500, delimitato da: parlatoi,
una sala convegni, una biblioteca, un refettorio e una cucina. Al piano
superiore invece vi sono le stanze da letto dei padri, il basamento della
facciata e il portale, presentano elementi di stile romanico-abruzzese.
L’altare
della Chiesa è circondato da un coro in legno intagliato al di sopra del quale
troviamo il drappello della SS. Annunziata.
La
chiesa serba anche due reliquiari, le cui ante presentano delle intagli
raffiguranti i Dodici Apostoli a mezzo busto su un fondo scuro.
RIPALIMOSANI: CHIESA BEATA VERGINE
ASSUNTA
La
Chiesa è ubicata al centro del paese, nei pressi del palazzo Ducale, con il quale
ha in comune la scalinata, non si conosce con esattezza la data di edificazione
della Chiesa, ma con certezza risale al periodo medioevale. Nel 1456, a seguito
del terremoto, la struttura subì dei danni per cui nel corso dei secoli si
procedette alla ristrutturazione.
Una
lapide, presente all'interno della Chiesa, risalente al 1560, cita che un
cavaliere napoletano chiamato Orazio Di Costanzo, si interessò della prima fase
di ristrutturazione proprio in quell’anno.
Un’altra
lapide, ubicata sul portale della Chiesa, indica che un ulteriore restauro fu
effettuato nel 1770 ad opera dei cittadini di Ripalimosani.
Al
termine di questi lavori nel 1780, la Chiesa venne aperta nuovamente al culto.
sfortunatamente, nel 1805, la Chiesa subì nuovi ingenti danni causati dal terremoto,
che costrinse le autorità ad effettuare dei nuovi interventi di
riconsolidamento della struttura.
La
facciata della Chiesa è molto sfarzosa, decorata con paraste che accennano la
modalità di divisione interna della struttura stessa.
Alle
tre navate si accede per mezzo di tre portali, ciascuno dei quali è sormontato
da una finestra, il portale centrale è in stile barocco decorato da spirali e
volute ed è sormontato da un archivolto e dallo stemma del comune.
Le
porte del portale sono in legno scolpite a bassorilievo, nella lunetta mentre
vi sono degli altorilievi riproducenti la Madonna con gli angeli. Le due navate
laterali terminano ciascuna con una cappella e sono rese preziose con degli
altari, per quanto riguarda la navata destra, gli altari più importanti sono: l’altare dell’Epifania e
quello dedicato alla Madonna del Rosario.
La
navata sinistra, invece serba l’altare del Sacro Cuore, in marmi policromi del
‘700.
La
navata centrale è occupata dal pulpito datato del 1500 con un Crocifisso in
legno.
L’organo
è posizionato sopra un ballatoio che venne edificato al di sopra dell’ingresso
della Chiesa. Internamente l’edificio è illuminato per mezzo di vetrate, aventi
tra l’altro anche un valore simbolico, ossia indica la luce che il fedele deve
seguire per giungere a Cristo.
La
Chiesa presenta una copertura a botte e all’incrocio della navata centrale con
la zona presbiteriale vi è una cupola, alla sinistra della Chiesa è presente la
torre campanaria divisa in quattro piani, separati da cornici in marcapiano Alla
base del campanile sono collocate delle sculture risalenti al periodo
medioevale, che riproducono Adamo, Eva e il Diavolo
ROCCAMANDOLFI: CHIESA DI SAN
SEBASTIANO
La
Chiesa di S. Sebastiano, edificata nel 1616, è la sede dell’omonima
confraternita, che gestiva l’annesso ospedale, in località Ospedale da Capo. Fu
consacrata nel 1741 come si legge su una lapide e dalle 12 croci alle pareti, la
struttura presenta una sola navata. Nella zona absidale vi è l’altare maggiore
in pietra di Monteroduni, separato dall’aula da una ringhiera dono degli
emigrati in America.
ROCCAMANDOLFI: SANTUARIO SAN
LIBERATO MARTIRE
Le
fonti storiche ci informano del perché le reliquie di S. Liberato si trovano a
Roccamandolfi.
Nel
1779, la duchessa della terra di Roccamandolfi, fece richiesta scritta a Papa
Pio VI per poter ottenere il corpo di un santo da collocare nella Chiesa di San
Giacomo Maggiore.
Quando
venne effettuata la riesumazione della salma, il corpo del santo si presentava
ben conservato e con il volto orientato verso l’oriente. Lungo il fianco, venne
ritrovata un’ampolla di vetro contenente del sangue e una spada che ci indica
la professione esercitata dal defunto, ossia quella di un militare o guardia
del corpo dell’imperatore.
Nel
1780, il corpo del santo venne portato da Roma a Napoli, l’allora capitale del
Regno.
Le
sacre spoglie furono dapprima inserite in un’urna di cristallo e legno e
successivamente spostate da Napoli a Roccamandolfi. A seguito dei molti
miracoli, ha inizio l’arrivo in paese di molti pellegrini dei paesi limitrofi,
nel 1794, il vescovo di Bojano ordinò che a partire dalla prima domenica di
giugno dell’anno seguente, si sarebbe dovuta svolgere la festa di S. Liberato. Mel
marzo del 1830, una nevicata causò il crollo del tetto a cassettoni intagliati
della chiesa di San Giacomo che fu ricostruito dai pellegrini insieme agli
abitanti del Paese sotto la guida dei maestri della scuola napoletana.
Negli
anni 1946 e 1957, il santuario, a seguito di furti restò privo di una parte del
patrimonio artistico.
ROCCASICURA: CHIESA DELLA SS.
VERGINE DI VALLISBONA
A
3 km dal centro abitato di Roccasicura si erge questo santuario che risale al
1200. Nel corso degli anni ha subito diverse vicende edilizie, il lunotto del
portale centrale, in pietra locale, è decorato con la raffigurazione della
Madonna col Bambino, al suo interno è custodito un quadro che la tradizione
vuole sia stato ritrovato da una pastorella a cui apparve la Madonna. Fino a
poco tempo fa la custodia della struttura nonche del territorio circostante
erano affidati ad un eremita.
ROCCASICURA: CHIESA DI SAN LEONARDO
DI LIMONGES
Questa
Chiesa è stata allestita all’interno del granaio del Barone nel 1563. La
struttura in stile romanico-francescano ha una sola navata centrale e una
laterale a sinistra.
ROCCASICURA: CHIESA DI SAN NICOLA
Durante
il 1700 questa Chiesa ha subito un drastico rifacimento, i resti delle mura che
la circondano fa supporre che un tempo qui vi fosse un antico monastero. Con il
terremoto del 1984 la Chiesa ha subito molti danni per cui si è dovuti
procedere alla ricostruzione e alla riapertura la culto, al suo interno vi sono
alcune statue di Santi provenienti dalla Chiesa Matrice.
ROCCAVIVARA: CHIESA DI SANTA MARIA
DEL CANNETO
La
Chiesa di Santa Maria del Canneto è ubicata nella campagna di Roccavivara, nelle
vicinanze del fiume Trigno, questa zona venne denominata canneto data la presenza
della flora, caratteristica del paesaggio fluviale, le prime notizie sulla Chiesa
risalgono al 706 d.C.
Un
attestato, menzionato nel Chronicon Volturnense, riferisce della donazione di
una Chiesa, da parte del duca di Benevento, ai Benedettini di San Vincenzo al
Volturno. Questo attestato riferiva anche che una Chiesa nei pressi del fiume Trigno,
era stata distrutta da un incendio, nonché abbandonata dagli abitanti del luogo. Il duca
con molta probabilità faceva riferimento proprio alla Chiesa del Canneto visto
che era l'unico edificio religioso presente nella zona.
La
ricostruzione avvenne intorno al XII secolo, gli elementi architettonici sono
lineari e semplici. Nei secoli VI e VII, la struttura si presentava di piccole
dimensioni, formata da una sola navata e con un solo abside.
Nel
IX secolo, la struttura venne ampliata con l’aggiunta di due navate laterali, grazie
alla costruzione di un portico e all'aumento del numero delle arcate la
struttura raggiunse una lunghezza di 22,5 metri.
Nel
X secolo venne edificato il campanile, nonché fu demolito il portico al fine di
creare una quinta arcata, nel secolo successivo si procedette alla costruzione
di una sesta arcata.
In
questo modo però la torre campanaria risultava misera rispetto al prospetto
della chiesa.
Nel
XII secolo raggiunge la conformazione definitiva, attualmente, nonostante le
diverse trasformazioni, è considerata un gioiello dalle forme architettoniche,
sia internamente che esternamente, la Chiesa appare semplice nelle forme ma è
nelle peculiarità che si riesce ad afferrare la sua vera bellezza. La facciata
è formata da un portale e dal rosone, ai lati del quale vi sono due leoni, che
recano tra le zambe delle teste di arieti.
Il
portale si pensa che sia stato edificato con materiale di recupero, disposti in
modo non regolare, la lunetta collocata al di sopra del portale presenta dei
bassorilievi raffiguranti l’agnello crocifisso e un leone alato, simbolo del
cristianesimo. L’architrave della lunetta e’ decorato con un tralcio di vite
che simboleggia la vita eterna.
Il
campanile è separato dalla struttura principale ed è caratterizzato da una
pianta quadrata.
Le
sue mura molto compatte sono decorate da una merlatura e finestre monofore,
bifore e trifore, al campanile vi si accede grazie ad una porticina collocata,
tra la seconda e la terza colonna della navata destra.
La
Chiesa è divisa in tre navate ed ha una copertura a capriate fatta eccezione
della navata destra che presenta una copertura con volte a botte.
Le
decorazioni dei capitelli sono differenti le une dalle altre infatti il primo è
decorato con foglie, il secondo è liscio, il terzo, per tre lati, è
caratterizzato da motivi vegetali, il quarto è formato da foglie angolari e
infine il quinto presenta l’ abaco liscio.
La
Chiesa termina con tre absidi, il capitello dell’abside centrale, sostiene la
statua della Madonna della Vergine. In simmetria con il terzo arco della navata
centrale vi è un pulpito caratterizzato da quattro colonne che sorreggono tre
archi a tutto sesto, anche in questo caso le decorazioni dei capitelli sono
diverse, il primo presenta foglie d’acanto nonché è scolpita una figura umana,
i restanti invece hanno decorazioni vegetali.
La
parte superiore della struttura è suddivisa in sette nicchie ciascuna delle
quali conserva al suo interno delle sculture che riproducono dei monaci. Alla
sinistra del pulpito vi sono due lastre sovrapposte: una riproduce dei tralci
di vite, mentre l’altra presenta dei simboli medioevali tra cui la figura di un
uomo che indossa un cappello a punta e regge nella mano una coda di animale con
la testa umana. Sull’altare principale vi è una lastra che riproduce l’Ultima
Cena, nella Chiesa vi è anche una scultura lignea che raffigura la Madonna del
Canneto con in braccio il Bambino.
ROCCAVIVARA: CHIESA DI SAN MICHELE
ARCANGELO
La
Chiesa intitolata a S. Michele Arcangelo è divisa in tre navate, le cui
dimensioni sono di metri 30x15 con altezza di metri 10. Al suo interno è
conservata una tela che raffigura la Vergine con S. Rocco e S. Sebastiano.
ROCCHETTA A VOLTURNO: CHIESA DI
SANTA MARIA ASSUNTA
Le
fonti non tramandono il periodo durante il quale venne costruita la Chiesa, per
cui per poter ricomporre la storia, l’unico elemento in nostro possesso è
visionare il monumento alla ricerca di una iscrizione. Ad esempio, l’architrave
del portale d’ingresso alla Chiesa presenta una incisione: “domus dei et porta coeli a.d. mdcxxv”. Al
di sopra di quest’ultima vi è uno stemma vescovile.
Sfortunatamente
questa dicitura non fa riferimento all’anno di edificazione della struttura, ma
all’epoca in cui venne sottoposta ad una radicale trasformazione. Stando a
quando tramandato, le tre campane della Chiesa, provenivano da casali distrutti
della “Bactaria” e di “Santa Maria delle Grotti”. Il termine “Bactaria” non è
altro che l’antico nome dell’abitato di Rocchetta a Volturno. Le mura della
struttura della Chiesa non sono omogenee e la sua forma è rettangolare con il
tetto a terrazza. L'architrave del
portale fa da base alla lunetta che sembra inserirsi nello pseudo protiro, la
torre campanaria è aggregata alla Chiesa, ed è composta da quattro blocchi
sovrapposti, inserito nella torre vi è un leone marmoreo raffigurato in posa
plastica, con le zambe anteriori piegate che poggia su un capitello guarnito
con foglie d’ acanto.
Il
secondo leone, invece, è posizionato sulla colonnina di granito posta nell’arco
sotto cui passa la strada. Internamente la Chiesa si presenta caratterizzata da
due navate di differenti dimensioni, illuminate dalle finestre che sono presenti
sul lato destro dell’edificio.
La
navata principale ha una copertura a volta a botte invece quella laterale presenta
delle cupole ribassate, la Chiesa custodisce una fonte battesimale risalente al
XII secolo in stile bizantino che è caratterizzata da una grande vasca alla cui
sommità presenta delle decorazioni di foglie a tre o a cinque lobi. Fra i resti
del monastero è stato riportato alla luce un organo sorretto da due colonne di
marmo verde, che attualmente si trova in questa Chiesa.
All'interno
la Chiesa dell'Assunta vi sono anche due croci lignee ricoperte di metallo
lavorato e un quadro della Madonna della Vergine Assunta.
ROCCHETTA A VOLTURNO: CHIESA DI
SANTA MARIA DELLE GROTTE
La
Chiesa nel corso dei secoli ha subito dei lavori di restauro che ne hanno
cambiato sia l’aspetto interno che quello esterno. La struttura risale al VIII
secolo, periodo durante il quale giunsero i tre monaci benedettini: Paldo, Tato
e Taso. La Chiesa è in stile romanico ma
si ipotizza che le sue origini siano molto più lontane nel tempo. Anticamente
era accostata ad un monastero romanico, che a causa del restauro perse il suo
aspetto originario, la data 1619 incisa sotto l’architrave è a testimonianze
del periodo in cui avvenne il cambiamento. Queste operazioni di restauro
costarono caro alla struttura, un esempio sono i danneggiamenti degli
affreschi.
La
struttura è in pietra, e un lato di essa si fonda sulla roccia, che ne diventa
parte integrante,
questa
peculiarità conferisce alla pianta una irregolarità, visibile nella
collocazione dell’entrata, che a causa della presenza della roccia è stata
collocata sul lato sinistro.
Il
portale risale al XII secolo e non ha per nulla subito l'influenza dello stile
romanico-abbruzze, tanto utilizzato nell’architettura molisana del XII e XIII
secolo. Il portale è diviso da tre archi a tutto sesto con architrave scolpita
e sorretta da colonnine poligonali, inoltre vi sono due finestre a monofor a
che permettono alla luce di penetrare all’interno dell’edificio.
Tra
l’arco e le colonnine vi sono due capitelli, scolpiti con foglie di piante
grasse. La lunetta è caratterizzata da un dipinto raffigurante la Madonna con
il Bambino, affiancati da due angeli che sorreggono dei ceri. La Chiesa è
formata da un’aula principale che termina con il presbiterio caratterizzato da
una volta a crociera costolonata, al contrario le navate hanno una volta in
legno. Da questa zona è possibile raggiungere sia piccola cappella che la
sagrestia, le navate sono due, di cui una è stata ricavata nella roccia, l’area
destinata ai fedeli è divisa da quella presbiteriale.
La
Chiesa serba oltre ad un frammento di ambone medioevale scolpito, anche degli
affreschi che nel XII secolo vennero riportati alla luce. Gli affreschi
raffigurano immagini orientali, di stile bizantino, e sono state ordinate in
tre gruppi: affreschi rocciosi del XIII-XIV secolo, affreschi della zona
principale che riproducono dei santi e risalgono al XIV secolo, affreschi del
presbiterio e della cappella laterale che raffigurano iconografie mariane del
XV secolo.
ROCCHETTA A VOLTURNO: ABBAZIA DI
SAN VINCENZO AL VOLTURNO
La
Chiesa di San Vincenzo a Volturno è ubicata accanto al monastero che attualmente
è abitato da monache. Essa venne edificata nel 1960 dopo una serie di
distruzioni causate da calamità naturali. La pianta riportata alla luce negli
anni ’50 per volere dell’abate Pantoni, rispecchia quella attuale, dell’originario
quadriportico, che in passato limitava l’atrio della chiesa, sono visibili solo
i resti negli scavi davanti all’abbazia.
I
monaci che abitavano la Chiesa dopo la sua edificazione, incontrarono dei
problemi relativi al mantenimento della struttura stessa soprattutto di natura
economica, essendo stata costruita su
una zona altamente sismica, fu soggetta a cinque terremoti, causando ingenti
danni.
A
partire dal 1939, la Chiesa riprese vigore, grazie all’abbazia di Montecassino
che la ereditò.
Giungendo
nei pressi dell’abbazia, sono visibili delle arcate in travertino locale che in
passato formavano un porticato del ‘500, utilizzati per dare riparo ai pellegrini.
Oltrepassate le arcate, vi e’ l’area del quadriportico. All’interno della
lunetta del portale vi è un mosaico moderno raffigurante il Cristo, buon
pastore, al di sotto del quale vi è una data di riedificazione della chiesa,
ossia il 1960. La Chiesa è divisa in tre navate e al termine della navata
centrale si trova il presbiterio in cui è collocato un altare. All’interno
delle absidiole laterali vi sono invece delle statue, invece nell’absidiola
sinistra vi sono tracce di pavimenti in “opus sectile”. All'interno del
campanile, attualmente, è ospitato un museo, allestito dalle monache, destinato
alla ricostruzione della storia dell’abbazia di San Vincenzo, la storia si
attiene alle regole benedettine del dell’ "ora et labora", che significa prega e lavora.
ROTELLO: CHIESA DI SAN ROCCO
La
Chiesa di S. Rocco fu fondata nel 1648 come ex-voto dopo la grave ondata di peste
del 1646-48. Dopo la caduta della Congrega della Buona Morte che ivi aveva
stabilito la sua sede, la Chiesa fu abbandonata, nel 1913 fu restaurata e
l'anno seguente fu riaperta al culto.
ROTELLO: CHIESA DI SANTA MARIA
DEGLI ANGELI
La
primitiva Chiesa di S. Maria degli Angeli in stile romanico si trovava in
Largo della Vecchia Chiesa. Il vescovo Tria nella sua opera di
ricostruzione del patrimonio ecclesiastico ne volle una nuova, in quanto quella
che trovò era angusta, oscura, senza coro e sagrestia.
Per questo progetto fu utilizzato il sito occupato dalla Chiesa dell’Annunziata e del vecchio Ospedale. I lavori della nuova Chiesa di S. Maria degli Angeli iniziarono nel 1728 e terminarono nel 1744, la struttura in stile barocco, è divisa in tre navate. Nel 1888 fu restaurata e decorata con affreschi. Nella sagrestia è custodita la statua del patrono S. Donato, che prima si trovava nella Chiesa di Verticchio (in stile bizantino, risalente l’anno 1000).
Nel 1962 a seguito dell'abbattimento della facciata originaria è stato eliminato l'orologio pubblico.
Per questo progetto fu utilizzato il sito occupato dalla Chiesa dell’Annunziata e del vecchio Ospedale. I lavori della nuova Chiesa di S. Maria degli Angeli iniziarono nel 1728 e terminarono nel 1744, la struttura in stile barocco, è divisa in tre navate. Nel 1888 fu restaurata e decorata con affreschi. Nella sagrestia è custodita la statua del patrono S. Donato, che prima si trovava nella Chiesa di Verticchio (in stile bizantino, risalente l’anno 1000).
Nel 1962 a seguito dell'abbattimento della facciata originaria è stato eliminato l'orologio pubblico.
SALCITO: CHIESA DI SANTA MARIA
DELLE GRAZIE
Questa
Chiesa è il risultato della giustapposizione di due navate, la maggiore del
1813, la minore del 1840, nel ’600 qui sorgeva la Chiesa del Purgatorio, ove
erano tumulati i morti, sede dell'omonima congrega.
SALCITO: CHIESA DI SAN BASILIO
MAGNO
La
struttura ubicata vicino alla monumentale basilica del '700 rimasta incompiuta
nonché unita al palazzo Caracciolo, è di piccole dimensioni, anche se al suo
interno custodisce un grande patrimonio culturale ossia dei ruderi di epoca
medioevale che vennero riportati alla luce casualmente nel territorio comunale.
Il primo tra questi è una base tronca, racchiusa da quattro lati, mentre nella
parte superiore presenta una cornice ondulata, su cui è incisa una data: 1358.
Il
secondo reperto è un capitello ornato con motivi floreali risalente al periodo
romanico.
SAN BIASE: CHIESA DI SANTA MARIA
DELL’ACQUABONA
La
denominazione della Chiesa deriva dalla bontà dell’acqua del luogo. La
struttura è composta da due navate diseguali, questa Chiesa arcipretale in
passato apparteneva al feudatario del Paese. Nel corso degli anni dopo vari
crolli causati dai sismi ha subito molte trasformazioni edilizie, agli inizi
del ’900 don Onofrio Sferra di Chiauci (1903-04) con l’obolo dei fedeli l’ha
allargata con una seconda navata e restaurata. Al comune si deve l'innalzamento
del bel campanile e l'abbellimento del prospetto del tempio con pezzi lavorati
di travertino, i due piccoli leoni, che un tempo ornavano il prospetto
dell’antica Chiesa romanica, ora sono murati su una casa in piazza roma.
SAN FELICE DEL MOLISE: CAPPPELLA DI
SAN FELICE PAPA
La
Chiesa di San Felice Papa, è dedicata al santo patrono, da cui deriva anche il
nome del paese, ed è collocata fuori dal centro abitato. Considerando la
struttura architettonica della facciata nonché delle colonne al suo interno, si
ipotizza costruita intorno al IX secolo, periodo della dominazione normanna,
sulla facciata anteriore vi è un’iscrizione che attualmente non è ancora stata
decifrata, poiché si pensa essere un composito tra aramaico e greco, sulla
parete anteriore vi è un’altra lapide raffigurante San Felice Papa.
SAN FELICE DEL MOLISE: CHIESA
PARROCCHIALE DI SANTA MARIA ESTER
La
Chiesa con molta probabilità fu edificata nel 1200 da Ottone IV di Brunswik per
attirarsi il favore popolare. Questo personaggio nel 1198 fu eletto Re dei
Romani dal partito dei Guelfi, in contrapposizione al ghibellino Filippo di
Svevia, sul campanile vi è l’ermetico quadrato magico con la scritta Sator
Arepo Tenet Opera Rotas, che si può leggere in tutte le direzioni.
Al
di sopra di quest’ultimo vi è lo stemma del Gran Bami Cedronio, il 30 maggio si
svolge la festa e la processione di S. Felice Papa, le reliquie vengono portate
in processione ogni 25 anni.
SAN FELICE DEL MOLISE: CHIESA DI
SANTA MARIA DI COSTANTINOPOLI
La
struttura venne edificata nel 1200, ad opera di architetti appartenenti alla
scuola dei benedettini di Canneto. Nel 1500, con l’arrivo del popolo croato, la
Chiesa venne ampliata; successivamente, ossia intorno al 1700, la struttura venne
modificata sia internamente che esternamente. A questo periodo risalgono i
quattro altari e l’organo in stile barocco, rivestiti di oro zecchino, all’interno
della Chiesa sono conservate anche delle statue in pietra risalenti al periodo
pre-romanico, come la scultura collocata sulla fonte battesimale raffigurante
l’agnello.
Della
Chiesa primitiva residuano presso l’ingresso robusti costoloni di una volta a
crociera, colonnine di diverso diametro e due pilastri in pietra decorati da
capitelli che sorreggono l’arco a sesto acuto.
L’altare
maggiore fu consacrato da Mons. Gianneli, vescovo di Larino, cosi come si legge
in una lapide. All’esterno una lapide ricorda un restauro del 1932, a spese del
popolo, al suo interno è conservata anche una statua di legno di S. Antonio
Abate opera di Paolo Di Zinno.
SAN GIACOMO DEGLI SCHIAVONI: CHIESA
DI SANTA MARIA SS. DEL ROSARIO
Dopo
un secolo di vita trascorso nelle pagliare e nelle grotti, la comunità croata
eresse un piccolo castello e la prima cappella, che fu poi ampliata nel 1734,
la Chiesa dispone di ampi spazi, in vista di una crescita della comunità.
SAN GIOVANNI IN GALDO: CAPPELLA
SANTA MARIA DEL CARMELO
La
cappella di S. Maria del Carmine è stata edificata nel 1600, la struttura ad
una sola navata, è ubicata sulla strada che da San Giovanni in Galdo conduce a
Campolieto. Accanto alla Chiesa vi è un piccolo convento che un tempo era
abitato dai Carmelitani Scalzi, successivamente lo stesso passò ai PP.
Dottrinari, che lo tennero fino alla loro soppressione del 1809.
Nel
1840 l’occuparono i PP. Conventuali, che restarono fino alla soppressione
definitiva avvenuta nel 1867.
SAN GIOVANNI IN GALDO: EX CHIESA
SAN GIOVANNI BATTISTA
L'ex
Chiesa dedicata a S. Giovanni Battista risale all'anno Mille, nelle sue vicinanze esisteva anche un
convento dei Templari o dei Benedettini, fondato nel IX secolo, attorno a cui
si formò il primitivo abitato. I benedettini curarono la colonizzazione delle
terre, ai cui contadini assicurarono l’esenzione dal fisco imperiale, questa Chiesa
è stata la prima parrocchia del paese, era formata da un’unica navata di forma
irregolare. L’arcivescovo di Benevento nel 1896 ne trasferì il titolo e la
funzione parrocchiale alla Chiesa di S. Germano.
SAN GIOVANNI IN GALDO: CHIESA DI
SAN GERMANO VESCOVO
A
San Giovanni in Galdo, in passato nei pressi del castello, era ubicata una Chiesa,
eretta intorno all’ anno Mille. In seguito il castello divenne un monastero
dell’ordine religioso dei Templari, ma quando nel 1312 quest’ultimo venne
soppresso, la Chiesa contigua venne nominata Chiesa parrocchiale. La struttura
nel 1896, a seguito delle infiltrazioni dell’acqua, venne chiusa al culto, per
cui si decise di spostare il servizio liturgico nella Chiesa di San Germano
vescovo.
La
Chiesa di S. Germano venne edificata nel 1480, sui resti di un antico tempio
romano. Attualmente della struttura permane solo il campanile e le mura
perimetrali.
La
struttura è divisa in tre navate, separate da colonne monolitiche di travertino
composte da basi e capitelli. All’interno di questo edificio sono conservate
due acquasantiere e un pulpito del ‘300, proveniente dalla Chiesa di San
Giovanni Battista. Il pulpito mostra alcuni elementi simili a quello collocato
nella chiesa di Ferrazzano, ossia le colonnine, gli archi trilobati, nonché la
divisione orizzontale in due sezioni e la presenza di motivi vegetali collegate
a figure animate, al periodo romanico risalgono le statue dei leoni che formano
il basamento delle colonnine a sostegno del balcone. I capitelli delle colonnine
presentano le seguenti raffigurazioni: volatili, con il corpo di colomba e tra
il becco adunco sorreggono il trifoglio; una fanciulla svestita a cavalcioni
sulla groppa di un pavone; dagli angoli sporgono due teste umane e un drago
alato. Il pulpito presenta archi trilobati in stile gotico con fregi di tralci
di vite e grappoli, nonché vi sono scolpite una testa d’angelo e una immagine
umana nuda. Lateralmente all’ingresso sono posizionate due acquasantiere
sostenute da leoni, strutturalmente identiche tra loro, uno dei due leoni
sembra non avere la criniera mentre l’altro ha un aspetto tra il felino e
l’umano. Nel 1934 all’interno della Chiesa venne posizionato un pulpito che in
passato si trovava nella vecchia Chiesa,
esso è in stile gotico-bizantino, la prima parte è decorata da una
cornice a foglie d’acanto, mentre la seconda presenta i simboli dei quattro
Evangelisti al centro del quale vi è poi un leone sormontato dall’aquila porta
leggio e lateralmente vi sono un toro e un angelo che sostengono delle
pergamene.
Nei
pannelli laterali sono scolpite le immagini di San Giovanni Battista con
l'agnello crocifero, di San Germano vescovo e infine l’effige di Sant’Agostino.
Al di sopra del presbiterio vi è un dipinto di Amedeo Trivisonno raffigurante
la Creazione e la Redenzione, altre due tele, invece, raffigurano il vescovo
San Germano e l’Ultima Cena, il primo risale al 1593 al contrario il secondo è
datato intorno al '500.
SAN GIULIANO DEL SANNIO: CHIESA DI
SAN NICOLA DI BARI
La
Chiesa venne edificata sulle rovine di un’antichissima costruzione del periodo
romanico che dopo aver subito i danni di ben due terremoti venne per ben due
volte ricostruita.
A
testimonianza di ciò vi è un leone in pietra e un’acquasantiera risalenti al
1200 e al 1587. La struttura ha un impianto basilicale ed è decorata con lavori
in stucco.
L’8
marzo del 1847, il tetto della Chiesa precipitò a causa del carico eccessivo
della neve. La copertura venne subito ripristinata grazie all’intervento del re
Ferdinando II di Borbone.
All’interno
della Chiesa sono collocati sette altari, e la sua luminosità è dovuta alla
presenza di quattordici finestroni che permettono alla luce di filtrare
all’interno.
Al
suo interno sono custodite molte opere artistiche, tra cui oltre alla statua
lignea di San Nicola, vi sono due affreschi affascinanti nonché due tavole
antichissime raffiguranti la Natività e l’Offerta dei Magi. Di grande interesse
artistico è anche un armadietto contenete gli oli santi risalenti al 1200, interamente
in pietra, su cui è scolpita la SS. Trinità.
Per
quanto riguarda i dipinti citiamo: la bellissima tela dipinta da Mattia Preti,
ove sono raffigurati i Misteri del Rosario con la Madonna; una tela antica su
cui è effigiato Francesco Di Paola; un’altro dipinto rappresenta i santi
Apostoli, Pietro e Paolo insieme alla Vergine in Gloria. La Chiesa custodisce
anche le opere di Amedeo Trivisonno, tra cui ricordiamo: i quattro dipinti
raffiguranti i quattro Evangelisti, collocati sui pennacchi sferici della
cupola infine i quattro dipinti ovali disposti sulle pareti laterali
descriventi San Giuseppe, San Emidio, Santa Cecilia e Santa Teresa del Bambino
Gesù. Subito dopo il terremoto del 1805, venne eseguita una statua in onore
della compatrona, Sant’Anna, con accanto la figlia Maria, al di sopra dell’altare
principale, è presente un affresco dell'Immacolata Concezione, opera di
Giuseppe Tiberio. Tra le opere artistiche ricordiamo: un organo risalente al
1800, un pulpito ligneo che presenta una copertura del ‘700, l’altare maggiore caratterizzato da marmi
policromi, composto anche da balaustra datata del 1800, il battistero con
basamento in pietra e infine un’urna in legno. La statua di San Nicola venne
commissionata dall’arciprete don Giovanni Gentile e realizzata dallo scultore
Giacomo Colombo, l'opera ha un’altezza di circa 2 metri, estratta da un tronco
di pero, le cui parti sono curate in modo molto dettagliato. Il santo è
raffigurato accanto a tre angeli e un paggio, in memoria dei suoi miracoli,
nell’atto di benedire il suo popolo.
SAN GIULIANO DEL SANNIO: CHIESA DI
SAN ROCCO
La
Chiesa è ubicata su una roccia, nella zona più alta del paese a 700 metri sul
livello del mare. La sua struttura muraria è interamente in pietra come la
pavimentazione esterna nonché l’entrata anteriore e l’accesso laterale. La Chiesa
venne restaurata negli anni 1983/84 e si presenta caratterizzata da cinque
finestre a lunetta posti lateralmente nonché da un finestrone collocato nella
facciata principale. Al suo interno, è visibile un solo altare formato da marmi
pregiati e policromi risalenti al 1700 e un tabernacolo al di sopra del quale
vi è la statua in legno della Madonna Addolorata. Lateralmente al coro di
legno, vi sono due tele risalenti al ‘700, delle quali una raffigura Gesù nell’orto mentre viene esortato da un angelo,
e l'altra la scena della deposizione della Croce. All’interno della struttura
sono conservate le statue di San Michele Arcangelo, San Rocco, gli angeli
custoditi e infine San Filippo Benizi. Dopo il terremoto del 1700 la Chiesa
venne ricostruita dal popolo e consacrata nel 1742, il 26 luglio del 1805, un
secondo terremoto causò ingenti danni alla struttura, che venne nuovamente
ricostruita.
SAN GIULIANO DEL SANNIO: CHIESA DI
SANT’ANTONIO
La
Chiesa è ubicata nei pressi della piazza principale, dell’omonimo spiazzo, ed
esattamente alle spalle della fontana del paese. La struttura venne consacrata
il 4 dicembre del 1988, nonché recentemente restaurata grazie alle donazioni
dei fedeli, la Chiesa si dice che venne edificata grazie alla fede del popolo
nel 1700, al suo interno sono presenti delle opere di notevole interesse
artistico, come l’altare caratterizzato dalla pradella, il presbiterio, la
copertura del soffitto in legno e infine la statua del santo collocata in una
nicchia anch’essa in legno.
SAN GIULIANO DI PUGLIA: CHIESA DI
S. ELENA
Pandulfo
e Landulfo, principi longobardi, affidarono ai benedettini il convento da loro
fondato con l’intero feudo di Pantasin, riservando loro anche il diritto di fondarvi
paesi e condurvi coloni. Re Guglielmo con diploma del 1179 confermò il possesso
di Pantasia e di Montecalvo.
Nel
1348 il convento fu però abbandonato a causa della peste, il feudo rimase come
commenda fino al 1809, nel 1725 l’aveva il cardinale Del Giudice, che ne
ricavava 520 ducati per fitto delle terre da parte di Bartolomeo Rota, marchese
di Colletorto e S. Giuliano.
Oltre
il casale di Montecalvo i monaci tenevano Tonnicchio, casali che divennero
disabitati.
Nel
1550 l’abate commendatario concesse le Capitolazioni, riconoscendo molti
diritti agli uomini di S. Giuliano, la Chiesa di S. Elena fu fatta riedificare
da mons. Pianetti, vescovo di Larino (1711) portandola da tre ad una sola
navata.
SAN GIULIANO DI PUGLIA: CHESA DI
SANT’ANTONIO ABATE
Edificata
nel 1573, la Chiesa di S. Antonio Abate presenta sull’epistilio della porta di
entrata un’iscrizione, che si riferisce ad un restauro avvenuto nell’anno 1573.
La traduzione dice: "Tempio dedicato alla Beata Vergine del SS. Rosario
A.D. 1573".
SAN GIULIANO DI PUGLIA: CHIESA DI
SAN GIULIANO
La
Chiesa di San Giuliano ha origini romaniche e risale al 1200, purtroppo il
terremoto del 1456, non ha permesso di conservare la sua classicità. Venne
infatti ricostruita e nel 1730 nuovamente modificata nei suoi aspetti. L'edificio
presenta un struttura architettonica lineare, propria dello stile romanico,
alla Chiesa si accede mediante una scalinata in pietra, che dirige al portale
d’ingresso che ha un ruolo importante non solo nella storia architettonica
della Chiesa ma anche in quella dell’intero territorio molisano,il portale
racchiude tutte le caratteristiche dell’arte religiosa e risale al XVI secolo.
Decorato
con sculture attualmente ancora inalterate, la sua cornice termina in un
timpano ed è sorretta da due piccole colonne con funzione ornamentale, che sono
sostenute da leoni stilofori.
Il
portale è caratterizzato da tre archi a tutto sesto a strombo, ciascun arco è
adorno da una cornice di foglie con le punte inarcate nonché da grossi dadi
forati.
La
lunetta, delimitata da un arco a tutto sesto, conserva nella sua parte interna
un piccolo Crocifisso, alla base del
protiro e dell’arco mediano, vi sono dei leoni in pietra con funzione di
sostegno. Gli elementi decorativi, conferiscono al portale un effetto di luce e
di ombre, tale da trasmettere l’illusione che il protiro sia più sporgente di
quanto lo sia realmente. Nella cornice quadrilobata, collocata al vertice del
protiro, vi è un agnello crocifero. Internamente la Chiesa presenta tre navate,
di cui quella centrale termina nel presbiterio che conserva uno splendido
altare.
SAN MARTINO IN PENSILIS: CHIESA DI
SAN PIETRO APOSTOLO
La
primitiva Chiesa romanica andò distrutta, nel 1400 fu costruita una nuova in
stile rinascimentale, che il vescovo Tria, nella sua opera di risistemazione
edilizia delle Chiese diocesane, restaurò radicalmente in stile barocco. Fece
murare nella facciata un’antica lapide, prima usata come gradino, nel 1728 fu
dichiarata Collegiata Insigne con 12 canonici e furono aggiunti stucchi come
abbellimento: in quell’anno fu traslato il corpo di S. Leo, che dal 1300 si
trovava custodito nella Cappella di S. Maria in Pensilis, la struttura è ad una
sola navata.
L'imponente
facciata barocca è tripartita da paraste mistilinee, all'interno è custodito un
pregevole altare, sotto cui vi è la cassa d’ebano e cristallo di S. Leo, nel
1893 un furioso incendio distrusse molte suppellettili, tra cui una tela del
Melanconico, sul sagrato della Chiesa si svolgono alcuni riti connessi alla
Corsa dei Carri in onore di S. Leo che si svolgono il 30 aprile di ogni anno.
SAN MARTINO IN PENSILIS: CHIESA DI
SANTA MARIA IN PENSILIS
Questa
Chiesa, risalente al 1720, presenta una sola navata, attualmente è la sede della Confraternita del
SS. Sacramento.
SAN MARTINO IN PENSILIS: CHIESA DI
GESU’ E MARIA
La
Chiesa e l'annesso convento furono edificati nel 1490 ad opera dei Minori
Osservanti, entrambi gli edifici sono ad una sola navata, con soffitto a
cassettoni impreziositi da ornamenti e rifiniture in oro zecchino.
SAN MARTINO IN PENSILIS: CHIESA DI
SAN MARTINO
Quella
dedicata a S. Martino è la più antica Chiesa del paese. Sul campanile vi è
impressa una data, 1410, che con molta probabilità è quella dell'origine della
Chiesa. Nel 1728 fu ricostruita con i materiali di risulta delle antiche chiese
distrutte di S.Maria in Pensilis e S. Giuseppe e da una fu portata a tre
navate. Attualmente è la sede della Confraternita della Buona Morte.
SAN MASSIMO: CHIESA DI SAN MICHELE
ARCANGELO
Il
titolo di questa Chiesa testimonia il rapporto del paese con il mondo pastorale
e i viaggi in Puglia, dove si trova il santuario di Monte S. Angelo. Questa Chiesa
fu edificata nel 1726 a spese del popolo in ringraziamento per il superamento
di una grave epidemia.
SAN MASSIMO: CHIESA DI SANTA MARIA
DELLE FRATTE
La
Chiesa, situata a circa un km dal paese, presenta un portale ad arco ogivale
definita da una cornice alla cui sommità vi è lo stemma dei cavalieri di Malta.
Ogni 24 del mese di giugno la statua di S. Giovanni insieme a quelle di S.
Lucia e della Madonna delle Grazie viene portata in processione da qui fino
alla chiesa Madre ove rimangono fino alla seconda domenica del mese di
settembre, giorno in cui si tiene la processione di ritorno.
SAN MASSIMO: CHIESA DI SAN ROCCO
La
Chiesa, fondata nel 1523 a spese dell’università, è stata edificata con lo
scopo di proteggere l’ingresso del paese dal morbo della peste che secondo
molti veniva trasportata dai molti viandanti. Al suo interno è conservata una
tela della “Vergine del Rosario”.
SAN MASSIMO: CHIESA DI SAN
SALVATORE
La
Chiesa originaria era dedicata a S. Massimo Confessore, molto venerato dai
principi di S. Massimo che in suo onore eressero anche delle Chiese sia a
Salerno che a Benevento.
Edificata
intorno all'anno Mille, nel 1456 fu distrutta dal sisma, ricostruita ex-novo
nei primi anni dell’800, ma sfortunatamente un nuovo sisma la distrusse
nuovamente, sotto le macerie morirono circa quaranta persone tra cui il noto
pittore Raffaele Gioia.
SAN PIETRO AVELLANA: CHIESA DI SAN
AMICO
La
Chiesa è ubicata nella parte più alta del paese, dove un tempo si ergeva anche
il castello ed è congiunta alla Chiesa parrocchiale di SS. Pietro e Paolo. La
presenza di elementi architettonici romanico-gotici del XIII secolo, fanno
supporre che le origini della struttura siano collocabili intorno al ‘200.
La
Chiesa si ritiene che sia una navata della Chiesa madre, perché grazie alla
presenza di una porta è comunicante con la chiesa di SS. Pietro e Paolo.
Ha
una sola navata con sei pilastri arricchiti da capitelli e un arco romanico che
separa la zona presbiteriale dal resto della Chiesa. All’interno di una
balaustra in pietra è conservata l’abside, mentre l’altare maggiore e’
circondato da un’edicola sorretta da quattro pilastri. La statua di S. Amico è
custodita in una nicchia, mentre la sua tomba, che conserva ancora il suo
corpo, è collocata nella parte sottostante dell’altare. In onore del Santo,
nella Chiesa è custodita anche una teca d’argento della seconda metà del XIV
secolo.
SAN PIETRO AVELLANA: CAPPELLA DI
SAN MICHELE ARCANGELO
Il
titolo testimonia il rapporto del paese col mondo pastorale e i viaggi in
Puglia presso il celebre santuario di Monte S. Angelo. Questa cappella fu
costruita a spese del popolo nel 1726 in ringraziamento del superamento di una
grave epidemia. Al suo interno è custodita una tela del miracolo del vescovo
Ataone, alcuni calici e una croce processionale settecentesca.
SAN PIETRO AVELLANA: CHIESA SANTA
MARIA DELLE FRATTE
La
Chiesa risalente al 1200 è ubicata nell’agro, a un chilometro dal paese. Presenta
un bel portale ad arco ogivale, definito da una cornice tortile alla cui
sommità vi è lo stemma dei Cavalieri di Malta, ai quali appartenne. Il 24
giugno la statua di S. Giovanni, assieme a quelle di S. Lucia e della Madonna
delle Grazie, e condotta da qui fino alla Chiesa Madre, dove sosteranno fino
alla seconda domenica di settembre, allorché sarà effettuata la processione di
ritorno, mentre i fedeli lanciano fiori.
SAN POLO MATESE: CHIESA DI
SANT’ANTONIO DI PADOVA
La
Chiesa dedicata a S. Antonio, sede dell’omonima confraternita, risale al 1600,
un tempo possedeva autonomi beni, come riportato dal notaio Fiorella (1728),
con rendite annue di circa 50 ducati, dopo la distruzione causata dal sisma nel
1805, fu ricostruita.
Nel
1925 fu restaurata vendendo l’oro del Santo: ciò provocò la scomunica del priore,
che poi fu reintegrato. Nel 1966 è stata di nuovo restaurata e decorata con un
affresco di Gino Tiberio, nel 1992 è stato restaurato il campanile, la Chiesa è
popolata di fedeli soprattutto durante il mese di giugno.
SAN POLO MATESE: CHIESA DI SAN
PIETRO IN VINCOLI
Questa
Chiesa risalente al 200 ha subito nel corso degli anni varie vicende edilizie.
La chiesetta romanica, di cui si ha notizia in un documento del 1241, fu
distrutta dal terremoto del 1456 e sostituita da una Chiesa rinascimentale, di
cui residua il battistero (1552).
Sono
pregevoli un’acquasantiera del 1616 e la statua lignea della Madonna col
Bambino (1755) di Paolo Antonio Di Zinno. Dopo il crollo per il sisma del 1805,
allorché nella Chiesa morirono 136 persone (l’edificio e stato ricostruito col
contributo degli emigrati). Nel 1945 crollò la facciata, che fu ripristinata, nel
1949 ci fu la nuova ricostruzione ad opera dello Stato, le sue dimensioni sono:
metri 25x10, altezza metri 8. La struttura è ad una sola navata, sulla
facciata, lato ovest, sorge il campanile, antica torre riadattata e intonacata
con due campane e un orologio a forma quadrata.
Nel
passato aveva pingue rendite: nel 1728 il notaio Fiorella conta entrate per 154
ducati e uscite per 62 ducati con un forte utile, nella cripta in passato erano
seppelliti i morti, come quelli del sisma del 1805.
SAN POLO MATESE: CHIESA DI SAN
NICOLA DI BARI
Questa
Chiesa risalente al 1600 ha subito nel corso degli anni diverse vicende
edilizie.
Della
Chiesa settecentesca si ha una descrizione del notaio Boccaccio (1728), con
entrate per 272 ducati e uscite per 19 con un elevato saldo attivo. Crollata
col sisma del 1805, fu ricostruita poco dopo, nel 1887 fu restaurata e alzata
di qualche metro, nel 1964 fu sconsacrata e data all’Azione Cattolica. Dopo un
nuovo restauro, è stata riaperta al culto nel 1981: qui si officia il mese
mariano.
SAN POLO MATESE: CHIESA DI SAN
MICHELE ARCANGELO
Edificata
nel 1890, la Chiesa intitolata a S. Michele fu restaurata con l’obolo degli
emigrati nel 1983, la Chiesa è meta di fedeli solo durante le messe liturgiche
della domenica e per le catechesi.
SANTA CROCE DI MAGLIANO: CAPPELLA
DI SANTA MARIA DI MELANICO
Il
monastero di Santa Maria di Melanico è ubicato in una vallata percorsa dal
fiume Fortore, di poco distante dal paese. I monaci benedettini si spinsero
sino in questa zona a partire dagli inizi del X secolo. La Chiesa venne
edificata sulle rovine di un tempio pagano di epoca romana; questa tesi però
non è avvalorata nè nelle bolle di Pasquale I e di Stefano VII, nè nel Liber
Pontifilcalis. Alcuni studiosi sostengono che il convento venne costruito
nientemeno che nel 976; questa ipotesi al contrario della precedente è
confermata da un documento indicante questa data.
Nel
976, infatti, due principi longobardi, Pandolfo e Landolfo, al termine
dell’edificazione della Chiesa antica denominata di S. Eusebio, l’avrebbero
consegnata ai monaci benedettini. Il passaggio di proprietà è ratificato da
Ruggero II, nel 1135.
La
Chiesa di Melanico è caratterizzata da un unico complesso che imita lo schema
di Benedetto Da Norcia. Tutto è annesso all’interno di un muro perimetrale per
difendersi da possibili attacchi nemici. La struttura era formata da molteplici
locali, quali le officine, le stanze adibite alla raccolta e i locali destinati
ad accogliere il clero.
A
causa dei continui interventi di ristrutturazione, non è possibile descrivere
con precisione l’ intero complesso. Attualmente la struttura viene utilizzata
come azienda agricola, per cui si sono persi i caratteri originari. Dell’edificio
originale rimane solo la facciata della Chiesa romanica, che in passato era
inserita nel complesso del monastero.
SANTA CROCE DI MAGLIANO: CHIESA DEL
SS. ROSARIO
Questa
è l’antica Chiesa della S. Croce, attorno a cui si formò il primitivo abitato.
Edificata nel 1500 è la sede della Congrega del SS. Rosario, qui si praticava
il rito greco, poi estinto, assieme all’Arcipretato di S. Croce.
SANTA CROCE DI MAGLIANO: CHIESA DI
SANT’ANTONIO DI PADOVA
Questa
Chiesa edificata nel 1607 fu eretta a parrocchia nel 1632, anticamente era
divisa in tre navate. Nel 1750 fu
ampliata e portata ad una sola navata, nel 1850 venne di nuovo ampliata con
l’aggiunta di una navata minore. Le sue dimensioni sono: metri 34xl 1, metri
29x5, altezza di ambedue metri 12. Al suo interno è conservato il quadro
dell’Assunta che proviene dall’antica Chiesa del casale di Magliano, da cui fu
traslato nel 1609.
SANTA MARIA DEL MOLISE: CHIESA DI
SANTA MARIA FILIPPO E GIACOMO
Questa
parrocchia risalente al 1860 è intitolata ai tre patroni del paese che vengono
festeggiati il 1° Maggio con la celebrazione della messa e la processione per
le strade di Santa Maria del Molise.
SANTA MARIA DEL MOLISE: CHIESA
GROTTE SAN MICHELE ARCANGELO
Il
santuario risalente al 1200 è situato a S. Angelo in Grotte, frazione di S.
Maria del Molise. La grotte è ricavata nella roccia, ove sgorga una sorgente
d’acqua benedetta, le opere murarie della grotta sono state restaurate e
ampliate nel 1890 con il contributo degli emigrati in USA. Sul perimetro
dell’antica parrocchia è stata ricostruita ex-novo una Chiesa ad una sola
navata con annesso collegio adibita solo ed esclusivamente a colonia estiva.
SANTA MARIA DEL MOLISE: CHIESA DI
SAN PIETRO IN VINCOLI
All’interno
della Cripta vi sono circa nove affreschi trecenteschi delle sette opere di
misericordia mentre in fondo è situato un grezzo altare in pietra, che delimita
uno spazio piuttosto limitato, coperto con alcune volte a botte. Gli affreschi
sono disposti sulle volte e lungo le pareti della cripta secondo la
tradizionale disposizione sacrale: “Dar da magiare agli affamati”, “Dar da bere
agli assetati”, “Vestire gli ignudi”, “Ospitare i pellegrini”, “Visitare gli
infermi”, “Visitare i carcerati” ed infine “Seppellire i morti”.
SANT’AGAPITO: CHIESA DI SAN NICOLA
DI BARI
La
Chiesa di S. Nicola di Bari risalente al 1627 è in stile tardo romanico con
pianta longitudinale. La sola navata che caratterizza la struttura si incrocia
con il transetto in modo da formare con esso una sorta di tau (T) che
simboleggia la Croce.
L’altare
maggiore in marmi policromi datato del 1821 è ubicato nella zona presbiteriale
ed è sovrastato dalla statua di S. Nicola di Bari, la navata centrale presenta
delle nicchie dei santi protettori: l’Immacolata, la Madonna del Carmine, San
Michele Arcangelo, S. Antonio di Padova, S.Agapito e S.Rocco.
Altra
cappella importante è quella della Vergine Addolorata e del Cristo morto collocata
alla destra dell'altare, il campanile della Chiesa reca un antico quadrante
d’orologio in pietra.
SANT’ANGELO DEL PESCO: CHIESA DELLA
VERGINE DEL CARMELO
La
Chiesa fu edificata nel 1550 a ridosso di un’altura fuori dell’abitato urbano
nel XVIII secolo. Originariamente aveva una sola navata ma nel corso di un
restauro del 1880 venne ampliata con altre due navate laterali, su progetto del
Genio Civile. Il campanile è stato aggiunto nel 1924, distrutta durante gli
eventi bellici del 1943, è stata interamente ricostruita. Durante la grande
peste del 1656 fu adibita a cimitero, come nel corso di altre epidemie, nel
1849 accolse la congrega del Carmine, il cui statuto è stato rinnovato nel
1927.
L’incendio
del 1862 distrusse gli arredi sacri e il quadro della Vergine, che fu subito
sostituito con uno uguale commissionato dall’abate Morgano ad una scuola di
pittori di Napoli.
SANT’ANGELO DEL PESCO: CHIESA DI
SAN MICHELE ARCANGELO
Questa
parrocchia risalente all'anno Mille è menzionata in un inventario dell’Abate
Curato don Antonio Litterio. Al suo interno vi sono sette cappelle e sette
altari (Sacramento, Rosario, Trinità, S. Maria di Montevergine, Suffragio, S.
Antonio di Padova, S. Ippolito), una campana fusa ad Agnone (1690), arredi
sacri in argento; possiede 1500 pecore, mucche e buoi aratori. Nel 1761 fu
dichiarata di regio patronato e il parroco regio arciprete, con concessione
d’insegne pontificali (mitra aurea, pastorale, croce pettorale, guanti, trono,
mozzettone vescovile).
La
Chiesa è stata interamente rifatta nel 1886, su progetto del Genio Civile.
Pianta rettangolare a semplice navata lunga: mt 25 x 20, altezza mt. 15. Non
sorge sui ruderi della vecchia badia, bensì nel centro dell’abitato, rasente la
Sangritana, nel 1896 un incendio distrusse tutti i paramenti sacri e l’archivio
badiale.
SANT’ANGELO LIMOSANO: CHIESA DI
SANTA MARIA ASSUNTA IN CIELO
La
Chiesa risalente al 1200 ha subito nel corso degli anni molti rifacimenti, tra
cui quello più decisivo voluto dal Card. Orsini agli inizi del 1700.
Nel
1883 fu deciso un secondo importante restauro voluto dall’arciprete, le sue
dimensioni sono: metri 29x10, altezza metri 8. Al suo interno vi è un
importante altare maggiore in marmi policromi oltre ad una statua di Paolo di
Zinno, S. Pietro Celestino del 1748. Altra statua è quella che raffigura la
Madonna delle Stelle, al 1748 risale anche l'opera che effigia Santa Filomena
in estasi accanto al Cristo disteso in una teca e circondato da tre angioletti.
SANT’ANGELO LIMOSANO: SANTUARIO DI
SANTA MARIA DELLE STELLE
Dopo
il ritrovamento del santo quadro nel 1924, furono scoperti diversi materiali
edili risalenti ad un’antica chiesa in contrada Fonte del Bove. Qui nel 1930 fu
edificato un Santuario dedicato alla Vergine. La statua della Madonna delle
Stelle, ivi conservata, fu ricomposta utilizzando reperti trovati negli scavi,
per interessamento del contadino Ciarallo Vincenzo e dello scultore locale
Davide Angiolini. L’8 settembre1926 i pellegrini di Duronia, Torella e altri
paesi qui scavarono e trovarono una grande quantità di antichi mattoni.
SANT’ELENA SANNITA: CHIESA DI SANTA
MARIA DELLE GRAZIE
La
Chiesa, denominata anche S. Maria in Castellana, fu costruita con materiali di
antiche cappelle, si pensa che la sua edificazione fu voluta dai signori
feudali. Abbattuta dal sisma del 1805, fu riedificata nel 1826 e ampliata nel
1858 a spese dell’omonima Confraternita, Badia SS. Cosma e Damiano. Di questa
ricostruzione se ne ha notizia in un atto del 1738, in cui si afferma che è stato
da poco eretta, padronato della famiglia Verdile.
Don
Giuseppe Verdile vi esercitò il ministero sacerdotale per circa 50 anni
(1712-57), nonché fu il propugnatore del culto per i santi anargiri, mentre
prima la gente soleva rivolgersi per la salute a S. Sebastiano, S. Rocco e S.
Michele. Era stato influenzato dal bojanese don Francescantonio de Visco,
arciprete di Cameli dal 1687 al 1716, che aveva diffuso questo culto in
un’epoca di frequenti epidemie. L'attuale
aspetto è il risultato del lavoro di un uomo: Mario de Tollis aveva a Bojano
fatto dei lasciti alla locale Cappella dei Santi orientali. Restaurata nel
1895, dopo che per un ventennio era stata abbandonata e chiusa al culto.
La
Chiesa, ubicata vicino al palazzo baronale, ha subito nel corso degli anni
moltissime vicende edilizie. E' divisa in tre navate che terminano con tre
absidi che presentano delle decorazioni dedicati alla Vergine e ai suoi
genitori Gioachino ed Anna. Lungo le navate laterali vi sono delle cappelle
affrescate da Mario de Tollis tenatando di ripercorrere la vita e le opere di
vari santi. Al di sotto dell'altare maggiore vi è la cripta ove sono conservate
le reliquie di San Francesco.
SANT’ELENA SANNITA: CHIESA DI SAN
MICHELE ARCANGELO
La
Chiesa sorge su di un’altura e fu ricostruita nel 1748 su un’area già occupata
da un precedente edificio religioso, esistente risalente al 1628. Originariamente
venne edificata come chiesa secondaria intitolata a Sant'Angelo, come
testimoniano alcuni nomi delle strade limitrofe alla Chiesa.
La
struttura è ad una sola navata con tre cappelloni per ciascun lato, ciascuno
dei quali è dedicato al culto di un Santo. Davanti all'ingresso principale di
innalza il baldacchino dedicato a S. Michele Arcangelo il cui culto risale al
1628. Nella zona absidale sono conservati gli otto gruppi scultorei dedicati al
culto di Santa Filomena. Nel 1886 un fulmine danneggiò tutto l’edificio; essa
venne ricostruita dopo il terribile sisma del 1805 con l’aggiunta del campanile
ed ora presenta una bella facciata. All’interno della Chiesa si segnalano una
scultura lignea del XVI secolo raffigurante la Madonna, la Chiesa possiede una
statua che porta la data del 1679 e la firma di Giovanni Merliano da Nola,
nonché un S. Michele ligneo di G. Colombo e una statua di S. Filomena con i
martirii, opera del Citarella. Nella Cappella dell’Addolorata vi è un affresco
Deposizione di Di Lisio. Due tele di Carmine Muliere rappresentano la
Crocifissione e la Sepoltura. S. Michele Arcangelo è la Chiesa più grande del
Paese ove solitamente vengono celebrate le Messe più importanti.
SANT’ELENA SANNITA: CHIESA DEI SS.
COSMA E DAMIANO
La
Chiesa, situata a circa un chilometro e mezzo dal centro abitato, fu edificata
da Domenico Verdile. Ampliata successivamente dal figlio, avv. Raffaele
Verdile, rimase abbandonata dal 1870 al 1895, e nel 1895 i sigg. Verdile la
fecero restaurare e riaprire al culto.
SANT’ELIA A PIANISI:CAPPELLA DI
SANT’ ANNA
Costruita
dai coniugi Colavita nel 1820, fu consacrata dal Vescovo di Benevento Bussi nel
1824. E’ sede della Confraternita del SS. Sacramento, istituita nel 1799.
SANT’ELIA A PIANISI: CHIESA DI SAN
FRANCESCO DI ASSISI
La
Chiesa di S. Francesco risalente al 1604 è annessa all'omonimo convento
cappuccino, nel cui refettorio si conservano due lunette di Paolo Gamba.
Entrando nella Chiesa l’attenzione dei visitatore è attirata dal complesso
ligneo dell’altare maggiore e il polittico che riveste la parete.
Restaurato
nel 1964, si presenta simile ad altri esistenti nei conventi della stessa
provincia cappuccina e ciò in quanto pare che detti altari vennero creati tutti
dalle stesse mani: quelle di fra Berardino da Mentone. Ogni anno qui fanno
tappa centinaia di pellegrini che vengono a visitare la cella di Padre Pio;
infatti, il convento di Sant’Elia a Pianisi, dopo quello di San Giovanni
Rotondo, è il luogo che ha ospitato più a lungo Padre Pio: quasi 4 anni. A
Padre Pio è dedicata anche una bellissima statua situata nella piazza.
SANT’ELIA A PIANISI: ABBAZIA DI SAN
PIETRO APOSTOLO
La
Chiesa di San Pietro Apostolo è ubicata fuori dalle mura del paese sulla strada
statale che conduce a Termoli. Intorno alla struttura il Comune di Sant’Elia a
Pianisi ha predisposta un'area di sosta per fare anche un piacevole pic-nic. La
Chiesa apparteneva ad un monastero benedettino dello stesso ordine dei monaci
di San Vincenzo al Volturno. Le prime notizie risalgono all’anno 1153, quando
il Papa Anastasio IV fece rientrare la Chiesa tra le dodici badie
dell’Arcidiocesi di Benevento. La Chiesa di San Pietro intorno al XVI secolo fu
abbandonata.
Pietro
Lunel, Vescovo di Gaeta, trovandosi a visitare la zona e la stessa struttura si
raccomandò che ivi venisse almeno celebrata la messa domenicale. Nel 1785 il
feudo abbaziale fu gestito dal Vescovo di Capri, alla morte di quest’ultimo
però nessuno se ne prese più cura.
Agli
inizi del 1900 il complesso fu nuovamente lasciata in uno stato di abbandono e
adibita a stalla e fienile. In tempi recenti è stato restaurato dalla
Soprintendenza alle Belle Arti della Regione Molise.
La
facciata della Chiesa è divisa verticalmente in quattro sezioni attraverso una
serie di lesene, ciascuna delle quali è caratterizzata da una coppia di
archetti uniti da mensoline.
La
Chiesa non ha un campanile anche se sul muro vi è un piccolo arco di ferro, dal
quale pende una piccola campana. Internamente la struttura è totalmente in
pietra e presenta una sola navata con soffitto ligneo a capriate. I soli
elementi presenti nella Chiesa sono: l’acquasantiera, collocata alla destra del
portale, l’altare in pietra e una statua di San Pietro.
SANT’ELIA A PIANISI: CHIESA DI SAN
ROCCO
La
Chiesa intitolata a S. Rocco è ubicata al centro del paese ed è incorporata nel
palazzo municipale. Da questo si distingue per la facciata in pietra e per il
suo portale caratterizzato da un bassorilievo in stile romanico, la Chiesa fu
edificata nel 1530 accanto al vecchio
palazzo baronale, la cui loggia era situata al di sopra della sacrestia.
Alla
fine del 1800, fu annessa al palazzo municipale che fu edificato al posto del
palazzo baronale, nel 1582 l'edificio religioso divenne sede della
confraternita del SS. Rosario i cui membri decisero di abbellirla. I primi
lavori di restauro iniziarono nel 1902 e interessarono la pavimentazione, la linearità
della facciata della Chiesa è interrotta dal portale seicentesco, opera di
Giuseppe Giuliano. Al di sopra del timpano vi è una pietra decorata con due
bassorilievi, il primo di questi rappresenta un cavaliere in tunica, che regge
con una mano le briglie del suo cavallo mentre con l’altra stringe una corona.
Alle sue spalle è scolpito un mostro alato con la testa di grifone e la lunga
coda. Quasi sicuramente questo cavaliere è S. Giorgio, il secondo bassorilievo
rappresenta un vescovo con le braccia incrociate.
Secondo
la tradizione questo personaggio è San Nicola, perché questa lapide proveniva
dalle rovine della chiesa normanna di San Nicola sita a Pianisi. Alla sinistra
del portale è collocata una pietra lavorata sulla quale sono scolpiti due
pesciolini in un cerchio, che simboleggiano il Cristo. La Chiesa presenta una
sola navata illuminata dalla luce che filtra da due finestre collocate
all’altezza dell’altare, di notevole interesse storico sono i capitelli, su
ognuno dei quali è raffigurato un angelo che è appoggiato su una nuvola di
fiorellini bianchi.
Il
portone d'ingresso è sovrastato da una balconata ove è collocato l’organo.
Lateralmente
non vi sono altari perché quelli che vi erano furono demoliti per volontà del
cardinale Orsini e sostituiti da quattro nicchie. L’altare maggiore dedicato al
SS.mo Corpo di Cristo è in marmo intarsiato e su di esso è collocata una
custodia in legno dorato. Nelle nicchie alle spalle dell’altare maggiore ci
sono delle statue che raffigurano: la Madonna con Bambino; San Rocco e San
Sebastiano. All'interno della Chiesa è conservato un organo a soffietto del
‘600, restaurato dalla Sovrintendenza.
SANT’ELIA A PIANISI: CHIESA DI
SANT’ELIA PROFETA
La
Chiesa risalente al 1200 ha subito nel corso degli anni diverse vicende
edilizie.
Nel
1589 fu ampliata, come si legge dall’architrave, nel 1565 aveva 4.000 ducati di
rendita, su oltre 22.000 moggi di terreni, le sue dimensioni sono: metri 22x16,
altezza metri 16.
La
struttura è divisa in tre navate: nel 1720 vi fu trasferito il quadro fiammingo
dalla cadente Chiesa di Torre di Zeppa a Ripabottoni. All'interno sono
conservate anche due statuine del ’600 che raffigurano Maria e S. Giuseppe.
SCAPOLI: CHIESA DI SAN GIORGIO
MARTIRE
La
Chiesa è ubicata fuori dalle mura del vecchio centro storico di Scapoli, la
parte posteriore della struttura si affaccia su una piazza ove ogni anno si
svolge il teatro del "Festival della Zampogna". Si pensa che l'antica
chiesa di San Giorgio sia stata costruita intorno all'XI secolo all'interno
delle mura del centro storico.
Quella
che oggi possiamo ammirare è stata invece edificata nel 1600 dopo la distruzione
della chiesa originaria, l'edificio subì anche una fase di restauro finanziata
dalla Congregazione della Carità e grazie anche alle offerte dei cittadini
emigrati in America.
A
seguito del terremoto del 1984 la Chiesa di San Giorgio Martire ha subito
ingenti danni per cui sono stati necessari ulteriori lavori di consolidamento
effettuati grazie ai finanziamenti della Regione Molise. La sua facciata è a
capanna e si completa con la casa canonica e con il campanile, al portale
d'ingresso in pietra si accede salendo tre gradini ed è caratterizzato da un
finestrone quadrato. Al portale laterale, invece, si accede salendo una
scalinata opera di Marcello d'Aquila con un architrave riccamente decorato ove
è presente anche un'iscrizione del 1326. Le decorazioni raffigurano, partendo
da quella di sinistra, un uomo con aureola, che fa segno con la mano, un
agnello sacrificale e, infine, un leone con un serpente.
La
Chiesa ha tre navate ed è illuminata dalla luce che filtra da quattro
finestroni presenti sulla navata centrale, da uno che si apre sull'abside e
infine da quella che entra dalle quattro finestre più piccole di forma
quadrata.
SEPINO: CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA
IN CIELO
La
Chiesa risalente all'anno Mille è divisa in tre navate, la colonna di granito
sotto l’organo proviene da Altilia.
SEPINO: CONVENTO DELLA SS. TRINITA’
La
Chiesa del convento della SS. Trinità è ad una sola navata, al suo interno si
conserva la statua della Concezione, opera del Di Zinno.
SEPINO: CHIESA DI SANTA CRISTINA
VERGINE E MARTIRE
La
Chiesa di S. Cristina di età medievale fu fondata nello stesso periodo in cui
fu edificato il castello. Negli anni venne abbellita da strutture interne
ornamentali, come il Tesoro, voluto dal Principe Carafa, l’altare di S. Antonio
da Padova, l’altare di S. Carlo Borromeo e il Reliquiario.
La
Chiesa avendo subito molte trasformazioni nel corso dei secoli, ha perso gli
elementi che un tempo la caratterizzavano. Il portale della facciata principale
che risale al XVIII secolo è caratterizzato da una cornice ornata, al contrario
l’ingresso posteriore è anticipato da una scalinata in pietra con un corrimano
in ferro battuto.
Il
campanile è di forma quadrangolare ed è stato edificato con lo stesso materiale
utilizzato per il castello di Sepino. La Chiesa è a croce latina nonché divisa
in tre navate. Il soffitto di quella centrale è decorato da dipinti opera di
Amedeo Trivisonno, artista molisano. La Chiesa di S. Cristina è impreziosita da
una cupola in stile corinzio, decorata dalle tele di Amedeo Trivisonno, che
sovrasta la zona dell’altare maggiore. Sulle pareti laterali è raffigurata la
Via Crucis opera di Legnaghi di Verona, la fonte battesimale e l’acquasantiera
in pietra risalgono al XVII secolo, il
“Tesoro”, precedentemente citato, altro
non è che una cappella in cui sono custodite le reliquie di S. Cristina, a lei
è dedicata anche una cripta che si raggiunge attraverso una scalinata di marmo,
consacrata nel 1739 dal Vescovo Manfredi.
Nella
grotta vi sono otto piccole cappelle, ove si trovano statue in legno che
raffigurano la vita della Santa. Inoltre, vi è un busto in argento di S.
Cristina e busti altri santi, quali S. Giacomo, S. Andrea, S. Antonio abate, S.
Nicola di Bari e S. Giovanni Battista.
Di
notevole importanza sono anche il coro in noce intarsiato, la sacrestia, gli
altari ed una tela che rappresenta S. Cristina intenta a proteggere una giovane
in fin di vita.
SESSANO DEL MOLISE: CHIESA DI SANTA
MARIA ASSUNTA
La
Chiesa fu costruita nel 1742 sul luogo dov’era una precedente Chiesa, con la
sua mole domina il centro e il baricentro del paese. La facciata è caratterizzata da due campanili
e dal ricco portale tardo barocco, la pianta è a croce greca e la sua
spazialità interna è sottolineata dalla cupola a calotta e misferica poggiante
su un alto tamburo ottagonale.
Importanti
sono gli intarsi dell’altare di S. Donato.
SESSANO DEL MOLISE: CHIESA DI SANTA
MARIA DEGLI ANGELI
La
Chiesa risalente al 1646 è una pieve rurale, presenta una sola navata con tetto
a doppio spiovente. la facciata è caratterizzata da un semplice portale in
pietra con una rustica lunetta.
Nel
1860 la Chiesa è stata ampliata.
SESTO CAMPANO: CHIESA DI S.
EUSTACHIO
Sant’Eustachio
era un generale dell’esercito romano al tempo dell’imperatore Traiano e che
insieme alla sua famiglia si convertì al cristianesimo. A causa dei restauri
del 1802, della struttura originale non è rimasto nulla ad eccezione di un
porticina di stile gotico.
Nel
1881 la Chiesa fu vittima di una rapina, proprio dalla porticina gotica i ladri
trovarono la strada della fuga portando con sé diversi oggetti tra cui: due
calici d’argento, la corona della Madonna del Rosario, una spada d’argento della
Madonna Addolorata, un braciere d’argento e alcuni oggetti d’oro che
rivestivano le statue di San Rocco e Sant’Antonio.
I
lampadari della Chiesa vennero acquistati dall’arciprete Di Tommaso con il
ricavato della vendita di una lampada d’argento.
SPINETE: CAPPELLA DI SAN GIOVANNI
La
Chiesa sorge su un colle, ad un chilometro dall’abitato, la sua edificazione fu
voluta per le necessità spirituali dell’omonima borgata, la Chiesa presenta una
sola navata
SPINETE: CHIESA DI S. PIETRO
APOSTOLO
Per
venire incontro alle esigenze della popolazione che si era spostata più in
basso del Paese, nel 1850 fu costruita questa Chiesa, ad una sola navata. E’
sede dell’omonima parrocchia.
SPINETE: CHIESA DI SANTA MARIA
ASSUNTA IN CIELO
La
Chiesa di S. Maria Assunta, edificata nel 1200, risale al tempo normanno,
allorché il borgo s’accrebbe. Nel corso degli anni la struttura ha subito molte
vicende edilizie, a causa del tempo e dei terremoti, la Chiesa è ubicata
accanto all’ex-castello, ora palazzo marchesale degli Imperato. Nel ’700 fu
portata a tre navi: mt. 25x15, altezza mt. 10 centrale e mt. 5 laterali. Nel
secolo scorso don Cosmo Albanese (parroco dal 1804 al 1855) vi fece eseguire
dei rifacimenti.
Ottenne
del suolo dal marchese e fece costruire nel 1830 il coro e la sagrestia,
riservandogli il diritto di sepoltura per la sua famiglia.
Il
Cimitero fu costruito nel 1830, con la Cappella Comunale e nel 1886 provvisto
di mura esterne.
TAVENNA: CHIESA DI MARIA SS.
INCORONATA
La
prima pietra venne benedetta nel 1885 don Giorgio Canaparo, i lavori di
edificazione della struttura vennero sostenuti economicamente dalle elemosine
della popolazione e terminarono nel mese di settembre dell’anno 1901. La costruzione
della Chiesa si rilevò uno sbaglio, anzi l’errore ebbe inizio quando fu fatta
arrivare a Tavenna la statua di San Nicola di Bari.
La
popolazione di Tavenna imitò anche la festa in onore del Santo, celebrata a
Montenero e caratterizzata dalla processione notturna nonché dalla trasposizione
della statua da una Chiesa all’altra, ogni sera del 10 maggio, la popolazione
di Tavenna percorre le strade del paese in processione trasportando la statua
di San Nicola fuori dall’abitato, su per i colli. Sin dal primo anno della
manifestazione ogni qual volta si dava inizio alla processione, una pioggia
abbattente costringeva gli organizzatori a riportare la statua nella chiesa
madre.
Per
ovviare a ciò, nel 1885 si diede inizio all’edificazione di un edificio che
terminò nel 1901,
questa
struttura fu un disastro perché l'esposizione ai venti e alle intemperie
causarono internamente degli ingenti danni e comportando molta umidità.
Il
giorno della festa di Sant’Antonio, l’omonima statua viene trasportata nella
cappella mentre, nei mesi di settembre e ottobre viene ricondotta nella Chiesa
madre.
TAVENNA: CHIESA DELLA MADONNA DI
MONTELATEGLIA
Circa
le origini della Chiesa non ci sono pervenute alcune notizie, la tradizione
vuole che sia stata fondata dai benedettini, accanto alla quale elevarono anche
un convento.
Si
raccontano anche di dispute sorte con la popolazione di Montenero, che chiedeva
la statua della Madonna, a cui il popolo di Tavenna non acconsentì mai. La
chiesa non presenta alcun elemento di valore artistico ad eccezione di una
altare sormontato da un’opera in legno intagliato, la struttura è ubicata su
una collina nell’omonima contrada nel mezzo del triangolo caratterizzato da
Tavenna, Montenero e Ripalda.
Si
suppone anche che un tempo esisteva un paese di cui Tavenna fosse stata una
borgata.
Questa
ipotesi è avvalorata dal fatto che durante gli scavi, finalizzati alla
sepoltura dei cadaveri, vengono continuamente riportati alla luce delle travi
carbonizzate.
Questa
operazione di scavo avvenne perché il paese mancava del cimitero di cui furono
avviati i lavori nel giugno del 1837. Nel periodo in cui si diffuse il colera,
i cadaveri venivano trasportati su un carro e seppelliti nella zona
settentrionale della cappella.
Questi
cadaveri vennero seppelliti anche nelle mura della cappella stessa causando dei
danni alla struttura muraria, il giorno 10 del mese di maggio, i fedeli si
recano in processione nella Chiesa di Montelateglia per prendere l’omonima
statua. Questa viene trasportata per le strade del paese e poi collocata nella
Chiesa madre per essere venerata sino al mese di ottobre. Il 23 ottobre del
1943 è una data memorabile per Tavenna. In questo giorno l’armata tedesca, per
evitare che la chiesa diventasse un posto di osservazione per le truppe
alleate, con del tritolo, distrusse la stessa riducendola ad un accumulo di
macerie, alla fine della seconda guerra mondiale, la Chiesa venne riedificata
sullo stesso luogo della precedente.
TAVENNA: CHIESA DI SANTA MARIA DI
COSTANTINOPOLI
La
Chiesa venne consacrata dall’arciprete don Ferdinando Zaccardi, dietro autorizzazione
del vescovo di Termoli, Giuseppe Buccarelli, e dedicata a Santa Maria di
Costantinopoli.
Nella
corona del portale vi e’ inciso: “d.o.m
illirici gens cara deo me extollere curant. deiparae sacramenti regiam. regis
ero a.d 1773.” Circa la data del termine dei lavori non si sa nulla, però
lateralmente all’altare maggiore è stata rinvenuta una iscrizione che recita
cosi’: “a.d. mdccxcvi (1796). simon
iaviculi s.p.f.”. La Chiesa presenta una sola navata, lunga 39,70 m., larga
9,80 m. ed alta 11,40 m.; e’ provvista di quattro altari, ricchi di stucchi e
nicchie al cui interno sono custodite le statue dei santi.
Tra
gli interventi restaurativi, ricordiamo quello finalizzato all’istallazione dell’impianto
di riscaldamento, durante i lavori effettuati sulla pavimentazione è stato
riportato alla luce un pavimento a mosaico. La Chiesa è stata riaperta al culto
il 2 luglio del 2000, con la celebrazione della Santa messa presieduta dal
sacerdote Carlo Lamelza.
TAVENNA: CAPPELLA DI SAN NICOLA
La
devozione a S. Nicola di Bari è molto viva nelle popolazioni adriatiche. Presso
il Bosco di S. Clemente in passato vi era un casale, che fu abbandonato, gli
usi civici hanno formato oggetto di contese tra i cittadini di Tavenna e quelli
di Palata, la cappella è stata edificata nel 1891.
TERMOLI: CHIESA DI SANTA MARIA
DEGLI ANGELI
Il
28 giugno del 1986 la Chiesa S. Maria degli Angeli fu eretta a Parrocchia,
frazionandola dalla confinante parrocchia di S. Francesco retta dai frati
Cappuccini.
Il
4 ottobre dell'anno successivo don Benito Giorgetta fu nominato primo parroco
della comunità. Nel 1988 iniziarono i lavori di edificazione del centro
parrocchiale dapprima con un ampio salone, poi con i locali per le attività
catechistiche e ricreative, l'anno seguente iniziarono anche gli scavi per la
realizzazione della chiesa. In un quartiere come " Difesa Grande" la
parrocchia è da sempre un punto di riferimento per tutti.
TERMOLI: BASILICA CATTEDRALE
La
cattedrale è ubicata nel centro antico su una piazza quadrata circondata da
case poco elevate che affacciano direttamente sul mare.
La
Chiesa venne edificata intorno al XIII secolo su una precedente Chiesa che è
datata dell’XI secolo; della struttura antica si conserva la pavimentazione in
mosaico, con figure di animali accostati da alberi, nonché è rappresentata una
sirena tra pesci, un leone che divora un animale e infine un lupo e un serpente
delimitati da figure geometriche. La Chiesa attuale venne edificata in un
periodo in cui vi erano forti spinte artistiche e innovative sotto il comando
di Federico II di Svevia. Alla facciata principale si arriva solo dopo aver
percorso una scalinata; il primo monumento che scorgiamo è un maestoso portale
sormontato da un arco, affiancato da tre arcate per lato con bifore cieche, mentre
nella parte superiore è collocato il rosone.
All’interno
delle bifore esterne oltre alle colonnine, vi sono anche delle raffigurazioni
di animali a tutto tondo nella cui parte inferiore sono rappresentate anche
delle scene evangeliche.
La
lunetta del portale presenta una scultura in rilievo raffigurante la scena
della “Presentazione al Tempio”.
I
capitelli della facciata non sono altro che delle statue di santi nonché teste
di uomini e di donne. Il muro destro della Chiesa è caratterizzato da una successione
di archi sostenuti da lesene formate da basi e capitelli. Internamente la
struttura è il prodotto di molte trasformazioni delle quali le più innovative avvennero negli anni trenta del
secolo scorso: la volta interna venne distrutta perché danneggiata, invece
venne conservata la divisione interna a tre navate che replica la divisione
della chiesa sottostante. La zona posteriore venne spostata in avanti rispetto
a quella sottostante conservando intatta l’articolazione in tre absidi. Un’ulteriore
sopraelevazione interessò anche la zona presbiteriale.
TERMOLI: CHIESA DI SAN TIMOTEO
Costituita
con bolla 1/1/1954 di Mons. Oddo Bernacchia, comprende il centro cittadino, il
corpo di S. Timoteo è stato riportato alla luce nel 1945. La Chiesa presenta una
sola navata e fu costruita su progetto dell’ing. Ugo Sciarretta. Ampia e solenne, attira per il senso di
elevazione spirituale, a cui accennano le strutture neogotiche, possiede la casa canonica e strutture per le
varie attività pastorali.
TERMOLI: PARROCCHIA DEL SACRO CUORE
Questa
Chiesa fu eretta a parrocchia da Mons. Oddo Bernacchia con bolla 1 gennaio 1936.
Il primo parroco fu don D’Agostino, che poi divenne vescovo di Termoli.
Comprendeva tutto l’abitato al di fuori delle mura, nel 1954 con la nuova
parrocchia di S. Timoteo, il suo territorio abbraccia il centro dalle mura
antiche fino alla Via XX Settembre.
Fino
al 1975 fu officiata nella vecchia Chiesa di S. Antonio, ceduta al Comune, la
nuova Chiesa fu edificata dietro progetto dell’ing. Antonio De Felice, con la
collaborazione del parroco don Michele Vincelli. Al suo interno si conserva
1’antico Crocifisso quattrocentesco, prelevato dalla vecchia Chiesa
TERMOLI: PARROCCHIA SAN FRANCESCO
DI ASSISI
La
Chiesa è stata elevata a parrocchia da Mons. Pietro Santoro con bolla dell’1
aprile 1976. Comprende il territorio che va dalla Villa Comunale, all’Ospedale
e al Rione Mucchiette. E’ stata affidata ai PP. Cappuccini, che sono tornati a
Termoli dopo 420 anni, il loro allontanamento dalla città vi fu nel 1566 quando
il turco invasore aveva distrutto il loro convento, i frati hanno istituito una
sezione staccata del Centro Spustici Padre Pio (1972).
TERMOLI: PARROCCHIA DI SAN PIETRO
Anticamente,
a destra della porta d’ingresso al borgo murato c’era la Chiesa di S. Pietro in
stile gotico. Nel 1567 fu distrutta e i
suoi resti furono dati in affitto a privati. La casa di Beniamino di Gregorio
era l’antica Chiesa e l’ingresso la macelleria di Girolamo Cannarsa, il titolo
è passato alla nuova chiesa di S. Pietro, parrocchia a servizio di nuovi rioni
termolesi.
TORELLA DEL SANNIO: CHIESA DI SAN
NICOLA DI BARI
Nella
parte sottostante del castello, si erge la Chiesa madre dedicata a San Nicola
di Bari.
Le
sue origini non sono molto chiare, anche se con molta probabilità la sua
edificazione risale alla fine del ‘500 come cappella gentilizia. In seguito al
terremoto del 1805, la Chiesa subì delle modifiche nonché anche un notevole
ampliamento. Nell’ultimo decennio, anche l’interno è stato soggetto a lavori di
restauro con lo scopo di inserire un tocco di eleganza e raffinatezza al suo stile
barocco. All’interno della Chiesa di San Nicola di Bari sono custodite le
reliquie di San Clemente Martire, giunto a Torella nel 1786 dalle catacombe di
Priscilla, il reliquiario del Santo viene portato in processione ogni martedì
di Pentecoste nonché ogni 15 del mese di ottobre.
Oltre
alla Chiesa di San Nicola di Bari, vi sono anche altre due Chiese: una dedicata
al SS. Rosario e l’altra dedicata a San Giovanni Battista.
TORELLA DEL SANNIO: CHIESA DEL SS.
ROSARIO
All'interno
di questa Chiesa edificata nel 1200, sorgeva, lungo la navata destra, un’antica
cappella, dedicata a S. Antonio Abate, caratterizzata anche da una tettoia per
il ricovero dei viandanti e dei pezzenti. Nel 1740 la statua del Santo fu
portata in processione per impetrarne la benedizione, ancora oggi il 17 gennaio
si portano a benedire gli animali.
Nel
1782 il vescovo diede l’ordine di abbattere la tettoia e prolungare la
cappella, che fu aperta al culto nel 1783. Nel 1805 la Chiesa crollò a causa
del sisma ma fu subito ricostruita a tre navate incorporando sul lato sinistro
l’incompleta cappella dedicata a S. Rocco.
TORELLA DEL SANNIO: CAPPELLA SAN
GIOVANNI DELLE MACCHIE
Questa
cappella è menzionata in un documento del 1598, la data 1698 scolpita sul
prospetto della struttura indica un restauro a cura di Francesco Francone, oggi
la cappella appartiene alla famiglia di Giovanni Di Bartolomeo.
TORO: CONVENTO SANTA MARIA DI
LORETO
Questo
convento fu edificato nel 1592 dai frati Minori Osservanti. Il card. Orsini vi
soggiornò più volte e donò una tela che raffigura la traslazione della casa di
Loreto (ora collocata nella sagrestia), il convento fu soppresso nel 1867.
TORO: CHIESA DI SAN SALVATORE
La
Chiesa fu edificata intorno all'anno Mille. Della primitiva Chiesa nulla
rimane, se non due capitelli con figure di serpenti, le cui teste confluiscono
in tre spigoli. Di certo aveva un altro titolo, infatti quello del Salvatore
risale al 1550, allorché la badia di S. Sofia di Benevento, proprietaria di
Toro, fu affidata non più ai benedettini ma ai Canonici del SS. Salvatore.
Nel
corso degli anni ha subito molte vicende edilizie molte delle quali seguirono
ai terremoti del 1456 e del 1688. Appena sei anni dopo quest’ultimo disastro i
toresi provvedono alla ricostruzione per la spesa di 900 ducati. II Card.
Orsini consacrò la Chiesa con un primo rito nel 1696, ed un secondo nel 1709
perché un fulmine aveva arrecato ingenti danni alla struttura.
La
Chiesa settecentesca era di tre navate, le laterali avevano il soffitto a
cassettoni, quella centrale una intempiata, quattro colonne e quattro
pilastroni suddividevano gli ambienti.
Sotto
il pavimento vi erano sei celle per le sepolture: clero, uomini (2), donne, bambini,
forestieri. La Chiesa settecentesca era
più corta dell’attuale, priva dei cappelloni laterali, ma con tesori d’arte che
ormai sono andati distrutti, nel 1694 era chiesa ricettizia, con 4 sacerdoti e
due chierici che insieme all’arciprete avevano in comune la cura delle anime e
dividevano in parti uguali le entrate. Queste erano costituite da 700 ducati
annui per: decime, affitti di terre, interessi su prestiti, legati per messe,
contributi vari, il sisma del 1805 rase al suolo la Chiesa. La ricostruzione fu
portata a termine nel 1828, ma del solo rustico, senza gli intonaci.
La
cupola si eleva davanti la navata centrale per 15 metri, nel 1885 fu rifatta la
scalinata, il campanile fu terminato nel 1893. Il sisma del 1913 fece leggeri
danni, ma si dove tenere la Chiesa chiusa per due anni per lavori di restauro,
nel 1997 è stato realizzato un restauro.
TRIVENTO: CHIESA DI SANT’ANTONIO DI
PADOVA
Questa
Chiesa, annessa al convento dei PP. Cappuccini, fu costruita da Domenico de
Blasiis nel 1540.
TRIVENTO: CHIESA DI S. CROCE
La
Chiesa perché cadente, venne chiusa al culto nel 1830 ed utilizzata come
cimitero, nel 1889 don Lorenzo Porfirio provvide al nuovo restauro, alla
riapertura e fondò la Confraternita della S. Croce.
TRIVENTO: CHIESA DI SANTA MARIA
MAIELLA
La
Chiesa faceva parte di un’antica abbazia benedettina del 1290, come si legge
nella bolla di esenzione da ogni diritto episcopale, diretta a Pietro
Celestino, l'annesso convento fu distrutto dal sisma del 1456.
TRIVENTO: CATTEDRALE DI SAN
NAZARIO, CELSO E VITTORIO
La
Cattedrale venne edificata su un’area che per molti secoli è stata considerata
sacra, nonché si pensa che sia stata costruita sui resti di un antico tempio
pagano dedicato a Diana.
Della
struttura originaria perdura una cripta dedicata a San Casto, la Cattedrale
venne consacrata nel 1076 in onore dei santi martiri Nazario e Celso. L’odierna
facciata dell’edificio è stata realizzata nel 1905 ed è divisa in due parti da
un architrave, di cui la parte inferiore è scandita da sei lesene che terminano
con capitelli corinzi. Nella parte centrale vi è il portale d’ingresso, datato
del XIII secolo, interamente in pietra intagliata, delimitato da una cornice
che termine sulla base della Chiesa stessa. Sul portale si osservi un timpano
di piccole dimensioni di forma triangolare, la parte superiore della facciata è
decorata con gli stessi motivi della parte inferiore ma in scala più piccola.
In
questa fascia vi sono tre grandi nicchie, di cui quella centrale conserva un
dipinto raffigurante il Cristo, all’interno del frontone è scolpito uno stemma,
alla destra della Chiesa è collocata la torre campanaria divisa da cornici in
quattro sezioni. Nella terza sezione partendo dal basso, si aprono delle
finestre ad una sola apertura dette monofore, da cui è possibile osservare le
campane, nonché è presente un orologio. La sezione più alta conferisce
dinamicità alla torre campanaria ed è caratterizzata anch’essa da altre
finestre monofore.
Internamente
la Chiesa è in stile barocco ed è stata sottoposta a interventi restaurativi intorno
al XVIII secolo, la struttura è divisa in tre navate.
La
zona presbiteriale accoglie l’altare maggiore, in stile barocco e decorato da
marmi policromi, nel pavimento è stato ottenuto un passaggio che conduce alla
cripta.
Questa
presenta una pianta a sala e termina con tre absidi semicircolari, la volta
della stessa, è a crociera, caratterizzata da archi a tutto sesto collocati su
sedici colonne di pietra, di cui otto monolitiche, nonché su due pilastri
rettangolari. Sull’altare della cripta vi è una lunetta in pietra su cui è
raffigurata la Trinità tra due angeli e due delfini.
La
cripta conserva inoltre tre sculture in legno, collocabili cronologicamente tra
il ‘200 e il ‘300 e una stele funeraria di Gnesio, sacerdote di Diana.
TUFARA: CHIESA DEI SS. PIETRO E
PAOLO
La Chiesa
risale al 1170 e presenta un’architettura in stile romanico, caratterizzata da
una facciata lineare decorata da un portale al quale si accede oltrepassando
una scalinata antistante la piazza Garibaldi. Oltre al portale centrale, la
struttura ha anche un portale laterale contraddistinto da un arco a sesto
acuto, interamente in pietra eseguito con la tecnica del bassorilievo.
Internamente, la Chiesa è divisa in tre navate nonché si presenta con stili appartenenti al tardo barocco, l’altare più importante conserva una tavola su cui e’ raffigurata una Madonna con Bambino definita anche “Madonna della neve”, opera dell’artista napoletano “lo Zingaro”.
Internamente, la Chiesa è divisa in tre navate nonché si presenta con stili appartenenti al tardo barocco, l’altare più importante conserva una tavola su cui e’ raffigurata una Madonna con Bambino definita anche “Madonna della neve”, opera dell’artista napoletano “lo Zingaro”.
TUFARA: CHIESA DI SANTA MARIA DEL
CARMINE
Un
tempo questa Chiesa era extra moenia,
ora invece è ubicata al centro del paese ed è caratterizzata da una piazza ed
una pubblica fontana. Subì un vasto restauro all’inizio del Settecento, fu
riconsacrata nel 1720 come si legge in una lapide, per comodità degli abitanti
qui si celebrano la maggior parte dei culti divini è sede della Congregazione
di Carità.
TUFARA: CAPPELLA SAN GIOVANNI DI
TUFARA
Forse
si tratta di una casa privata che fu trasformata in piccola Chiesa. Vi si
conserva il quadro con l’effige del beato, che ha sostituito S. Vittore, il
precedente patrono. Nei giorni 12-13-14
novembre ricorre la festa del Santo, nel primo dei tre giorni i fedeli
attingono l’acqua da un vicino pozzo benedetto, che la tradizione vuole che sia
stato fatto sorgere per intervento miracoloso del santo. Con quest’acqua si
preparano le panelle, cibo devozionale che è consumato a digiuno, durante la
processione alcune donne partecipano scalze per sciogliere voti, notevole è
l’impegno delle associazioni culturali locali per favorire flussi di turismo
religioso verso i paesi del Fortore in unione con altri comuni dell’area.
URURI: CHIESA DI SANTA MARIA DELLE
GRAZIE
La
Chiesa di Santa Maria delle Grazie è menzionata in un manoscritto del 1731,
all’interno del quale è citata la data in cui avvenne la consacrazione della
struttura, ad opera di Monsignor G. Tria. Egli informa che la chiesa era
formata da una sola navata, con molti altari e arredi sacri, nonché era dotata
di un coro, collocato dietro l’altare maggiore.
A
causa del terremoto del 1805, la volta della Chiesa di Santa Maria Maggiore
subì ingenti danni, ma fu subito ricostruita. Nel 1846, terminarono i lavori di
ampliamento della struttura che interessarono la navate destra e sinistra e
l'ampliamento della navata centrale. Nel 1930 un terremoto causò ingenti danni
al campanile e alla Chiesa stessa; di conseguenza l’autorità civile dichiarò la
struttura inagibile e ordinò l’abbattimento del campanile. Dopo una serie di
interventi restaurativi, la stessa venne riaperta al culto, nel 1962 la Chiesa
venne definitivamente chiusa al culto a causa di un nuovo terremoto che provocò
ulteriori danni.
Nel
marzo del 1999, la Chiesa è stata riaperta al culto.
Attualmente,
la Chiesa di Santa Maria delle Grazie è l’esito di numerosi lavori di restauro
che hanno cancellato le testimonianze del passato, la facciata è suddivisa
orizzontalmente in tre parti mediante cornici marcapiano nonché verticalmente
per mezzo di sei paraste.
Dal
basso, la prima sezione è preceduta da gradini in pietra che conducono al
portale che lateralmente è affiancato da due finestre murate. La seconda
sezione, è contraddistinta nella parte centrale da una finestra, mentre
lateralmente vi sono due nicchie all’interno delle quali sono conservate due
statue, l’ultima sezione termina nella parte superiore con due lesene e con una
lunetta sormontata da una croce.
VASTOGIRARDI: CHIESA DI SAN NICOLA
DI BARI
La
Chiesa di S. Nicola è collocata all'interno del borgo antico ed affaccia sulla
corte interna del castello. Alla struttura si accede dopo aver oltrepassato una
doppia rampa di scale che anticipa il porticato. E' ad una sola navata e presenta sul lato sinistro tre ambienti che
corrispondono alle ultime tre campate. Sul lato destro invece vi sono delle
cappelle a muro che ospitano tanti altari quante sono le campata, nel corso
degli anni la Chiesa ha subito diverse vicende edilizie.
Si
pensa che originariamente la chiesa doveva essere pertinenza del palazzo
baronale nonché luogo delle sepolture della famiglia nobiliare dei Petra come
dimostrano le tante tombe ivi presenti. Inoltre una lapide del 1724 collocata
sul portale d’ingresso attesta che tra il XVII e XVIII secolo la famiglia Petra
annoverò l’edificio come Chiesa di corte. Il campanile è ad un solo piano e
termina in modo cuspidato, la facciata è caratterizzata da un loggiato
d’ingresso a cui si accede da due rampe distinte, internamente conserva le
reliquie ed arredi sacri nonché due messali del XVIII secolo in argento.
VASTOGIRARDI: CHIESA DI SANTA MARIA
DELLE GRAZIE
La
Chiesa risalente al XVIII secolo si pensa che esisteva già prima del 1649 data
il suo richiamo nell’inventario dei beni con frutti e rendite della Chiesa
parrocchiale di S. Nicola del “Vasto Girardo”. L'edificio si erge nel luogo
dove un tempo vi era una cappella ed il suo nome è legato ad una leggenda,
quella della “migrazione” della Madonna delle Grazie. La devozione della
Madonna delle Grazie è molto forte soprattutto Minervino Murge, in provincia di
Bari, dove la stessa è venerata in immagine con il nome di Madonna del Sabato.
Si
pensa anche che il suo nome è legato al “Volo dell’Angelo”, tradizione locale
che vede un bambino appeso ad una carrucola “volare” dalla chiesa medesima
all’edificio di fronte.
VENAFRO: CHIESA DI MONTEVERGINE
La
Chiesa risalente al 1200 è ubicata sulla strada usata dai pastori. A fine 1700
questa chiesetta subì dei cambiamenti, come la chiusura di alcune finestre e
l'ampliamento del finestrone di facciata, attualmente versa in uno stato di
rovina.
VENAFRO: CHIESA E CONVENTO DI SAN
FRANCESCO
Si
tramanda che fu proprio S. Francesco a volere la costruzione di questa Chiesa,
come attesta sia la data del 1332 sulla campana sia la struttura trecentesca
del campanile. Nel 1732 vi fu un consistente rifacimento barocco, nel 1805
l'edificio crollò ma risorse nel 1892, come parrocchia di S. Giovanni in
Platea, l'annesso convento nel 1860 ospitò i Carabinieri, poi una scuole e un
teatro, attualmente la Chiesa è in restauro.
VENAFRO: CHIESA E CONVENTO SANT’AGOSTINO
Questa
Chiesa risalente al 1200 è ubicata all’altezza di Via L. Pilla. L'annesso
convento fu soppresso nel 1809 e divenne Carcere Mandamentale, la Chiesa invece
fu trasformata in parrocchia di S. Giovanni de Graecis nello stesso anno della
chiusura del convento.
Nel
1963 fu utilizzata per sostituire la pericolante chiesa dei SS. Martino e
Nicola e per ospitare la sede della parrocchia di S Simeone che si trovava in
fase di restauro.
Dopo
un periodo di abbandono fu deciso di trasferire alcuni uffici comunali all’interno
del convento nonché nel 1993 anche la biblioteca comunale "Antonio De
Bellis".
La
facciata della Chiesa è settecentesca e per alcuni aspetti molto simile a quella della Chiesa dell’Annunziata. Il
portale somiglia ai portali seicenteschi della Chiesa di Cristo, della Cappella
di S. Benedetto. Quest’ultimo è caratterizzato lateralmente da due pilastri
sormontati da una cuspide, la Chiesa presenta una sola navata, di notevole
interesse sono l'altare, opera di Nicola Ghetti e l'organo.
VENAFRO: CHIESA DEL PURGATORIO
La
Chiesa risalente al 1722 fu edificata subito dopo la porta del Mercato al fine
di consentire ai mercanti e ai viandanti di poter pregare in un luogo sacro
senza dover necessariamente entrare nella città. La Chiesa è in stile barocco
ed è l'unico edificio che non ha subito modifiche, la sua facciata è divisa in
tre ordini ed è scandita verticalmente da lesene,il portale è sormontato da una
cornice e affiancato da due nicchie.
Nella
parte centrale vi è un grande finestrone invece la parte terminale ha un frontone
che ospita un orologio,internamente la struttura è a croce greca e i due bracci
laterali ospitano degli altari in marmo,
nel 1984 a seguito del terremoto è stata chiusa al culto e riaperta nel
1994.
Durante
i lavori di restauro la facciata è stata variamente dipinta nonché all'altare
sono stati portati via alcuni gradini in marmo.
VENAFRO: EX CHIESA E CONVENTO DI
SANTA CHIARA
Edificata
nel 1627, la Chiesa è rivolta a nord mentre il convento a sud. I lavori furono
iniziati nel 1627 e terminati nel 1657, attualmente è la sede del Museo
Nazionale.
VENAFRO: CHIESA DI SAN FRANCESCO
Si
tramanda che fu proprio S. Francesco a volere la costruzione di questa Chiesa,
come attesta sia la data del 1332 sulla campana sia la struttura trecentesca
del campanile. Nel 1732 vi fu un consistente rifacimento barocco, nel 1805
l'edificio crollò ma risorse nel 1892, come parrocchia di S. Giovanni in
Platea. L'annesso convento nel 1860 ospitò i Carabinieri, poi una scuole e un
teatro, attualmente la Chiesa è in restauro.
VENAFRO: CHIESA DI SANT’ANTONIO DI
PADOVA
La
Chiesa risalente al 1650 è ubicata accanto alla Chiesa dell’Annunziata, ha una
facciata rettangolare ornata da cornici barocche di stucco.
VENAFRO: CHIESA DI SAN PAOLO
Si
tratta di un rifacimento barocco di una Chiesa del 1182, posta nei pressi del
castello, che è la più antica parrocchia di Venafro. Questa Chiesa risalente al
1750 è coeva alla Chiesa del Purgatorio. Attualmente non conserva nulla della
sua origine medievale essendo stata trasformata verso il XVIII secolo. Una
cornice divide in due ordini la facciata che presenta alle sue estremità delle
lesene. Il portale in pietra è sovrastato da un grande finestrone con arco
ribassato. Internamente la chiesa presenta una sola navata ripartita da due
archi. Su un lato del presbiterio vi è una piccola area che viene adoperata
come sagrestia, attualmente è chiusa al pubblico e vi si riunisce la Schola
Cantorum.
VENAFRO: SANTA MARIA DEGLI ANGELI
IN VALLECUPA
Vallecupa
dal 17 novembre 1979 è diventata frazione di Venafro invece prima era unita a
Sesto Campano. La parrocchia S. Maria degli Angeli fu fondata proprio in questa
frazione nel 1874.
La
struttura è ad una sola navata con un solo altare.
La
casa canonica è composta di cinque vani disposti su due piani, fino al 1959 ha
avuto sempre un proprio parroco, invece dopo questa data la sede è rimasta
vacante, finché Mons. Achille, Palmerini nominò il Parroco di Ceppagna, don
Virginio Antonelli, titolare anche di questa Chiesa facta unione ad “personam
pro tempore”.
VENAFRO: CHIESA DI SAN NICANDRO
La
Chiesa di San Nicandro è ubicata ad un chilometro dal centro abitato. La
costruzione risalente alla fine del XIII secolo era stata inizialmente
assegnata ai monaci basiliani, ma quando Papa Sisto V abolì il loro ordine
monastico, furono costretti ad abbandonare la struttura, nel 1573 la Chiesa
venne affidata ai padri cappuccini, che diedero inizio alla costruzione del
convento.
Nel
1811, anche i cappuccini come i basiliani, furono costretti ad abbandonare il
convento, ma con la restaurazione della monarchia borbonica, nel Regno di
Napoli, i monaci ripresero possesso della chiesa e del convento. Tra il 1950 e
il 1960, i padri cappuccini ristrutturarono la Chiesa e sostituirono il
convento con un edificio a mattoncini rossi.
Alla
facciata venne aggiunto il timpano in pietra, destinato ad accogliere la statua
di San Nicandro. Originariamente, la facciata della chiesa era rettangolare e
le sole aperture erano il rosone a cerchi e il portale caratterizzato da
colonnine, capitelli e lunette.
Dopo
i lavori di restauro avvenuti tra il 1950 e il 1960, la facciata ha assunto lo
stile tipico delle chiese francescane. La struttura è ad una sola navata a cui
è stata però aggiunta una seconda che rappresenta la base del campanile che ha
alla sua sommità una statua dorata della Madonna. L’altare maggiore in legno
intarsiato risalente alla fine del ‘700 accoglie alcune tele, tra cui quella
del SS. Sacramento e la pala centrale raffigurante la Madonna insieme a S.
Francesco e i martiri titolari della chiesa. Posteriormente all’altare è
presente l’accesso alla cripta, al cui interno è custodita la tomba di San
Nicandro. Un secondo elemento meritevole di menzione è il Crocifisso ligneo del
XIV secolo, ubicato sulla parete della navata sinistra.
VENAFRO: CHIESA DEL CRISTO
La
Chiesa è collocata nel cuore del centro storico, nonostante la sua umile
struttura essa si nota per il suo campanile che è identico a quello della Chiesa
dell’Annunziata.
La
sua edificazione avvenne nel 1545 per volere dei seguaci della confraternita
del “Santissimo Sacramento dell’Eucarestia per gli infermi”. Questi dopo aver
abbandonato la cattedrale, perché considerata insicura, decisero di rifugiarsi
nella parrocchia di San Giovanni De Graecis. La costruzione della Chiesa del
Cristo fu possibile grazie alla donazione, da parte dell’abate Giovanni Sfoca,
di un’abitazione di proprietà della confraternita.
Nel
1650, l'edificio venne ampliato: la vecchia Chiesa venne trasformata in
presbiterio e sagrestia e la facciata venne dotata di una scala di accesso,
provvista anche di balaustra.
La
Chiesa venne aperta al culto nel 1790 e venne scelta come deposito della testa
d’argento di San Nicandro. La facciata molto lineare affaccia sulla piazza del
centro storico della città di Venafro. Alla Chiesa si accede dopo aver
oltrepassato una scalinata che conduce al portale d'ingresso sovrastato da un
finestrone. Internamente la Chiesa presenta una sola navata, ed ha una zona
presbiteriale rialzata rispetto al piano destinato ad accogliere i fedeli. Le
pareti laterali delle navate accolgono delle nicchie, al cui interno vi sono
quattro sculture di cartapesta che raffigurano i quattro Evangelisti. Lo spazio
interno è accresciuto grazie alle decorazioni barocche, la cattedrale conserva
anche un altare molto importante dal punto di vista artistico che è interamente
in marmo e a forma di basilica cristiana.
VENAFRO: CHIESA DELL’ANNUNZIATA
La
Chiesa dell’Annunziata è il tipico esempio di architettura barocca in
Molise. Ubicata in una piazza del borgo
antico della città, l'edificio risale alla seconda metà del 1300, e con molta
probabilità venne edificato in seguito al terremoto del 1349. La Chiesa fu
edificata con i resti di un antico tempio pagano che presentava una facciata a
capanna con a destra un campanile.
Nel
1519 ci fu un primo ampliamento della chiesa ed interessò le mura perimetrali
che vennero elevate nonché la tettoia che venne ricostruita. Internamente
vennero edificate cinque cappelle, tre finestre e venne ristrutturata la zona
dell’organo. Un successivo ampliamento ci fu nel 1641 ma questa volta oltre ai
lavori di ampliamento la Chiesa è stata anche decorata tali da conferire un
aspetto barocco all’edificio.
La
facciata è il risultato di diversi stili: classico, due fusti delle colonne che
fiancheggiano il portale d’ingresso e romanico. L’elemento che certifica il
restauro compiuto nel XVIII secolo è il portale principale, sormontato da un
arco, al cui interno è presente lo stemma della confraternita. La torre
campanaria, risalente alla seconda metà del ‘700, è caratterizzata da gradini
decrescenti verso l’alto e ha fine con un motivo curvilineo. La Chiesa
internamente presenta una sola navata totalmente stuccata. La scalinata che dirige
al presbiterio crea una sorta di divisione tra la zona destinata al popolo e
quella riservata al clero. L’altare maggiore conserva una pala di scuola
fiamminga, raffigurante l’Annunciazione, lateralmente alla navata sono
collocati otto altari impreziositi da marmi e arricchiti da tele. L'altare che
spicca è quello collocata sul lato destro della Chiesa, chiamato del Crocifisso
caratterizzato sette formelle di alabastro inserite intorno al Cristo
Crocifisso. All’interno delle formelle sono raffigurate le scene della Passione
di Cristo e sono importanti anche perché si considerano opere di creazione
inglese appartenenti al XV secolo.
VENAFRO: CATTEDRALE DI SANTA MARIA
ASSUNTA
La
cattedrale, ubicata fuori dalle mura del borgo antico, è in stile gotico e
priva di elementi barocchi, la costruzione originaria ha origini longobarde,
testimoniata dal fatto che già nel V secolo, Venafro era sede di una cattedra
vescovile.
Per
comprendere il perché la cattedrale si trovi fuori dalle mura del borgo dobbiamo
ricordare le vicende storiche che riguardarono Venafro nell’anno 867, quando la
città venne violentemente attaccata dai saraceni la città si strinse intorno al
castello, con lo scopo di realizzare una difesa migliore, lasciando la
cattedrale isolata, ma comunque investita di un ruolo importante.
Tra
la fine dell’XI secolo e l’inizio del XII, sotto il comando dell’arte
benedettina, la Chiesa è stata sottoposta a lavori di ristrutturazione, per
uniformarla al nuovo linguaggio architettonico.
Nel
1535 fu annesso un nuovo corpo che attualmente ospita la cappella del SS.
Sacramento.
Fino
al 1764 la chiesa rimase chiusa al culto per consentire i lavori di
ristrutturazione, nel 1935, nelle cappelle della navata sinistra furono
riportati alla luce degli affreschi del ‘400. La struttura è a tre navate ed è
caratterizzata dall’arco trionfale, dall'abside e dal transetto, originariamente
la facciata della Chiesa era di forma rettangolare, in stile
romanico-abruzzese, invece ora si presenta a capanna ed accoglie tre portali
che si aprono in corrispondenza delle tre navate. Il portale centrale in pietra
accoglie al suo interno una lunetta su cui sono incise delle sculture
rappresentanti figure allegoriche, mentre alla base dell’arco della lunetta
sono decorati due leoni, di cui quello a destra è rappresentato nell’atto di
calpestare una pecora, mentre il leone a sinistra agguanta due uomini, i portali laterali sono privi di decorazioni. Alla
base del portale laterale destro vi è una figura umana e una pecora. Al
contrario, alla base del portale laterale sinistro sono collocate due figure umane,
la torre campanaria è di origine normanna e si eleva a partire dalla metà della
parete della navata laterale.
Il
lato sinistro della struttura è il più antico e conserva la sacrestia da cui si
accede al presbiterio. Lungo le navate sono inserite le cappelle in cui sono
conservati dei dipinti murali, nella cattedrale vi sono anche delle pitture
risalenti alla prima metà del XV secolo.
VENAFRO: CHIESA DI SAN SEBASTIANO
La
Chiesa risalente al 1500 è sita in Piazza Garibaldi, fu fondata dalla
Confraternita di S. Sebastiano, che via aveva la sede. Il vescovo Ladislao
D'Aquino, nel 1583 concesse ai confratelli la Chiesa di S. Marco che ormai
divenuta un luogo di peccato. Nel 1659 fu aggiunto il campanile e alla fine del
1700 furono apportate delle modifiche alla facciata, agli inizi del 1800 fu
restaurata ed ampliata in stile barocco.
E'
ad una sola navata con cinque altari, dei quali quello maggiore presenta la
balaustra. Nell’ottobre del 1943 fu distrutta da cannonate tedesche. Venne
interamente ricostruita e benedetta il 5 dicembre 1959. La nuova Chiesa fu
riedificata sulle fondamenta di quella antica di S. Sebastiano, nel 1959 fu
riaperta al culto con una solenne cerimonia dell'allora Vescovo Giovanni
Lucato.
VENAFRO: CONVENTO E CHIESA SANTO
SPIRITO DI MAIELLA
I
Padri Celestini eressero questa Chiesa nel 1200 sulla strada romana, ora Via
Maiella. Lo nomina la bolla di Gregorio X, che elenca i possedimenti celestini.
Successivamente però la struttura andò in rovina, sicché l’abate del Convento
di Pietro Celestino d’Isernia decise di venderla al canonico Francesco del
Vecchio, che lo trasformò in edificio rurale, oggi, la Chiesa in stile
romanico-abruzzese è una stalla, invece il convento e la corte sono residenza
rurale
VENAFRO: CHIESA SANTA MARIA DELLE
GRAZIE
Edificata
intorno all'anno Mille, questa Chiesa è ubicata alle spalle del castello, in
una zona isolata. Si tratta di una cappella fondata da una principessa
longobarda, intestata a S. Michele Arcangelo. Si notano antichi reperti romani,
nelle vicinanze vi è una grotta, abitata dai venafrani in epoche antiche e
durante il secondo conflitto mondiale, la Chiesa è aperta al culto durante il
mese di maggio, qui venivano svolti gli antichi riti primaverili in onore alla
Bona Mater, che a Venafro aveva un proprio tempio e particolari culti nel mese
di maggio, alla dea erano riservate le sommità montane.
VENAFRO: CHIESA MADONNA DELLE ROSE
Edificata
intorno all'anno Mille, questa Chiesa è ubicata sulla strada consolare
Cassino-Teano, in area cimiteriale romana. La sua facciata è molto lineare con
portale rettangolare il cui architrave è sostenuto da due mensole. L’abside
nasconde una pittura murale simile a quella di S. Lorenzo a S. Maria Oliveto.
La
struttura è stata riattata in epoca barocca e all’inizio del nostro secolo è
stata sopraelevata di circa 2 metri, con abbandono dell’antico piano di
calpestio.
VENAFRO: CHIESA E OSPEDALE SANTA
MARIA A BORGO
Edificata
nel 1300, questa Chiesa è ad una sola navata coperta con una volta a botte. Internamente furono realizzati due solai al
fine di ricavarne altri e e due piani, nel 1633 diventò l'ospedale del SS.
Rosario, invece successivamente fu utilizzata come teatro, attualmente è in
stato di rovina.
VENAFRO: CHIESA SAN GIOVANNI IN
PLATEA
Accanto
alla Chiesetta della Madonna delle Rose è stata edificata nel 2000 una nuova Chiesa
a servizio delle necessità spirituali della Venafro nuova, che si sta
estendendo nella pianura, zona Ospedale Nuovo e Campo Sportivo. Rileva il
titolo della Chiesa parrocchiale di S. Giovanni in Platea, di cui è menzione
nella Bolla di Papa Alessandro III del 1172, che parla dei SS. Angeli in
Platea.
VENAFRO: CHIESA MADONNA DELLA
LIBERA
A
circa 600 metri ad ovest del duomo sorge un notevole complesso monumentale
extraurbano, in posizione elevata verso il Monte Corno.
Il
sito prende nome dalla Chiesetta della Madonna della Libera, che sorge su
antichi ruderi immersi tra gli olivi, l’edificio edificato nel 1500 si trova
sulla terza terrazza.
L’ultima
terrazza è delimitata da una lunga cisterna coperta da una volta formata da
grosse scaglie di pietra disposte radialmente, in epoca romana qui vi era anche
una villa rustica utilizzata per la produzione dell’olio d’oliva.
La
zona era frequentata soprattutto per i riti di passaggio alla pubertà, dedicati
alla dea Libera.
VENAFRO: PARROCCHIA DEL SS. ROSARIO
DI CEPPAGNA
Questa
è la settima Parrocchia di Venafro ubicata in Villa Cippania, fu fondata ed
eretta parrocchia nel 1829, la Chiesa primitiva si trovava altrove e più
precisamnente in vicolo V Gorizia Via della Lenza. Si tramanda che Papa Pio VI
nel 1794 concesse ai fedeli di Villa Ceppagna una speciale indulgenza plenaria.
Nel 1970 il Parroco di Ceppagna è diventato parroco anche della Chiesa
Parrocchiale di S. Maria degli Angeli in Vallecupa, all’interno si conserva una
statua della madonna del 1600), nel 1967 la ditta Di Bona costruì la casa
canonica, in cambio di un terreno a Venafro.
VINCHIATURO: RUDERI DELLA CHIESA DI
SANTA MARIA DELLE MACCHIE
Lungo
la Strada dei Pentri, nei pressi dell’innesto per Guardiaregia, a due
chilometri dal centro, sorge l’antico santuario mariano, detto anche S. Maria
delle Fratte, una volta meta di affollati pellegrinaggi, specie nella prima
domenica di settembre. La struttura presenta una sola navata.
VINCHIATURO: CHIESA DEL PURGATORIO
Il
portale della Chiesa del Purgatorio proviene dal soppresso Convento Francescano
di Santa Lucia: fu installato nel 1809. E’ in stile barocco, la Chiesa presenta
una sola navata. La porta in legno è composta da riquadri intagliati con motivi
vegetali e due figure di Santi, all'interno è custodito un quadro, attribuito a
Japoce (1700), che rappresenta il Redentore e i purganti.
VINCHIATURO: CHIESA DI SAN
BERNARDINO
La
Chiesa presenta una sola navata, ai due lati vi sono due cappelle dedicate a S.
Francesco d’Assisi e S. Michele Arcangelo. Distrutta dal sisma del 1805, fu
riattata nel 1849 e restaurata nel 1919, al suo interno vi è un’antica pala di
altare della Vergine di Pompei, con i 15 misteri.
Un
dipinto del 1920 rappresenta la scena della giovinetta salvata dalle macerie
della Chiesa per intervento di S. Bernardino, che chiede di diventare il nuovo
patrono del paese, attualmente la chiesa è la sede della Confraternita dei SS.
Bernardino e Gaetano.
VINCHIATURO: CHIESA SANTA MARIA DI
GUGLIETO
Nel
territorio di Monteverde intorno all’anno 650, esisteva un piccola cappella la
cui costruzione fu voluta dai monaci Benedettini.
La
struttura venne ampliata nel 689 da deuferio frangipane, ma solo nel 1058,
grazie all’intervento del frate benedettino Luzio, venne costruita l’abbazia, la
costruzione originaria era caratterizzata da strutture di epoche diverse,
collocate intorno al nucleo centrale.
L’area
attigua al campanile era utilizzata come abitazione dai monaci. L’edificio
antico era caratterizzato da una navata collocata lateralmente alla zona
absidale della Chiesa. Il monastero di Monteverde fino alla metà del XIV secolo
era un centro culturale e lavorativo. Nel 1456, un terremoto violentissimo
arrecò ingenti danni alla badia, ma lasciò intatta la Chiesa, con il terremoto
del 1805 questa volta la Chiesa non venne graziata ma al contrario distrutta, dell’originaria
abbazia attualmente sono visibili solo le macerie.
Sono
rimasti intatti i seguenti componenti: le due porte, i fusti di colonne, due
capitelli su cui sono presenti delle decorazioni vegetali nonché alcune parti
di una statua togata romana e i resti delle tre absidi e infine la lunetta al
cui interno è ancora visibile l’agnello crucifero. Sono state riportate alla
luce anche due iscrizioni risalenti al 1157 e al 1163 citanti il nome
dell’abate Matteo.
VINCHIATURO: CHIESA SANTA CROCE
La
facciata è a due ordini, divisi da cornici marcapiano e sormontata da un
timpano triangolare; appare tripartita in basso grazie alla scansione delle
lesene lisce a suggerire la divisione in navate dell'interno. All'interno,
diviso in tre navate, si possono ammirare tredici tavolette raffiguranti Cristo
e i dodici apostoli, dipinte da Ciriaco Brunetti intorno al 1760. Si tratta di
una delle testimonianze più alte della produzione sacra del pittore, che per i
modi pittorici e la gamma cromatica rimanda alla cultura di Francesco De Mura.
Inoltre troviamo un coro ligneo del 1760 e un grande organo ligneo del 1775,
all'esterno la monumentale torre campanaria che si sviluppa su quattro piani a
base quadrata, e la presenza su un muro perimetrale di un crocifisso del XIII
secolo.
Inoltre
è visibile un raro esempio di monumento funerario neoclassico, la tomba
concepita nel 1823 per Anna Teresa Guglielmi. Decisamente interessante la
soluzione adottata nel collocare la semplice urna sobriamente decorata con
motivi antiquariati sullo sfondo di un prospetto timpanato in marmi policromi.